Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 41-49

Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 41-49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 41-49
(41) eodem anno in Hispania uarie res gestae

nam priusquam Romani amnem Hiberum transirent, ingentes copias Hispanorum Mago et Hasdrubal fuderunt; defecissetque ab Romanis ulterior Hispania, ni P Cornelius raptim traducto exercitu Hiberum dubiis sociorum animis in tempore aduenisset

primo ad Castrum Album, locus est insignis caede magni Hamilcaris, castra Romani habuere

arx erat munita et conuexerant ante frumentum; tamen, quia omnia circa hostium plena erant agmenque Romanum impune incursatum ab equitibus hostium fuerat et ad duo milia aut moratorum aut palantium per agros interfecta, cessere inde Romani propius pacata loca et ad montem Uictoriae castra communiuere
41 In quell'anno furono condotte diverse imprese in Spagna

infatti, prima che i Romani passassero l'Ebro, Magone ed Asdrubale sbaragliarono ingenti forze spagnole; anche la Spagna ulteriore si sarebbe riellata ai Romani se P Cornelio, avendo rapidamente trasferito l'esercito oltre l'Ebro, non fosse arrivato in tempo ad incoraggiare gli animi incerti

I Romani posero dapprima il campo presso Castro Albo, che era luogo famoso per una cruenta sconfitta di Amilcare il Grande

La rocca era fortificata; in essa i Romani avevano precedentemente portato del grano, tuttavia, poiché ogni luogo interno era pieno di nemici ed i soldati romani erano stati impunemente assaliti dalla cavalleria avversaria e duemila circa di loro, rimasti indietro o dispersi per i campi, erano stati uccisi, i Romani allora si ritirarono di là e fortificarono gli accampamenti in luoghi più vicini non infestati da nemici presso il monte della Vittoria
eo Cn Scipio cum omnibus copiis et Hasdrubal Gisgonis filius, tertius Carthaginiensium dux, cum exercitu iusto aduenit contraque castra Romana trans fluuium omnes consedere

P Scipio cum expeditis clam profectus ad loca circa uisenda haud fefellit hostes oppressissentque eum in patentibus campis, ni tumulum in propinquo cepisset

ibi quoque circumsessus aduentu fratris obsidione eximitur

Castulo, urbs Hispaniae ualida ac nobilis et adeo coniuncta societate Poenis ut uxor inde Hannibali esset, ad Romanos defecit

Carthaginienses Iliturgim oppugnare adorti, quia praesidium ibi Romanum erat; uidebanturque inopia maxime eum locum expugnaturi
Là giunsero Cneo Scipione con tutto l'esercito e Asdrubale figlio di Gisgone, terzo comandante dei Cartaginesi, con un esercito al completo e tutti quanti si collocarono al di là del fiume di fronte agli accampamenti romani

Publio Scipione, partito di nascosto con alcuni reparti armati alla leggera per ispezionare i luoghi circostanti, non riuscì a sfuggire all'attenzione dei nemici dai quali sarebbe stato assalito in campo aperto, se non si fosse ritirato su di un'altura vicina

Anche qui fu circondato, ma fu liberato dall'assedio per intervento del fratello

Castulone, importante e famosa città della Spagna e legata da amicizia ai Cartaginesi, a tal punto che aveva dato i natali alla moglie di Annibale, passò ai Romani

I Cartaginesi si apprestarono ad assediare Iliturgi perché là vi era un presidio romano, nella certezza di potersi impadronire di quel luogo soprattutto per fame
Cn Scipio, ut sociis praesidioque ferret opem, cum legione expedita profectus inter bina castra cum magna caede hostium urbem est ingressus et postero die eruptione aeque felici pugnauit

supra duodecim milia hominum caesa duobus proeliis; plus mille hominum captum cum sex et triginta militaribus signis

ita ab Iliturgi recessum est; Bigerra inde urbs, socia et haec Romanorum erat, a Carthaginiensibus oppugnari coepta est

eam obsidionem sine certamine adueniens Cn Scipio soluit

(42) ad Mundam exinde castra Punica mota et Romani eo confestim secuti sunt

ibi signis conlatis pugnatum per quattuor ferme horas egregieque uincentibus Romanis signum receptui est datum, quod Cn Scipionis femur tragula confixum erat pauorque circa eum ceperat milites ne mortiferum esset uolnus
Cn Scipione per recare aiuto ai cittadini ed al presidio romano che era là, partito con una legione armata alla leggera, entrò nella città in mezzo ai due accampamenti con grande strage dei nemici; il giorno dopo ingaggiò battaglia con una sortita egualmente fortunata

