' Cum hoc dicis, Theophraste, quaeris invidiam praeceptis fortioribus et relicto iudice ad coronam venis: quia unusquisque in eiusmodi suorum casu irascitur, putas iudicaturos homines id fieri debere quod faciunt; fere enim iustum quisque adfectum iudicat quem agnoscit | Mentre dici questo, o Teofrasto, mostri invidia per gli insegnamenti di fortezza e lasciato il giudice vieni allopinione del volgo: poiché ognuno si adira in una simile sventura dei suoi, credi che gli uomini penseranno che sia un dovere fare ciò che essi fanno; infatti ciascuno giudica giusta quella passione che riconosce come sua |
[4] Sed idem faciunt, si calda non bene praebetur, si vitreum fractum est, si calceus luto sparsus est | [4] Ma fanno lo stesso, se lacqua non è bene riscaldata, se il vetro si rompe, se le scarpe sono sporche di mota |
Non pietas illam iram sed infirmitas movet, sicut pueris, qui tam parentibus amissis flebunt quam nucibus | Non laffetto ma la debolezza suscita quellira, come ai bimbi, che piangeranno per la perdita dei genitori come per quella delle noci |
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[5] Irasci pro suis non est pii animi sed infirmi: illud pulchrum dignumque, pro parentibus liberis amicis ciuibus prodire defensorem ipso officio ducente, volentem iudicantem providentem, non inpulsum et rabidum | [5] Arrabbiarsi per i proprio non è dellanimo pio ma debole: è bello e degno scendere in campo a difesa dei genitori, dei figli, degli amici, dei cittadini sotto limpulso del dovere stesso, con volontà, giudizio e preveggenza, senza passione e rabbia |
Nullus enim adfectus vindicandi cupidior est quam ira, et ob id ipsum ad vindicandum inhabilis: praerapida et amens, ut omnis fere cupiditas, ipsa sibi in id in quod properat opponitur | Nessuna passione infatti è più bramosa di vendetta dellira, e perciò stesso meno idonea alla vendetta: è troppo precipitosa e folle, come di norma tutte le brame, ed è di ostacolo a se stessa in ciò che si affretta a fare |
Itaque nec in pace nec in bello umquam bono fuit; pacem enim similem belli efficit, in armis vero obliviscitur Martem esse communem venitque in alienam potestatem dum in sua non est | Perciò non mai stata vantaggiosa né in pace, né in guerra; infatti rende la pace simile alla guerra, e dimentica che sul campo si può vincere e si può perdere e non essendo padrona di sé finisce sotto il dominio altrui |
[6] Deinde non ideo vitia in usum recipienda sunt quia aliquando aliquid effecerunt; nam et febres quaedam genera valetudinis levant, nec ideo non ex toto illis caruisse melius est: abominandum remedi genus est sanitatem debere morbo | [6] Poi se i vizi hanno sortito un qualche effetto non per questo vanno messi in pratica; infatti anche la febbre allevia certi tipi di malattia, ma è meglio esserne del tutto liberi: è un malaugurato tipo di cura quello dessere debitori della salute a una malattia |
Simili modo ira, etiam si aliquando ut venenum et praecipitatio et naufragium ex inopinato profuit, non ideo salutaris iudicanda est; saepe enim saluti fuere pestifera | Ugualmente lira, anche se a volte è stata imprevedibilmente di vantaggio come il veleno, una caduta precipitosa, un naufragio, non per questo deve essere giudicata salutare poiché spesso furono causa di salute cose pestifere |