Tacito, Annales: libro 14, 40-65, pag 3

Tacito, Annales: libro 14, 40-65

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte libro 14, 40-65
validiorque in dies Tigellinus et malas artes, quibus solis pollebat, gratiores ratus, si principem societate scelerum obstringeret, metus eius rimatur; compertoque Plautum et Sullam maxime timeri, Plautum in Asiam, Sullam in Galliam Narbonensem nuper amotos, nobilitatem eorum et propinquos huic Orientis, illi Germaniae exercitus commemorat

non se, ut Burrum, diversas spes, sed solam incolumitatem Neronis spectare; cui caveri utcumque ab urbanis insidiis praesenti o[pe]ra: longinquos motus quonam modo comprimi posse

erectas Gallias ad nomen dictatorium, nec minus suspensos Asiae populos claritudine avi Drusi

Sullam inopem, unde praecipuam audaciam, et simulatione segnitiae, dum temeritati locum reperiret
Cresce invece ogni giorno il potere di Tigellino; consapevole che i suoi biechi metodi, in cui stava la sua unica forza, potevano essere meglio apprezzati, se avesse coinvolto il principe in una complicità di delitti, si mette a spiare le paure di Nerone; e, scoperto che l'oggetto massimo dei suoi timori erano Plauto e Silla, confinati di recente, il primo in Asia, l'altro nella Gallia Narbonense, parla della loro nobiltà, sottolineando che a Plauto erano vicini gli eserciti d'Oriente e a Silla quelli della Germania

Quanto a sé - attestava - non aveva, a differenza di Burro, mire inconciliabili, ma guardava solo all'incolumità di Nerone; a proteggerlo dalle insidie di Roma bastava la sua quotidiana vigilanza; ma come soffocare ribellioni lontane

Al nome di Silla, ch'era quello di un dittatore, le Gallie erano in fermento e non meno all'erta erano i popoli d'Asia per la fama di Druso, avo di Plauto

Silla era povero, fonte questa di sconfinata audacia, e si fingeva pigro in attesa dell'occasione per un gesto temerario
Plautum magnis opibus ne fingere quidem cupidinem otii, sed veterum Romanorum imitamenta praeferre, adsumpta etiam Stoicorum adrogantia sectaque, quae turbidos et negotiorum adpetentes faciat

nec ultra mora

Sulla sexto die pervectis Massiliam percussoribus ante metum et rumorem interficitur, cum epulandi causa discumberet

relatum caput eius inlusit Nero tamquam praematura canitie deforme

[58] Plauto parari necem non perinde occultum fuit, quia pluribus salus eius curabatur, et spatium itineris ac maris tempusque interiectum moverat famam

vulgoque fingebant petitum ab eo Corbulonem, magnis tum exercitibus praesidentem et, clari atque insontes si interficerentur, praecipuum ad pericula
E Plauto, con le sue grandi ricchezze, non fingeva neppure il desiderio di una vita appartata, ma si piccava di imitare i Romani antichi, con in più la protervia degli Stoici, una setta che rendeva gli uomini sediziosi e intriganti sul piano politico

Non si indugiò oltre

Giunsero, nel giro di sei giorni, a Marsiglia i sicari e, prima che Silla n’avesse notizia o potesse temerli, fu ucciso mentre sedeva a banchetto

Quando gli fu recata la testa, Nerone la derise, perché imbruttita da una precoce canizie

58 L'organizzazione dell'assassinio di Plauto non fu altrettanto segreta, perché la sua immunità stava a cuore a molti e perché, nel tempo impiegato per compiere un così lungo viaggio per terra e per mare, erano circolate delle voci

Secondo chiacchiere infondate, seppure diffuse, Plauto si sarebbe recato da Corbulone, perché allora a capo di grandi eserciti, e perché egli più di tutti poteva sentirsi esposto a gravi rischi, nel caso venissero uccise personalità di primo piano e senza colpe
quin et Asiam favore iuvenis arma cepisse, nec milites ad scelus missos aut numero validos aut animo promptos, postquam iussa efficere nequiverint, ad spes novas transisse

v[a]na haec more famae credentium otio a[u]gebantur; ceterum libertus Plauti celeritate ventorum praevenit centurionem et mandata L Antistii soceri attulit: effugeret segnem mortem, dum suffugium [ess]et: magni nominis miseratione reperturum bonos, consociaturum audaces; nullum interim subsidium aspernandum

si sexaginta milites (tot enim adveniebant) propulisset, dum refertur nuntius Neroni, dum manus alia permeat, multa secutura, quae adusque bellum evalescerent

denique aut salutem tali consilio quaeri, aut nihil gravius audenti quam ignavo patiendum esse
Inoltre si diceva che l'Asia avesse impugnato le armi a sostegno del giovane Plauto e che i soldati inviati per il delitto, né numerosi né decisi, vista l'impossibilità di eseguire gli ordini, gli si fossero messi a disposizione per un colpo di stato