In due combattimenti furono uccisi più di dodicimila uomini; più di mille furono fatti prigionieri, con trentasei insegne militari

Così i Cartaginesi si ritirarono da Iliturgi, per cominciare ad assediare subito dopo Bigerra, anch'essa città alleata dei Romani

Cn Scipione fece cessare col suo intervento anche questo assedio, senza intraprendere alcun combattimento

42 Di qui l'accampamento dei Cartaginesi fu trasferito vicino a Mundal e i Romani subito li seguirono fin là

Si accese allora una battaglia che durò per circa quattro ore; per quanto i Romani avessero riportato una bella vittoria, tuttavia, venne dato il segnale della ritirata perché Cn Scipione aveva avuto il femore trapassato da un proiettile; intorno a lui i soldati furono presi da paura che la ferita fosse mortale

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Livio, Ab urbe condita: Libro 35; 01 - 05

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 35; 01 - 05

ceterum haud dubium fuit quin, nisi ea mora interuenisset, castra eo die Punica capi potuerint

nam non milites solum sed elephanti etiam usque ad uallum acti erant, superque ipsas (fossas) nouem et triginta elephanti pilis confixi

hoc quoque proelio ad duodecim milia hominum dicuntur caesa, prope tria capta cum signis militaribus septem et quinquaginta

ad Auringem inde urbem Poeni recessere et, ut territis instaret, secutus Romanus

ibi iterum Scipio lecticula in aciem inlatus conflixit nec dubia uictoria fuit; minus tamen dimidio hostium quam antea, quia pauciores superfuerant qui pugnarent, occisum

sed gens nata instaurandis reparandisque bellis Magone ad conquisitionem militum a fratre misso breui repleuit exercitum animosque ad temptandum de integro certamen fecit
Se non fosse intervenuta quella sospensione, i Romani quel giorno si sarebbero senza dubbio impadroniti degli accampamenti cartaginesi

Ormai non solo i soldati, ma anche gli elefanti erano stati respinti fino alla trincea, sulla quale trentanove elefanti erano stati trapassati dai giavellotti

Anche in questo combattimento si dice che siano stati uccisi circa dodicimila uomini, quasi tremila fatti prigionieri con cinquantasette insegne militari

Indi i Cartaginesi si ritirarono ad Orongi, dove i Romani li inseguirono per incalzarli mentre erano spaventati

Qui per la seconda volta Scipione, portato in lettiga sul campo, attaccò battaglia con sicura vittoria; tuttavia, del contingente nemico fu uccisa meno della metà che non nello scontro precedente, poiché era sopravvissuto un numero minore di soldati in condizione di combattere

Ma quella gente (dei Barca), nata per preparare e per rinnovare le guerre, in breve completò i reparti dell'esercito ed incoraggiò gli animi a tentare di nuovo il combattimento, poiché Magone era stato mandato da suo fratello ad arruolare nuove truppe
Galli plerique milites, iique pro parte totiens intra paucos dies uicta, iisdem animis quibus priores eodemque euentu pugnauere

plus octo milia hominum caesa, haud multo minus quam mille captum et signa militaria quinquaginta octo

et spolia plurima Gallica fuere, aurei torques armillaeque, magnus numerus

duo etiam insignes reguli Gallorum, Moeniacapto et Uismaro nomina erant, eo proelio ceciderunt

octo elephanti capti, tres occisi

cum tam prosperae res in Hispania essent, uerecundia Romanos tandem cepit Saguntum oppidum, quae causa belli esset, octauum iam annum sub hostium potestate esse
numerosi altri soldati, tuttavia, si comportarono con lo stesso animo che nelle precedenti battaglie e quindi con lo stesso esito, come coloro che pensavano di battersi per una parte che tante volte in pochi giorni era stata vinta

Più di ottomila uomini furono uccisi, non molto meno di mille catturati con cinquantotto insegne militari

Numerosissime furono le spoglie dei Galli, grande il numero delle collane e dei braccialetti

Anche due famosi principi galli di nome Meniacepto e Vismaro caddero in quella battaglia

Otto elefanti furono presi, tre uccisi

Poiché ormai la situazione in Spagna era favorevole, nei Romani alla fine si destò un senso di vergogna per il fatto che la città di Sagunto, che era stata causa della guerra, già da otto anni era in potere dei nemici

