Romae interim satis iam omnibus, ut in tali re, ad tuendam arcem compositis, turba seniorum domos regressi aduentum hostium obstinato ad mortem animo exspectabant Qui eorum curules gesserant magistratus, ut in fortunae pristinae honorumque aut uirtutis insignibus morerentur, quae augustissima uestis est tensas ducentibus triumphantibusue, ea uestiti medio aedium eburneis sellis sedere Sunt qui M Folio pontifice maximo praefante carmen deuouisse eos se pro patria Quiritibusque Romanis tradant |
A Roma nel frattempo, mentre ormai ogni cosa era pronta per la difesa della cittadella (almeno per quel che era possibile in un simile frangente), i moltissimi anziani fecero ritorno alle proprie case ad attendere l'arrivo del nemico, con animo deciso alla morte Quanti tra essi erano stati detentori di magistrature curuli, volendo morire con addosso le insegne dell'antica fortuna, degli oneri e dei meriti, indossarono la veste augustissima riservata a chi guida i carri sacri o celebra un trionfo, e si assisero su seggiole d'avorio al centro delle loro case Alcuni storici tramandano che il pontefice massimo Marco Folio li guidò nella recita di un voto solenne con il quale essi si offrirono in sacrificio per la patria e per i cittadini Romani |
Galli et quia interposita nocte a contentione pugnae remiserant animos et quod nec in acie ancipiti usquam certauerant proelio nec tum impetu aut ui capiebant urbem, sine ira, sine ardore animorum ingressi postero die urbem patente Collina porta in forum perueniunt, circumferentes oculos ad templa deum arcemque solam belli speciem tenentem inde, modico relicto praesidio ne quis in dissipatos ex arce aut Capitolio impetus fieret, dilapsi ad praedam uacuis occursu hominum uiis pars in proxima quaeque tectorum agmine ruunt, pars ultima, uelut ea demum intacta et referta praeda, petunt inde rursus ipsa solitudine absterriti, ne qua fraus hostilis uagos exciperet, in forum ac propinqua foro loca conglobati redibant |
I Galli, sia perché la notte precedente ne aveva raffreddato gli ardori di guerra, sia perché né in battaglia avevano dovuto affrontare momenti critici né adesso erano costretti all'uso della forza per impossessarsi della città, senza rabbia e senza particolare accanimento il giorno successivo entrarono a Roma attraverso i battenti spalancati della porta Collina e si diressero verso il foro, volgendo gli sguardi in direzione dei templi degli dèi e della cittadella che era l'unico punto che desse ancora l'idea della guerra in corso Poi, dopo aver lasciato di guardia un modesto contingente al fine di evitare attacchi a sorpresa dalla cittadella e dal Campidoglio mentre erano dispersi qua e là, si buttarono alla caccia di bottino per le strade deserte dove nessuno andò a sbarrargli il cammino Parte di essi irruppe nelle abitazioni più vicine, gli altri si spinsero fino alle case più lontane, come se soltanto quelle fossero intatte e piene di preda da portar via Ma poi, di nuovo spaventati dalla solitudine che ugualmente vi regnava, temendo che qualche agguato nemico li sorprendesse così sparpagliati, tornavano a riunirsi nel foro e negli immediati dintorni |
ubi eos, plebis aedificiis obseratis, patentibus atriis principum, maior prope cunctatio tenebat aperta quam clausa inuadendi; adeo haud secus quam uenerabundi intuebantur in aedium uestibulis sedentes uiros, praeter ornatum habitumque humano augustiorem, maiestate etiam quam uoltus grauitasque oris prae se ferebat simillimos dis ad eos uelut simulacra uersi cum starent, M Papirius, unus ex iis, dicitur Gallo barbam suam, ut tum omnibus promissa erat, permulcenti scipione eburneo in caput incusso iram mouisse, atque ab eo initium caedis ortum, ceteros in sedibus suis trucidatos post principium caedem nulli deinde mortalium parci, diripi tecta, exhaustis inici ignes |
