sed cum adiri locus, quia ob id ipsum intentius custodiebatur, non posset, occasio quaerebatur; quam obtulit transfuga nuntians diem festum Dianae per triduum agi et, quia alia in obsidione desint, uino largius epulas celebrari et ab Epicyde praebito uniuersae plebei et per tribus a principibus diviso quod ubi accepit Marcellus, cum paucis tribunorum militum conlocutus, electisque per eos ad rem tantam agendam audendamque idoneis centurionibus militibusque et scalis in occulto comparatis ceteris signum dari iubet, ut mature corpora curarent quietique darent: nocte in expeditionem eundum esse |
Tuttavia bisognava cercare un'occasione per poter avvicinarsi al luogo che, proprio per quella particolare situazione,era molto attentamente custodito; l'occasione si presentò per mezzo di un fuggiasco che annunciò che per tre giorni si sarebbero celebrate le feste di Diana e che, mancando per l'assedio ogni altra cosa, i banchetti si sarebbero festeggiati più abbondantemente con il vino che Epicide avrebbe offerto a tutto il popolo e che i capi avrebbero distribuito alle tribù Quando Marcello apprese ciò, fatta una riunione con pochi tribuni militari, scelti per mezzo loro alcuni centurioni ed alcuni soldati pronti ad osare un'impresa tanto rischiosa e preparate di nascosto delle scale, ordinò agli altri di dare il segnale perché i soldati si affrettassero a curare la persona e a darsi al riposo; durante la notte, infatti, si sarebbe dovuto partire per una spedizione |
inde ubi id temporis uisum quo de die epulatis iam uini satias principiumque somni esset, signi unius milites ferre scalas iussit; et ad mille fere armati tenui agmine per silentium eo deducti ubi sine strepitu ac tumultu primi euaserunt in murum, secuti ordine alii, cum priorum audacia dubiis etiam animum faceret (24) Iam mille armatorum muri ceperant partem, cum ceterae admotae sunt copiae pluribusque scalis in murum euadebant, signo ab Hexapylo dato quo per ingentem solitudinem erat peruentum, quia magna pars in turribus epulati aut sopiti uino erant aut semigraues potabant; paucos tamen eorum oppressos in cubilibus interfecerunt |
Più tardi, quando parve giunto il momento in cui coloro che avevano banchettato sin dal giorno ancor chiaro ormai erano sazi di vino ed incominciavano ad aver sonno, Marcello comandò ai soldati di un solo manipolo di portare le scale e fece condurre là silenziosamente circa mille armati in fila indiana Allorché, senza rumore e senza scompiglio i primi giunsero sul muro, altri li seguirono in ordine, poiché l'audacia dei primi dava coraggio anche agli incerti 24 Ormai un migliaio di soldati avevano occupato una parte del muro, quando fu fatto avvicinare tutto il resto dell'esercito per assalire il muro con molte scale ad un segnale dato dall'Esapilo, dove si era giunti in mezzo ad un gran deserto, poiché gran parte dei nemici, dopo aver banchettato nelle torri o si erano addormentati per il troppo vino o mezzo assopiti ne bevevano ancora; ciò nonostante, i Romani ne uccisero alcuni sorpresi nei loro letti |
prope Hexapylon est portula; ea magna ui refringi coepta et e muro ex composito tuba datum signum erat et iam undique non furtim sed ui aperta gerebatur res quippe ad Epipolas, frequentem custodiis locum, peruentum erat terrendique magis hostes erant quam fallendi, sicut territi sunt nam simulac tubarum est auditus cantus clamorque tenentium muros partemque urbis omnia teneri custodes rati alii per murum fugere, alii salire de muro praecipitarique turba pauentium magna pars tamen ignara tanti mali erat et grauatis omnibus uino somnoque et in uastae magnitudinis urbe partium sensu non satis pertinente in omnia |
Vicino all'Esapilo vi era una porticina che i soldati cominciarono a scardinare a gran forza, mentre di proposito dal muro veniva un segnale di tromba, in modo cheai l'impresa si conduceva da ogni parte, non di sopraffatto, ma con un aperto assalto Appena i Romani giunsero ad Epipole, località piena di sentinelle, apparve lorochiaro che qui si trattava più di spaventare i nemici che di eluderli, come infatti avvenne Infatti, appena si udirono suoni di trombe e le grida di coloro che occupavano le mura e parte della città, le guardie, ritenendo chetutto ormai era in possesso dei Romani, cominciarono alcune a fuggire lungo il muro, altre a saltare giù o adesserne precipitate dalla turba degli atterriti Pertanto, i più erano ignari di un così gran disastro, non solo perché erano tutti ebbri di vino e di sonno, ma anche perché inuna città così grande quello che si poteva sentire in una parte non si percepiva dappertutto |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 41-50
