(10) Haud minus prompte L Vetus socrusque eius Sextia et Pollitta filia necem subiere, invisi principi tamquam vivendo exprobrarent interfectum esse Rubellium Plautum, generum Luci Veteris sed initium detegendae saevitiae praebuit interversis patroni rebus ad accusandum transgrediens Fortunatus libertus, adscito Claudio Demiano, quem ob flagitia vinctum a Vetere Asiae pro consule exolvit Nero in praemium accusationis quod ubi cognitum reo seque et libertum pari sorte componi, Formianos in agros digreditur: illic eum milites occulta custodia circumdant |
10 Altrettanto decisi affrontarono la morte Lucio Vetere, sua suocera Sestia e la figlia Pollitta, invisi al principe, perché, vivendo, erano un rimprovero permanente dell'avvenuta uccisione di Rubellio Plauto, genero di Lucio Vetere Ma l'occasione per il definitivo smascheramento della sua crudeltà fu offerta a Nerone dal liberto Fortunato, che, dopo aver distrutto le sostanze del suo patrono, era passato ad accusarlo, servendosi come spalla di Claudio Demiano, il quale, imprigionato per vergognosi reati da Vetere, quand'era proconsole d'Asia, venne lasciato libero da Nerone, come compenso delle sue accuse Quando Vetere venne a sapere di questo sopruso, che cioè era messo sullo stesso piano del suo liberto, si reca nel suo podere di Formia |
aderat filia, super ingruens periculum longo dolore atrox, ex quo percussores Plauti mariti sui viderat; cruentamque cervicem eius amplexa servabat sanguinem et vestis respersas, vidua inpexa luctu continuo nec ullis alimentis nisi quae mortem arcerent tum hortante patre Neapolim pergit; et quia aditu Neronis prohibebatur, egressus obsidens, audiret insontem neve consulatus sui quondam collegam dederet liberto, modo muliebri eiulatu, aliquando sexum egressa voce infensa clamitabat, donec princeps immobilem se precibus et invidiae iuxta ostendit (11) Ergo nuntiat patri abicere spem et uti necessitate: simul adfertur parari cognitionem senatus et trucem sententiam |
Lì i soldati lo circondano e lo tengono segretamente sotto sorveglianza; era con lui la figlia, resa dura e decisa, oltre che dal pericolo incombente, da un lungo dolore, da quando aveva visto gli uccisori di suo marito Plauto: ne aveva stretto fra le braccia il capo insanguinato e conservava il sangue rimasto sulle vesti macchiate; vedova asserragliata in un lutto senza fine, rifiutava ogni cibo, se non quel tanto per mantenersi in vita Allora, su pressione del padre, si reca a Napoli e, poiché le impedivano di arrivare a Nerone, insisteva, senza muoversi dalla porta d'ingresso, perché il principe ascoltasse un'innocente e non consegnasse nelle mani di un liberto chi gli era stato collega nel consolato, e gridava il suo lamento femminile, ma non era da donna il tono deciso e minaccioso; e così persistette, finché Nerone non si rivelò inaccessibile sia alle preghiere sia alle invettive 11 Riferisce dunque al padre di abbandonare ogni speranza e accettare l'inevitabile; giunge intanto notizia che già si approntavano il processo in senato e una sentenza spietata |
nec defuere qui monerent magna ex parte heredem Caesarem nuncupare atque ita nepotibus de reliquo consulere quod aspernatus, ne vitam proxime libertatem actam novissimo servitio foedaret, largitur in servos quantum aderat pecuniae; et si qua asportari possent, sibi quemque deducere, tres modo lectulos ad suprema retineri iubet tunc eodem in cubiculo, eodem ferro abscindunt venas, properique et singulis vestibus ad verecundiam velati balineis inferuntur, pater filiam, avia neptem, illa utrosque intuens, et certatim precantes labenti animae celerem exitum, ut relinquerent suos superstites et morituros servavitque ordinem fortuna, ac seniores prius, tum cui prima aetas extinguuntur |
Non mancò chi suggeriva a Vetere di nominare Cesare erede di gran parte dei beni e di provvedere così ai nipoti col rimanente Ma rifiutò, per non macchiare, proprio alla fine, con un atto servile, una vita vissuta nel rispetto pressoché pieno della propria libertà; distribuisce ai servi tutto il denaro disponibile e li autorizza a portarsi via quanto potevano, lasciando solo tre lettini per le esequie Poi, nella stessa stanza e con lo stesso ferro, si tagliano le vene e si affrettano al bagno, avvolti per pudore ciascuno nella propria veste: il padre guardava la figlia, la nonna la nipote, lei gli altri due, augurandosi a gara una rapida uscita dell'anima ormai indebolita, e di vedere superstiti, seppure vicini a morire, i propri cari Il destino conservò l'ordine naturale, e si spengono prima i più vecchi e poi colei che era ancora nella prima giovinezza |
