Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 01; 08-14

Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 01; 08-14

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 01; 08-14
[8][1] At quare arcus non implet orbem, sed pars dimidia eius videtur, cum plurimum porrigitur incurvaturque

Quidam ita opinantur: "Sol, cum sit multo altior nubibus, a superiore illas tantum percutit parte; sequitur, ut inferior pars earum non tingatur lumine: ergo cum ab una parte solem accipiant, unam eius partem imitantur, quae numquam dimidia maior est

" [ 2] Hoc argumentum parum potens est

Quare

Quia, quamvis sol ex superiore parte sit, totam tamen percutit nubem, ergo et tingit

Quidni

Cum radios transmittere soleat et omnem densitatem perrumpere

Deinde contrariam rem proposito suo dicunt

Nam si superior est sol et ideo superiori tantum parti nubium affunditur, numquam terra tenus descendet arcus: atqui usque in humum demittitur
[8][1] Ma perché larcobaleno non forma un cerchio completo, ma si vede soltanto la metà parte, quando è esteso e incurvato al massimo

Alcuni pensano così: il sole, essendo molto più alto delle nubi, le colpisce soltanto nella parte superiore; ne consegue che la loro parte inferiore non è colorata dalla luce: dunque, poiché ricevono il sole da una sola parte, imitano una sola parte del sole, che non è mai più grande della metà

[2] Questa argomentazione ha poca forza

Perché

Perché il sole, pur trovandosi più in alto, tuttavia colpisce tutta la nube, dunque la colora anche

Perché no

Dal momento che è solito far passare i raggi attraverso le nubi e squarciare qualunque spessore

Inoltre, largomentazione che adducono è contraria alla loro tesi

Infatti, se il sole sta più in alto e perciò colora soltanto sulla parte superiore delle nubi, larcobaleno non scenderà mai fino a toccar terra: eppure, esso si abbassa fino al suolo
[ 3] Praeterea numquam non contra solem arcus est; nihil autem ad rem pertinet, supra infrave sit, quia totum quod contra est latus verberatur

Deinde aliquando arcum et occidens facit; tum certe ex inferiore parte nubes ferit terris propinquus: atqui et tunc dimidia pars est, quamvis solem nubes ex humili et sordido accipiant

[4] Nostri, qui sic in nube, quomodo in speculo, lumen volunt reddi, nubem cavam faciunt et sectae pilae partem, quae non potest totum orbem reddere, quia ipsa pars orbis est

Proposito accedo, argumento non consentio

Nam si in concavo speculo tota facies oppositi orbis exprimitur, et in semiorbe nihil prohibet totam aspici pilam
[3] Inoltre, larcobaleno non si vede mai, se non dalla parte opposta rispetto al sole; ma non importa se il sole si trovi sopra o sotto, perché il lato della nube che si trova di fronte viene colpito per intero

E poi talvolta anche il sole al tramonto dà luogo allarcobaleno; allora certamente colpisce la parte inferiore delle nubi quando si trova vicino alla terra: eppure, anche allora ha la forma di un semicerchio, benché le nubi ricevano il sole da un luogo basso e sordido

[4] I nostri, che sostengono che nella nube la luce è riflessa come in uno specchio, pensano che la nube sia concava e sia una parte di sfera divisa in due, e che non possa riflettere una sfera per intero perché è essa stessa parte di una sfera

Faccio buona la premessa, ma non condivido largomentazione

Infatti, se in uno specchio concavo si riflette per intero limmagine di una sfera che sta di fronte, nulla vieta che anche in una semisfera si veda un globo intero
[5] Etiamnunc diximus circulos apparere soli lunaeque in similitudinem arcus circumdatos: quare ille circulus iungitur, in arcu numquam

Deinde quare semper concavae nubes solem accipiunt, non aliquando planae et tumentes

[6] Aristoteles ait post autumnale aequinoctium qualibet hora diei arcum fieri, aestate non fieri nisi aut incipiente aut inclinato die

Cuius rei causa manifesta est: primum, quia media diei parte sol calidissimus nubes evincit nec potest imaginem suam ab his recipere quas scindit; at matutino tempore aut vergens in occasum minus habet virium, ideo a nubibus sustineri et repercuti potest
[5] Abbiamo anche detto che attorno al sole e alla luna appaiono dei cerchi simili allarcobaleno: perché quei cerchi sono completi, mentre quello dellarcobaleno non lo è mai

Inoltre, perché sono solo le nubi concave a ricevere limmagine del sole e mai quelle piane o convesse

