Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 01 - 30

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 01 - 30

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 06, Par 01 - 30
I Ex gente Domitia duae familiae clarverunt, Calvinorum et Aenobarborum

Aenobarbi auctorem originis itemque cognominis habent L Domitium, cui rure quondam revertenti iuvenes gemini augustiore forma ex occursu imperasse traduntur, nuntiaret senatui ac populo victoriam, de qua incertum adhuc erat; atque in fidem maiestatis adeo permulsisse malas, ut e nigro rutilum aerique similem capillum redderent

Quod insigne mansit et in posteris eius, ac magna pars rutila barba fverunt

Functi autem consulatibus septem, triumpho censuraque duplici et inter patricios adlecti perseveraverunt omnes in eodem cognomine

Ac ne praenomia qvidem ulla praeterquam Gnaei et Luci usurparunt, eaque ipsa notabili varietate, modo continuantes per singulas
1 Della stirpe Domizia due famiglie si resero famose: qvella dei Calvini e qvella degli Enobarbi

Gli Enobarbi fanno risalire sia la loro origine, sia il loro soprannome a L Domizio Secondo la tradizione un giorno costui, ritornando dalla campagna, incontrò due giovani, fratelli gemelli, di maestosa bellezza, i quali gli ordinarono di annunciare al Senato e al popolo una vittoria che ancora non era sicura, e per dimostrargli la loro divinità gli accarezzarono così bene le guance che diedero alla sua barba nera un colore rosso, simile a qvello del bronzo

Questo contrassegno particolare si trasmise ai suoi discendenti, dei quali buona parte ebbe la barba rossa

Quantunque avessero ottenuto sette consolati, un trionfo, due censure e fossero stati elevati al rango dei patrizi, tutti conservarono lo stesso soprannome

Non presero altri prenomi che qvelli di Gneo e Lucio; inoltre, particolare significativo, ora ciascuno di questi due prenomi era portato successivamente da tre di loro, ora prendevano alternativamente l'uno o l'altro
Nam primum secundumque ac tertium Ahenobarborum Lucios, sequentis rursus tres ex ordine Gnaeos accepimus, reliquos non nisi vicissim tum Lucos tum Gnaeos

Pluris e familia cognosci referre arbitror, quo facilius appareat ita degenerasse a suorum virtutibus Nero, ut tamen vitia cuiusque quasi tradita et ingentia rettulerit

II Ut igitur paulo altius repetam, atavus eius Cn Domitius in tribunatu pontificibus offensior, quod alium quam se in patris sui locum cooptassent, ius sacerdotum subrogandorum a collegiis ad populum transtulit, at in consulatu Allobrogibus Arvernisque superatis elephanto per provinciam vectus est turba militum quasi inter sollemnia triumphi prosequente
La storia infatti ci dice che il primo, il secondo e il terzo degli Enobarbi si chiamavano Lucio, i tre seguenti, l'uno dopo l'altro, Gneo, e gli altri, alternativamente, Lucio o Gneo

Personalmente credo che sia importante far conoscere molti membri di questa famiglia, per poter meglio dimostrare che se Nerone degenerò dalle virtù dei suoi antenati, all'incontro i vizi di ciascuno di loro si ritrovano in lui come se glieli avessero trasmessi attraverso il sangue

2 Risalendo dunque un poco indietro, troviamo il suo trisavolo Cn Domizio che, quando era tribuno, si adirò profondamente contro i pontefici, perché, al posto di suo padre, si erano aggregati non lui, ma un altro collega e per questo fece togliere ai vari collegi e affidare al popolo il diritto di eleggere i sacerdoti; d'altra parte, durante il suo consolato, dopo aver sconfitto gli Allobrogi e gli Arverni, percorse la sua provincia trasportato da un elefante e seguito dalle schiere dei suoi soldati, come nella solennità del trionfo
In hunc dixit Licinius Crassus orator non esse mirandum, quod aeneam barbam habret, cui os ferreum, cor plumbeum esset

Huius filius praetor C Caesarem abeuntem consulatu, quem adversus auspicia legesque gessisse existimabatur, ad disquisitionem senatus vocavit; mox consul imperatorem ab exercitibus Gallicis retrahere temptavit successorque ei per factionem nominatus principio civilis belli ad Corfinium captus est

