Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 01-10

Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 01-10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 01-10

[1] Vt ex Campania in Bruttios reditum est, Hanno adiutoribus et ducibus Bruttiis Graecas urbes temptauit, eo facilius in societate manentes Romana quod Bruttios, quos et oderant et metuebant, Carthaginiensium partis factos cernebant

Regium primum temptatum est diesque aliquot ibi nequiquam absumpti

interim Locrenses frumentum lignaque et cetera necessaria usibus ex agris in urbem rapere, etiam ne quid relictum praedae hostibus esset

et in dies maior omnibus portis multitudo effundi; postremo sescenti modo relicti in urbe erant qui reficere muros portas telaque in propugnacula congerere cogebantur
1 Quando dalla Campania fece ritorno fra i Bruzzi, Annone con l'aiuto e con la guida di questi, cercò di guadagnare a sé le città greche che tanto più volentieri erano rimaste nell'alleanza romana, in quanto vedevano che i Bruzzi da essi odiati e temuti si erano schierati dalla parte cartaginese

Annone per prima cosa fece verso la città di Reggio un tentativo che gli fece perdere inutilmente alcuni giorni

Frattanto, gli abitanti di Locri cominciarono a trasferire in fretta dai campi in città grano, legname e tutto quanto è necessario alla vita quotidiana, anche perché non volevano lasciar nulla da saccheggiare ai nemici

Ogni giorno di più i cittadini di Locri si riversavano fuori da tutte le porte; alla fine erano rimasti in città soltanto coloro che dovevano aggiustare le mura e le porte ed accumulare le armi offensive sui baluardi
in permixtam omnium aetatium ordinumque multitudinem et uagantem in agris magna ex parte inermem Hamilcar Poenos equites emisit, qui uiolare quemquam uetiti, tantum ut ab urbe excluderent fuga dissipatos, turmas obiecere

dux ipse loco superiore capto unde agros urbemque posset conspicere, Bruttiorum cohortem adire muros atque euocare principes Locrensium ad conloquium iussit et pollicentes amicitiam Hannibalis adhortari ad urbem tradendam

Bruttiis in conloquio nullius rei primo fides est; deinde ut Poenus apparuit in collibus et refugientes pauci aliam omnem multitudinem in potestate hostium esse adferebant, tum metu uicti consulturos se populum responderunt
Contro questa moltitudine di ogni età e di ogni ceto, che vagava nei campi per la gran parte inerme, il Cartaginese Amilcare mandò fuori la cavalleria, con l'ordine di non fare male ad alcuno; i cavalieri opposero soltanto le loro schiere per tener fuori della città coloro che si erano dispersi nella fuga

Lo stesso comandante, occupata una posizione più alta dalla quale poteva scorgere i campi e la città, comandò alla coorte dei Bruzzi di avvicinarsi alle mura e di chiamar fuori a colloquio i capi dei Locresi per esortarli a consegnare la città, promettendo a loro l'amicizia di Annibale

Dapprima i capi locresi nel colloquio con i Bruzzi non prestarono loro alcuna fede, ma poi, come Annibale apparve sulle alture e i pochi che erano fuggiti riferirono che tutta l'altra moltitudine dei cittadini locresi era in potere dei nemici, allora, presi da paura, risposero che avrebbero consultato il popolo
aduocataque extemplo contione, cum et leuissimus quisque nouas res nouamque societatem mallent et, quorum propinqui extra urbem interclusi ab hostibus erant, uelut obsidibus datis pigneratos haberent animos

pauci magis taciti probarent constantem fidem quam propalam tueri auderent, haud dubio in speciem consensu fit ad Poenos deditio

L Atilio, praefecto praesidii, quique cum eo milites Romani erant clam in portum deductis atque impositis in naues ut Regium deueherentur Hamilcarem Poenosque ea condicione ut foedus extemplo aequis legibus fieret in urbem acceperunt; cuius rei prope non seruata fides deditis est, cum Poenus dolo dimissum Romanum incusaret, Locrenses profugisse ipsum causarentur
Convocata subito l'assemblea, tutti i più sconsiderati proponevano un mutamento di situazione ed una nuova alleanza; coloro, poi, i cui parenti erano stati dai nemici chiusi fuori della città e tenuti come ostaggi, si sentivano da ciò vincolati come da un pegno dato ai Cartaginesi

Pochi, inoltre, tacitamente nel loro intimo ritenevano che si dovesse mantenere fedeltà ai Romani, ma non avevano il coraggio di affermarlo apertamente; perciò la resa ai Cartaginesi fu deliberata con un indubbio, ma solo apparente, unanime consenso