[6] Aristotele afferma che dopo lequinozio dautunno larcobaleno si può formare a qualunque ora del giorno, mentre destate non si forma che allalba o al tramonto

E la causa di questa differenza è evidente: prima di tutto perché attorno a mezzogiorno il sole è caldissimo, trionfa sulle nubi e non può riflettersi nelle nubi che fende; ma di mattina o al tramonto ha minor forza e perciò può essere contrastato e riflesso dalle nubi

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 06; 01-05
Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 06; 01-05

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 06; 01-05

[ 7] Deinde cum arcum facere non soleat nisi adversus his, in quibus facit nubibus, cum breviores dies sunt, semper obliquus est: itaque qualibet diei parte, etiam cum altissimus est, habet aliquas nubes, quas ex adverso ferire possit

At temporibus aestivis super nostrum verticem fertur: itaque medio die excelsissimus terras rectiore aspicit linea, quam ut ullis nubibus possit occurrere'; omnes enim sub se tunc habet

[8] Ut ait Vergilius noster: "et bibit ingens arcus", cum adventat imber; sed non easdem, undecumque apparuit, minas affert: a meridie ortus magnam vim aquarum vehet (vinci enim nubes non potuerunt valentissimo sole, tantum illis est virium); si circa occasum refulsit, rorabit et leviter impluet; si ab ortu circave surrexit, serena promittit
[7] Inoltre, poiché di solito il sole non produce larcobaleno se non si trova di fronte alle nubi nelle quali lo forma, quando i giorni sono più cortii suoi raggi sono sempre inclinati rispetto alle nubi: perciò in qualunque ora del giorno, anche quando il sole si trova nel punto più alto, ha qualche nube che può colpire da una posizione frontale

Ma durante lestate passa al di sopra delle nostre teste: perciò a mezzogiorno si trova nel punto più alto, e i suoi raggi arrivano sulla terra troppo perpendicolarmente per potersi trovare qualche nube di fronte: le ha tutte al di sotto di sé

[8] Come afferma il nostro Virgilio: limmenso arcobaleno si abbevera quando si avvicina la pioggia, ma non porta le stesse minacce da qualunque parte appaia: se nasce a sud, porterà grandi rovesci dacqua (poiché le nubi non hanno potuto essere vinte dal sole, per quanto forte, tanta è la loro forza); se brilla verso ponente, piovigginerà e cadrà una pioggia leggera; se è sorto a levante o nei dintorni, promette il sereno
[9][1] Nunc de virgis dicendum est, quas non minus pictas variasque aeque pluviarum signa solemus accipere

In quibus non multum operae consumendum est, quia virgae nihil aliud sunt quam imperfecti arcus

Nam facies illis est quidem picta, sed nihil curvati habens: in rectum iacent

[ 2] Fiunt autem iuxta solem fere in nube umida et iam se spargente

Itaque idem est in illis qui in arcu color; tantum ffigura mutatur, quia nubium quoque, in quibus extenduntur, alia est

[10][1] Similis varietas in coronis est; sed hoc differunt, quod coronae ubique fiunt, ubicumque sidus est, arcus non nisi contra solem, virgae non nisi in vicinia solis

Possum et hoc modo differentiam omnium reddere: coronam si diviseris, arcus erit; si direxeris, virga
[9][1]Ora bisogna parlare delle verghe, che non sono meno colorate e variopinte dellarcobaleno e che sono parimenti considerate di solito come segni di pioggia

A proposito delle verghe non cè da sprecare molta fatica, perché le verghe non sono nientaltro che arcobaleni imperfetti

Infatti, il loro aspetto è sì variopinto, ma privo di qualsiasi curvatura: si estendono in linea retta

[2]Si formano per lo più nelle vicinanze del sole in una nube umida e prossima a disfarsi in pioggia

Perciò hanno lo stesso colore dellarcobaleno, cambia soltanto la forma, perché anche quella delle nubi in cui si sviluppano è diversa

[10][1] Una simile varietà di colori si trova negli aloni, ma i tre fenomeni differiscono in questo: gli aloni si formano dappertutto nel cielo, dovunque si trovi un astro, gli arcobaleni soltanto in opposizione al sole, le verghe soltanto nelle vicinanze del sole

Posso restituire la loro differenza anche in questo modo: se dividi in due un alone, ottieni un arcobaleno; se lo raddrizzi, ottieni una verga

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 02; 11-15
Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 02; 11-15

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 02; 11-15

In omnibus color multiplex, ex caeruleo fulvoque varius

Virgae soli tantum adiacent, arcus solares lunaresque sunt, coronae omnium siderum