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 41-50
sub lucem Hexapylo effracto Marcellus omnibus copiis urbem ingressus excitauit conuertitque omnes ad arma capienda opemque si quam possent iam captae prope urbi ferendam Epicydes ab Insula, quam ipsi Nasson uocant, citato profectus agmine, haud dubius quin paucos, per neglegentiam custodum transgressos murum, expulsurus foret, occurrentibus pauidis tumultum augere eos dictitans et maiora ac terribiliora uero adferre postquam conspexit omnia circa Epipolas armis completa, lacessito tantum hoste paucis missilibus retro in Achradinam agmen conuertit, non tam uim multitudinemque hostium metuens quam ne qua intestina fraus per occasionem oreretur clausasque inter tumultum Achradinae atque Insulae inueniret portas |
All'alba, forzato l'Esapilo, Marcello, entrato in città con tutto l'esercito,incitò e spinse ognuno a prendere le armi e a portare aiuto, se fosse possibile, alla città ormai quasi tutta occupata Epicide dall'Isola, che gli stessi Siracusani chiamano Naso, partì con marcia veloce, non dubitando che avrebbe potuto ricacciare fuori quei pochi soldati che perla trascuratezza delle guardie avevano scavalcato le mura; allorché incontrò la turba dei cittadini spaventati rimproverò ad essi di accrescere così la confusione riferendo notizie più grandi e più terribili del vero Pertanto, dopo che vide che tutti i luoghi intorno ad Epipole erano pieni di armati, pur limitandosi a provocare il nemico conpochi dardi, fece retrocedere i suoi soldati verso l'Acradina, non tanto perché avesse paura della forza e della moltitudine dei nemici, quanto perché temeva che percaso nascesse fra i suoi qualche moto di ribellione ed egli, in mezzo al tumulti, si trovasse chiuse davanti le portedell'Acradina e dell'Isola |
Marcellus ut moenia ingressus ex superioribus locis urbem omnium ferme illa tempestate pulcherrimam subiectam oculis uidit, inlacrimasse dicitur partim gaudio tantae perpetratae rei, partim uetusta gloria urbis Atheniensium classes demersae et duo ingentes exercitus cum duobus clarissimis ducibus deleti occurrebant et tot bella cum Carthaginiensibus tanto cum discrimine gesta, tot tam opulenti tyranni regesque, praeter ceteros Hiero, cum recentissimae memoriae rex, tum ante omnia quae uirtus ei fortunaque sua dederat beneficiis in populum Romanum insignis |
Si racconta che Marcello entrato in Siracusa attraverso le mura scendendo dalle alture circostanti, come vide stendersi dinanzi ai suoi occhi la città che in quel tempo era forse fra tutte la più bella, abbia pianto in parte per la gioia di aver condotto a buon fine un'impresa così grande, in parte per l'antichissima gloria di quella città Ripensava alle flotte degli Ateniesi affondate e ai due grandi eserciti distrutti coi loro due famosissimi comandanti ed alle molte guerre combattute contro i Cartaginesi in mezzo ad immensi pericoli, ripensava al fasto ed alla ricchezza di tanti re e tiranni e soprattutto a Gerone, re non solo di memoria recentissima, ma famoso sopra ogni altra cosa per i benefici che aveva elargito al popolo romano, più che per quanto il suo valore e la sua fortuna gli avessero concesso |
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ea cum uniuersa occurrerent animo subiretque cogitatio iam illa momento horae arsura omnia et ad cineres reditura, priusquam signa Achradinam admoueret, praemittit Syracusanos qui intra praesidia Romana, ut ante dictum est, fuerant, ut adloquio leni perlicerent hostes ad dedendam urbem (25) Tenebant Achradinae portas murosque maxime transfugae, quibus nulla erat per condiciones ueniae spes; ei nec adire muros nec adloqui quemquam passi itaque Marcellus, postquam id inceptum inritum fuit, ad Euryalum signa referri iussit tumulus est in extrema parte urbis auersus a mari uiaeque imminens ferenti in agros mediterraneaque insulae, percommode situs ad commeatus excipiendos |
