Patentem cepere urbem: ex arce Capitolioque iis exigua resistitur manu: iam obsidionis taedio uicti abscedunt uagique per agros palantur Cibo uinoque raptim hausto repleti, ubi nox adpetit, prope riuos aquarum sine munimento, sine stationibus ac custodiis passim ferarum ritu sternuntur, nunc ab secundis rebus magis etiam solito incauti Si uobis in animo est tueri moenia uestra nec pati haec omnia Galliam fieri, prima uigilia capite arma frequentes, me sequimini ad caedem, non ad pugnam Nisi uinctos somno uelut pecudes trucidandos tradidero, non recuso eundem Ardeae rerum mearum exitum quem Romae habui Aequis iniquisque persuasum erat tantum bello uirum neminem usquam ea tempestate esse |
quel popolo ha conquistato una città con le porte spalancate; ma basta un modesto contingente arroccato sulla cittadella e sul Campidoglio per tenerli a bada; ma ormai sopraffatti dalla noia dell'assedio se ne stanno andando, disperdendosi per le campagne senza una meta precisa Dopo essersi riempiti di cibo e di vino ingurgitato d'un fiato, quando scende la notte si coricano a terra qua e là come bestie selvagge accanto a qualche corso d'acqua, senza mai preoccuparsi di costruire recinti fortificati o di proteggersi con posti di guardia e sentinelle; e ora, dopo la recente vittoria, sono ancora più incauti del solito Se quindi avete intenzione di difendere le vostre mura e di evitare che tutto questo paese diventi Gallia, al primo turno di guardia prendete le armi in massa e seguitemi per quello che dev'essere un massacro e non una semplice battaglia Se non ve li consegnerò immersi nel sonno da scannare come bestie, sono pronto a subire ad Ardea la stessa sorte che mi è toccata a Roma Tanto i sostenitori quanto i detrattori erano persuasi che in quel periodo non c'era in circolazione un uomo tanto dotato nell'arte della guerra |
Contione dimissa, corpora curant, intenti quam mox signum daretur Quo dato, primae silentio noctis ad portas Camillo praesto fuere Egressi haud procul urbe, sicut praedictum erat, castra Gallorum intuta neglectaque ab omni parte nacti cum ingenti clamore inuadunt Nusquam proelium, omnibus locis caedes est; nuda corpora et soluta somno trucidantur Extremos tamen pauor cubilibus suis excitos, quae aut unde uis esset ignaros, in fugam et quosdam in hostem ipsum improuidos tulit Magna pars in agrum Antiatem delati incursione ab oppidanis in palatos facta circumueniuntur |
Sciolta l'assemblea, gli Ardeati si rifocillarono, attendendo con impazienza il segnale E non appena quest'ultimo venne dato nel cuore della notte, si misero a disposizione di Camillo in prossimità delle porte Quando si trovavano a poca distanza dalla città - così come Camillo aveva previsto - si imbatterono nell'accampamento dei Galli: avendolo trovato privo di difese, e totalmente all'aperto, lo assaltarono al grido di guerra Non ci fu resistenza alcuna, ma dovunque strage di corpi inermi trucidati nel sonno I più lontani, tuttavia, svegliatisi di soprassalto nei loro giacigli improvvisati, atterriti e incapaci di capire la natura o l'origine dell'attacco in corso, si diedero alla fuga disordinata; alcuni di essi andarono a finire incautamente dritti tra le braccia dei nemici molti capitarono nella campagna di Anzio, dove vagarono senza meta fino a quando vennero sopraffatti da una sortita organizzata dagli abitanti della città |
Similis in agro Veienti Tuscorum facta strages est, qui urbis iam prope quadringentensimum annum uicinae, oppressae ab hoste inuisitato, inaudito, adeo nihil miseriti sunt ut in agrum Romanum eo tempore incursiones facerent, plenique praedae Veios etiam praesidiumque, spem ultimam Romani nominis, in animo habuerint oppugnare Viderant eos milites Romani uagantes per agros et congregato agmine praedam prae se agentes, et castra cernebant haud procul Veiis posita Inde primum miseratio sui, deinde indignitas atque ex ea ira animos cepit: Etruscisne etiam, a quibus bellum Gallicum in se auertissent, ludibrio esse clades suas Vix temperauere animis quin extemplo impetum facerent; compressi a Q Caedicio centurione quem sibimet ipsi praefecerant, rem in noctem sustinuere |
Nel territorio di Veio ci fu una strage della stessa portata ma a danno di Etruschi; questi ultimi, per una città che era loro vicina da ormai quasi quattrocento anni e che aveva subìto l'attacco di un nemico mai visto e sentito prima avevano provato così poca pietà da scegliere proprio quella precisa circostanza per effettuare delle incursioni in territorio romano e per progettare, carichi di bottino razziato, un attacco alla guarnigione di Veio, ultima speranza rimasta al popolo romano I soldati romani li avevano visti prima rovesciarsi per le campagne e poi a file serrate spingere innanzi le prede, e potevano scorgerne l'accampamento piantato non lontano da Veio Sulle prime i Romani provarono pietà per se stessi; poi subentrò lo sdegno che alla fine lasciò spazio alla rabbia: possibile che anche gli Etruschi, che essi avevano salvato dal furore bellico dei Galli a proprio scapito, si prendessero gioco delle loro disfatte La tentazione di attaccarli lì sul momento venne contenuta a fatica; frenati dal centurione Quinto Cedicio, l'uomo che si erano scelti come capo, rinviarono l'azione al calar delle tenebre |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 16-30
Tantum par Camillo defuit auctor: cetera eodem ordine eodemque fortunae euentu gesta Quin etiam ducibus captiuis qui caedi nocturnae superfuerant, ad aliam manum Tuscorum ad Salinas profecti, nocte insequenti ex improuiso maiorem caedem edidere, duplicique uictoria ouantes Veios redeunt |
La sola cosa che mancò fu una personalità del livello di Camillo: tutto il resto venne eseguito con lo stesso ordine e coronato dallo stesso successo Anzi, sotto la guida di alcuni prigionieri sopravvissuti al massacro notturno, i Romani mossero contro un altro contingente di Etruschi nella zona delle saline: li assalirono di sorpresa nella notte successiva, ne trucidarono un numero ancora più grande, tornandosene a Veio esultanti per la duplice vittoria |