[11] [1] Aliud quoque virgarum genus apparet, cum radii per angusta foramina nubium tenues et intenti distantesque inter se diriguntur: et ipsi signa imbrium sunt

[ 2] Quomodo nunc me hoc loco geram

Quid vocem imagines solis

Historici soles vocant et binos ternosque apparuisse memoriae tradunt; Graeci parhelia appellant, quia in propinquo fere a sole visuntur aut quia accedunt ad aliquam similitudinem solis

Non enim totum imitantur sed magnitudinem eius figuramque: ceterum nihil habent ardoris hebetes et languidi

His quod nomen imponimus

An facio quod Vergilius, qui dubitavit de nomine, deinde id, de quo dubitaverat, posuit
In tutti la colorazione è molteplice, e va dallazzurro al fulvo

Le verghe si trovano soltanto in prossimità del sole, gli arcobaleni stanno di fronte al sole o alla luna, gli aloni attorno a ogni astro

[11][1] Cè anche un altro tipo di verghe, quando i raggi del sole sottili, tesi e separati gli uni dagli altri passano in linea retta attraverso strette aperture nelle nubi: anche questi sono segni di pioggia

[2] Come dovrei agire a questo punto

Come le dovrei chiamare, immagini del sole

Gli storici le chiamano soli e tramandano che sono apparsi due o tre per volta; i Greci le chiamano parèlia, perché quasi sempre si vedono in prossimità del sole o perché si avvicinano a qualche somiglianza col sole

Infatti, non le imitano in tutto , ma solo nella grandezza e nella forma: daltra parte, deboli e languidi, non hanno nulla della sua vampa

Che nome possiamo dar loro

O mi comporto come Virgilio, che si trovò in dubbio su un nome, e poi scelse proprio quel nome su cui aveva avuto dei dubbi
"Et quo te nomine dicam, Rhaetica

Nec cellis ideo contende Falernis

" Nihil ergo prohibet illas parhelia vocari

[ 3] Sunt autem imagines solis in nube spissa et incurva in modum speculi

Quidam parhelion ita definiunt: nubes rotunda et splendida similisque soli

Sequitur enim illum nec umquam longius relinquitur, quam fuit, cum apparuit

Num quis nostrum miratur, si solis effigiem in aliquo fonte aut placido lacu vidit

Non, ut puto

Atqui tam in sublimi facies eius quam inter nos potest reddi, si modo idonea est materia, quae reddat

[12] [1] Quotiens defectionem solis volumus deprehendere, ponimus pelves, quas aut oleo aut pice implemus, quia pinguis umor minus facile turbatur et ideo quas recipit imagines servat; apparere autem imagines non possunt nisi in liquido et immoto
E con quale nome ti canterò, o uva di Rezia

Ma non gareggiare per questo con le cantine del Falerno

Niente, dunque, ci impedisce di chiamarle pareli

[3] Sono immagini del sole che si formano in una nube densa e vicina come in uno specchio

Alcuni definiscono il parelio così: una nube rotonda e splendente e simile al sole

Esso, infatti, segue il sole e non resta mai più indietro di quanto era quando è apparso

Forse qualcuno di noi si meraviglia se vede limmagine del sole in una sorgente o in un luogo calmo

Credo di no

Bene, limmagine del sole può mostrarsi tanto in cielo quanto sulla terra, a condizione di trovare una materia adatta a rifletterla

[12] [1] Ogni volta che vogliamo osservare uneclissi di sole, esponiamo dei catini, che riempiamo di olio o di pece, perché un liquido denso si intorbida più difficilmente e perciò conserva le immagini che riceve; del resto, le immagini non possono apparire, se non in qualcosa di liquido e immobile

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Tunc solemus notare, quemadmodum luna soli se opponat et illum tanto maiorem obiecto corpore abscondat, modo ex parte, si ita competit, ut in latus eius incurreret, modo totum; haec dicitur perfecta defectio, quae stellas quoque ostendit et intercipit lucem, tunc scilicet cum uterque orbis sub eodem libramento stetit

[ 2] Quemadmodum ergo utriusque imago in terris aspici potest, ita in aere, cum sic coactus aer et limpidus constitit, ut faciem solis acciperet

Quam et aliae nubes accipiunt sed transmittunt, si aut mobiles sunt aut rarae aut sordidae: mobiles enim spargunt illam; rarae emittunt; sordidae turpesque non sentiunt, sicut apud nos imaginem maculosa non reddunt

