Vitruvio, De Architectura: Libro 07, 1.18

Vitruvio, De Architectura: Libro 07, 1.18

Latino: dall'autore Vitruvio, opera De Architectura parte Libro 07, 1.18
Praefatio [1] Maiores cum sapienter tum etiam utiliter instituerunt, per commentariorum relationes cogitata tradere posteris, ut ea non interirent, sed singulis aetatibus crescentia voluminibus edita gradatim pervenirent vetustatibus ad summam doctrinarum subtilitatem

Itaque non mediocres sed infinitae sunt his agendae gratiae, quod non invidiose silentes praetermiserunt, sed omnium generum sensus conscriptionibus memoriae tradendos curaverunt
Prefazione [1] Con saggia e utile decisione i nostri antenati stabilirono di tramandare ai posteri per mezzo di testimonianze scritte le loro conoscenze e teorie scientifiche perché non andassero perdute e dal momento che col passare del tempo, esse si arricchivano sempre di più vennero pubblicate in volumi che potessero far pervenire a un più alto grado di sapere

Dobbiamo quindi loro una grande riconoscenza perché non tacquero e non tralasciarono, per invidia, di farci conoscere i loro risultati, ma si adoperarono a trasmettere per iscritto il frutto di ogni loro acquisizione scientifica
[2] Namque si non ita fecissent, non potuissemus scire, quae res in Troia fuissent gestae, nec quid Thales, Democritus, Anaxagoras, Xenophanes reliquique physici sensissent de rerum natura, quasque Socrates, Platon, Aristoteles, Zenon, Epicurus aliique philosophi hominibus agendae vitae terminationes finissent, seu Croesus, Alexander, Darius ceterique reges quas res aut quibus rationibus gessissent, fuissent notae, nisi maiores praeceptorum conparationibus omnium memoriae ad posteritatem commentariis extulissent

[3] Itaque quemadmodum his gratiae sunt agendae, contra, qui eorum scripta furantes pro suis praedicant, sunt vituperandi, quique non propriis cogitationibus scriptorum nituntur, sed invidis moribus alienaviolantes gloriantur, non modo sunt reprehendendi, sed etiam, qui impio more vixerunt, poena condemnandi

Nec tamen hae res non vindicatae curiosius ab antiquis esse memorantur
[2] Se non l'avessero fatto noi oggi non potremmo conoscere le eroiche imprese della guerra di Troia né le gesta di Creso, di Alessandro, di Dario e degli altri re, né potremmo conoscere le teorie sulla natura di Talete, di Democrito, di Anassagora, di Senofane e degli altri naturalisti; né quali fini morali per una sana condotta di vita stabiliscono Socrate, Platone, Aristotele, Zenone, Epicuro e gli altri filosofi

[3] Dobbiamo quindi esser riconoscenti ai nostri autori nella stessa misura in cui è doveroso biasimare quelli che ne plagiano le opere e le spacciano per proprie, e allo stesso modo è vituperabile e degno di piena condanna chi, incapace di elaborare nei propri scritti riflessioni originali trae vanto dal fatto di aver, per invidia, violato il prodotto altrui

Del resto ricordiamo che già gli antichi non tralasciarono di perseguire queste colpe e non mi sembra quindi un'inutile digressione riferire alcuni di questi giudizi e come ci ciano pervenuti
Quorum exitus iudiciorum qui fuerint, non est alienum, quemadmodum sint nobis traditi, explicare [4] Regis Attalici magnis philologiae dulcedinibus inducti cum egregiam bybliothecam Pergami ad communem delectationem instituissent, tunc item Ptolmaeus infinito zelo cupiditatisque incitatus studio non minoribus industriis ad eundem modum contenderat Alexandriae comparare

Cum autem summa diligentia perfecisset, non putavit id satis esse, nisi propagationibus inseminando curaret augendam

Itaque Musis et Apollini ludos dedicavit et, quemadmodum athletarum, sic communium scriptorum victoribus praemia et honores constituit

[5] His ita institutis, cum ludi adessent, iudices litterati, qui ea probarent, erant legendi

Rex, cum iam sex civitatis lectos habuisset nec tam cito septumum idoneum inveniret, retulit ad eos, qui supra bybliothecam fuerunt, et quaesiit, si quem novissent ad id expeditum
[4] I re attalidi, vivamente attratti dall'amore per lo studio, crearono per comune diletto, una eccellente biblioteca a Pergamo, e anche Tolomeo, spinto da incomparabile spirito e bramosia di emulazione si prodigò a fondarne un'altra simile ad Alessandria

