Tacito, Annales: Libro 16, 01-35, pag 3

Tacito, Annales: Libro 16, 01-35

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 16, 01-35
mixta inter patrem filiumque coniurationis scientia fingitur, adsimilatis Lucani litteris: quas inspectas Nero ferri adeum iussit, opibus eius inhians

at Mela, quae tum promptissima mortis via, exolvit venas, scriptis codicillis quibus grandem pecuniam in Tigellinum generumque eius Cossutianum Capitonem erogabat quo cetera manerent

additur codicillis, tamquam de iniquitate exitii querens ita scripsisset, se quidem mori nullis supplicii causis, Rufrium autem Crispinum et Anicium Cerialem vita frui infensos principi

quae composita credebantur de Crispino, quia interfectus erat, de Ceriale, ut interficeretur

neque enim multo post vim sibi attulit, minore quam ceteri miseratione, quia proditam G Caesari coniurationem ab eo meminerant

(18) De C Petronio pauca supra repetenda sunt
Questi, falsificando una lettera di Lucano, fa credere all'esistenza di intese, sulla congiura, tra padre e figlio; Nerone, che aveva gola delle sue ricchezze, gettatovi uno sguardo frettoloso, ordinò di mostrarla a Mela

E Mela, scegliendo la via allora più rapida per morire, si tagliò le vene, dopo aver steso un documento in cui lasciava enormi ricchezze a Tigellino e al genero di lui, Cossuziano Capitone, per poter conservare il resto

Si dice anche che avesse steso una postilla, per lamentare l'ingiustizia della propria fine, affermando che moriva senza un valido motivo per subire l'esecuzione, mentre restavano in vita Rufrio Crispino e Anicio Ceriale, loro sì ostili al principe

Ma era convinzione diffusa trattarsi di un falso: verso Crispino, per giustificarne la morte, già avvenuta, quanto a Ceriale, perché fosse ucciso

Non molto dopo, infatti, egli si tolse la vita, compianto meno degli altri, perché lo si ricordava delatore di una congiura ordita contro Gaio Cesare

18 Per Petronio è bene fare un passo indietro
nam illi dies per somnum, nox officiis et oblectamentis vitae transigebatur; utque alios industria, ita hunc ignavia ad famam protulerat, habebaturque non ganeo et profligator, ut plerique sua haurientium, sed erudito luxu

ac dicta factaque eius quanto solutiora et quandam sui neglegentiam praeferentia, tanto gratius in speciem simplicitatis accipiebantur

proconsul tamen Bithyniae et mox consul vigentem se ac parem negotiis ostendit

dein revolutus ad vitia seu vitiorum imitatione inter paucos familiarium Neroni adsumptus est, elegantiae arbiter, dum nihil amoenum et molle adfluentia putat, nisi quod ei Petronius adprobavisset

unde invidia Tigellini quasi adversus aemulum et scientia voluptatum potiorem
Passava le giornate dormendo, la notte la riservava agli affari e ai piaceri della vita e, se altri erano arrivati alla fama con l'operosità, egli vi era giunto per il suo rallentato distacco; non passava per un volgare crapulone e uno scialacquatore, bensì per un raffinato uomo di mondo

Le sue parole e i suoi gesti, quanto più liberi e all'insegna di una trascurata noncuranza, tanto più incontravano favore per la loro apparenza di semplicità

Peraltro, come proconsole in Bitinia e più tardi come console, si rivelò energico e all'altezza dei compiti

Tornato poi ai suoi vizi, o meglio alla loro ostentazione, fu ammesso nella ristretta cerchia degli intimi di Nerone, come arbitro d'eleganza, al punto che il principe, in quel turbine di piaceri, trovava amabile e raffinato solo ciò che ricevesse approvazione da Petronio

Da qui la gelosia di Tigellino, rivolta, si direbbe, a un rivale che ha più successo nella scienza della voluttà
ergo crudelitatem principis, cui ceterae libidines cedebant, adgreditur, amicitiam Scaevini Petronio obiectans, corrupto ad indicium servo ademptaque defensione et maiore parte familiae in vincla rapta

