[1] Quid est autem quare hanc animi firmitatem non credas in uirum sapientem cadere, cum tibi in aliis idem notare sed non ex eadem causa liceat | [1] Perché, dunque, non credere che questa fermezza danimo competa al saggio, quando ti è possibile constatare la stessa cosa in altri, sebbene dettata da motivo diverso |
Quis enim phrenetico medicus irascitur | Quale medico se la prende con un frenetico |
Quis febricitantis et a frigida prohibiti maledicta in malam partem accipit | Quale si offende degli insulti di un febbricitante al quale ha proibito lacqua fredda |
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Seneca, De Constantia Sapientis: 06; 01-08
Latino: dall'autore Seneca, opera De Constantia Sapientis parte 06; 01-08
[2] Hunc adfectum aduersus omnis habet sapiens quem aduersus aegros suos medicus, quorum nec obscena, si remedio egent, contrectare nec reliquias et effusa intueri dedignatur nec per furorem saeuientium excipere convicia | [2] Il saggio ha verso tutti quelle disposizioni che il medico ha verso i suoi pazienti, dei quali non disdegna di toccare le vergogne, se hanno bisogno di cure, o di osservare le deiezioni e gli escrementi, o di subire le escandescenze, quando li prende la furia del delirio |
Scit sapiens omnis hos qui togati purpuratique incedunt, valentes colorati, male sanos esse, quos non aliter uidet quam aegros intemperantis | Il saggio sa che tutti costoro, che incedono in toga e porpora, hanno soltanto la cera della salute, e non li considera altro che degli ammalati che non sanno controllarsi |
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Seneca, De Constantia Sapientis: 05; 01-07
Latino: dall'autore Seneca, opera De Constantia Sapientis parte 05; 01-07
Itaque ne succenset quidem, si quid in morbo petulantius ausi sunt aduersus medentem, et quo animo honores eorum nihilo aestimat, eodem parum honorifice facta | Perciò non si irrita, nemmeno se, in forza della malattia, sono trascesi ad offendere il medico, e con la stessa indifferenza con cui non dà peso ai loro elogi, non lo dà alle loro mancanze di rispetto |
[3] Quemadmodum non placebit sibi, si illum mendicus coluerit, nec contumeliam iudicabit, si illi homo plebis ultimae salutanti mutuam salutationem non reddiderit, sic ne suspiciet quidem, si illum multi diuites suspexerint -- scit enim illos nihil a mendicis differre, immo miseriores esse; illi enim exiguo, hi multo egent -- et rursus non tangetur, si illum rex Medorum Attalusue Asiae salutantem silentio ac uultu adroganti transierit | [3] Come non avrebbe motivo di compiacersi delle espressioni di rispetto di un mendicante, e non giudicherebbe offesa che un uomo dellinfima plebe non gli ricambi il saluto, così non si compiacerà della stima che gli tributano molti ricchi (sa infatti che non sono per nulla diversi dai mendicanti, anzi sono più miserabili: quelli hanno bisogno di poco, questi, di molto); ed ancora, non si impressionerà se il re di Media od Attalo di Pergamo, al suo saluto, tirano diritto, senza una parola e con aria arrogante |
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Seneca, De Constantia Sapientis: 09; 01-05
Latino: dall'autore Seneca, opera De Constantia Sapientis parte 09; 01-05
Scit statum eius non magis habere quicquam inuidendum quam eius cui in magna familia cura optigit aegros insanosque compescere | Sa che la loro condizione non è più invidiabile di quella di chi deve sorvegliare i pazzi ed i malati, tra i molti schiavi di una casa |
[4] Num moleste feram, si mihi non reddiderit nomen aliquis ex his qui ad Castoris negotiantur nequam mancipia ementes uendentesque, quorum tabernae pessimorum seruorum turba refertae sunt | [4] Dovrò forse avermela a male, se non mi ricambia il saluto un trafficante del tempio di Castore, che compra e vende la peggiore merce umana ed ha la bottega zeppa di schiavi della più bassa specie |
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Seneca, De Constantia Sapientis: 12; 01-03
Latino: dall'autore Seneca, opera De Constantia Sapientis parte 12; 01-03
Non, ut puto; quid enim is boni habet sub quo nemo nisi malus est | No, almeno penso: che ha di buono uno che, sotto di sé, non ha altro che dei cattivi |