quando si vide rifiutare la possibilità per la mancanza di una denuncia alla polizia, cercò una clinica clandestina, ma scoprì che erano state chiuse dalle forze dell'ordine. Nel 1970, due avvocati fecero causa al procuratore Distrettuale della Contea, Henry Wade, a nome della donna, che adottò lo pseudonimo di Jan Roe. Lo stesso anno - ma troppo tardi per McCorvey, che aveva già partorito - un collegio di tre giudici dichiarò incostituzionale la legge poiché violava il diritto alla privacy sancito dal IX emendamento.
Il caso passò alla corte suprema che nel 1973 si pronunciò in favore di Roe con una maggioranza di sette giudici su nove, confermando l'incostituzionalità della legge texana. Secondo la corte, ai sensi delle leggi statunitensi, "il feto non è mai stato riconosciuto ... come persona nel pieno senso del termine" e l'aborto rientrava nell'ambito del diritto alla privacy. Dopo il caso Roe contro Wade, gli Stati non potevano vietare l'aborto per gravidanze sotto le 12 settimane.
Nel 1992, tuttavia un'altra sentenza fece storia: il caso Planned Parenthood contro Casey reintrodusse il diritto degli Stati Uniti a disciplinare l'aborto nel primo trimestre di gravidanza. Gli americani sono ancora oggi divisi tra i pro-life e i pro-choice e vige un generale malcontento per la legge sull'aborto. In oltre 60 paesi del mondo la pratica è ancora illegale