Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 51 - 55

Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 51 - 55

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 51 - 55
[51] Priusquam in provincias praetores irent, certamen inter P Licinium pontificem maximum fuit et Q Fabium Pictorem flaminem Quirinalem, quale patrum memoria inter L Metellum et Postumium Albinum fuerat

Consulem illum cum C Lutatio collega in Siciliam ad classem proficiscentem ad sacra retinuerat Metellus, pontifex maximus; praetorem hunc, ne in Sardiniam proficisceretur, P Licinius tenuit

Et in senatu et ad populum magnis contentionibus certatum, et imperia inhibita ultro citroque, et pignera capta, et multae dictae, et tribuni appellati, et provocatum ad populum est

Religio ad postremum vicit; ut dicto audiens esset flamen pontifici iussus; et multa iussu populi ei remissa
[51] Prima che i pretori andassero nelle rispettive province, sorse un contrasto fra P Licinio, pontefice massimo, e Q Fabio Pittore, fiamme Quirinale, analogo a quello che vi era stato a memoria dei vecchi fra L Metello e A Postumio Albino

Allora era un console che, mentre partiva col collega C Lutazio a raggiungere la flotta in Sicilia, era stato trattenuto per esercitare il suo ufficio religioso da Metello, pontefice massimo: ora era un pretore cui P Licinio impedì di partire per la Sardegna

Sia in senato che davanti al popolo la discussione si svolse fra accesi contrasti e furono fatti valere i poteri da ambo le parti , e presi pegni e inflitte multe , e invocati i tribuni, e presentato lappello al popolo

Alla fine prevalsero le ragioni di culto; il fiamine fu invitato a obbedire al pretore, ma, per volere del popolo, gli fu condonata la multa
Ira provinciae ereptae praetorem magistratu abdicare se conantem patres auctoritate sua deterruerunt et, ut ius inter peregrinos diceret, decreverunt

Dilectibus deinde intra paucos dies neque enim multi milites legendi erantperfectis consules praetoresque in provincias proficiscuntur

Fama dein de rebus in Asia gestis temere vulgata sine auctore, et post dies paucos nuntii certi litteraeque imperatoris Romam adlatae, quae non tantum gaudium ab recenti metu attuleruntdesierant enim victum in Aetolia metuerequam a vetere fama, quod ineuntibus id bellum gravis hostis et suis viribus, et quod Hannibalem rectorem militiae haberet, visus fuerat

Nihil tamen aut de consule mittendo in Asiam mutandum aut minuendas eius copias censuerunt metu, ne cum Gallis foret bellandum
Il pretore, che nellira per la provincia toltagli voleva dimettersi dalla carica, ne fu di- stolto dai senatori grazie allautorità loro, e gli assegnarono la giurisdizione fra stranieri

Compiute poi le leve nel giro di pochi giorni (non erano del resto molti i soldati da arruolare) consoli e pretori partono per le loro province

Si diffuse poi, senza un fondamento e senza una fonte identificata, la voce dei risultati ottenuti in Asia, e pochi giorni dopo arrivarono a Roma notizie sicure e una lettera del comandante supremo,che non tanto recarono esultanza dopo il recente pericolo (lEtolia vinta avevano già cessato di considerarla pericolosa) quanto sfatarono una leggenda, in quanto, allentrata in guerra, un nemico difficile a battere era parso Antioco sia per le forze sue sia perché aveva Annibale a dirigere la condotta della guerra

Tuttavia giudicarono di non dover mutare nulla circa linvio del console in Asia, né ridurre le sue truppe, perché temevano che ci fosse da combattere coi Galli
[52] Haud multo post M Aurelius Cotta legatus L Scipionis cum Antiochi regis legatis et Eumenes rex Rhodiique Romam venerunt

Cotta in senatu primum, deinde in contione iussu patrum, quae acta in Asia essent, exposuit

Supplicatio inde in triduum decreta est, et quadraginta maiores hostiae immolari iussae