Mentre andava meditando su tutte queste cose, Marcello era assalito dal pensiero che entro il breve spazio di un'ora tutto quanto sarebbe stato avvolto dalle fiamme e ridotto in cenere; perciò prima di muovere le insegne verso l'Acradina, mandò avanti quei Siracusani che, come abbiam detto, si erano uniti ai presidi romani, affinché con discorsi calmi e moderati inducessero i nemici alla resa della città 25 Le porte e le mura dell'Acradina erano presidiate soprattutto dai disertori, che non potevano trarre speranza alcuna dalle trattative di resa; costoro impedirono a chiunque di avvicinarsi alle mura e di scambiare discorsi Pertanto Marcello, dopo che la sua iniziativa apparve inutile, diede l'ordine di retrocedere verso l'Eurialo questa è un'altura che si leva nella parte estrema della città opposta al mare e che sovrasta la strada che porta ai campi verso l'interno dell'Isola, in una posizione più che mai idonea per ricevere i vettovagliamenti |
praeerat huic arci Philodemus Argiuus, ab Epicyde impositus, ad quem missus a Marcello Sosis, unus ex interfectoribus tyranni, cum longo sermone habito dilatus per frustrationem esset, rettulit Marcello tempus eum ad deliberandum sumpsisse cum is diem de die differret dum Hippocrates atque Himilco admouerent castra legiones, haud dubius, si in arcem accepisset eos, deleri Romanum exercitum inclusum muris posse, Marcellus, ut Euryalum neque tradi neque capi uidit posse, inter Neapolim et Tycham, nomina ea partium urbis et instar urbium sunt, posuit castra, timens ne, si frequentia intrasset loca, contineri ab discursu miles auidus praedae non posset legati eo ab Tycha et Neapoli cum infulis et uelamentis uenerunt, precantes ut a caedibus et ab incendiis parceretur |
Di questo luogo fortificato Epicide aveva affidato il comando all'argivo Filodemo; a lui fu mandato da Marcello uno degli assassini del tiranno, Soside, che essendo stato trattenuto con inutile perdita di tempo a causa di pattugliamenti tirati in lungo, riferì poi a Marcello che Filodemo si era riservato di deliberare Marcello, vedendo che quello rimandava la cosa di giorno in giorno fino a che Ippocrate ed Imilcone non si avvicinassero con gli accampamenti e con le legioni, ebbe la certezza che, se quelli fossero stati ricevuti dentro la rocca, l'esercito romano, chiuso fra quelle mura, avrebbe potuto essere distrutto; allora, vedendo che non avrebbe potuto impadronirsi dell'Eurialo né per assalto né per resa, pose gli accampamenti tra Neapoli e Tica, nomi con cui si indicavano parti della città e che erano simili veramente a città, poiché temeva di non poter tenere a freno le scorribande dei soldati avidi di preda, qualora fosse entrato in luoghi abitati Giunsero legati da Tica e Neapoli con le sacre bende e vestiti, supplicando di essere risparmiati da stragi e incendi |
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de quorum precibus quam postulatis magis consilio habito Marcellus ex omnium sententia edixit militibus ne quis liberum corpus uiolaret: cetera praedae futura castra obiectu parietum pro muro saepta; portis regione platearum patentibus stationes praesidiaque disposuit, ne quis in discursu militum impetus in castra fieri posset inde signo dato milites discurrerunt; refractisque foribus cum omnia terrore ac tumultu streperent, a caedibus tamen temperatum est; rapinis nullus ante modus fuit quam omnia diuturna felicitate cumulata bona egesserunt inter haec et Philodemus, cum spes auxilii nulla esset, fide accepta ut inuiolatus ad Epicyden rediret, deducto praesidio tradidit tumulum Romanis |
Marcello, tenuto consiglio intorno a ciò che, più che chiedere, i Siracusani imploravano, impose ai soldati di non recare offesa alcuna alle persone; il resto sarebbe stato lasciato libero al saccheggio Gli accampamenti furono circondati dalle pareti delle case come da un muro; sulle porte del campo che si aprivano di fronte alle vie della città furono disposti presidi e posti di guardia, perché, durante le incursioni dei soldati, non si potesse effettuare alcun assalto contro gli alloggiamenti Di poi ad un dato segnale, i soldati si diedero a correre qua e là; forzate le porte delle case, per quanto in ogni luogo riecheggiassero in mezzo al tumulto le grida di terrore, tuttavia, i soldati si trattennero dalle stragi, pur non ponendo alcun limite al saccheggio, prima di aver portato via tutte quelle ricchezze che la lunga prosperità aveva fatto accumulare Frattanto, anche Filodemo, essendo venuta meno ogni speranza di aiuto, ottenuta la garanzia di poter ritornare incolume ad Epicide, dopo aver ritirato il presidio, consegnò l'altura ai Romani |
