Seneca, De Ira 01: 12; 01-06, pag 2

Seneca, De Ira 01: 12; 01-06

Latino: dall'autore Seneca, opera De Ira 01 parte 12; 01-06
' Cum hoc dicis, Theophraste, quaeris invidiam praeceptis fortioribus et relicto iudice ad coronam venis: quia unusquisque in eiusmodi suorum casu irascitur, putas iudicaturos homines id fieri debere quod faciunt; fere enim iustum quisque adfectum iudicat quem agnoscit Mentre dici questo, o Teofrasto, mostri invidia per gli insegnamenti di fortezza e lasciato il giudice vieni allopinione del volgo: poiché ognuno si adira in una simile sventura dei suoi, credi che gli uomini penseranno che sia un dovere fare ciò che essi fanno; infatti ciascuno giudica giusta quella passione che riconosce come sua
[4] Sed idem faciunt, si calda non bene praebetur, si vitreum fractum est, si calceus luto sparsus est [4] Ma fanno lo stesso, se lacqua non è bene riscaldata, se il vetro si rompe, se le scarpe sono sporche di mota
Non pietas illam iram sed infirmitas movet, sicut pueris, qui tam parentibus amissis flebunt quam nucibus Non laffetto ma la debolezza suscita quellira, come ai bimbi, che piangeranno per la perdita dei genitori come per quella delle noci

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[5] Irasci pro suis non est pii animi sed infirmi: illud pulchrum dignumque, pro parentibus liberis amicis ciuibus prodire defensorem ipso officio ducente, volentem iudicantem providentem, non inpulsum et rabidum [5] Arrabbiarsi per i proprio non è dellanimo pio ma debole: è bello e degno scendere in campo a difesa dei genitori, dei figli, degli amici, dei cittadini sotto limpulso del dovere stesso, con volontà, giudizio e preveggenza, senza passione e rabbia
Nullus enim adfectus vindicandi cupidior est quam ira, et ob id ipsum ad vindicandum inhabilis: praerapida et amens, ut omnis fere cupiditas, ipsa sibi in id in quod properat opponitur Nessuna passione infatti è più bramosa di vendetta dellira, e perciò stesso meno idonea alla vendetta: è troppo precipitosa e folle, come di norma tutte le brame, ed è di ostacolo a se stessa in ciò che si affretta a fare
Itaque nec in pace nec in bello umquam bono fuit; pacem enim similem belli efficit, in armis vero obliviscitur Martem esse communem venitque in alienam potestatem dum in sua non est Perciò non mai stata vantaggiosa né in pace, né in guerra; infatti rende la pace simile alla guerra, e dimentica che sul campo si può vincere e si può perdere e non essendo padrona di sé finisce sotto il dominio altrui
[6] Deinde non ideo vitia in usum recipienda sunt quia aliquando aliquid effecerunt; nam et febres quaedam genera valetudinis levant, nec ideo non ex toto illis caruisse melius est: abominandum remedi genus est sanitatem debere morbo [6] Poi se i vizi hanno sortito un qualche effetto non per questo vanno messi in pratica; infatti anche la febbre allevia certi tipi di malattia, ma è meglio esserne del tutto liberi: è un malaugurato tipo di cura quello dessere debitori della salute a una malattia
Simili modo ira, etiam si aliquando ut venenum et praecipitatio et naufragium ex inopinato profuit, non ideo salutaris iudicanda est; saepe enim saluti fuere pestifera Ugualmente lira, anche se a volte è stata imprevedibilmente di vantaggio come il veleno, una caduta precipitosa, un naufragio, non per questo deve essere giudicata salutare poiché spesso furono causa di salute cose pestifere
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