E qui, avendo trovato sprangate le porte delle case plebee e spalancati gli atrii dei palazzi patrizi, esitarono quasi di più a penetrare nelle abitazioni aperte che in quelle chiuse; tale era il sentimento non diverso dalla venerazione provato da essi al vedere seduti nei vestiboli delle case uomini in tutto simili a dèi non solo per gli abiti e gli ornamenti più sontuosi di quelli in uso tra i mortali, ma anche per la maestà che spirava dai loro volti e la gravità dell'espressione Mentre i Galli li fissavano assorti come se fossero statue, pare che uno di essi, Marco Papirio, quando uno dei barbari gli si avvicinò per accarezzargli la barba (lunga come era d'uso in quel tempo), ne scatenò la reazione rabbiosa colpendolo sulla testa con il bastone d'avorio e diede così il via al massacro; gli altri furono trucidati sui loro seggi Una volta completata la carneficina dei nobili, non ci fu più pietà per nessuno: le abitazioni vennero saccheggiate e date alle fiamme dopo esser state svuotate da cima a fondo |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 16-30
Ceterum, seu non omnibus delendi urbem libido erat, seu ita placuerat principibus Gallorum et ostentari quaedam incendia terroris causa, si compelli ad deditionem caritate sedum suarum obsessi possent, et non omnia concremari tecta ut quodcumque superesset urbis, id pignus ad flectendos hostium animos haberent, nequaquam perinde atque in capta urbe primo die aut passim aut late uagatus est ignis Romani ex arce plenam hostium urbem cernentes uagosque per uias omnes cursus, cum alia atque alia parte noua aliqua clades oreretur, non mentibus solum concipere sed ne auribus quidem atque oculis satis constare poterant |
Sia che non tutti i Galli avessero voglia di distruggere la città, sia che i loro capi intendessero, con lo spettacolo di qualche incendio, spaventare gli assediati e spingerli così alla resa per l'attaccamento alle proprie dimore, e avessero deciso di risparmiare qualche edificio, per conservare quanto restava in piedi della città come ostaggio destinato a piegare la resistenza dei nemici, comunque fossero andate le cose, il primo giorno il fuoco non si propagò dappertutto o per ampie estensioni di spazio come di solito succede in una città conquistata I Romani, vedendo dall'alto della rocca la città pullulare di nemici lanciati all'impazzata per le strade, mentre ora da una parte e ora dall'altra si succedevano sempre nuovi disastri, non solo non riuscivano a capacitarsene, ma neanche più a credere alle proprie orecchie e alla propria vista |
Quocumque clamor hostium, mulierum puerorumque ploratus, sonitus flammae et fragor ruentium tectorum auertisset, pauentes ad omnia animos oraque et oculos flectebant, uelut ad spectaculum a fortuna positi occidentis patriae nec ullius rerum suarum relicti praeterquam corporum uindices, tanto ante alios miserandi magis qui unquam obsessi sunt quod interclusi a patria obsidebantur, omnia sua cernentes in hostium potestate Nec tranquillior nox diem tam foede actum excepit; lux deinde noctem inquieta insecuta est, nec ullum erat tempus quod a nouae semper cladis alicuius spectaculo cessaret |
Volgevano lo sguardo e l'animo dovunque li richiamasse il clamore dei nemici, il pianto di donne e bambini, il crepitare delle fiamme e il fragore degli edifici che crollavano, essi, atterriti da tutto, come se il destino li avesse piazzati lì, spettatori del crollo della patria, costringendoli, dopo averli privati di tutti gli altri beni, a non poter difendere nient'altro che le loro stesse persone fisiche, tanto più degni di compassione di chiunque altro avesse subito assedi: infatti i Romani, assediati fuori della patria, vedevano ogni loro cosa in balìa delle mani nemiche A un giorno così orribile tenne dietro una notte che non fu certo più serena; alla notte fece poi séguito un giorno all'insegna dell'angoscia, durante il quale non ci fu un solo attimo privo del sinistro spettacolo di disastri senza tregua |
