Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 08-41

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 08-41

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 31, Paragrafi 08-41

[8] "Quo tua, Romanae vindex clarissime linguae, silva loco melius surgere iussa viret atque Academiae celebratam nomine villam nunc reparat cultu sub potiore Vetus, hoc etiam apparent lymphae non ante repertae, languida quae infuso lumina rore levant

nimirum locus ipse sui Ciceronis honori hoc dedi, hac fontes cum patefacit ope, ut, quoniam totum legitur sine fine per orbem sint plures oculis quis medeantur aquae

[9] In eadem Campaniae regione Sinuessanae aquae sterilitatem feminarum et virorum insaniam abolere produntur, in Aenaria insula calculosis mederi et quae vocatur Acidula ab Teano Sidicino IIII p, haec frigida, item in Stabiano quae Dimidia vocatur et in Venafrano ex fonte Acidulo
[8] "Famosissimo garante della lingua romana, nel luogo in cui il tuo parco predisposto a svilupparsi verdeggia meglio e Vetere ora restaura con cura più raffinata la villa celebrata col nome di Accademia, in questo luogo sorgono anche linfe non conosciute prima, che alleviano con la rugiada spruzzata gli occhi deboli

Certo il luogo stesso ha donato ciò per l'onore del suo Cicerone, quando mostra fonti con questa virtù, cosicché, poiché si legge senza fine in tutto il mondo ci siano più acque con cui curino gli occhi"

[9] Nella stessa regione della Campania le acque di Sinuessa sono tramandate togliere la sterilità delle donne e la pazzia degli uomini, nell'isola d'Ischia curare i malati di calcoli anche quella che è detta acidula a 4 miglia da Teano Sidicino, fredda questa, anche quella che è detta dimidia nella zona di Stabia e in quello di Venafro con la fonte Acidula
idem contingit in Velino lacu potantibus, item in Syriae fonte iuxta Taurum montem, auctor est M Varro et in Phrygiae Gallo flumine Callimachus

sed ibi in potando necessarius modus, ne lymphatos agat, quod in Aethiopia accidere iis, qui e fonte Rubro biberint, Ctesias scribit

[10] iuxta Romam Albulae aquae volneribus medentur, egelidae hae, sed Cutiliae in Sabinis gelidissimae suctu quodam corpora invadunt, ut prope morsus videri possit, aptissimae stomacho, nervis, universo corpori

Thespiarum fons conceptus mulieribus repraesentat, item in Arcadia flumen Elatum, custodit autem Linus fons in eadem Arcadia abortusque fieri non patitur

e diverso in Pyrrha flumen, quod Aphrodisium vocatur, steriles facit

[11] Lacu Alphio vitiligines tolli Varro auctor est Titiumque praetura functum marmorei signi faciem habuisse propter id vitium
Stessa cosa capita a quelli che bevono nel lago Velino, anche in una fonte della Siria vicino al monte Tauro, è testimone Varrone e nel fiume Gallo della Frigia (testimone) Callimaco

Ma lì più necessariamente misura nel bere, affinché non produca pazzi, accadere questo in Etiopia a quelli, che hanno bevuto dalla fonte Rossa, scrive Ctesia

[10] Vicino a Roma le acque Albule curano le ferite, temperate queste, invece le Cutilie fra i Sabini freddissime aggrediscono con un certo succhio i corpi, quasi che possa sembrare un morso, molto adatte per lo stomaco, i nervi, il corpo intero

La fonte di Tespi permette i concepimenti alle donne, anche in Arcadia il fiume Elato, anche la fonte Lino nella stessa Arcadia protegge e non permette che avvengano gli aborti

Al contrario a Pyrra il fiume, che è detto Afrodisio, rende sterili

[11] Varrone è testimone che le vitiligini vengono tolte nel lago Alfeo e che Tizio esperto nella pretura avesse la faccia di una statua di marmo a causa di questo male
Cydnus Ciliciae amnis podagricis medetur, sicut apparet epistula Cassi Parmensis ad M

Antonium

contra aquarum culpa in Troezene omnium pedes vitia sentiunt

[12] Tungri civitas Galliae fontem habet insignem plurimis bullis stillantem, ferruginei saporis, quod ipsum non nisi in fine potus intellegitur

purgat hic corpora, tertianas febres discutit, calculorum vitia

eadem aqua igne admoto turbida fit ac postremo rubescit

Leucogaei fontes inter Puteolos et Neapolim oculis et vulneribus medentur

Cicero in admirandis posuit Reatinis tantum paludibus ungulas iumentorum indurari
Il fiume Cydno della Cilicia cura i malati di gotta, come risulta nella lettera di Cassio Parmense a M