Tutte fantasie ingigantite - perché così è delle chiacchiere - dalla credulità di gente sfaccendata; in realtà, un liberto di Plauto, sfruttando il favore dei venti, anticipò il centurione e gli portò un messaggio del suocero Lucio Antistio: sfuggisse a una morte da codardo, finché c'era scampo; avrebbe trovato persone oneste, sensibili al dramma di un uomo con un nome così grande, e raccolto attorno a sé uomini decisi; intanto non doveva rinunciare a nessuna possibilità di aiuto

Se avesse respinto sessanta soldati (tanti erano in arrivo), prima che la notizia fosse stata riportata a Nerone e che un'altra schiera fosse giunta, molte cose potevano succedere, capaci di sfociare perfino in una guerra

Insomma era questa una soluzione che gli offriva la salvezza e, in ogni caso, nessun danno più grave poteva subire dall'audacia che dalla remissività

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Tacito, Annales: Libro 16, 01-35
Tacito, Annales: Libro 16, 01-35

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 16, 01-35

[59] Sed Plautum ea non movere, sive nullam opem providebat inermis et exul, seu taedio ambiguae spei, an amore coniugis et liberorum, quibus placabiliorem fore principem rebatur nulla sollicitudine turbatum

sunt qui alios a socero nuntios venisse ferant, tamquam nihil atrox immineret; doctoresque sapientiae, Coeranum Graeci, Musonium Tusci generis, constantiam opperiendae mortis pro incerta et trepida vita suassisse

repertus est certe per medium diei nudus exercitando corpori

talem eum centurio trucidavit coram Pelagone spadone, quem Nero centurioni et manipulo, quasi satellitibus ministrum regium, praeposuerat
59 Tali consigli non smossero Plauto, sia che, esule e inerme, non vedesse dove trovare aiuto, sia per l'incapacità di reggere a una speranza così incerta, sia per amore della moglie e dei figli, verso i quali si aspettava un trattamento più mite da parte del principe, se non reso inquieto da apprensione alcuna

Secondo altre versioni, gli sarebbero giunte dal suocero informazioni ben diverse, e cioè che nessun rischio allarmante incombeva su di lui; e due filosofi, Cerano, d'origine greca, e Musorio, etrusco, l'avrebbero convinto ad affrontare con fermezza la morte, piuttosto che una vita di incertezze e di ansie

Sta di fatto che venne trovato, sul mezzogiorno, nudo e intento agli esercizi fisici

Così lo trucidò il centurione, alla presenza dell'eunuco Pelagone, che Nerone aveva preposto al centurione e al reparto di soldati, quasi fosse un funzionario regio a capo di sgherri
captum interfecti relatum; cuius adspectu (ipsa principis verba referam) 'cur,' inquit, 'Nero' et posito metu nuptias Poppaeae ob eius modi terrores dilatas maturare parat Octaviamque coniugem amoliri, quamvis modeste ageret, nomine patris et studiis populi gravem

sed ad senatum litteras misit de caede Sullae Plautique haud confessus, verum utriusque turbidum ingenium esse, et sibi incolumitatem rei publicae magna cura haberi

decretae eo nomine supplicationes, utque Sulla et Plautus senatu moverentur, gravioribus iam ludibriis quam malis

[60] Igitur accepto patrum consulto, postquam cuncta scelerum suorum pro egregiis accipi videt, exturbat Octaviam, sterilem dictitans; exim Poppaeae coniungitur
La testa del nemico fu portata a Roma, e, vedendola, il principe - cito le parole testuali - disse: Perché, o Nerone; e, deposta ogni paura, si diede ad affrettare le nozze con Poppea, rimandate per timori di tal genere, e a disfarsi della moglie Ottavia, che, per quanto conducesse una vita riservata, era a lui insopportabile, a causa del nome di suo padre e perché benvoluta dal popolo

Mandò poi una lettera al senato, sulla fine di Silla e Plauto, senza ammettere proprie responsabilità, ma sottolineando il temperamento sedizioso di entrambi e il suo primario interesse per la salvezza dello stato