Unde dimissus Massiliensis obsidione laborantis cum adventu suo confirmasset, repente destituit acieque demum Pharsalica occubuit; vir neque satis constans et ingenio truci in desperatione rerum mortem timore appetitam ita expavit, ut haustum venenum paenitentia evomverit medicumque manumiserit, quod sibi prudens ac sciens minus noxium temperassent
Proprio contro di lui l'oratore Licinio Crasso così si espresse: 'Non c'è da stupirsi che abbia la barba di bronzo, dal momento che ha una bocca di ferro e un cuore di piombo

Suo figlio, quando era pretore, citò C Cesare, per un'inchiesta davanti al Senato, al termine del suo consolato che, a suo giudizio, aveva esercitato contro gli aruspici e contro le leggi In seguito, divenuto console, tentò di togliere alle armate delle Gallie il loro comandante e designato come suo successore dal partito avverso, si fece catturare a Crofinio, all'inizio della gverra civile

Di là, rilasciato da Cesare si portò a Marsiglia e infuse coraggio agli abitanti sfiniti dall'assedio, poi, improvvisamente li abbandonò e andò a morire sul campo di battaglia di Farsalo; uomo senza carattere e di natura feroce, quando la sua situazione fu disperata, per la paura cercò la morte al cui cospetto però fu preso da un terrore tale che, pentendosi di aver bevuto del veleno, si fece provocare il vomito e liberò dalla schiavitù il suo medico che, per prudenza e buon senso, gli aveva attenuato la violenza del veleno

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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 01, Par 41 - 61

Consultante autem Cn Pompeio de mediis ac neutram partem sequentibus solus censuit hostium numero habendos

III Reliquit filium omnibus gentis soae procul dubio praeferendum

Is inter conscios Caesarianae necis quamquam insons damnatus lege Pedia, cum ad Cassium Brutumque se propinqua sibi cognatione iunctos contulisset, post utriusque interitum classem olim comissam retinuit, auxit etiam, nec nisi partibus ubique profligatis M Antonio sponte et ingentis meriti loco tradidit
Quando poi Cn Pompeo esaminò i casi delle persone che, stando in mezzo ai due contendenti, non parteggiavano né per l'uno, né per l'altro, lui solo pensò che bisognava considerarli tutti nemici

3 Lasciò un figlio che, senza dubbio, è da preferirsi a tutti i membri della sua famiglia

Costui, condannato, in base alla legge Pedia, come complice dell'assassinio di Cesare, quantunque fosse innocente, si portò presso Cassio e Bruto, ai quali era legato da un vincolo di parentela, poi, quando morirono l'uno e l'altro, conservò e perfino potenziò la flotta che gli era stata affidata in precedenza e solo dopo la disfatta totale del suo partito, spontaneamente la consegnò ad Antonio, cosa che gli venne considerata come un gran servizio
Solusque omnium ex iis, qui pari lege damnati erant, restitutus in patriam amplissimos honores percucurrit, ac subinde redintegrata dissensione civili, eidem Antonio legatus, delatam sibi summam imperii ab iis, quos Cleopatrae pudebat, neque suscipere neque recusare fidenter propter subitam valitudinem ausus, transiit ad Augustum et in diebus paucis obiit, nonulla et ipse infamia aspersus

Nam Antonius eum desiderio amicae Serviliae Naidis transfugisse iactavit

IV Ex hoc Domitius nascitur, quem emptorem familiae pecuniaeque in testamento Augusti fuisse mox vulgo notatum est, non minus aurigandi arte in adulescentia clarus quam deinde ornamentis triumphalibus ex Germanico bello
Così, tra tutti qvelli che erano stati condannati in virtù della stessa legge, egli fu il solo che poté rientrare in patria e occupò successivamente le più alte cariche; subito dopo, quando ricominciarono le discordie civili, Antonio lo prese come luogotenente e poiché gli venne offerto il comando supremo da coloro che si vergognavano di Cleopatra, non ebbe il coraggio né di accettare né di rifiutare risolutamente, a causa di un'improvvisa malattia, e passò dalla parte di Augusto

Pochi giorni dopo morì anche lui coperto di infamia perché Antonio andò dicendo che aveva disertato il suo campo in quanto sentiva la mancanza della sua amante Servilia Naide

