Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 41-49, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 41-49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 41-49
ita iam inde a principiis gentis maiores suos bella gessisse, ita se a pueris insuetos

sed habere hostem pedestri fidentem Marte, cui si aequari robore uirium uelit, et sibi pedites comparandos esse

et ad id multitudine hominum regnum abundare sed armandi ornandique et instruendi eos artem ignorare

omnia uelut forte congregata turba uasta ac temeraria esse

facturos se in praesentia quod uellet legati respondent, fide accepta ut remitteret extemplo eum, si imperatores sui non comprobassent factum

Q Statorio nomen fuit, qui ad regem remansit

cum duobus Romanis rex tres a Numidis legatos in Hispaniam misit ad accipiendam fidem ab imperatoribus Romanis
Fin dall'origine del loro popolo, gli antenati avevano così combattuto e così essi erano stati addestrati a fare fin dalla fanciullezza

Egli aveva, tuttavia, davanti un nemico che era molto abile nel combattimento a piedi; se avesse voluto eguagliarsi a lui nella forza militare, egli avrebbe dovuto organizzare un corpo di fanteria

Per far questo il suo regno abbondava di una moltitudine di uomini; ma si ignorava l'arte di armarli, di equipaggiarli, di ordinarli

Tutto avveniva senz'ordine e sconsideratamente, come avviene in un'accozzaglia di gente raccolta a casaccio

Gli ambasciatori risposero che per il momento avrebbero fatto ciò che egli voleva; vollero, tuttavia, che Siface si impegnasse con la sua parola a rimandare subito indietro il centurione se i loro comandanti non avessero dato la loro approvazione

Colui che rimase presso il re si chiamava Q Statorio

Con gli altri due Romani Siface mandò in Spagna degli ambasciatori per ricevere promessa di amicizia da parte dei generali romani
iisdem mandauit ut protinus Numidas qui intra praesidia Carthaginiensium auxiliares essent ad transitionem perlicerent

et Statorius ex multa iuuentute regi pedites conscripsit ordinatosque proxime morem Romanum instruendo et decurrendo signa sequi et seruare ordines docuit, et operi aliisque iustis militaribus ita adsuefecit ut breui rex non equiti magis fideret quam pediti conlatisque aequo campo signis iusto proelio Carthaginiensem hostem superaret

Romanis quoque in Hispania legatorum regis aduentus magno emolumento fuit; namque ad famam eorum transitiones crebrae ab Numidis coeptae fieri

ita cum Syphace Romanis coepta amicitia est

quod ubi Carthaginienses acceperunt, extemplo ad Galam in parte altera Numidiae, Maesuli ea gens uocatur, regnantem legatos mittunt
Egli diede poi a costoro anche l'incarico di spingere alla defezione quei Numidi che, come ausiliari, prestavano servizio nelle guarnigioni cartaginesi

Statorio, da parte sua, arruolò per il re molti giovani come soldati di fanteria e, dopo averli organizzati con sistemi che si avvicinavano molto a quelli dei Romani ed averli sottoposti a manovre e ad istruzioni militari, insegnò a loro a seguire le insegne e li abituò talmente alle mansioni ed agli altri doveri del soldato, che in breve tempo il re si trovò a riporre nella cavalleria una fiducia non più grande che nella fanteria e, impegnatosi il combattimento in pianura, a vincere i Cartaginesi in battaglia regolare

Anche ai Romani in Spagna l'arrivo dei legati del re fu di grande utilità: infatti, alla notizia della loro venuta, cominciarono, da parte dei Numidi, ad intensificarsi le defezioni

Così tra Siface e i Romani si stabilì un'alleanza

Quando i Cartaginesi lo vennero a sapere, mandarono subito dei messi a Gaia, che regnava nell'altra parte della Numidia, la cui popolazione ha nome di Massili
(49) filium Gala Masinissam habebat septem decem annos natum, ceterum iuuenem ea indole ut iam tum appareret maius regnum opulentiusque quam quod accepisset facturum

legati, quoniam Syphax se Romanis iunxisset ut potentior societate eorum aduersus reges populosque Africae esset, docent melius fore Galae quoque Carthaginiensibus iungi quam primum antequam Syphax in Hispaniam aut Romani in Africam transeant; opprimi Syphacem nihildum praeter nomen ex foedere Romano habentem posse

facile persuasum Galae filio deposcente id bellum ut mitteret exercitum; qui Carthaginiensibus legionibus coniunctus magno proelio Syphacem deuicit

triginta milia eo proelio hominum caesa dicuntur
49 Gala aveva un figlio, Massinissa, giovane di soli diciassette anni, ma di tale indole che già da allora appariva chiaro che avrebbe reso il regno più grande e più forte di quanto lo aveva ricevuto

Gli ambasciatori cartaginesi informarono Gala che, poiché Siface si era unito ai Romani, per diventare in virtù di tale alleanza più potente contro i re e le genti dell'Africa, sarebbe stato meglio anche per Gala di unirsi il più presto possibile con i Cartaginesi, prima che Siface passasse in Spagna o i Romani in Africa; si poteva così vincere Siface che finora all'alleanza romana non aveva ancor tratto alcun vantaggio, al di fuori del nome

Fu facile persuadere Gala a mandare un esercito, poiché il figlio insisteva a chiedere quella guerra, Massinissa, congiungendosi con le truppe cartaginesi, sconfisse Siface in una grande battaglia

Si dice che in essa caddero uccisi trentamila uomini

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Syphax cum paucis equitibus in Maurusios ex acie Numidas--extremi prope Oceanum aduersus Gades colunt, refugit, adfluentibusque ad famam eius undique barbaris ingentes breui copias armauit, cum quibus in Hispaniam angusto diremptam freto traiceret

(eo) Masinissa cum uictore exercitu aduenit; isque ibi cum Syphace ingenti gloria per se sine ullis Carthaginiensium opibus gessit bellum

in Hispania nihil memorabile gestum praeterquam quod Celtiberum iuuentutem eadem mercede qua pacta cum Carthaginiensibus erat imperatores Romani ad se perduxerunt, et nobilissimos Hispanos supra trecentos in Italiam ad sollicitandos populares qui inter auxilia Hannibalis erant miserunt
Siface con Pochi cavalieri si rifugiò dal campo di battaglia presso i Numidi Maurusi, che abitano le estreme regioni dell'Africa vicino alle spiagge dell'oceano di fronte a Gades; poiché da ogni parte affluivano i barbari richiamati dalla fama di lui, in poco tempo Siface armò un gran numero di soldati, per passare con essi in Spagna, che è separata dall'Africa da un piccolo stretto di mare

Frattanto Massinissa sopraggiunse con l'esercito vittorioso e con grandissima gloria condusse da solo, senza alcun aiuto dei Cartaginesi, la guerra contro Siface

In Spagna non fu allora compiuta alcuna impresa degna di memoria, eccettuato il fatto che i comandanti romani trassero dalla loro parte la gioventù dei Celtiberi, alle stesse condizioni che erano state da essi pattuite coi Cartaginesi; mandarono, inoltre, in Italia più di trecento nobilissimi Spagnoli per indurre i loro connazionali, che militavano fra le truppe ausiliarie di Annibale, a passare dalla parte dei Romani
id modo eius anni in Hispania ad memoriam insigne est quod mercennarium militem in castris neminem antequam tum Celtiberos Romani habuerunt Questo fu quell'anno, in Spagna, il solo avvenimento degno di essere ricordato, poiché i Romani non avevano mai avuto nei loro accampamenti alcun soldato mercenario, prima dei Celtiberi

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