[13] [1] Solent et bina fieri parhelia eadem ratione
Allora di solito notiamo come la luna si ponga davanti al sole e , pur essendo molto più piccola di esso, lo nasconda, ora parzialmente, se avviene che ne incontri una fascia laterale, ora totalmente; si definisce eclissi totale quella che consente di vedere anche le stelle e intercetta la luce del giorno, vale a dire quando i due globi giacciono sullo stesso piano

[2] Come, dunque, si può guardare limmagine del sole e della luna sulla terra, così si può vederla anche nellatmosfera, quando essa è così compatta, limpida e immobile da accogliere la figura del sole

Anche altre nubi accolgono tale figura, ma non la conservano, se sono instabili o rarefatte o opache: se si muovono, infatti, la disperdono, se rarefatte si lasciano attraversare, se opache e sporche non se ne lasciano impressionare, come presso di noi le superficie a macchie non riflettono unimmagine

[13] [1] Spesso i pareli, per gli stessi motivi, si formano due per volta
Quid enim impedit, quommus tot sint, quot nubes fuerint aptae ad exhibendam solis effigiem

Quidam in illa sententia sunt, quotiens duo simulacra talia existunt, ut iudicent in illis alteram solis imaginem esse, alteram imaginis

Nam apud nos quoque cum plura specula disposita sunt ita, ut alteri sit conspectus alterius, omnia implentur, et una imago a vero est, ceterae imaginem effigies sunt; nihil enim refert, quid sit quod speculo ostendatur: quicquid videt, reddit

Ita illic quoque in sublimi, si sic nubes fors aliqua disposuit, ut inter se conspiciant, altera nubes solis imaginem, altera imaginis reddit

[2] Debent autem hae nubes, quae hoc praestant, densae esse, leves, splendidae, planae, naturae solidae
Infatti, che cosa impedisce che essi siano tanti quante sono le nubi adatte a riprodurre limmagine del sole

Alcuni sono convinti che tutte le volte che si producono due simulacri di questo genere, uno riflette limmagine del sole, laltro limmagine dellimmagine

Infatti, anche presso di noi, quando più specchi sono disposti in modo che siano luno in vista dellaltro, sono riempiti tutti della medesima immagine, ma una sola immagine proviene dalloggetto reale, le altre sono immagini di immagini; infatti, non ha importanza che cosa sia ciò che viene mostrato a uno specchio: qualunque cosa veda, la riflette

Così anche nel cielo, se per caso le nubi si sono disposte in modo da potersi vedere vicendevolmente, una riflette limmagine del sole, laltra limmagine dellimmagine

[2] Queste nubi che danno luogo a questo fenomeno devono poi essere dense, lisce, brillanti, piane e di natura compatta
Ob hoc omnia eiusmodi simulacra candida sunt, et similia lunaribus circulis, quia ex percussu oblique accepto sole resplendent: nam si infra solem nubes fuerit et propior, ab eo dissipatur; longe autem posita radios non remittet nec imaginem effciet

Quia apud nos quoque specula, cum procul a nobis abducta sunt, faciem non reddunt, quia acies nostra non habet usque ad nos recursum

[3] Pluviarum autem et hi soles (utar enim historica lingua) indicia sunt, utique si a parte austri constiterunt, unde maxime nubes ingravescunt; cum utrimque solem cinxit talis effigies, tempestas, si Arato credimus, surgit

[14] [1] Tempus est alios quoque ignes percurrere, quorum diversae figurae sunt

Aliquando emicat stella, aliquando ardores sunt, hi nonnumquam fixi et haerentes nonnumquam volubiles
Per questo tutti i simulacri di questo tipo sono bianchi e simili a dischi lunari, perché brillano di luce riflessa e ricevono obliquamente i raggi del sole: infatti, se la nube si trovasse al di sotto del sole e troppo vicina a esso, ne verrebbe dissolta; se fosse lontana, non rimanderebbe i raggi e non ne riprodurrebbe limmagine

Così anche presso di noi gli specchi, quando sono stati allontanati molto da noi, non riflettono la nostra immagine, perché i nostri raggi visivi non hanno la forza di tornare fino a noi

[3] Anche questi soli (userò la terminologia degli storici) sono segni di pioggia, specialmente se si sono formati verso sud, donde soprattutto le nubi si gonfiano di pioggia; quando una tale immagine circonda il sole dai due lati, se crediamo ad Arato, si leva una tempesta

[14][1] ora di passare in rassegna anche altre meteore ignee, che si presentano sotto forme diverse

Talvolta è una stella che sfavilla attraverso il cielo, talvolta sono meteore ignee, ora immobili e fisse, ora instabili
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