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accusati post sepulturam decretumque ut more maiorum punirentur, et Nero intercessit, mortem sine arbitro permittens: ea cacdibus peractis ludibria adiciebantur (12) Publius Gallus eques Romanus, quod Faenio Rufo intimus et Veteri non alienus fuerat, aqua atque igni prohibitus est liberto et accusatori praemium operae locus in theatro inter viatores tribunicios datur et menses, qui Aprilem eundemque Neroneum sequebantur, Maius Claudii, Iunius Germanici vocabulis mutantur, testificante Cornelio Orfito, qui id censuerat, ideo Iunium mensem transmissum, quia duo iam Torquati ob scelera interfecti infaustum nomen Iunium fecissent (13) Tot facinoribus foedum annum etiam dii tempestatibus et morbis insignivere |
Dopo la sepoltura, subirono il processo d'accusa e si decretò per loro una pena secondo l'antica tradizione; e intercedette Nerone per loro, accordando che morissero secondo la loro volontà: all'eccidio già perpetrato teneva dietro la beffa 12 Al cavaliere romano Publio Gallo, per la sua intimità con Fenio Rufo e per i buoni rapporti con Vetere, venne comminato l'esilio All'accusatore, un liberto, fu concesso, come premio al suo operato, un posto fisso in teatro fra i subalterni dei tribuni I mesi successivi all'aprile, chiamato anche Neroneo, ebbero mutato il nome, maggio in Claudio e giugno in Germanico; l'autore della proposta, Cornelio Orfito, motivava l'eliminazione del mese di giugno col fatto che già due Torquati, uccisi per i loro delitti, avevano reso infausto il nome di quel mese 13 Gli dèi vollero che quell'anno, insozzato da tanti delitti, si segnalasse per violente tempeste e pestilenze |
vastata Campania turbine ventorum, qui villas arbusta fruges passim disiecit pertulitque violentiam ad vicina urbi; in qua omne mortalium genus vis pestilentiae depopulabatur, nulla caeli intemperie quae occurreret oculis sed domus corporibus exanimis, itinera funeribus complebantur; non sexus, non aetas periculo vacua; servitia perinde et ingenua plebes raptim extingui, inter coniugum et liberorum lamenta, qui dum adsident, dum deflent, saepe eodem rogo cremabantur equitum senatorumque interitus quamvis promisci minus flebiles erant, tamquam communi mortalitate saevitiam principis praevenirent Eodem anno dilectus per Galliam Narbonensem Africamque et Asiam habiti sunt supplendis Illyrici legionibus, ex quibus aetate aut valetudine fessi sacramento solvebantur |
Fu devastata la Campania da una bufera di vento, che spazzò via ovunque ville, alberi, messi e portò la sua violenza fin nei pressi di Roma, nella quale la furia di un'epidemia seminava la morte tra persone d'ogni ceto, senza che fosse dato di scorgere alterazione alcuna nell'atmosfera Le case si riempivano di corpi esanimi, le strade di funerali; il contagio non risparmiava né sesso né età; perivano di fulminea morte tanto schiavi che popolani liberi, fra i lamenti dei coniugi e dei figli che, mentre stanno loro vicino, mentre li piangono, vengono cremati sullo stesso rogo Le morti di cavalieri e senatori, per quanto numerose, erano oggetto di compianto minore, quasi che, morendo di morte naturale, prevenissero la ferocia del principe In quello stesso anno si fecero le leve nella Gallia Narbonense, in Africa e in Asia, per integrare gli effettivi delle legioni illiriche, da cui venivano congedati gli inabili per età o malattie |
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cladem Lugdunensem quadragies sestertio solatus est princeps, ut amissa urbi reponerent; quam pecuniam Lugdunenses ante obtulerant urbis casibus (14) C Suetonio Luccio Telesino consulibus Antistius Sosianus, factitatis in Neronem carminibus probrosis exilio, ut dixi, multatus, postquam id honoris indicibus tamque promptum ad caedes principem accepit, inquies animo et occasionum haud segnis Pammenem, eiusdem loci exulem et Chaldaeorum arte famosum eoque multorum amicitiis innexum, similitudine fortunae sibi conciliat, ventitare ad eum nuntios et consultationes non frustra ratus; simul annuam pecuniam a P Anteio ministrari cognoscit neque nescium habebat Anteium caritate Agrippinae invisum Neroni opesque eius praecipuas ad eliciendam cupidinem eamque causam multis exitio esse |
