[63] Nostri autem illi (fatebor enim, Cato, me quoque in adulescentia diffisum ingenio meo quaesisse adiumenta doctrinae) nostri, inquam, illi a Platone et Aristotele, moderati homines et temperati, aiunt apud sapientem valere aliquando gratiam; viri boni esse misereri; distincta genera esse delictorum et disparis poenas; esse apud hominem constantem ignoscendi locum; ipsum sapientem saepe aliquid opinari quod nesciat, irasci non numquam, exorari eundem et placari, quod dixerit interdum, si ita rectius sit, mutare, de sententia decedere aliquando; omnis virtutes mediocritate quadam esse moderatas |
[63] Invece i nostri famosi autori di riferimento (confesserò, infatti, o Catone, che anche io nella giovinezza, avendo diffidato della mia capacità di capire, abbia cercato gli aiuti della filosofia) i nostri autori, dicevo, quelli che vengono da Platone e Aristotele, uomini moderati e razionali, dicono che presso il sapiente ha luogo ogni tanto la pietà; che aver compassione è proprio di un uomo buono; che ci sono diversi tipi di delitti e pene diverse; che il bisogno di perdonare sta nelluomo moderato; che lo stesso sapiente qualche volta crede qualcosa che non conosce, ogni tanto si arrabbia, che può essere smosso e calmato, può modificare ciò che aveva detto prima, se sia per caso più giusto, ogni tanto allontanarsi dalla sua idea; che tutte le virtù siano moderate da un giusto mezzo |