Con tale pretesto furono decretate dal senato cerimonie di pubblico ringraziamento e si decise la radiazione di Silla e di Plauto dal senato: la beffa fu più infame del male

60 Dopo questa risposta avuta col decreto senatorio e constatato che tutti i suoi delitti erano stati accolti come ottime imprese, scaccia Ottavia, addebitandole la sterilità; e, subito dopo, si unisce con Poppea

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Tacito, Annales: Libro 04, 01-24
Tacito, Annales: Libro 04, 01-24

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 04, 01-24

ea diu paelex et adulteri Neronis, mox mariti potens, quendam ex ministris Octaviae impulit servilem ei amorem obicere

destinaturque reus cognomento Eucaerus, natione Alexandrinus, canere per tibias doctus

actae ob id de ancillis quaestiones, et vi tormentorum victis quibusdam, ut falsa adnuerent, plures perstitere sanctitatem dominae tueri; ex quibus una instanti Tigellino castiora esse muliebria Octaviae respondit quam os eius

movetur tamen primo civilis discidii specie domumque Burri, praedia Plauti infausta dona accipit; mox in Campania[m] pulsa est addita militari custodia

inde crebri questus nec occulti per vulgum, cui minor sapientia [et] ex mediocritate fortunae pauciora pericula sunt

his tamquam Nero paenitentia flagitii coniugem revocarit Octaviam
Costei, da tempo sua concubina e capace di tenere in pugno Nerone, come amante prima e come marito dopo, spinse uno dei servi di Ottavia a denunciarla per una tresca amorosa con uno schiavo

L'accusa venne costruita e fatta ricadere su un tale di nome Eucero, nativo di Alessandria, un suonatore di flauto

Le ancelle vennero sottoposte a interrogatorio e alcune furono indotte, con la violenza della tortura, ad ammettere il falso; ma più furono quante persistettero nel difendere la castità della padrona, e una di esse, sotto le pressanti domande di Tigellino, gli rispose: Il sesso di Ottavia è più casto della tua bocca

Tuttavia Ottavia venne allontanata, fingendo dapprima una separazione legale, ed ebbe, infausti doni, la casa di Burro e le terre di Plauto; in seguito fu relegata in Campania, sotto sorveglianza militare

Tale misura sollevò proteste insistenti ed esplicite tra il popolo, che è meno prudente e corre, per la modestia della sua condizione, rischi minori

A queste voci di protesta Nerone, come se si fosse pentito del gesto, aveva richiamato la moglie Ottavia
[61] Exim laeti Capitolium scandunt deosque tandem venerantur

effigies Poppaeae proruunt, Octaviae imagines gestant umeris, spargunt floribus foroque ac templis statuunt

itur etiam in principis laudes, repetitum [certamen] venerantium

iamque et Palatium multitudine et clamoribus complebant, cum emissi militum globi verberibus et intento ferro turbatos disiecere

mutataque quae per seditionem verterant, et Poppaeae honos repositus est
61 Salirono subito festanti in Campidoglio a ringraziare finalmente gli dèi

Rovesciano le statue di Poppea; portano sulle spalle le immagini d’Ottavia, le coprono di fiori e le depongono nel foro e nei templi

Si levano, nello strepito di chi manifesta devozione, perfino lodi al principe

E già una folla urlante riempiva il palazzo, quando uscirono gruppi di soldati con gli staffili e con le armi puntate a scompigliare i turbolenti e a disperderli

Venne ancora capovolta la situazione, prima rovesciata dalle manifestazioni, e furono rimesse al loro posto le statue in onore di Poppea

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Tacito, Annales: Libro 02 - Parte 02
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quae semper odio, tum et metu atrox, ne aut vulgi acrior vis ingrueret aut Nero inclinatione populi mutaretur, provoluta genibus eius: non eo loci res suas agi, ut de matrimonio certet, quamquam id sibi vita potius, sed vitam ipsam in extremum adductam a clientelis et servitiis Octaviae, quae plebis sibi nomen indiderint, ea in pace ausi, quae vix bello evenirent

arma illa adversus principem sumpta; ducem tantum defuisse, qui motis rebus facile reperiretur: omitteret modo Campaniam et in urbem ipsa pergeret, ad cuius nutum absentis tumultus cierentur

quod alioquin suum delictum

quam cuiusquam offensionem

an quia veram progeniem penatibus Caesarum datura sit

malle populum Romanum tibicinis Aegyptii subolem imperatorio fastigio induci
La quale, sempre spietata nel suo odio, e allora resa tale anche dalla paura che i disordini popolari divampassero più violenti o che Nerone cambiasse parere secondo l'inclinazione del popolo, gli si buttò alle ginocchia: non erano adesso in gioco sue questioni private, non si trattava cioè di lottare per il suo matrimonio, per quanto a lei caro più della vita, ma era minacciata la sua stessa esistenza per colpa dei clienti e degli schiavi di Ottavia che, facendosi passare per popolo, avevano, in tempo di pace, osato ciò che difficilmente si verifica in guerra