Dopo aver condotto di nascosto al porto L Atilio prefetto della guarnigione e quei soldati che erano con lui ed averli imbarcati perché salpassero alla volta di Reggio, i Locresi accolsero in città Amilcare e i Cartaginesi a patto che subito si facesse un'alleanza ad eque condizioni; tuttavia, mancò poco che l'accordo fallisse perché il Cartaginese accusava i Locresi di aver allontanato con un inganno L Atilio, mentre quelli si scusavano dicendo che il prefetto romano era fuggito per conto suo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20
Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 01 - 20

insecuti etiam equites sunt, si quo casu in freto aestus morari aut deferre naues in terram posset

et eos quidem quos sequebantur non sunt adepti: alias a Messana traicientes freto Regium naues conspexerunt

milites erant Romani a Claudio praetore missi ad obtinendam urbem praesidio

itaque Regio extemplo abscessum est

Locrensibus iussu Hannibalis data pax ut liberi suis legibus uiuerent, urbs pateret Poenis, portus in potestate Locrensium esset, societas eo iure staret ut Poenus Locrensem Locrensisque Poenum pace ac bello iuuaret

[2] Sic a freto Poeni reducti frementibus Bruttiis quod Regium ac Locros, quas urbes direpturos se destinauerant, intactas reliquissent
I cavalieri cartaginesi allora si misero ad inseguirlo per vedere se, per caso, la marea avesse trattenuto le navi sul mare agitato oppure le avesse spinte verso terra

Non riuscirono, tuttavia, a raggiungere nell'inseguimento i Romani; scorsero, invece, altre navi che da Messina si trasferivano a Reggio attraverso lo stretto

Erano soldati romani mandati dal pretore Claudio ad occupare la città con un presidio

i Cartaginesi, pertanto, si ritirarono subito da Reggio

Per ordine di Annibale fu concessa la pace ai Locresi a condizione che vivessero liberi con le loro leggi; che aprissero le porte della loro città ai Cartaginesi; che tenessero in loro potere il porto; che l'alleanza fosse conclusa a patto che in pace e in guerra i Cartaginesi aiutassero i Locresi e questi i Cartaginesi

2 Così i Cartaginesi si ritirarono dallo stretto, mentre i Bruzzi protestavano perché erano state lasciate intatte le città di Reggio e di Locri che essi, invece, si proponevano di devastare
itaque per se ipsi conscriptis armatisque iuuentutis suae quindecim milibus ad Crotonem oppugnandum pergunt ire, Graecam et ipsam urbem et maritimam, plurimum accessurum opibus, si in ora maris urbem portu ac moenibus ualidam tenuissent, credentes

ea cura angebat quod neque non accersere ad auxilium Poenos satis audebant, ne quid non pro sociis egisse uiderentur et, si Poenus rursus magis arbiter pacis quam adiutor belli fuisset, ne in libertatem Crotonis, sicut ante Locrorum, frustra pugnaretur

itaque optimum uisum est ad Hannibalem mitti legatos cauerique ab eo ut receptus Croto Bruttiorum esset
Pertanto, da soli, arruolati ed armati quindicimila giovani, i Bruzzi si avviarono ad assediare Crotone, anch'essa città greca posta sul mare, convinti che la loro potenza si sarebbe di molto accresciuta se avessero potuto occupare sulla costa un porto ed una città forte di mura

Preoccupava poi i Bruzzi il fatto che non potevano evitare di chiamare in aiuto i Cartaginesi, perché se non li avessero chiamati, poteva sembrare che essi non agissero da alleati; d'altra parte se il Cartaginese fosse stato di nuovo più arbitro di pace che di guerra, v'era pericolo che toccasse a loro combattere inutilmente soltanto per la libertà di Crotone, come prima era successo per Locri

Pertanto, parve a loro miglior cosa mandare dei messi ad Annibale per assicurarsi contro qualche suo inganno, affinché, quando Crotone fosse stata presa, appartenesse ai Bruzzi

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Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 21-30
Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 21-30

Hannibal cum praesentium eam consultationem esse respondisset et ad Hannonem eos reiecisset, ab Hannone nihil certi ablatum; nec enim diripi uolebat nobilem atque opulentam urbem et sperabat, cum Bruttius oppugnaret, Poenos nec probare nec iuuare eam oppugnationem appareret, eo maturius ad se defecturos