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 31 - 35

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 31 - 35

itaque id oppidum ui pulso praesidio Punico receperunt cultoribusque antiquis quos ex iis uis reliquerat belli restituerunt; et Turdetanos, qui contraxerant eis cum Carthaginiensibus bellum, in potestatem redactos sub corona uendiderunt urbemque eorum deleuerunt

(43) haec in Hispania Q Fabio M Claudio consulibus gesta

Romae cum tribuni plebis noui magistratum inissent, extemplo censoribus P Furio et M Atilio a M Metello tribuno plebis dies dicta ad populum est, quaestorem eum proximo anno adempto equo tribu mouerant atque aerarium fecerant propter coniurationem deserendae Italiae ad Cannas factam, sed nouem tribunorum auxilio uetiti causam in magistratu dicere dimissique (fuerant)
Pertanto, cacciato con la forza il presidio cartaginese, i Romani ripresero quella città e la restituirono a quegli antichi abitanti che la violenza della guerra aveva risparmiato; i Romani ridussero poi in loro potere i Turdetani, che avevano provocato la guerra tra Saguntini e Cartaginesi; li vendettero come schiavi distruggendo la loro città

43 Queste furono le imprese condotte in Spagna sotto il consolato di Q Fabio e M Claudio

A Roma con l'entrata in carica dei nuovi tribuni della plebe, i censori P Furto e M Atilio furono subito posti in stato d'accusa dinanzi al popolo dal tribuno della plebe L Metello; nell'anno precedente, infatti, essendo egli questore, i censori gli avevano portato via il cavallo, lo avevano allontanato dalla tribù urbana e lo avevano fatto diventare un erario, per aver cospirato do la battaglia di Canne al fine di abbandonare l'Italia; tuttavia, l'intervento degli altri nove tribuni vietò ai censori di difendersi per tutto il tempo della loro magistratura, finché non fossero liberi dalla carica
ne lustrum perficerent, mors prohibuit P Furii; M Atilius magistratu se abdicauit

comitia consularia habita ab Q Fabio Maximo consule

creati consules ambo absentes, Q Fabius Maximus, consulis filius, et Ti Sempronius Gracchus iterum

praetores fiunt duo qui tum aediles curules erant, P Sempronius Tuditanus et Cn Fuluius Centumalus, et (cum illis M Atilius et) M Aemilius Lepidus

ludos scenicos per quatriduum eo anno primum factos ab curulibus aedilibus memoriae proditur

aedilis Tuditanus hic erit, qui ad Cannas pauore aliis in tanta clade torpentibus per medios hostes duxit

his comitiis perfectis auctore Q Fabio consule designati consules Romam accersiti magistratum inierunt, senatumque de bello ac prouinciis suis praetorumque et de exercitibus quibus quique praeessent consuluerunt
La morte di P Furio impedì che essi compissero il periodo regolamentare di cinque anni, poiché MAtilio, da parte sua, rinunciò alla carica

'Si tennero poi i comizi per l'elezione dei consoli; furono eletti due che erano assenti: Q

Fabio Massimo, figlio del console e Tito Sempronio Gracco per la seconda volta

Furono creati pretori quelli che allora erano edili curuli, P Sempronio Tuditano e Cn Fulvio Centimalo e M Emilio Lepido

Si ricorda che in quell'anno gli edili curuli organizzarono ludi scenici che per la prima volta si protrassero per quattro giorni

L'edile Tuditano era colui che a Canne, mentre gli altri in mezzo ad una sconfitta così grande erano istupiditi dalla paura, riuscì a salvarsi passando attraverso il folto dei nemici

Conclusi i comizi, per iniziativa del console Q Fabio, i consoli designati furono chiamati a Roma per assumere la carica; consultarono il senato intorno alla guerra, alle loro province ed a quelle dei pretori ed intorno agli eserciti, per decidere chi dovesse assumere il loro comando

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Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 31-40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 31-40

(44) itaque prouinciae atque exercitus diuisi: bellum cum Hannibale consulibus mandatum et exercituum unus quem ipse Sempronius habuerat, alter quem Fabius consul; eae binae erant legiones

M Aemilius praetor, cuius peregrina sors erat, iurisdictione M Atilio collegae, praetori urbano, mandata Luceriam prouinciam haberet legionesque duas quibus Q Fabius, qui tum consul erat, praetor praefuerat