Tum omnium primum Eumeni senatus datus est

Is cum breviter et egisset gratias patribus, quod obsidione se ac fratrem exemissent regnumque ab iniuriis Antiochi vindicassent, et gratulatus esset, quod terra marique res prospere gessissent, quodque regem Antiochum fusum fugatumque et exutum castris prius Europa, post et Asia, quae cis Taurum montem est, expulissent, sua deinde merita malle eos ex imperatoribus suis legatisque quam se commemorante cognoscere dixit
[52] Non molto dopo vennero a Roma M Aurelio Cotta, legato di L Scipione, con gli inviati del Antioco, Eumene e legati rodii

Cotta prima in poi, invito dei padri, davanti al popolo espose fatti dAsia

Fu quindi decretata una cerimonia di grazie per tre giorni e fatte immolare quaranta vittime maggiori

Poi fu ammesso in senato prima di tutti Eumene

Dopo un breve ringraziamento ai senatori per avere disimpegnato lui e il fratello dallassedio e aver liberato il suo regno dalle violazioni di Antioco, e dopo le congratulazioni per i successi riportati dai Romani per terra e per mare, e per aver essi cacciato il re Antioco prima dallEuropa, poi dallAsia di qua dal Tauro sbaragliandolo e inettendolo in fuga e privandolo anche dei suoi accampamenti, Eumene disse che quanto poi ai servigi resi da lui preferiva li sapessero dai loro generali e dai legati che da una sua esposizione

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Livio, Ab urbe condita: Libro 35; 21 - 25

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 35; 21 - 25

Haec approbantibus cunctis iubentibusque dicere ipsum, omissa in id verecundia, quid sibi ab senatu populoque Romano tribui aequum censeret; propensius cumulatiusque, si quo possit, prout eius merita sint, senatum facturum, ad ea rex, si ab aliis sibi praemiorum optio deferretur, libenter, data modo facultate consulendi senatum Romanum, consilio amplissimi ordinis usurum fuisse, ne quid aut immoderate cupisse aut petisse parum modeste videri posset; verum enimvero cum ipsi daturi sint, multo magis munificentiam eorum in se fratresque suos ipsorum arbitrii debere esse Unanimi tutti applaudivano e lo invitavano a dire lui stesso, lasciando da parte per una volta la modestia, quali riconoscimenti credeva di aver meritato dal senato e dal popolo romano; e aggiungevano che il senato avrebbe fatto anche di più e più volentieri, per quelche poteva, secondo i meriti di lui, e a queste parole il re, se gli fosse stata lasciata da altri, disse, la scelta della ricompensa, sarebbe stato un piacere per lui, solo che gli fosse data facoltà di consultare il senato romano, rivolgersi al parere dellalto consesso, per non aver a sembrare di avere desiderato senza limiti o di aver posto richieste troppo poco moderate; ma giacché erano loro che dovevano dare, a molto maggior ragione doveva esser rimesso a loro stessi decidere la misura della propria munificenza verso di lui e verso i suoi fratelli
Nihil hac oratione eius patres conscripti deterriti sunt, quo minus dicere ipsum iuberent, et, cum aliquamdiu hinc indulgentia hinc modestia inter permittentis in vicem non magis mutua quam inexplicabili facilitate certatum esset, Eumenes ex templo excessit

Senatus in eadem perstare sententia, ut absurdum esse diceret ignorare regem, quid sperans aut petens venerit; quae accommodata regno suo sint, ipsum optime scire; Asiam longe melius quam senatum nosse; revocandum igitur et cogendum, quae uellet quaeque sentiret, expromere

[53] Reductus a praetore in templum rex et dicere iussus 'perseverassem' inquit 'tacere, patres conscripti, nisi Rhodiorum legationem mox vocaturos vos scirem, et illis auditis mihi necessitatem fore dicendi
Queste parole per nulla distolsero i senatori dal chiedere che parlasse lui; e dopo che ebbe durato un po di tempo la schermaglia, di condiscendenza da un lato, di discrezione dallaltro, fra le due parti intese luna a rimettersi allaltra bon cortesia reciproca ma altrettanto inconcludente, Eumene finì col ritirarsi dal tempio

Il senato insisteva nel suo punto di vista di dichiarare inconcepibile che il re ignorasse con quali speranze o richieste era venuto; egli sapeva benissimo che cosa andava bene per il suo regno; conosceva lAsia molto meglio del senato: bisognava dunque richiamarlo e costringerlo a dichiarare i suoi desideri e il suo pensiero