Crotone nec consilium unum inter populares nec uoluntas erat

unus uelut morbus inuaserat omnes Italiae ciuitates ut plebes ab optimatibus dissentirent, senatus Romanis faueret, plebs ad Poenos rem traheret

eam dissensionem in urbe perfuga nuntiat Bruttiis: Aristomachum esse principem plebis tradendaeque auctorem urbis, et in uasta urbe lateque moenibus disiectis raras stationes custodiasque senatorum esse; quacumque custodiant plebis homines, ea patere aditum
Annibale rispose che quella deliberazione era piuttosto di competenza di coloro che erano sul posto e li rimandò ad Annone, dal quale, tuttavia, non si poté cavare niente di sicuro; Annibale ed Annone, infatti, non volevano che fosse saccheggiata una città nobile e ricca e speravano che Crotone si sarebbe data a loro tanto più presto, quando, mentre i Bruzzi l'assalivano, fosse apparso chiaro che i Cartaginesi né approvavano quell'assalto, né vi collaboravano

In Crotone, peraltro, non v'era tra gli abitanti alcuna concordia di intenti né di consensi

sembrava che una specie di infezione avesse invaso tutte le città d'Italia nelle quali la plebe discordava dagli ottimati; in modo che il senato favoriva i Romani, mentre il popolo volgeva le sue simpatie ai Cartaginesi

Un disertore annunciò ai Bruzzi che a Crotone ardeva quella discordia, che Aristomaco, capo della plebe, consigliava la resa e che in una città deserta, sulle mura che si stendevano per lungo spazio, erano rari i posti di guardia dei senatori; in qualunque punto dove la custodia era affidata a cittadini plebei, là vi era un varco aperto
auctore ac duce perfuga Bruttii corona cinxerunt urbem acceptique ab plebe primo impetu omnem praeter arcem cepere

arcem optimates tenebant praeparato iam ante ad talem casum perfugio

eodem Aristomachus perfugit, tamquam Poenis, non Bruttiis auctor urbis tradendae fuisset

[3] Urbs Croto murum in circuitu patentem duodecim milia passuum habuit ante Pyrrhi in Italiam aduentum; post uastitatem eo bello factam uix pars dimidia habitabatur; flumen, quod medio oppido fluxerat, extra frequentia tectis loca praeterfluebat, erat et arx procul eis quae habitabantur

sex milia aberat in de [urbe nobili] templum, ipsa urbe [erat] nobilius, Laciniae Iunonis, sanctum omnibus circa populis
Per iniziativa e con la guida del disertore, i Bruzzi circondarono la città con un cordone di soldati ed, accolti dalla plebe al primo assalto, si impadronirono di tutta la città fuorché della rocca

La rocca, infatti era occupata dagli ottimati, che già prima l'avevano preparata come rifugio per una simile situazione

In essa si rifugiò Aristomaco, come se volesse far credere di aver consigliato di consegnare la città ai Cartaginesi, non ai Bruzzi

3 Crotone aveva, prima dell'arrivo di Pirro in Italia, una cerchia di mura lunga dodicimila passi; dopo essere stata devastata in quella guerra, a stento solo una metà di essa era ora abitata; il fiume, che un tempo passava in mezzo alla città, ora scorreva in una zona fuori dei luoghi abitati ed anche la rocca si trovava lontano da quelli

A seimila passi dalla città si innalzava un tempio famoso, più celebre della stessa città, dedicato a Giunone Lacinia e venerato da tutti i popoli intorno

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Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33
Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 21 - 33

lucus ibi frequenti silua et proceris abietis arboribus saeptus laeta in medio pascua habuit, ubi omnis generis sacrum deae pecus pascebatur sine ullo pastore, separatimque greges sui cuiusque generis nocte remeabant ad stabula, nunquam insidiis ferarum, non fraude uiolati hominum

magni igitur fructus ex eo pecore capti columnaque inde aurea solida facta et sacrata est; inclitumque templum diuitiis etiam, non tantum sanctitate fuit

ac miracula aliqua adfinguntur ut plerumque tam insignibus locis

fama est aram esse in uestibulo templi cuius cinerem nullo unquam moueri uento

sed arx Crotonis, una parte imminens mari, altera uergente in agrum, situ tantum naturali quondam munita, postea et muro cincta est qua per auersas rupes ab Dionysio Siciliae tyranno per dolum fuerat capta
Qui vi era un bosco sacro, denso di alberi e circondato da alti abeti; aveva in mezzo ricchi pascoli ove pascolava senza alcun pastore bestiame di ogni razza sacro alla dea, la notte le greggi di ciascuna specie di animali uscivano separatamente verso le proprie stalle, senza essere insidiate dalle fiere, né maltrattate dagli uomini