auersis omnibus ad tumultum ex parte captae urbis Bomilcar noctem eam nactus, qua propter uim tempestatis stare ad ancoram in salo Romana classis non posset, cum triginta quinque nauibus ex portu Syracusano profectus libero mari uela in altum dedit quinque et quinquaginta nauibus Epicydae et Syracusanis relictis edoctisque Carthaginiensibus in quanto res Syracusana discrimine esset cum centum nauibus post paucos dies redit, multis, ut fama est, donis ex Hieronis gaza ab Epicyde donatus (26) Marcellus Euryalo recepto praesidioque addito una cura liber erat ne qua ab tergo uis hostium in arcem accepta inclusos impeditosque moenibus suos turbaret Achradinam inde trinis castris per idonea dispositis loca, spe ad inopiam omnium rerum inclusos redacturum, circumsedit |
Poiché tutti volgevano l'attenzione verso quella parte della città occupata donde veniva il tumulto, Bomilcare, cogliendo l'occasione di quella notte in cui la flotta romana non poteva stare allancora a causa di una violenta burrasca, partì con trentacinque navi dal porto di Siracusa e fece vela verso lalto mare libero dalle navi romane, avendo lasciato ad Epicide ed ai Siracusani cinquantacinque navi Resi edotti i Cartaginesi di quanto grande fosse il pericolo in cui versava Siracusa, dopo pochi giorni tornò con cento navi, ricompensato, come si racconta, Epicide con molti doni tratti dal tesoro di Gerone 26 Marcello, con la resa dell'Eurialo dove aveva collocato un presidio, si era liberato almeno di una preoccupazione, quella che un assalto sferrato dal nemico alle sue spalle potesse sconvolgere i suoi soldati chiusi fra le mura ed impossibilitati a muoversi Di poi, collocati in luoghi adatti tre accampamenti, circondò d'assedio l'Acradina nella speranza di ridurre a totale carestia coloro che vi erano rinchiusi |
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cum per aliquot dies quietae stationes utrimque fuissent, repente aduentus Hippocratis et Himilconis ut ultro undique oppugnarentur Romani fecit nam et Hippocrates castris ad magnum portum communitis signoque iis dato qui Achradinam tenebant castra uetera Romanorum adortus est, quibus Crispinus praeerat et Epicydes eruptionem in stationes Marcelli fecit et classis Punica litori quod inter urbem et castra Romana erat adpulsa est, ne quid praesidii Crispino summitti a Marcello posset tumultum tamen maiorem hostes praebuerunt quam certamen; nam et Crispinus Hippocraten non reppulit tantum munimentis sed insecutus etiam est trepide fugientem, et Epicyden Marcellus in urbem compulit; satisque iam etiam in posterum uidebatur prouisum ne quid ab repentinis eorum excursionibus periculi foret |
Per quanto per alcuni giorni i presidi da una parte e dall'altra se ne fossero stati tranquilli, all'improvviso l'arrivo di Ippocrate e di Imilcone fece sì che i Romani inaspettatamente si trovassero assaliti da ogni parte Infatti Ippocrate, fortificati gli accampamenti nei pressi del porto grande e dato il segnale a coloro che occupavano l'Acradina, assalì gli antichi accampamenti romani, presidiati da Crispino mentre Epicide prorompeva contro i posti di guardia di Marcello e la flotta cartaginese approdava alla spiaggia tra la città e gli accampamenti romani, affinché Marcello non potesse inviare aiuti a Crispino Tuttavia, i nemici provocarono un grande scompiglio, più che un vero combattimento; infatti, da parte sua Crispino non solo respinse Ippocrate dai suoi luoghi fortificati, ma anche lo inseguì mentre fuggiva in gran fretta; Marcello poi cacciò Epicide dentro la città; sembrava che in tal modo si fosse provveduto anche per il futuro, perché non si presentasse più alcun pericolo di improvvisi assalti da parte dei nemici |