Al disastro che colpì Lugduno recò sollievo il principe con quattro milioni di sesterzi, per ricostruire le parti crollate della città: era quanto, in precedenza, gli abitanti di Lugduno avevano offerto in occasione del disastro subìto da Roma 14 Sotto il consolato di Gaio Svetonio e Luccio Telesino, quell'Antistio Sosiano che, come ho detto, era stato punito con l'esilio per aver composto versi ingiuriosi contro Nerone, come seppe in quale onore erano tenuti i delatori e quanto era incline il principe a spargere sangue, irrequieto qual era e pronto a sfruttare le occasioni, si fa amico, in nome della sorte comune, Pammene, esule nello stesso luogo e astrologo rinomato e, per ciò appunto, legato d'amicizia a molte persone, calcolando, non a torto, che a lui arrivassero molti messi a chiedere consulti; viene anche a sapere che Publio Anteio gli passava, ogni anno, una somma di denaro Non ignorava, poi, quanto Anteio fosse malvisto da Nerone per l'amicizia dimostrata verso Agrippina, e che le sue ricchezze erano un'ottima esca a sollecitare appetiti: motivo, già per tanti, di rovina |
igitur interceptis Antei litteris, furatus etiam libellos, quibus dies genitalis eius et eventura secretis Pammenis occultabantur, simul repertis quae de ortu vitaque Ostorii Scapulae composita erant, scribit ad principem magna se et quae incolumitati eius conducerent adlaturum, si brevem exilii veniam impetravisset: quippe Anteium et Ostorium imminere rebus et sua Caesarisque fata scrutari exim missae liburnicae advehiturque propere Sosianus ac vulgato eius indicio inter damnatos magis quam inter reos Anteius Ostoriusque habebantur, adeo ut testamentum Antei nemo obsignaret, nisi Tigellinus auctor extitisset monito prius Anteio ne supremas tabulas moraretur atque ille hausto veneno, tarditatem eius perosus intercisis venis mortem adproperavit |
Intercettò dunque una lettera di Anteio e sottrasse delle carte, in cui Pammene aveva registrato, in forma cifrata, l'oroscopo di quello e le previsioni del futuro, e trovò anche dei calcoli relativi alla nascita e alla vita di Ostorio Scapola; scrive al principe di essere in grado di dargli informazioni importanti, che interessavano la sua incolumità, se avesse ottenuto una breve sospensione dell'esilio: perché Anteio e Ostorio puntavano al potere e indagavano sui destini propri e su quello di Cesare Segue l'invio di navi liburniche e Sosiano viene trasferito a Roma in gran fretta Quando si seppe della sua denuncia, Anteio e Ostorio, più che indiziati, si davano per già condannati, al punto che nessuno se la sentiva di controfirmare il testamento di Anteio, ma ci fu l'intervento di Tigellino, che aveva avvertito in precedenza Anteio di non tardare a stendere le sue ultime volontà Anteio bevve il veleno e, insofferente per la sua azione troppo lenta, accelerò la morte tagliandosi le vene |
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(15) Ostorius longinquis in agris apud finem Ligurum id temporis erat: eo missus centurio qui caedem eius maturaret causa festinandi ex eo oriebatur quod Ostorius multa militari fama et civicam coronam apud Britanniam meritus, ingenti corpore armorumque scientia metum Neroni fecerat ne invaderet pavidum semper et reperta nuper coniuratione magis exterritum igitur centurio, ubi effugia villae clausit, iussa imperatoris Ostorio aperit is fortitudinem saepe adversum hostis spectatam in se vertit; et quia venae quamquam interruptae parum sanguinis effundebant, hactenus manu servi usus ut immotum pugionem extolleret, adpressit dextram eius iuguloque occurrit |