Antonio

Invece a Trezine i piedi di tutti avvertono mali per colpa delle acque

[12] Tongre città della Gallia ha una fonte famosa che sgorga con diverse bolle, di sapore ferruginoso, questa stessa cosa non si avverte se non alla fine del bere

Questa purifica i corpi, allontana le febbri terzane, i mali dei calcoli

La stessa acqua, portato il fuoco, diventa torbida e infine si arrossa

Le sorgenti Leucogee fra Pozzuoli e Napoli curano gli occhi e le ferite

Cicerone fra le cose da ammirare sostenne che le unghie dei giumenti vengono indurite solo nelle paludi di Rieti

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 35 - 36
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 35 - 36

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 09, Paragrafi 35 - 36

[13] Eudicus in Hesitaeotide fontes duos tradit esse, Ceronam, ex quo bibentes oves nigras fieri, Nelea, ex quo albas, ex utroque varias, Theophrastus Thuriis Crathim candorem facere, Sybarim nigritiam bubus ac pecori, [14] quin et homines sentire differentiam eam; nam qui e Sybari bibant, nigriores esse durioresque et crispo capillo, qui e Crathi candidos mollioresque ac porrecta coma

item in Macedonia qui velint sibi candida nasci, ad Haliacmonem ducere, qui nigra aut fusca, ad Axium

idem omnia fusca nasci quibusdam in locis dicit et fruges quoque, sicut in Messapis, at in Lusis Arcadiae quodam fonte mures terrestres vivere et conversari

Erythris Aleos amnis pilos gignit in corporibus

[15] In Boeotia ad Trophonium deum iuxta flumen Hercynnum e duobus fontibus alter memoriam, alter oblivionem adfert, inde nominibus inventis
[13] Eudico tramanda che in Estieotide ci sono due fonti, che la Cerona, rende nere le pecore che bevono da questa, la Nelea, da cui bianche, da entrambe variopinte, Teofrasto che il Crati a Turi rende il candore ai buoi e al gregge, il Sibari il colore nero, [14] anzi che anche gli uomini avvertono questa differenza; infatti quelli che bevono dal Sibari, essere più scuri e più robusti e col capello crespo, quelli dal Crati chiari e più delicati e con la chioma liscia

Anche in Macedonia quelli che vogliono che gli nascano animali bianchi, condurli all'Haliacmon, chi neri o scuri, all'Axios

Lo stesso dice che tutte le cose nascono scure in alcuni luoghi ed anche le messi, come fra i Messapi, e che a Lusi in Arcadia vivono e si riuniscono in una certa fonte topi terrestri

A Eritre il fiume Aleo genera peli sui corpi

[15] In Beozia presso il dio Trophonios vicino al fiume Ercinna da due fonti una dà la memoria, l'altra l'oblio, da qui derivati i nomi
in Cilicia apud oppidum Cescum rivus fluit Nuus, ex quo bibentium subtiliores sensus fieri M

Varro tradit, at in Cetera insula fontem esse, quo hebetes fiant, Zamae in Africa, ex quo canorae voces

[16] Vinum taedio venire iis, qui ex Clitorio lacu biberint, ait Eudoxus, set Theopompus inebriari fontibus iis, quos diximus, Mucianus Andri e fonte Liberi patris statis diebus septenis eius dei vinum fluere, si auferatur e conspectu templi, sapore in aquam transeunte, [17] Polyclitus Lipari iuxta Solos Ciliciae ungui, Theophrastus hoc idem in Aethiopia eiusdem nominis fonte, Lycos in Indis Oratis fontem esse, cuius aqua lucernae luceant; idem Ecbatanis traditur
In Cilicia presso la città di Cesco scorre il ruscello Nuus, da cui M

Varrone tramanda che i sensi di quelli che bevono diventino più raffinati, e che nell'isola Cetera c'è una fonte, con cui diventano addormentati, a Zama in Africa, una con cui le voci (diventano) armoniose

[16] Dice Eudosso che il vino viene a nausea a quelli, che abbiano bevuto dal lago Clitorio, invece Teopompo che sono inebriati dalle fonti, che abbiamo citato, Muciano che ad Andros dalla fonte del padre Libero nei sette giorni consacrati di quel dio scorre vino, trasformando il sapore in acqua, se è portato via dalla vista del tempio, [17] Policlito (dice) essere unti con quella del Lipari vicino a Soli di Cilicia, Teofrasto (dice) questa stessa cosa con una fonte dello stesso nome in Etiopia, Lico che fra gli Indi Orati c'è una fonte, con la cui acqua le lanterne brillano; la stessa cosa è tramandata a Ecbatana