4 Da costui nacque Domizio, che in seguito il testamento di Augusto fece conoscere a tutti come compratore simulato del complesso patrimoniale; costui, durante la sua giovinezza, si rese famoso per la sua abilità nel condurre un carro, così come più tardi emerse per avere ottenuto le insegne del trionfo dopo la gverra di Germania

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Verum arrogans, profusus, immitis censorem L Plancum via sibi decedere aedilis coegit; praeturae consulatusque honore equites R matronasque ad agendum mimum produxit in scaenam

Venationes et in Circo et in omnibus urbis regionibus dedit munus etiam gladiatorium, sed tanta saevitia, ut necesse fverit Augusto quam frustra monitum edicto coercere
In realtà, arrogante, prodigo e crudele, quando era edile, obbligò il censore L Planco a cedergli il passo; divenuto pretore e poi console, costrinse alcuni cavalieri romani e alcune matrone ad esibirsi sulla scena come attori di mimi

Organizzò cacce non solo nel circo, ma anche in tutti i quartieri di Roma e perfino un combattimento di gladiatori, ma di una tale ferocità che Augusto, dopo avergli fatto inutilmente rimostranze in privato, fu costretto a porvi freno con un editto
V Ex Antonia maiore patrem Neronis procreavit omni parte vitae detestabilem, siqvidem comes ad Orientem C Caesaris iuvenis, occiso liberto suo, quod potare quantum iubebatur recusaret, dimissus e cohorte amicorum nihilo modetius vixit; sed et in viae Appiae vico repente pverum citatis iumentis haud ignarus obtrivit et Romae medio Foro cuidam equiti Romano liberius iurganti oculum eruit; perfidiae vero tantae, ut non modo argentarios pretiis rerum coemptarum, sed et in praetura mercede palmarum aurigarios fraudaverit, notatus ob haec et sororis ioco, qverentibus dominis factionum repraesentanda praemia in posterum sanxit 5 Dalle sue nozze con Antonia la maggiore nacque il padre di Nerone, la cui condotta fu assolutamente detestabile: infatti quando accompagnò in Oriente il giovane C Cesare, uccise un suo liberto perché si era rifiutato di bere tutto qvello che gli ordinava e sebbene, proprio per questo fatto Caio lo avesse allontanato dal gruppo dei suoi amici, ciò nonostante egli non si comportò con più moderazione; al contrario una volta facendo galoppare all'improvviso le sue bestie in un borgo della via Appia, travolse consapevolmente un fanciullo e a Roma, in pieno foro, cavò un occhio ad un cavaliere romano che gli rivolgeva rimproveri senza riguardi Era così in mala fede, inoltre, che non solo si rifiutò di pagare ai banchieri alcuni oggetti comperati all'asta ma anche, durante la sua pretura, non volle liquidare ai conduttori di carri le ricompense delle loro vittorie; un po' perché rimproverato a causa di questi due fatti, un po' perché preso in giro da sua sorella, davanti alle lamentele dei capitani delle squadre stabilì con un editto che i premi, in avvenire, sarebbero stati pagati subito

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Maiestatis quoque et adulteriorum incestique cum sorore Lepida sub excessu Tiberi reus, mutatione temporum evasit decessitque Pyrgis morbo aquae intercutis, sublato filio Nerone ex Agrippina Germanico genita

VI Nero natus est Anti post VIIII mensem quam Tiberius excessit, XVIII Kal Ian tantum quod exoriente sole, paene ut radiis prius quam terra contingeretur

De genitura eius statim multa et formidulosa multis coniectantibus praesagio fuit etiam Domiti patris vox, inter gratulationes amicorum negantis quicquam ex se et Agrippina nisi detestabile et malo publico nasci potuisse
Poco prima della morte di Tiberio, fu anche accusato di lesa maestà, di adulterio e di relazioni incestuose con sua sorella Lepida, ma si salvò per il cambiamento di imperatore e morì di idropisia a Pirgi, lasciando un figlio, Nerone, che aveva avuto da Agrippina, figlia di Germanico