15 Ostorio si trovava allora in una sua lontana proprietà presso il confine dei Liguri; là fu spedito un centurione, per affrettarne la morte Tanta fretta si spiegava col fatto che Ostorio, coperto di gloria militare e decorato, in Britannia, della corona civica, aveva, per la prestanza fisica e l'abilità nell'uso delle armi, impressionato Nerone, sempre timoroso di un attentato e ora, dopo la recente scoperta della congiura, ancor più terrorizzato Il centurione dunque, bloccata ogni via d'uscita dalla villa, comunica a Ostorio l'ordine dell'imperatore Questi rivolse contro di sé quel fermo coraggio di cui tante volte aveva dato spettacolo di fronte al nemico; e poiché le vene, per quanto recise, versavano poco sangue, ricorse alla mano di uno schiavo, ma solo per fargli tenere alzato e ben fermo il pugnale: fece forza sulla destra di lui e il ferro gli penetrò nella gola |
(16) Etiam si bella externa et obitas pro re publica mortis tanta casuum similitudine memorarem, meque ipsum satias cepisset aliorumque taedium expectarem, quamvis honestos civium exitus, tristis tamen et continuos aspernantium: at nunc patientia servilis tantumque sanguinis domi perditum fatigant animum et maestitia restringunt neque aliam defensionem ab iis quibus ista noscentur exegerim, quam ne oderim tam segniter pereuntis ira illa numinum in res Romanas fuit, quam non, ut in cladibus exercituum aut captivitate urbium, semel edito transire licet detur hoc inlustrium virorum posteritati , ut quo modo exequiis a promisca sepultura separantur, ita in traditione supremorum accipiant habeantque propriam memoriam |
16 Quand'anche ricordassi, in un così monotono succedersi di eventi, guerre esterne e morti affrontate in difesa dello stato, la noia avrebbe sopraffatto anche me, e mi aspetterei il fastidio nei lettori, insofferenti ormai alle morti di cittadini, morti onorevoli sì, ma pur sempre penose e senza fine: ora, tale passività degna di schiavi e tanto sangue versato invano dentro la nostra patria straziano il mio animo e lo stringono in una morsa di profonda pena L'unica preghiera che avanzo a quanti leggeranno queste pagine è di non chiedermi di mostrare disprezzo per quelle persone morte così passivamente L'ira degli dèi contro Roma fu tale che non si può farne semplice cenno e passare oltre come per i disastri militari o l'asservimento di intere città E gli uomini illustri abbiano, agli occhi dei posteri, questo tributo: come sono loro riservate esequie distinte rispetto ai funerali comuni, così, nel racconto dei momenti supremi della loro vita, tocchi a essi una menzione personale e mantengano un ricordo particolare |
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(17) Paucos quippe intra dies eodem agmine Annaeus Mela, Cerialis Anicius, Rufrius Crispinus, C Petronius cecidere, Mela etCrispinus equites Romani dignitate senatoria nam hic quondam praefectus praetorii et consularibus insignibus donatus ac nuper crimine coniurationis in Sardiniam exactus accepto iussae mortis nuntio semet interfecit Mela, quibus Gallio et Seneca parentibus natus, petitione honorum abstinuerat per ambitionem praeposteram ut eques Romanus consularibus potentia aequaretur; simul adquirendae pecuniae brevius iter credebat per procurationes administrandis principis negotiis idem Annaeum Lucanum genuerat, grande adiumentum claritudinis quo interfecto dum rem familiarem eius acriter requirit, accusatorem concivit Fabium Romanum, ex intimis Lucani amicis |
17 Eccoci dunque; pochi giorni dopo caddero tutti insieme Anneo Mela, Anicio Ceriale, Rufrio Crispino e Tito Petronio: Mela e Crispino erano cavalieri romani di dignità senatoria Quest'ultimo, già prefetto del pretorio, decorato con le insegne consolari e da poco deportato in Sardegna con l'accusa di cospirazione, quando gli fu comunicato l'ordine di morire, subito si uccise Mela, nato dagli stessi genitori di Gallione e di Seneca, aveva evitato di partecipare alla corsa verso le alte cariche pubbliche per una sorta di ambizione rovesciata, quella di eguagliare in potenza, lui semplice cavaliere romano, uomini di rango consolare; convinto anche com'era che la via più rapida per accumulare denaro fosse quella dei procuratori responsabili di amministrare i beni del principe Era inoltre padre di Anneo Lucano, considerevole supporto ai fini della sua notorietà Dopo la morte del figlio, si impegnò in un serrato contenzioso per riaverne il patrimonio, ma ciò gli scatenò contro un accusatore nella persona di Fabio Romano, un amico intimo di Lucano |