Dopo aver portato a termine con grande zelo l'iniziativa, non ancora soddisfatto si adoperò per ampliarla ulteriormente

Istituì dei giochi in onore delle Muse e di Apollo e anche per i vincitori di concorsi letterari decretò premi e onori, come per gli atleti

[5] Nell'imminenza dei giochi bisognava nominare dei letterati che giudicassero le prove

Il re ne scelse sei presi tra gli abitanti della città, però mancandone un settimo che fosse all'altezza del compito si rivolse ai bibliotecari e chiese loro se conoscessero qualcuno idoneo a svolgere questo incarico

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Vitruvio, De Architectura: Libro 01, 1.3
Vitruvio, De Architectura: Libro 01, 1.3

Latino: dall'autore Vitruvio, opera De Architectura parte Libro 01, 1.3

Tunc ei dixerunt esse quendam Aristophanen, qui summo studio summaque diligentia cotidie omnes libros ex ordine perlegeret

Itaque conventu ludorum, cum secretae sedes iudicibus essent distributae, cum ceteris Aristophanes citatus, quemadmodum fuerat locus ei designatus, sedit

[6] Primo poetarum ordine ad certationem inducto cum recitarentur scripta, populus cunctus significando monebat iudices, quod probarent

Itaque, cum ab singulis sententiae sunt rogatae, sex una dixerunt, et, quem maxime animadverterunt multitudini placuisse, ei primum praemium, insequenti secundum tribuerunt

Aristophanes vero, cum ab eo sententia rogaretur, eum primum renuntiari iussit, qui minime populo placuisset
Gli risposero che c'era un certo Aristofane il quale quotidianamente si dedicava con grandissimo impegno e assiduità a leggere sistematicamente i libri presenti in biblioteca

Pertanto in occasione della partecipazione ai giochi furono assegnati ai vari giudici i posti loro destinati e anche Aristofane fu convocato con gli altri e occupò il posto a lui assegnato

[6] Furono i poeti a recitare per primi le loro opere e il pubblico partecipe faceva intendere con espliciti segnali ai giudici quale preferisse

Allorché costoro dovettero esprimere ciascuno il proprio parere, in sei manifestarono un giudizio concorde e assegnarono il primo e il secondo premio a coloro che avevano riscosso i maggiori favori da parte della folla

Ma quando fu richiesto il parere di Aristofane egli propose di assegnare il primo premio a colui che meno era piaciuto al pubblico
[7] Cum autem rex et universi vehementer indignarentur, surrexit et rogando impetravit, ut paterentur se dicere

Itaque silentio facto docuit unum ex his eum esse poetam, ceteros aliena recitavisse; oportere autem iudicantes non furta sed scripta probare

Admirante populo et rege dubitante, fretus memoriae certis armariis infinita volumina eduxit et ea cum recitatis conferendo coegit ipsos furatos de se confiteri

Itaque rex iussit cum his agi furti condemnatosque cum ignominia dimisit, Aristophanen vero amplissimis muneribus ornavit et supra bybliothecam constituit [8] Insequentibus annis a Macedonia Zoilus, qui adoptavit cognomen, ut Homeromastix vocitaretur, Alexandriam venit suaque scripta contra Iliadem et Odyssean comparata regi recitavit
[7] Di fronte al disappunto e allo sconcerto del re e in generale dei presenti egli si alzò in piedi, chiedendo che gli fosse data la parola: quando l'ebbe ottenuta e si fece silenzio disse che soltanto uno dei concorrenti era un poeta vero, mentre gli altri avevano recitato versi altrui; aggiunse che dovere dei giudici era quello di premiare le opere autentiche, non i plagi

Siccome la folla e il re apparivano stupiti e increduli, egli fidando nella propria memoria cavò fuori da certi scaffali una quantità di volumi e confrontando il contenuto con le parti recitate dai concorrenti li costrinse ad ammettere il furto

Il re allora li fece processare e condannare per l'indebita attribuzione e li bandì con grande disonore dalla città, colmò invece di onori Aristofane e lo designò a soprintendere alla biblioteca

[8] Più tardi arrivò ad Alessandria Zoilo proveniente dalla Macedonia, il quale si meritò il soprannome di Homeromastix ovvero

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Vitruvio, De Architectura: Libro 10, 1.4
Vitruvio, De Architectura: Libro 10, 1.4

Latino: dall'autore Vitruvio, opera De Architectura parte Libro 10, 1.4

Ptolomaeusvero, cum animadvertisset poetarum parentem philologiaeque omnis ducem absentem vexari et, cuius ab cunctis gentibus scripta suspicerentur, ab eo vituperari, indignans nullum ei dedit responsum

