Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 32, Paragrafi 89-113, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 32, Paragrafi 89-113

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 32, Paragrafi 89-113
[111] natura ei styptica, inpositumque lenit impetus podagrae

item alga, de qua et ipsa dictum est

observatur in ea, ne arida inponatur

Perniones emendat pulmo marinus, cancri marini cinis ex oleo, item fluviatiles triti ustique, cinere et ex oleo subacto, siluri adips

In articulis morborum impetus sedant ranae subinde recentes inpositae; quidam dissectas iubent inponi

Corpus auget ius mitulorum et concharum

[112] Comitiales, ut diximus, coagulum vituli marini bibunt cum lacte equino asinaeve aut cum Punici suco, quidam ex aceto mulso

nec non aliqui per se pilulas devorant

castoreum in aceti mulsi cyathis III ieiunis datur, iis vero, qui saepius corripiantur, clystere infusum mirifice prodest

castorei drachmae II esse debebunt, mellis et olei sextarius et aquae tantundem
[111] Per esso una proprietà astringente, ed applicato allevia l'attacco della gotta

Anche l'alga, di cui e della stessa si è parlato

Si bada riguardo ad essa, che non sia messa secca

Il polmone marino toglie i geloni, la cenere del granchio marino con l'olio, anche quelli fluviali tritati e bruciati, con cenere ed olio impastato, il grasso del siluro

Le rane applicate fresche ripetutamente calmano gli attacchi dei mali nelle articolazioni; alcuni consigliano che siano messe aperte

Il brodo dei mitili e delle conchiglie ingrassa il corpo

[112] Gli epilettici, come abbiamo detto, bevono il coagulo del vitello marino con latte equino o di asina o con succo di melograno, alcuni con aceto mielato

Inoltre alcuni prendono di per sé le pillole

Il castorio è dato in 3 bicchieri di aceto mielato a digiuno, invece a quelli, che sono colpiti troppo spesso, giova meravigliosamente infuso in clistere

Dovranno esserci due dracme di castorio, un sestario di miele e olio e altrettanto di acqua
ad prasens vero correptis olfactu subvenit cum aceto

datur et mustelae marinae iocur, item muris, vel testudinum sanguis

[113] Febrium circuitus tollit iocur delphini gustatum ante accessiones

hippocampi necantur in rosaceo, ut perunguantur aegri frigidis febribus, et ipsi adalligantur aegris

item ex asello pisce lapilli, qui plena luna inveniuntur in capite, alligantur in linteolo

phagri fluviatilis longissimus dens capillo adalligatus ita, ut V diebus eum, qui adalligaverit, non cernat aeger, ranae in trivio decoctae oleo abiectis carnibus perunctos liberant quartanis

Al momento invece si rimedia a quelli colpiti con l'aceto da odorare

Viene dato anche il fegato della donnola marina, anche il sangue del topo, o delle tartarughe

[113] Il fegato del delfino toglie la periodicità delle febbri mangiato prime degli accessi

Gli ippocampi sono annegati nell'olio di rosa, affinché i malati con febbri fredde siano unti, e gli stessi siano legati addosso ai malati

Anche le pietruzze del pesce nasello, che si trovano nella testa con la luna piena, sono legate addosso in un panno

Il dente più lungo del pagro fluviale legato addosso con un capello così, che il malato non veda per 5 giorni colui, che l'aveva legato, le rane cotte con l'olio in un trivio dopo aver buttato le carni liberano dalle febbri quartane quelli unti

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