Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 02; 21-25, pag 2

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 02; 21-25

[22][1] Quoniam constat utramque rem ignem esse, videamus quemadmodum ignis fieri soleat apud nos ; eadem enim ratione et supra fit

[22][1] Poiché è evidente che entrambi i fenomeni sono di fuoco, vediamo in che modo il fuoco di solito ha origine presso di noi; allo stesso modo avrà origine nelle regioni superiori

Duobus modis, uno si excitatur sicut e lapide ; altero si attritu invenitur, sicut cum duo ligna inter se diutius trita sunt

In due modi, nel primo se è ottenuto , come da una pietra; nel secondo, se è ottenuto per attrito, come quando si sfregano per un po due pezzi di legno luno contro laltro

Non omnis hoc tibi materia praestabit, sed idonea eliciendis ignibus: sicut laurus, hederae et alia in hunc usum nota pastoribus

Non ogni tipo di legno produrrà questo effetto, ma bisogna scegliere quelli adatti ad accendere il fuoco: come lalloro, ledera e altri noti ai pastori per questo impiego

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 06; 21-25

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 06; 21-25

[2] Potest ergo fieri ut nubes quoque ignem eodem modo vel percussae reddant vel attritae

[2] Può, dunque, accadere che anche le nubi producano fuoco allo stesso modo, per percussione o per sfregamento

Videamus quantis procellae viribus ruant, quanto vertantur impetu turbines ; id quod obuium, fuit, dissipatur et rapitur et longe a loco suo proicitur

Vediamo con quanta forza si scatenino le tempeste, con quanta impetuosità turbinino gli uragani; tutto ciò che incontrano viene disperso, trascinato via e gettato lontano dal luogo in cui si trovava

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Seneca, Naturales Quaestiones: Prefatio 01 - 17

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Prefatio 01 - 17

[3] Quid ergo mirum, si tanta vis ignem excutit vel aliunde vel sibi

[3] Che cè, dunque, da meravigliarsi, se una forza così grande fa scaturire il fuoco o dal di fuori o da se stessa

Vides enim quantum fervorem sensura sint corpora horum transitu trita, nec hoc in his tantum debere credi, ac in vi siderum, quorum ingens et confessa potentia est [23][1] sed fortasse nubes quoque in nubes incitatae fremente vento et leviter urgente ignem evocabunt qui explendescat nec exiliat ; minore enim ni ad fulgurandum opus est quam ad fulminandum

Vedi, infatti, quanto si surriscaldino i corpi sfregati dal loro passaggio; e non si deve credere che ciò accada soltanto in questi fenomeni, la cui potenza è concordemente riconosciuta da tutti, [23] [1] ma forse anche le nubi spinte contro altre nubi da un vento che sibila e che incalza delicatamente susciteranno un fuoco che risplenda senza guizzar fuori; infatti, perché si sprigioni un lampo cè bisogno di minor energia che perché si sprigioni un fulmine

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 06; 26-32

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 06; 26-32

[2] Superioribus collegimus in quantum fervorem quaedam attrita perducerentur

[2] Con le osservazioni precedenti abbiamo dimostrato a quale livello di surriscaldamento siano condotti alcuni corpi in seguito a sfregamento

Cum autem aer mutabilis in ignem maximis viribus, id est suis, cum in ventum conversus est, atteratur, credibile est verisimile, ignem excuti caducum et cito interiturum, quia non ex solida materia oritur nec in qua possit consistere

Quando laria, che può trasformarsi in fuoco, si è trasformata in vento, è sottoposta allattrito di forze enormi, è verosimile che venga emesso un fuoco effimero e destinato a esaurirsi rapidamente, perché non nasce da una materia compatta in cui possa prendere consistenza

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