Zoilus autem, cum diutius in regno fuisset, inopia pressum summisit ad regem postulans, ut aliquid sibi tribueretur

[9] Rex vero respondisse dicitur Homerum, qui ante annos mille decessisset, aevo perpetuo multa milia hominum pascere, item debere, qui meliore ingenio se profiteretur, non modo unum sed etiam plures alere posse

Et ad summam mors eius ut parricidii damnati varie memoratur

Alii enim scripserunt a Philadelpho esse in crucem fixum, nonnulli Chii lapides esse coniectos, alii Zmyrnae vivom in pyram coniectum
sferza di Omero' e lesse al re i suoi scritti contro l'Iliade e l'Odissea

Ma Tolomeo vedendo che il padre dei poeti e l'ispiratore di tutta la letteratura veniva oltraggiato proprio perché assente, e che Zoilo biasimava le opere di una personalità da tutti venerata, indignato non gli diede alcuna risposta

Zoilo comunque rimase a lungo in Egitto e fece in seguito sapere al re di trovarsi in una difficile situazione economica, inviandogli una supplica perché gli facesse pervenire un qualche sussidio [9] Il re, a quanto si dice, gli rispose che Omero morto già da mille anni, ancora continuava a nutrire molte migliaia di persone e che quindi colui che dichiarava di possedere un talento migliore avrebbe dovuto essere in grado di nutrire ben più che una sola persona

Varie infine sono le versioni sulla morte di questo personaggio, condannato per parricidio

Alcuni raccontano che fu fatto crocifiggere da Filadelfo, altri che venne lapidato a Chio altri che fu bruciato vivo a Smirne
Quorum utrum ei acciderit, merenti digna constitit poena; non enim aliter videtur promereri, qui citat eos, quorum responsum, quid senserint scribentes, non potest coram indicari

[10] Ego vero, Caesar, neque alienis indicibus mutatis interposito nomine meo id profero corpus neque ullius cogitata vituperans institui ex eo me adprobare, sed omnibus scriptioribus infinitas ago gratias, quod egregiis ingeniorum sollertiis ex aevo conlatis abundantes alius alio genere copias praeparaverunt, unde nos uti fontibus haurientes aquam et ad propria proposita traducentes facundiores et expeditiores habemus ad scribendum facultates talibusque confidentes auctoribus audemus, institutiones novas comparare
Ad ogni modo, qualunque di queste sorti gli sia capitata, si trattò di una fine ben meritata

Infatti non merita nulla di diverso chi muove dalle accuse contro alcune persone che non abbiano la possibilità di difendersi chiarendo pubblicamente il senso pei propri scritti [10] Io però o Cesare non presento quest'opera dopo aver cambiato il titolo al lavoro di un altro e avervi apposto il mio nome, né penso di riscuotere successo biasimando gli altri, anzi nutro grandissima riconoscenza per quegli scrittori che col costante impegno e con la loro intelligenza hanno, nel corso del tempo, prodotto, chi in un campo, chi in un altro, un abbondante patrimonio di conoscenze

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Vitruvio, De Architectura: Libro 06, 03, 1.11
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Latino: dall'autore Vitruvio, opera De Architectura parte Libro 06, 03, 1.11

[11] Igitur tales ingressus eorum quia ad propositi mei rationes animadverti praeparatos, inde sumendo progredi coepi

Namque primum Agatharchus Athenis Aeschylo docente tragoediam ad scaenam fecit, et de ea commentarium reliquit

Ex eo moniti Democritus et Anaxagoras de eadem re scripserunt, quemadmodum oporteat, ad aciem oculorum radiorumque extentionem certo loco centro constituto, ad lineas ratione naturali respondere, uti de incerta re incertae imagines aedificiorum in scaenarum picturis redderent speciem et, quae in directis planisque frontibus sint figurata, alia abscedentia, alia prominentia esse videantur
A loro noi ci ispiriamo come attingendo acqua da una fonte e adattiamo i loro insegnamenti ai nostri progetti, acquistandone maggior scioltezza e linearità d'esposizione per cui confidando in tali autori possiamo osare di aprirci a nuove prospettive [11] Quindi resomi conto di aver la strada spianata per affrontare la trattazione di quanto mi stava a cuore, cominciai a muovere i primi passi partendo da quelle loro acquisizioni

Fu infatti Agatarco il primo ad allestire la scena per una rappresentazione tragica di Eschilo ad Atene lasciandoci un trattato scritto sull'argomento