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Nihil tamen tot onerati atque obruti malis flexerunt animos quin etsi omnia flammis ac ruinis aequata uidissent, quamuis inopem paruumque quem tenebant collem liberati relictum uirtute defenderent et iam cum eadem cottidie acciderent, uelut adsueti malis abalienauerant ab sensu rerum suarum animos, arma tantum ferrumque in dextris uelut solas reliquias spei suae intuentes Galli quoque per aliquot dies in tecta modo urbis nequiquam bello gesto cum inter incendia ac ruinas captae urbis nihil superesse praeter armatos hostes uiderent, nec quicquam tot cladibus territos nec flexuros ad deditionem animos ni uis adhiberetur, experiri ultima et impetum facere in arcem statuunt |
Tuttavia, pur essendo così gravati e schiacciati dall'imperversare delle sventure, nulla riuscì a piegare la risolutezza dei loro caratteri: pur vedendo tutto raso al suolo dall'azione delle fiamme e dai crolli, continuavano a difendere gagliardamente come estremo baluardo di libertà il colle su cui si erano rifugiati, per quanto fosse piccolo e povero E siccome ogni giorno si ripetevano le stesse identiche scene, come se fossero avvezzi ormai alla disgrazia, i Romani erano divenuti insensibili alla perdita dei loro beni: e guardavano solo, come estremi brandelli di speranza, agli scudi e alle spade impugnate nelle destre Da parte loro i Galli, dopo essersi per giorni accaniti contro gli edifici della città senza ottenere alcun risultato, quando si resero conto che in mezzo alle macerie sopravvissute agli incendi non restavano altro che nemici armati fino ai denti (i quali, per nulla terrorizzati da tanti disastri, davano l'impressione di non poter essere piegati se non col ricorso alla forza), optarono per la risoluzione estrema di un attacco alla cittadella |
Prima luce signo dato multitudo omnis in foro instruitur; inde clamore sublato ac testudine facta subeunt aduersus quos Romani nihil temere nec trepide; ad omnes aditus stationibus firmatis, qua signa ferri uidebant ea robore uirorum opposito scandere hostem sinunt, quo successerit magis in arduum eo pelli posse per procliue facilius rati Medio fere cliuo restitere; atque inde ex loco superiore qui prope sua sponte in hostem inferebat impetu facto, strage ac ruina fudere Gallos; ut nunquam postea nec pars nec uniuersi temptauerint tale pugnae genus |
Così, quando alle prime luci del giorno venne dato il segnale, l'intera massa dei Galli si schierò nel foro con una formazione a testuggine e, dopo aver alzato il grido di guerra, mosse all'attacco Per contrastarli, i Romani attestati sull'alto evitarono di lasciarsi prendere dall' avventatezza e dalla precipitazione; rinforzarono i posti di guardia in prossimità di tutti gli accessi e là dove vedevano i nemici avanzare opposero i loro uomini più validi, permettendo ai Galli di progredire nell'ascesa, convinti che sarebbe stato tanto più facile respingerli giù dal pendio quanto più essi si fossero spinti verso la cima Così, attestandosi più o meno a metà dell'erta, i Romani, dopo aver lanciato l'attacco da quella posizione sopraelevata che quasi di per se stessa sembrava proiettarli contro il nemico, sbaragliarono i Galli in maniera così netta e schiacciante da convincerli a non ripetere quel tipo di attacco né con una parte né con l'intero schieramento di forze a disposizione |
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Omissa itaque spe per uim atque arma subeundi obsidionem parant, cuius ad id tempus immemores et quod in urbe fuerat frumentum incendiis urbis absumpserant, et ex agris per eos ipsos dies raptum omne Veios erat Igitur exercitu diuiso partim per finitimos populos praedari placuit, partim obsideri arcem, ut obsidentibus frumentum populatores agrorum praeberent Proficiscentes Gallos ab urbe ad Romanam experiendam uirtutem fortuna ipsa Ardeam ubi Camillus exsulabat duxit |