[53] Riaccompagnato dal pretore nel tempio e invitato a parlare, il re disse: Avrei insistito nel mio silenzio, padri coscritti, se non sapessi che tra poco voi chiamerete la legazione dei Rodii e quando avrete udito loro mi sarà gioco- forza parlare

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 21 - 25

Quae quidem eo difficilior oratio erit, quod ea postulata eorum futura sunt, ut non solum nihil, quod contra me sit, sed ne quod ad ipsos quidem proprie pertineat, petere videantur

Agent enim causam civitatium Graecarum, et liberari eas dicent debere

Quo impetrato, cui dubium est, quin et a nobis aversuri sint non eas modo civitates, quae liberabuntur, sed etiam veteres stipendiarias nostras, ipsi autem tanto obligatos beneficio verbo socios, re vera subiectos imperio et obnoxios habituri sint

Et, si dis placet, cum has tantas opes affectabunt, dissimulabunt ulla parte id ad se pertinere; vos modo id decere et conveniens esse ante factis dicent
E il mio discorso sarà allora più difficile in quanto le loro richieste saranno tali da far parere che nulla chiedano non solo che sia contro di me, ma neppure che interessi loro stessi in particolare

Essi prenderanno la difesa delle città greche e diranno che hanno diritto a essere liberate

Ottenuto questo, chi non vede che essi ci alieneranno non solo le città che saranno liberate, ma anche le nostre antiche tnbutarie, e loro invece avranno di nome degli alleati obbligati a loro per si grande beneficio, ma di fatto dei soggetti alloro dominio e loro vassalli

[ E, agli dèi piacendo, mentre ambiranno a tanta potenza, faranno conto che ciò non entri per nulla col loro interesse; diranno che questo si addice solo a voi ed è coerente con quanto avete fatto prima
Haec vos ne decipiat oratio, providendum vobis erit, neve non solum inaequaliter alios nimium deprimatis ex sociis vestris, alios praeter modum extollatis, sed etiam ne, qui adversus vos arma tulerint, in meliore statu sint, quam socii et amici vestri

Quod ad me attinet, in aliis rebus cessisse intra finem iuris mei cuilibet videri malim, quam nimis pertinaciter in obtinendo eo tetendisse; in certamine autem amicitiae vestrae, benevolentiae erga vos, honoris, qui ab vobis habebitur, minime aequo animo vinci possum
Dovrete stare in guardia che questo discorso non vi tragga in inganno, e non solo con un trattamento diseguale non abbiatc ad abbassare troppo alcuni dei vostri alleati e altri innalzarne oltre misura, ma anche che quelli che hanno portato le armi contro di voi non vengano a trovarsi in condizione di privilegio rispetto ai vostri alleati e amici

Per quel che mi riguarda, in altri campi preferirei mostrare di aver ceduto il passo a chiunque, al di qua dei limiti del mio diritto, che di avere insistito con troppa tenacia nel rivendicarlo: ma nella gara dellamicizia per voi, dellaffetto verso di voi, dellonore che vi sarà reso, io non saprei davvero rassegnarmi ad essere superato

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Livio, Ab urbe condita: Libro 35; 41 - 45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 35; 41 - 45

Hanc ego maximam hereditatem a patre accepi, qui primus omnium Asiam Graeciamque incolentium in amicitiam venit vestram eamque perpetua et constanti fide ad extremum vitae finem perduxit; nec animum dumtaxat vobis fidelem ac bonum praestitit, sed omnibus interfuit bellis, quae in Graecia gessistis, terrestribus navalibus, omni genere commeatuum, ita ut nemo sociorum vestrorum ulla parte aequari posset, vos adiuvit; postremo, cum Boeotos ad societatem vestram hortaretur, in ipsa contione intermortuus haud multo post exspiravit

Huius ego vestigia ingressus voluntati quidem et studio in colendis vobis adicereetenim inexsuperabilia haec erantnihil potui; rebus ipsis meritisque et impensis officiorum ut superare possem, fortuna tempora Antiochus et bellum in Asia gestum praebuerunt materiam
Questa è la maggiore eredità che ho ricevuto da mio padre, il quale primo fra tutti gli abitanti dAsia e di Grecia entrò nella vostra amicizia e fino allestremo limite della sua vita la mantenne con lealtà continua e immutata: e non solo vi mostrò sentimenti di fedeltà e di lealtà ma partecipò a tuttc le guerre che avete condotte in Grecia terrestri e navali, vi aiutò con ogni genere di rifornimenti, in modo che sotto nessun rispetto gli si potrebbe uguagliare alcuno dei vostri alleati; come ultimo atto stava incitando i Beoti ad allearsi con voi quando perse i sensi proprio durante ladunanza e poco dopo spirò