(19) Forte illis diebus Campaniam petiverat Caesar, et Cumas usque progressus Petronius illic attinebatur; nec tulit ultra timoris aut spei moras

neque tamen praeceps vitam expulit, sed incisas venas, ut libitum, obligatas aperire rursum et adloqui amicos, non per seria aut quibus gloriam constantiae peteret

audiebatque referentis nihil de immortalitate animae et sapientium placitis, sed levia carmina et facilis versus

servorum alios largitione, quosdam verberibus adfecit

iniit epulas, somno indulsit, ut quamquam coacta mors fortuitae similis esset
E Tigellino si appiglia allora alla crudeltà del principe, più forte, in lui, di ogni altra passione, imputando a Petronio l'amicizia con Scevino; fu corrotto alla delazione uno schiavo e fu sottratto a Petronio ogni mezzo di difesa, gettando in carcere la maggior parte dei servi

19 Casualmente, in quei giorni, si era recato Cesare in Campania, e Petronio aveva proseguito fino a Cuma e là si tratteneva

Non volle protrarre oltre l'attesa, nel timore o nella speranza, però non corse a liberarsi della vita: si fece aprire le vene, per poi, a capriccio, chiuderle e poi riaprirle ancora, intrattenendosi con gli amici ma non su temi seri, quelli che gli procurassero gloria di fermezza

Non ascoltava discorsi sull'immortalità dell'anima o massime di filosofi, ma poesie leggere e versi giocosi

Ad alcuni servi distribuì doni, ad altri frustate

Sedette a banchetto, indulse al sonno, perché la sua morte, benché imposta, apparisse accidentale

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Tacito, Annales: Libro 13, 01-24
Tacito, Annales: Libro 13, 01-24

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 13, 01-24

ne codicillis quidem, quod plerique pereuntium, Neronem aut Tigellinum aut quem alium potentium adulatus est, sed flagitia principis sub nominibus exoletorum feminarumque et novitatem cuiusque stupri perscripsit atque obsignata misit Neroni

fregitque anulum ne mox usui esset ad facienda pericula

(20) Ambigenti Neroni quonam modo noctium suarum ingenia notescerent, offertur Silia, matrimonio senatoris haud ignota et ipsi ad omnem libidinem adscita ac Petronio perquam familiaris

agitur in exilium tamquam non siluisset quae viderat pertuleratque, proprio odio

at Minucium Thermum praetura functum Tigellini simultatibus dedit, quia libertus Thermi quaedam de Tigellino criminose detulerat, quae cruciatibus tormentorum ipse, patronus eius nece immerita luere
Neppure nel suo ultimo scritto, cosa che invece facevano i più, avviandosi alla morte, adulò Nerone o Tigellino o qualche altro potente, ma scrisse dettagliatamente le infamie del principe, coi nomi dei suoi amanti e delle sue amanti e con specificata l'eccentrica novità di ogni rapporto sessuale, e mandò il testo, con tanto di sigillo, a Nerone

Poi spezzò l'anello del sigillo, perché non servisse in seguito a danneggiare altre persone

20 Almanaccava Nerone su come si fossero risapute le follie delle sue notti, quando gli viene in mente Silia, donna non sconosciuta per il matrimonio contratto con un senatore, partecipe di ogni sua depravazione e legata a Petronio da grande intimità

Viene mandata in esilio, per non aver taciuto ciò che pure aveva visto e subìto: sacrificata al suo odio personale

Ai rancori di Tigellino sacrificò invece l'ex pretore Minucio Termo, perché un liberto di quest'ultimo aveva riferito, con intenzioni diffamatorie, fatti riguardanti Tigellino; pagarono con gli strazi della tortura il liberto, il suo patrono con una morte immeritata
(21) Trucidatis tot insignibus viris ad postremum Nero virtutem ipsam excindere concupivit interfecto Thrasea Barea Sorano, olim utrisque infensus et accedentibus causis in Thraseam, quod senatu egressus est cum de Agrippina referretur, ut memoravi, quodque Iuvenalium ludicro parum spectabilem operam praebuerat; eaque offensio altius penetrabat, quia idem Thrasea Patavi, unde ortus erat, ludis +cetastis+ a Troiano Antenore institutis habitu tragico cecinerat

die quoque quo praetor Antistius ob probra in Neronem composita ad mortem damnabatur, mitiora censuit obtinuitque; et cum deum honores Poppaeae decernuntur sponte absens, funeri non interfuerat
21 Dopo l'eccidio di tanti uomini illustri, Nerone desiderò, per finire, di annientare la virtù stessa, e volle quindi la morte di Trasea Peto e di Barea Sorano, detestati entrambi già da tempo, ma con ulteriori motivi per accanirsi contro Trasea, perché egli aveva abbandonato la curia, come ricordato, durante la relazione sulla morte di Agrippina, e per il suo contributo assolutamente insignificante dato ai giochi Iuvenalia; e l'offesa tanto più era bruciante, perché proprio Trasea, a Padova, sua città natale, durante i giochi di pugilato, istituiti da Antenore Troiano, aveva declamato in veste di attore tragico

