a | Servilio e C |
d | Cestio cinque giorni prima delle calende di Aprile |
V kal | Anche ora, mentre scrivevo queste cose, c'era nella città di Roma, la cornacchia dalla Betica di un cavaliere romano straordinaria per prima cosa per il colore assolutamente nero, poi perché dice molte parole strutturate imparandone anche altre e altre di frequente |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 13, Paragrafi 93-142
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 13, Paragrafi 93-142
Apriles; nunc quoque erat in urbe Roma, haec prodente me, equitis Romani cornix e Baetica primum colore mira admodum nigro, dein plura contexta verba exprimens et alia atque alia crebro addiscens | Ed anche la fama non recente di Cratero dal soprannome di Rinoceronte che cacciava nella zona di Erizena dell'Asia con l'aiuto dei corvi per cui li portava nei boschi sistemati sul cimiero e sulle spalle; quelli ricercavano ed inseguivano con una tale abitudine consolidata, che anche quelli selvatici accompagnavano così lui che s'incamminava |
nec non et recens fama Crateri Monocerotis cognomine in Erizena regione Asiae corvorum opera venantis eo quod devehebat in silvas eos insidentes corniculo umerisque; illi vestigabant agebantque eo perducta consuetudine, ut exeuntem sic comitarentur et feri; [125] tradendum putavere memoriae quidam, visum per sitim lapides congerentem in situlam monimenti, in qua pluvia aqua durabat, sed quae attingi non posset; ita descendere paventem expressisse tali congerie quantum poturo sufficeret | [125] Alcuni ritennero dover tramandare alla memoria, essere stato visto uno che per la sete accumulava pietre sull'urna di una tomba, su cui ristagnava acqua piovana, ma che non poteva essere attinta; così pauroso nel discendere aver schizzato con tale accumulo quanto bastava per bere |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 11, Paragrafi 262-278
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 11, Paragrafi 262-278
[126] Nec Diomedias praeteribo aves | [126] Non tralascerò gli uccelli di Diomede |
Iuba cataractas velut, et eis esse dentes oculosque igneo colore cetero candidis tradens | Giuba (li definisce) come cataratte, affermando anche che hanno denti ed occhi di colore igneo per il resto bianchi |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 56-69
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 56-69
duos semper his duces: alterum ducere agmen, alterum cogere | Che per loro sempre due guide: che una apre la schiera, l'altra chiude |
scrobes excavare rostro, inde crate consternere et operire terra quae ante fuerit egesta; in his fetificare | Che scavano fosse col becco, poi ricoprono col graticcio e nascondono con la terra che prima era stata raccolta; in esse prolificano |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 212-218
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 212-218
fores binas omnium scrobibus: orientem spectare quibus exeant in pascua, occasum quibus redeant | Che per le fosse di tutti (ci sono) due aperture: che l'oriente guarda verso i pascoli da cui escono, l'occidente a quelle da cui tornano |