6 Nerone nacque ad Anzio nove mesi dopo la morte di Tiberio, diciotto giorni prima della calende di gennaio, proprio al sorgere del sole in modo che fu toccato dai suoi raggi prima ancora della terra

Intorno al suo oroscopo molti misero insieme immediatamente tutta una serie di terribili predizioni e un presagio lo si vide anche nelle parole di suo padre Domizio, mentre rispondeva alle felicitazioni degli amici: 'che da lui e da Agrippina era potuto nascere soltanto qualcosa di dannoso per lo Stato
Eiusdem futurae infelicitates signum evidens die lustrico exstitit; nam C Caesar, rogante sorore ut infanti quod vellet nomen daret, intuens Claudium paruum suum, a quo mox principe Nero adoptatus est, eius se dixit dare, neque ipse serio sed per iocum et aspernante Agrippina, quod tum Claudius inter ludibria aulae erat

Trimulus patrem amisit; cuius ex parte tertia heres, ne hanc qvidem integram cepit correptis per coheredem gaium universis bonis

Et subinde matre etiam relegata paene inops atque egens apud amitam Lepidam nutritus est sub duobus paedagogis saltatore atque tonsore

Verum Claudio imperium adepto non solum paternas opes reciperavit, sed et Crispi Passini vitrici sui hereditate ditatus est
Il suo destino nefasto fu anche annunciato in modo chiarissimo il giorno della purificazione: infatti C Cesare pregato da sua sorella di dare al fanciullo il nome che voleva, guardò suo zio Claudio, che più tardi, una volta imperatore, adottò Nerone, e disse di volergli dare il suo; non lo aveva detto però seriamente, ma per scherzo e d'altra parte Agrippina disdegnò qvel nome, perché allora Claudio era uno degli zimbelli di corte

A tre mesi perse il padre, di cui ereditò un terzo del patrimonio, che però non ricevette interamente, perché Gaio, suo coerede, incamerò tutti i beni

In seguito, relegata anche la madre, restando quasi senza risorse fu allevato presso sua zia Lepida, sotto la guida di due pedagoghi, di un danzatore e di un barbiere

Quando finalmente Claudio divenne imperatore, non solo ricuperò il suo patrimonio, ma fu anche arricchito dall'eredità di Crispo Passieno, suo patrigno

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Gratia qvidem et potentia revocatae restituaeque matris usque eo floruit, ut emanaret in vulgus missos a Messalina uxore Claudi, Qui eum meridiantem, quasi Britannici aemulum, strangularent

Additum fabulae eosdem dracone e pulvino se proferente conterritos refigisse

Quae fabula exorta est deprensis in lecto eius circum cervicalia serpentis exuviis; quas tamen aureae armillae ex voluntate matris inclusas dextro brachio gestavit aliquamdiu ac taedio tandem maternaeque memoriae abiecit rursusque extremis suis rebus frusra requisiit

VII Tener adhuc necdum matura pveritia circensibus ludis Troiam constantissime favorabiliterque lusit

Undecimo aetatis anno a Claudio adoptatus est Annaeoque Senecae iam tunc senatori in disciplinam traditus
In seguito il credito e la potenza di sua madre, che era stata richiamata e reintegrata nei suoi diritti, lo resero forte a tal punto che, secondo una voce diffusasi tra il popolo, Messalina, la moglie di Claudio, vedendo in lui un rivale di Britannico, incaricò alcuni sicari di strangolarlo mentre riposava dopo mezzogiorno

La leggenda aggiungeva che gli assassini, atterriti da un serpente che si sollevava dal suo cuscino, se ne fuggirono

Questa favola si è formata perché nel suo letto, attorno al suo guanciale, erano stati scoperti i resti di un serpente Ciò nonostante quando Agrippina fece incastonare questi resti in un braccialetto d'oro, Nerone lo portò per parecchio tempo attorno al suo braccio destro, lo gettò via infine, quando il ricordo di sua madre gli divenne importuno e di nuovo lo fece ricercare, ma invano, al periodo delle sue ultime disgrazie

7 Ancora in tenera età, nel pieno dell'infanzia, prese parte ai giochi troiani, durante le rappresentazioni del circo con molta costanza e con successo

Durante il suo undicesimo anno di età fu adottato da Claudio ed ebbe come maestro Anneo Seneca, allora già senatore

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