Avendo quindi abbandonato ogni speranza residua di salire sulla cittadella col ricorso alla forza delle armi, i Galli si prepararono a cingerla d'assedio; ma, non avendo fino a quel preciso momento pensato a una simile soluzione, con gli incendi appiccati all'interno della città avevano distrutto tutto il frumento che vi si trovava in deposito, mentre quello che c'era ancora nei campi i Romani l'avevano trasportato in fretta a Veio in quei giorni Così, dopo aver diviso l'esercito in due, decisero di affidare a una parte il còmpito di razziare le terre dei popoli confinanti, impiegando il resto delle truppe nell'assedio della cittadella, in maniera tale che gli uomini impegnati nei saccheggi potessero provvedere all'approvvigionamento degli assedianti Quando i Galli partirono da Roma, la mano del destino volle indirizzarli su Ardea (luogo dell'esilio di Camillo), a far la prova delle virtù del popolo romano |
qui maestior ibi fortuna publica quam sua cum dis hominibusque accusandis senesceret, indignando mirandoque ubi illi uiri essent qui secum Veios Faleriosque cepissent, qui alia bella fortius semper quam felicius gessissent, repente audit Gallorum exercitum aduentare atque de eo pauidos Ardeates consultare Nec secus quam diuino spiritu tactus cum se in mediam contionem intulisset, abstinere suetus ante talibus conciliis Ardeates inquit, ueteres amici, noui etiam ciues mei, quando et uestrum beneficium ita tulit et fortuna hoc eguit mea, nemo uestrum condicionis meae oblitum me huc processisse putet sed res ac periculum commune cogit quod quisque possit in re trepida praesidii in medium conferre |
In quella città Camillo - afflitto più per i tristi casi della terra d'origine che per le proprie sventure - stava consumando il meglio dei propri anni inveendo contro uomini e dèi e domandandosi con sdegno stupito dove fossero finiti gli uomini che insieme a lui avevano conquistato Veio e Faleri e che avevano condotto altre guerre più con il proprio valore che con l'appoggio della fortuna; lì Camillo venne a sapere all'improvviso che l'esercito dei Galli era alle porte e che gli abitanti di Ardea stavano deliberando in preda al panico sul come affrontare la situazione Spinto da un'ispirazione non meno che divina, Camillo si presentò nel bel mezzo dell'assemblea (lui che in precedenza si era sempre tenuto alla larga da quel tipo di riunioni) e lì pronunciò questo discorso Uomini di Ardea, miei vecchi amici e ora anche miei nuovi concittadini (perché questo ha concesso la vostra bontà e voluto la mia disgrazia), nessuno di voi pensi ch'io mi sia presentato qui a parlare dimentico della condizione in cui verso Ma le circostanze e il pericolo comune chiamano ciascuno di noi, in questo frangente, a mettere a disposizione di tutti l'aiuto che è in grado di portare |
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Et quando ego uobis pro tantis uestris in me meritis gratiam referam, si nunc cessauero Aut ubi usus erit mei uobis, si in bello non fuerit Hac arte in patria steti et inuictus bello, in pace ab ingratis ciuibus pulsus sum Vobis autem, Ardeates, fortuna oblata est et pro tantis populi Romani pristinis beneficiis quanta ipsi meministis -- nec enim exprobranda ea apud memores sunt -- gratiae referendae et huic urbi decus ingens belli ex hoste communi pariendi Qui effuso agmine aduentant gens est cui natura corpora animosque magna magis quam firma dederit; eo in certamen omne plus terroris quam uirium ferunt Argumento sit clades Romana |
E quando vi potrei ringraziare per i benefici di cui mi avete colmato, se adesso mi tirassi indietro Oppure quando potrei esservi utile, se non in guerra proprio quest'arte che in patria è stata la mia fortuna; e pur non avendo mai patito sconfitte in guerra, in tempo di pace venni cacciato dall'ingratitudine dei concittadini Ma voi, o uomini di Ardea, adesso avete l'opportunità di ricompensare il popolo romano per i suoi favori, tanto grandi quanto voi stessi li ricordate (e non vale di sicuro la pena rinfacciarli a chi se li rammenta benissimo), mentre la vostra città ha nel contempo la possibilità di un'eccezionale fama in campo militare Quello che si sta avvicinando in formazione disordinata è un popolo che ha avuto in dono dalla natura corpi e animi più grandi che saldi: proprio per tale ragione essi in ogni conflitto portano più terrore che effettiva forza Prova ne sia la disfatta inflitta ai Romani |