Con le ricchezze derivate da quel bestiame fu poi costruita e consacrata una colonna d'oro; perciò il tempio fu celebre non solo per il suo carattere sacro, ma anche per le sue ricchezze

Gli si attribuivano inoltre, virtù miracolose come spesso avviene a luoghi così famosi

Si raccontava che all'entrata del tempio vi fosse un altare dal quale nessun vento poteva mai portar via la cenere

La rocca di Crotone, che da una parte è a picco sul mare e che dall'altra guarda la campagna, una volta era protetta soltanto dalla sua posizione naturale; successivamente, invece, fu circondata e difesa da un muro, là dove attraverso le opposte rupi Dionisio, tiranno di Sicilia l'aveva occupata con un inganno
ea tum arce satis ut uidebatur tuta Crotoniatum optimates tenebant se circumsedente cum Bruttiis eos etiam plebe sua

postremo Bruttii, cum suis uiribus inexpugnabilem uiderent arcem, coacti necessitate Hannonis auxilium implorant

is condicionibus ad deditionem compellere Crotoniates conatus ut coloniam Bruttiorum eo deduci antiquamque frequentiam recipere uastam ac desertam bellis urbem paterentur, omnium neminem praeter Aristomachum mouit

morituros se adfirmabant citius quam immixti Bruttiis in alienos ritus mores legesque ac mox linguam etiam uerterentur

Aristomachus unus, quando nec suadendo ad deditionem satis ualebat nec, sicut urbem prodiderat, locum prodendae arcis inueniebat, transfugit ad Hannonem
In quel tempo gli ottimati di Crotone occupavano quella rocca che appariva abbastanza sicura, mentre anche la plebe della loro città li assediava insieme con i Bruzzi

Alla fine i Bruzzi, vedendo di non poter espugnare la rocca con le loro forze, costretti dalla necessità, implorarono l'aiuto di Annone

Questi cercò di piegare i Crotoniati alla resa a condizione che lasciassero fondare là una colonia di Bruzzi, in modo che Crotone, devastata e deserta, recuperasse l'antico numero di abitanti; non riuscì, tuttavia, a persuadere nessuno all'infuori di Aristomaco

I Crotoniati dichiararono che sarebbero morti piuttosto che essere obbligati, mescolandosi ai Bruzzi, a mutare con quelli di altri popoli i propri riti, costumi e leggi e perfino la propria lingua

Il solo Aristomaco passò dalla parte di Annone, dal momento che non poteva indurre i suoi alla resa con la persuasione; non riusciva d'altra parte a trovare un modo di prendere col tradimento la rocca come aveva preso la città

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 40 - 44

Locrenses breui post legati, cum permissu Hannonis arcem intrassent, persuadent ut traduci se in Locros paterentur nec ultima experiri uellent; iam hoc ut sibi liceret impetrauerant et ab Hannibale missis ad is ipsum legatis

ita Crotone excessum est deductique Crotoniatae ad mare naues conscendunt

Locros omnis multitudo abeunt

in Apulia ne hiemps quidem quieta inter Romanos atque Hannibalem erat

Luceriae Sempronius consul, Hannibal haud procul Arpis hibernabat

inter eos leuia proelia ex occasione aut opportunitate huius aut illius partis oriebantur meliorque eis Romanus et in dies cautior tutiorque ab insidiis fiebat
Poco dopo, alcuni ambasciatori locresi, essendo entrati nella rocca con il permesso di Annone, cercarono di persuadere i Crotoniati a lasciarsi trasferire a Locri e a non volersi esporre al supremo cimento; i Locresi avevano ottenuto da Annibale di poter fare tale proposta, avendo mandato a lui dei messi a questo fine

Così Crotone fu evacuata e i Crotoniati condotti al mare si imbarcarono sulle navi

Tutta la popolazione se ne andò a Locri

In Apulia nemmeno durante l'inverno la situazione tra i Romani ed Annibale era tranquilla

Il console Sempronio aveva posto i quartieri d'inverno a Luceria, Annibale non lontano da Arpi

Tra loro scoppiavano scaramucce provocate da una parte o dall'altra secondo l'occasione o l'opportunità; in virtù di esse, i Romani diventavano più forti ed ogni giorno più cauti e più sicuri contro le insidie

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