Seneca, Edipo: 01 - 25

Seneca, Edipo: 01 - 25

Latino: dall'autore Seneca, opera Edipo parte 01 - 25
OE Iam nocte Titan dubius expulsa redit et nube maestum squalida exoritur iubar, lumenque fiamma triste luctifica gerens prospiciet avida peste solatas domos, stragemque quam nox fecit ostendet dies Edipo Ora, scacciata la notte, esitante ritorna Titano, mesta dietro una nube torbida sorge la sua luce e recando un triste chiarore con una fiamma portatrice di lutto vedrà davanti a sé le case desolate da un'avida peste, il giorno mostrerà la strage che la notte ha compiuto
[5] Quisquamne regno gaudet [5] Forse qualcuno si rallegra di avere un regno
O fallax bonum, quantum malorum fronte quam blanda tegis O bene fallace, quante sventure copri con una fronte lusinghiera
Ut alta ventos semper excipiunt iuga rupemque saxis vasta dirimentem freta quamvis quieti verberat fiuctus maris, [10] imperia sic excelsa Fortunae obiacent Come sempre gli alti gioghi raccolgono i venti e il flutto d'un mare quanto si vuole quieto sferza la rupe che con le sue rocce separa le vaste ondate, [10] così i regni più alti soggiacciono alla Fortuna
Quam bene parentis sceptra Polybi fugeram Come ero ben risoluto a fuggire lo scettro di mio Padre Polibo Esule ma libero da preoccupazioni, senza potere ma intrepido, (ne chiamo a testimoni il cielo e gli dèi) ho trovato sul mio cammino, con mia sorpresa, un regno
Curis solutus exul, intrepidus, vacans (caelum deosque testor) in regnum incidi; infanda timeo: ne mea genitor manu [15] perimatur; hoc me Delphicae laurus monelli, aliudque nobis maius indicunt scelus Temo eventi indicibili: che mio padre muoia per mia mano;[15] di questo mi avverte il lauro Delfico, e mi annuncia un altro, e più grave, delitto
Est maius aliquod patre mactato nefas Vi è un'infamia maggiore che uccidere il proprio padre
Pro misera pietas (eloqui fatum pudet), thalamos parentis Phoebus et diros toros [20] nato minatur impia incestos face; hic me paternis expulit regnis timor Mi vergogno di proferire il vaticinio: Febo minaccia al figlio il talamo del padre e un maledetto giaciglio, [20] reso impuro da empie nozze; questo è il timore che mi ha fatto fuggire dal regnò paterno
Non ego penates profugus excessi meos: parum ipse fidens mihimet in tuto tua, natura, posui iura Non ho abbandonato i miei Penati come un fuggitivo: non fidando abbastanza in me stesso ho messo al sicuro i tuoi diritti i, o natura
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