Quelle armi - diceva - erano state rivolte contro il principe; era mancato, per ora, solo un capo, che però, in caso di torbidi, non si tarda a trovare: bastava che lasciasse la Campania e venisse a Roma quella donna che, pur da lontano, aveva, con un cenno, dato il via ai tumulti

Del resto, che torti aveva lei, Poppea

Chi mai aveva offeso

O era colpevole perché stava per dare una legittima prole alla casa dei Cesari

Preferiva forse il popolo romano che al soglio imperiale salisse il figlio di un flautista egiziano
denique, si id rebus conducat, libens quam coactus acciret dominam, vel consuleret securitati

iusta ultione et modicis remediis primos motus consedisse: at si desperent uxorem Neronis fore Octaviam, illi maritum daturos

[62] Varius sermo et ad metum atque iram adcommodatus terruit simul audientem at accendit

sed parum valebat suspicio in servo, et quaestionibus ancillarum elusa erat

ergo confessionem alicuius quaeri placet, cui rerum quoque novarum crimen adfingeretur

et visus idoneus maternae necis patrator Anicetus, classi apud Misenum, ut memoravi, praefectus, levi post admissum scelus gratia, dein graviore odio, quia malorum facinorum ministri quasi exprobrantes adspiciuntur
Comunque, se questa era la soluzione migliore, richiamasse liberamente, e non perché costretto, la padrona, o altrimenti provvedesse alla incolumità di Poppea

Con una giusta repressione e con un modesto impiego di mezzi s'erano calmati i primi disordini: se però avessero perduto la speranza che Ottavia fosse la moglie di Nerone, le avrebbero dato un altro marito

62 Il discorso, dalle intonazioni diverse e congegnato per provocare paura e ira, spaventò, infatti, e infiammò ad un tempo Nerone che l'ascoltava

Il sospetto addossato ad uno schiavo non reggeva ed era caduto con l'interrogatorio delle ancelle

Decidono allora di procurarsi la confessione di qualcuno, cui addossare anche l'accusa di un complotto eversivo

Sembrò la persona adatta Aniceto, già organizzatore dell'assassinio della madre, quand'era, come ricordato, prefetto della flotta del Miseno, ma che era poi scaduto nel favore, dopo il delitto, per finire in seguito sempre più odioso, perché gli esecutori dei misfatti sono visti come un'accusa vivente

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igitur accitum eum Caesar operae prioris admonet: solum incolumitati principis adversus insidiantem matrem subvenisse; locum haud minoris gratiae instare, si coniugem infensam depelleret

nec manu aut telo opus: fateretur Octaviae adulterium

occulta quidem ad praesens, sed magna ei praemia et secessus amoenos promittit, vel, si negavisset, necem intentat

ille, insita vaecordia et facilitate priorum flagitiorum, plura etiam quam iussum erat fingit fateturque apud amicos, quos velut consilio adhibuerat princeps

tum in Sardiniam pellitur, ubi non inops exilium toleravit et fato obiit
Lo manda dunque Cesare a chiamare e gli rammenta il servigio reso in passato: allora aveva assicurato da solo l'incolumità del principe contro le insidie della madre, adesso si presentava l'occasione di una riconoscenza non inferiore, se avesse tolto di mezzo l'ostilità della moglie

Non occorreva violenza, né spada: bastava confessare l'adulterio con Ottavia

Gli garantisce grandi compensi, anche se restavano, per il momento, un segreto, e il ritiro in un luogo ameno, oppure, in caso di rifiuto, la minaccia di morte

Ed egli, per naturale perversità o perché reso disponibile dai precedenti delitti, inventa più falsità di quante gli erano state ordinate e le confessa davanti agli amici del principe, da lui riuniti in una sorta di consiglio

Viene così relegato in Sardegna, dove visse un agiato esilio e dove morì di morte naturale

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