Seguendo il suo esempio, Democrito e Anassagora scrissero sullo stesso tema: ossia che, fissato in un dato punto un cento focale sia rispetto al campo visivo che alla proiezione dei raggi, si stabilisce una corrispondenza tra le linee e la realtà naturale cosicché delle forme incorporee creano sulla scena l'immagine reale di edifici con i loro volumi ora sporgenti, ora rientranti pur essendo essi dipinti su superfici piane e verticali
[12] Postea Silenus de symmetriis doricorum edidit volumen; de aede ionica Iunionis quae est Sami Rhoecus et Theodorus; ionice Ephesi quae est Dianae, Chersiphron et Metagenes; de fano Minervae, quod est Prienae ionicum, Pytheos; item de aede Minervae, dorice quae est Athenis in arce, Ictinos et Carpion; Theodorus Phocaeus de tholo, qui est Delphis; Philo de aedium sacrarum symmetriis et de armamentario, quod fuerat Piraei portu; Hermogenes de aede Dianae, ionice quae est Magnesia pseudodipteros, et Liberi Patris Teo monopteros; item Arcesius de symmetriis corinthiis et ionico Trallibus Aesculapio, quod etiam ipse sua manu dicitur fecisse; de Mausoleo Satyrus et Pytheos

[13] Quibus vero felicitas maximum summumque contulit munus; quorum enim artes aevo perpetuo nobillisimas laudes et sempiterno florentes habere iudicantur, et cogitatis egregias operas praestiterunt
[12] In seguito Sileno pubblicò un libro sulle proporzioni dell'ordine dorico; Theodoros sul tempio dorico di Giunone a Samo; Chersiphron e Metagenes su quello ionico di Diana a Efeso; Phyteos su quello ionico di Minerva che si trova a Priene; Iktinos e Karpion su quello dorico sempre di Minerva sull'acropoli di Atene; Teodoro di Focea sulla tholos di Delfi; Philon sulle proporzioni dei templi e sull'arsenale del porto del Pireo; Hermogenes sul tempio ionico pseudodipteros di Diana a Magnesia e su quello monopteros di Dioniso a Teo; così pure Arkesios scrisse sulle proporzioni corinzie e sul tempio ionico di Esculapio a Tralles che si dice abbia egli stesso costruito; Satyros e Pytheos scrissero sul Mausoleo

[13] Essi ebbero davvero in sorte il dono più grande perché l'arte loro è ritenuta intramontabile e degna delle più grandi lodi, frutto di un ingegno che produsse opere eccelse
Namque singulis frontibus singuli artifices sumpserunt certatim partes ad ornandum et probandum Leochares, Bryaxis, Scopas, Praxiteles, nonnulli etiam putant Timotheum, quorum artis eminens excellentia coegit ad septem spectaculorum eius operis pervenire famam

[14] Praeterea minus nobiles multi praecepta symmetriarum conscripserunt, uti Nexaris, Theocydes, Demophilos, Pollis, Leonidas, Silanion, Melampus, Sarnacus, Euphranor

Non minus de machinationibus, uti Diades, Archytas, Archimedes, Ctesibios, Nymphodorus, Philo Byzantius, Diphilos, Democles, Charias, Polyidos, Pyrrhos, Agesistratos

Quorum ex commentariis, quae utilia esse his rebus animadverti, collecta in unum coegi corpus, et ideo maxime, quod animadverti in ea re ab Graecis volumina plura edita, ab nostris oppido quam pauca
Infatti numerosi artisti come Leochares, Bryaxis, Skopa, Prassitele e, secondo alcuni, anche Timoteo fecero a gara per assumersi l'impegno di decorare ciascuno un lato dell'edificio tanto che il grande pregio della loro arte fece sì che quell'opera venisse inclusa fra le sette meraviglie

[14] Oltre a costoro altri meno famosi scrissero opere sui rapporti di simmetria, come Nexaris, Theokydes, Demophilos, Pollis, Leonidas, Silanion, Melampos, Sarnakos, Euphranos

Sulle macchine scrissero Diades, Archytas, Archimede, Ctesibio, Nymphodoros, Filone di Bisanzio, Diphilos, Demokles, Charias, Polyidos, Pyrrhos, Agesistratos

Dai loro scritti ho preso quegli elementi che intuivo esser utili e li ho raccolti in un unico corpo tanto più che avevo notato che in Grecia c'era una notevole produzione di testi di architettura, mentre noi ne abbiamo pochissimi
Vitruvio, De Architectura: Libro 02, 01, 1.9

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