Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 14-29, pag 3

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 14-29

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 14-29
toto quippe mundo et omnibus locis omnibusque horis omnium vocibus Fortuna sola invocatur ac nominatur, una accusatur, res una agitur, una cogitatur, sola laudatur, sola arguitur et cum conviciis colitur, volucris volubilisque, a plerisque vero et caeca existimata, vaga, inconstans, incerta, varia indignorumque fautrix In effetti in tutto il mondo e in tutti i luoghi e in tutte le ore la sola Fortuna è invocata e nominata dalle voci di tutti, lei unica è accusata, unica cosa è incriminata, lei sola è pensata, lei sola è lodata, lei sola è rimproverata e venerata con insulti, volatile e volubile, e in verità ritenuta dalla maggior parte cieca, mutevole, instabile, incerta, capricciosa e sostenitrice degli indegni
huic omnia expensa, huic feruntur accepta, et in toto ratione mortalium sola utramque paginam facit, adeoque obnoxiae sumus sortis, ut prorsus ipsa pro deo sit qua deus probatur incertus A questa sono ricondotte tutte le cose attive, a questa le passive, e in tutto il registro dei mortali lei sola completa entrambe le pagine, a tal punto siamo schiavi della sorte, che lei stessa per cui dio è ritenuto incerto sia veramente al posto del dio
[23] pars alia et hanc pellit astroque suo eventus adsignat et nascendi legibus, semelque in omnes futuros umquam deo decretum, in reliquum vero otium datum [23] Un altro gruppo rifiuta anche questa e attribuisce gli eventi alla propria stella e alle leggi della nascita, e che una sola volta è stato stabilito dal dio il decreto verso tutti quelli che verranno, e il riposo quindi per il resto (del tempo)

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 26, Paragrafi 95-106

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 26, Paragrafi 95-106

sedere coepit sententia haec, pariterque et eruditum vulgus et rude in eam cursu vadit Questo parere cominciò a consolidarsi, e verso esso va parimenti anche la schiera degli eruditi e con rude slancio
[24] ecce fulgurum monitus, oraculorum praescita, haruspicum praedicta atque etiam parva dictu in auguriis sternumenta et offensiones pedum [24] Ecco gli avvertimenti delle folgori, le previsioni degli oracoli, le profezie degli aruspici ed anche piccole cose nelle formule augurali come starnuti e inciampi dei piedi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafo 126-186

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 28, Paragrafo 126-186

Divus Augustus prodidit laevum sibi calceum praepostere inductum quo die seditione militari prope adflictus est Il Divino Augusto racconta che si era messo il calzare sinistro al contrario il giorno in cui fu quasi sopraffatto da una rivolta militare
[25] quae singula inprovidam mortalitatem involvunt, solum ut inter ista vel certu sit nihil esse certi nec quicquam miserius homine aut superbius [25] Queste singole credenze confondono l'umanità sprovveduta, cosicché solo una cosa fra queste o niente sia certo né che alcuna cosa ci sia di sicuro più misera o più superba dell'uomo

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 05, Paragrafi 61-87

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 05, Paragrafi 61-87

ceteris quippe animantium sola victus cura est, in quo sponte naturae benignitas sufficit, uno quidem vel praeferendo cunctis bonis, quod de gloria, de pecunia, ambitione superque de morte non cogitant In effetti per gli altri esseri viventi c'è la sola preoccupazione del cibo, per cui la benevolenza della natura è spontaneamente sufficiente, con la sola cosa inoltre da preferire a tutti i beni, il fatto che non pensino alla gloria, al denaro, all'ambizione e soprattutto alla morte
[26] Verum in his deos agere curam rerum humanarum credi ex usu vitae est poenasque maleficiis aliquando seras, occupato deo in toto mole, numquam autem inritas esse nec ideo proximum illi genitum nominem, ut vilitate iuxta beluas esset [26] In verità che gli dei si prendano cura delle cose umane si scopre essere creduto fra questi per vantaggio della vita e talvolta tardive punizioni per le colpe, poiché il dio è impegnato in tutta la vastità, ma che giammai siano inefficaci né che l'uomo sia stato generato così vicino a lui, da essere per spregevolezza vicino alle bestie

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 77-100

[27] inperfectae vero in homine naturae praecipua solatia, ne deum quidem posse omnia [27] Certo principale consolazione della natura imperfetta nell'uomo, che neppure il dio può tutto- infatti né può darsi la morte, se vuole, ottima cosa che diede all'uomo fra tanti mali della vita, né fare dono dell'eternità ai mortali o richiamare i defunti né fare in modo che chi è vissuto non abbia vissuto, chi raccolse onori non li avesse raccolti- e non avere nessun diritto verso il passato tranne dell'oblio e (affinché sia unita anche ad argomentazioni piacevoli questa affinità col dio) cosicché due volte dieci non sia venti o non poter fare similmente molte cose

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