Io, messomi sulle sue orme, non avrei potuto aggiungere niente ai suoi sentimenti e al suo zelo nellonorarvi (ché questi erano insuperabili); a mettermi in grado di superarlo coi fatti, colle benemerenze, col render servigi, mi dettero occasione la fortuna, le circostanze, Antioco e la guerra condotta in Asia
Rex Asiae et partis Europae Antiochus filiam suam in matrimonium mihi dabat; restituebat extemplo civitates, quae defecerant a nobis; spem magnam in posterum amplificandi regni faciebat, si secum bellum adversus vos gessissem

Non gloriabor eo, quod nihil in vos deliquerim; illa potius, quae vetustissima domus nostrae vobiscum amicitia digna sunt, referam

Pedestribus navalibusque copiis, ut nemo sociorum vestrorum me aequiperare posset, imperatores vestros adiuvi; commeatus terra marique suppeditavi; navalibus proeliis, quae multis locis facta sunt, omnibus adfui; nec labori meo nec periculo usquam peperci

Quod miserrimum est in bello, obsidionem passus sum, Pergami inclusus cum discrimine ultimo simul vitae regnique
Antioco, re dellAsia e di parte dellEuropa, mi dava la figlia sua in matrimonio; mi ridava subito le città che si erano staccate da noi; mi lasciava intravedere la prospettiva di ingrandire in seguito il mio regno, se avessi combattuto al suo fianco contro di voi

Non mi vantérò di non avere avuto torti verso di voi; ricorderò piuttosto fattiche sono degni dellantichissima amicizia fra la nostra casa e voi

Ho aiutato i vostri generali con forze di terra e di mare, in modo che nessuno dei vostri alleati mi potesse eguagliare; ho fornito viveri per via di terrra e di mare; sono stato presente a tutte le battaglie navali che si sono combattute in molti luoghi; non ho risparmiato in nessuna occasione fatiche personali o pericoli

Quel che in una guerra è più doloroso, ho sopportato un assedio, riunchiuso in Pergamo con rischio estremo della mia vita e del mio regno a un tempo

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Liberatus deinde obsidione, cum alia parte Antiochus alia Seleucus circa arcem regni mei castra haberent, relictis meis rebus tota classe ad Hellespontum L Scipioni consuli vestro occurri, ut eum in traiciendo exercitu adiuvarem

Posteaquam in Asiam exercitus vester est transgressus, numquam a consule abscessi; nemo miles Romanus magis adsiduus in castris fuit vestris quam ego fratresque mei; nulla expeditio, nullum equestre proelium sine me factum est; in acie ibi steti, eam partem sum tutatus, in qua me consul esse voluit

Non sum hoc dicturus, patres conscripti: quis hoc bello meritis erga vos mecum comparari potest

Ego nulli omnium neque populorum neque regum, quos in magno honore habetis, non ausim me comparare
Liberato poi dallassedio, mentre da una parte Antioco, da unaltra Seleuco avevano messo il campo intorno alla roccaforte del mio regno, lasciai i miei interessi e andai con tntta la flotta nellEllesponto incontro al vostro console L Scipione per aiutarlo a far passare lesercito

Quando il vostro esercito fu passato in Asia, non mi staccai mai dal console; non vi fu nei vostri accampamenti soldato romano che fosse più assiduo di me e dei miei fratelli; nessuna spedizione, nessuna battaglia equestre ebbe luogo senza il mio intervento; in combattimento rimasi fermo là, conservai quel posto dove il console aveva voluto che io rimanessi

Senatori, non sono questo: chi in questa guerra può mettersi a confronto con me in fatto di benenierenze verso di voi

Per me non cè nessuno di tutti i popoli e di tutti i re che voi tenete in grande considerazione a cui non oserei paragonarmi

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