Inoltre, nel giorno in cui il pretore Antistio doveva essere condannato a morte per alcune poesie oltraggiose indirizzate contro Nerone, avanzò la proposta, vincente, di una pena più mite; e al momento di decidere onori divini a Poppea non si era fatto volutamente vedere, e non era poi intervenuto ai suoi funerali

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Tacito, Annales: Libro 03 - Parte 01
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quae oblitterari non sinebat Capito Cossutianus, praeter animum ad flagitia praecipitem iniquus Thraseae quod auctoritate eius concidisset, iuvantis Cilicum legatos dum Capitonem repetundarum interrogant

(22) Quin et illa obiectabat, principio anni vitare Thraseam sollemne ius iurandum; nuncupationibus votorum non adesse, quamvis quindecimvirali sacerdotio praeditum; numquam pro salute principis aut caelesti voce immolavisse; adsiduum olim et indefessum, qui vulgaribus quoque patrum consultis semet fautorem aut adversarium ostenderet, triennio non introisse curiam; nuperrimeque, cum ad coercendos Silanum et Veterem certatim concurreretur, privatis potius clientium negotiis vacavisse
A che questi fatti non fossero dimenticati, ci pensava Capitone Cossuziano, perché al di là della sua spiccata propensione alle bassezze, era carico di rancore verso Trasea, il quale, col suo autorevole intervento a favore dei rappresentanti della Cilicia in un processo di concussione contro di lui, l'aveva fatto soccombere

22 Ma anche d'altro lo accusava Capitone: Trasea evitava di prestare, al principio d'anno, solenne giuramento, non presenziava alle cerimonie votive a favore dell'imperatore, benché appartenesse al collegio sacerdotale dei quindecemviri; non aveva mai fatto sacrifici per la salvezza del principe o a protezione della sua voce divina; proprio lui, prima assiduo in senato e infaticabile nell'esprimersi sempre a favore o contro anche in deliberazioni di scarsa importanza, non aveva messo piede nella curia da tre anni; e, in tempi recentissimi, quando tutti facevano a gara per colpire Silano e Vetere, aveva preferito occuparsi degli affari privati di suoi clienti
secessionem iam id et partis et, si idem multi audeant, bellum esse

'ut quondam C Caesarem' inquit 'et M Catonem, ita nunc te, Nero, et Thraseam avida discordiarum civitas loquitur

et habet sectatores vel potius satellites, qui nondum contumaciam sententiarum, sed habitum vultumque eius sectantur, rigidi et tristes, quo tibi lasciviam exprobrent

huic uni incolumitas tua sine cura, artes sine honore

prospera principis respuit: etiamne luctibus et doloribus non satiatur

eiusdem animi est Poppaeam divam non credere, cuius in acta divi Augusti et divi Iuli non iurare

spernit religiones, abrogat leges

diurna populi Romani per provincias, per exercitus curatius leguntur, ut noscatur quid Thrasea non fecerit
Era già questo - sosteneva - un atteggiamento sedizioso, un costituirsi in parte avversa, e se molti avessero osato fare come lui, sarebbe stata la guerra

Come un tempo proseguiva questa città, avida di discordie, parteggiava per Gaio Cesare o per Marco Catone, così ora parla di te, o Nerone, e di Trasea

Il quale ha seguaci, o meglio affiliati, che non praticano ancora i suoi arroganti principi, ma ne assumono i toni e le pose, rigidi e austeri, per rinfacciarti la tua gioiosa esuberanza

Solo a costui la tua incolumità non importa, e nulla ai suoi occhi valgono le tue doti di artista

Lui solo non ha che disprezzo per i successi del principe: non è ancora sazio dei lutti e dei dolori imperiali

Con lo stesso spirito con cui disconosce la divinità di Poppea, non giura sugli atti del divo Augusto e del divo Giulio

Disprezza i culti, vanifica le leggi

Nelle province, tra gli eserciti, si leggono con morbosa attenzione i comunicati quotidiani del popolo romano, per sapere cosa Trasea non ha fatto

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aut transeamus ad illa instituta, si potiora sunt, aut nova cupientibus auferatur dux et auctor

ista secta Tuberones et Favonios, veteri quoque rei publicae ingrata nomina, genuit

ut imperium evertant libertatem praeferunt: si perverterint, libertatem ipsam adgredientur

frustra Cassium amovisti, si gliscere et vigere Brutorum aemulos passurus es

denique nihil ipse de Thrasea scripseris: disceptatorem senatum nobis relinque'

extollit ira promptum Cossutiani animum Nero adicitque Marcellum Eprium acri eloquentia
Dunque allineiamoci ai loro principi, se così è meglio, oppure togliamo di mezzo la guida e l'ispiratore di chi vuole sovvertire il presente