P Sempronio prouincia Ariminum, Cn Fuluio Suessula cum binis item legionibus euenerunt ut Fuluius urbanas legiones duceret, Tuditanus a Pomponio acciperet

prorogata imperia prouinciaeque, M Claudio Sicilia finibus eis quibus regnum Hieronis fuisset, P Lentulo propraetori prouincia uetus, T Otacilio classis exercitus nulli additi noui
44 Così, dunque, furono divise le province e gli eserciti: la guerra contro Annibale fu affidata ai consoli; degli eserciti, uno fu comandato, come prima, dallo stesso Sempronio, l'altro dal console Fabio; gli eserciti erano costituiti da due legioni ciascuno

Il pretore M Emilio, cui per sorte erano toccate le contese tra i non cittadini, affidata tale giurisdizione al collega M Atilio, pretore urbano, doveva assumere il governo della provincia di Luceria, e prendere le due legioni che Q Fabio, che allora era console, aveva comandato quando era pretore

A P Sempronio e a Cn Fulvio toccarono all'uno la provincia di Rimini, all'altro Suessula, con due legioni per ciascuno, in modo che Fulvio assumesse il comando delle legioni urbane e Tuditano di quelle ricevute da M Pomponio

Fu inoltre prorogata la durata del comando degli eserciti e delle cariche di governo delle province; a Marco Claudio toccò la parte della Sicilia ch'era racchiusa entro i confini del regno di Gerone; al propretore Lentulo il territorio della vecchia provincia; a T Otacilio la flotta; a nessuno dei tre furono assegnati nuovi eserciti
M Ualerio Graecia Macedoniaque cum legione et classe quam haberet; Q Mucio cum uetere exercitu, duae autem legiones erant, Sardinia; C Terentio, cum legione una cui iam praeerat, Picenum

scribi praeterea duae urbanae legiones iussae et uiginti milia sociorum

his ducibus, his copiis aduersus multa simul aut mota aut suspecta bella muniuerunt Romanum imperium

consules duabus urbanis legionibus scriptis supplementoque in alias lecto priusquam ab urbe mouerent prodigia procurarunt quae nuntiata erant

murus ac porta Caietae et Ariciae etiam Iouis aedes de caelo tacta fuerat
M Valerio ebbe il governo della Grecia e della Macedonia con la legione e la flotta che già aveva; Q Muzio ebbe quello della Sardegna, con le due legioni che già gli erano state assegnate; a C Terenzio toccò il Piceno con quella legione che era al suo comando

Fu dato ordine, inoltre, di arruolare due legioni urbane e ventimila alleati

Questi furono i comandanti, questi gli eserciti coi quali il popolo romano si preparò a difendere i suoi domini per fronteggiare le molte guerre che erano già in atto in quel momento o che si prevedeva che sarebbero presto scoppiate

I consoli, arruolate due legioni urbane e completate le altre legioni, prima di muovere da Roma, compirono i riti propiziatori per i prodigi che erano stati annunciati

Erano stati colpiti dal fulmine il muro e le porte di Gaeta, nonché il tempio di Giove ad Ariccia

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et alia ludibria oculorum auriumque credita pro ueris: nauium longarum species in flumine Tarracinae quae nullae erant uisas et in Iouis Uicilini templo, quod in Compsano agro est, arma concrepuisse et flumen Amiterni cruentum fluxisse

his procuratis ex decreto pontificum profecti consules Sempronius in Lucanos, in Apuliam Fabius

pater filio legatus ad Suessulam in castra uenit

cum obuiam filius progrederetur lictoresque uerecundia maiestatis eius taciti anteirent, praeter undecim fasces equo praeuectus senex, ut consul animaduertere proximum lictorem iussit et is ut descenderet ex equo inclamauit, tum demum desiliens, experiri, inquit, uolui, fili, satin scires consulem te esse
Altri prodigi, illusioni degli occhi e degli orecchi, ebbero credito di verità: navi da guerra inesistenti furono viste sul fiume a Terracina; si diceva che nel tempio di Giove Vicilino, nel territorio di Compsa, si era udito strepito di armi e che sul fiume di Amiterno scorressero onde insanguinate

Compiuti i riti espiatori, secondo il cerimoniale ordinato dai pontefici, i consoli partirono, Sempronio verso la Lucania, Fabio verso l'Apulia

Il padre giunse negli accampamenti presso Suessula incaricato di una missione presso il figlio

Mentre il figlio gli andava incontro, i littori procedevano in silenzio in ossequio alla maestà del padre; quando il vecchio ebbe oltrepassato a cavallo undici littori, il console comandò all'ultimo littore che gli era più vicino di stare attento; allora questi intimò al padre di discendere da cavallo; come Fabio fu disceso, disse: Ho voluto provare, o figlio, se tu avevi chiara coscienza diessere console

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