Questa setta ha già generato i Tuberoni e i Favonii, nomi sgraditi anche all'antica repubblica

Parlano di libertà per rovesciare l'impero, e, una volta rovesciato, attaccheranno anche la libertà

A nulla è servito togliere di mezzo Cassio, se si lasciano crescere e prosperare gli emuli dei Bruti

Infine, Nerone, tu non devi scrivere nulla su Trasea: permettici soltanto che sia arbitro il senato

Nerone incoraggia la furia di Cossuziano, già saturo di rancore, e gli affianca Eprio Marcello, forte di un'eloquenza aggressiva
(23) At Baream Soranum iam sibi Ostorius Sabinus eques Romanus poposcerat reum ex proconsulatu Asiae, in quo offensiones principis auxit iustitia atque industria, et quia portui Ephesiorum aperiendo curam insumpserat vimque civitatis Pergamenae prohibentis Acratum, Caesaris libertum, statuas et picturas evehere inultam omiserat

sed crimini dabatur amicitia Plauti et ambitio conciliandae provinciae ad spes novas

tempus damnationi delectum, quo Tiridates accipiendo Armeniae regno adventabat, ut ad externa rumoribus intestinum scelus obscuraretur, an ut magnitudinem imperatoriam caede insignium virorum quasi regio facinore ostentaret
23 Un cavaliere romano, Ostorio Sabino, si era già offerto a sostenere l'accusa contro Barea Sorano, fin dal tempo in cui questi aveva terminato il suo proconsolato d'Asia, durante il quale aveva progressivamente inasprito l'aggressività del principe con le sue iniziative ispirate a senso di giustizia, e perché si era preso cura di ripulire dai detriti il porto di Efeso e non era intervenuto a punire la resistenza della città di Pergamo, sorta a impedire che Acrato, un liberto di Cesare, portasse via statue e dipinti

Ma l'accusa ufficiale si riferiva alla sua amicizia con Plauto e al suo comportamento demagogico, per assicurarsi il favore della provincia in vista di fini sovversivi

Per la condanna fu scelto il momento in cui Tiridate era giunto a Roma per l'investitura al regno di Armenia, perché, proprio quando l'attenzione era concentrata sulle vicende esterne, un delitto interno passasse inosservato, oppure per ostentare la potenza imperiale con l'uccisione di personalità illustri, quasi fosse un atto degno di un re

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(24) Igitur omni civitate ad excipiendum principem spectandumque regem effusa, Thrasea occursu prohibitus non demisit animum, sed codicillos ad Neronem composuit, requirens obiecta et expurgaturum adseverans, si notitiam criminum et copiam diluendi habuisset

eos codicillos Nero properanter accepit, spe exterritum Thraseam scripsisse, per quae claritudinem principis extolleret suamque famam dehonestaret

quod ubi non evenit vultumque et spiritus et libertatem insontis ultro extimuit, vocari patres iubet

(25) Tum Thrasea inter proximos consultavit, temptaretne defensionem an sperneret

diversa consilia adferebantur

quibus intrari curiam placebat, securos esse de constantia eius disserunt; nihil dicturum nisi quo gloriam augeret
24 Orbene, mentre tutto il popolo si riversava ad accogliere il principe e a vedere il re, Trasea ricevette il divieto di andare incontro a Nerone; non si perdette d'animo ma stese una petizione, rivolta a Nerone, chiedendo di conoscere gli addebiti e affermando la sua disponibilità a difendersi, se gli fossero notificati i capi d'accusa e concessa la possibilità di confutarli

Nerone ricevette tutto trepidante quella petizione, sperando che Trasea l'avesse scritta in preda al terrore, onde ne uscisse rafforzata la figura del principe e svilita la fama di Trasea

Ma poiché ciò non avvenne, fu lui a temere lo sguardo e i sentimenti di libertà di un innocente, e impartisce l'ordine di convocare il senato

25 Allora Trasea si consultò con gli intimi, se tentare una difesa o rifiutarla

Ebbe suggerimenti opposti

Quelli a favore del suo ingresso in curia, si dicono sicuri della sua fermezza, certi che nulla avrebbe detto, se non per accrescere la propria gloria

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