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 22, Paragrafi 111-115
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 22, Paragrafi 111-115

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 22, Paragrafi 111-115

Theopompus in Scotusaeis lacum esse dicit, qui volneribus medeatur, [18] Iuba in Trogodytis lacum Insanum malefica vi appellatum ter die fieri amarum salsumque ac deinde dulcem totiensque et nocte, scatentem albis serpentibus vicenum cubitorum; idem in Arabia fontem excilire tanta vi, ut nullum non pondus inpactum respuat; [19] Theophrastus Marsyae fontem in Phrygia ad Celaenarum oppidum saxa egerere

non procul ab eo sunt fontes Claeon et Gelon ab effectu Graecorum nominum dicit

Cyzici fons Cupidinis vocatur, ex quo potantes amorem deponere Mucianus credit

[20] Cranone est fons calicus citra summum fervorem, qui vino addito trito calorem potionis custodit in vasis

sunt et Mattiaci in Germania fontes calidi trans Rhenum, quorum haustus triduo fervet, circa margines vero pumicem faciunt aquae
Teopompo dice che c'è un lago fra gli Scotussei, che cura le ferite, [18] Giuba che fra i Trogloditi un lago chiamato Insano per un potere malefico diventa amaro e salato tre volte al giorno e poi dolce e altrettante volte anche di notte, brulicando di serpi bianche di venti cubiti; lo stesso (dice) che in Arabia una fonte sgorga con tanta violenza, che non riceve nessun peso scagliato; [19] Teofrasto che la fonte di Marsia in Frigia produce sassi presso la città dei Celeni

Non lontano da qui ci sono, dice, le fonti Claeon e Geon di nomi greci per l'effetto

A Cizico è detta di Cupido una fonte, da cui Muciano crede che quelli che bevono abbandonino l'amore

[20] A Cranone c'è una fonte calda al di sotto della massima ebollizione, che aggiunto vino comune conserva il calore della bevanda nei recipienti

Anche a Mattiaco in Germania oltre il Reno, ci sono fonti calde, il cui zampillo bolle per tre giorni, inoltre le acque producono pomice intorno ai bordi
[21] Quod si quis fide carere ex his aliqua arbitratur, discat in nulla parte naturae maiora esse miracula, quamquam inter initia operis abunde multa rettulimus

Ctesias tradit Silan vocari stagnum in Indis, in quo nihil innatet, omnia mergantur; Caelius apud nos in Averno etiam folia subsidere, Varro aves, quae advolaverint, emori

[22] contra in Africae lacu Apuscidamo omnia fluitant, nihil mergitur, item in Siciliae fonte Phinthia, ut Aplon tradit, et in Medorum lacu puteoque Saturni

item fluvii fons Limyrae transire solet in loca vicina portendens aliquid; mirum quoque quod cum piscibus transit

responsa ab his petunt incolae cibo, quem rapiunt adnuentes, si vero eventum negent, caudis abigunt
[21] Che se qualcuno pensa mancare in questi fatti qualche verità, sappia che in nessuna parte della natura ci sono meraviglie più grandi, sebbene ne abbiamo riferito molte abbondantemente agli inizi dell'opera

Ctesia tramanda che in India è chiamato Sila uno stagno, in cui non galleggia niente, tutte le cose sono sommerse; Celio presso di noi che nell'Averno anche le foglie affondano, Varrone che gli uccelli, che abbiano volato accanto, muoiono

[22] Invece nel lago Apuscidamo dell'Africa tutte le cose galleggiano, niente è sommerso, anche nella fonte Phintia della Sicilia, come tramanda Afione, e nel lago dei Medi e nel pozzo di Saturno

Anche la fonte del fiume Limyra suole trasferirsi nei luoghi vicini presagendo qualcosa; strano anche il fatto che passa con i pesci

Da questi gli abitanti chiedono responsi con l'esca, affermando positivamente l'afferrano, se invece negano l'evento, respingono con le code

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 27, Paragrafi 14-62

[23] flumen Alcas in Bithynia Bryazum adluit, hoc est et templo et deo nomen, cuius gurgitem periuri negantur pati velut flammam urentem

et in Cantabria fontes Tamarici in auguriis habentur

tres sunt octonis pedibus distantes, in unum alveum coeunt vasto amne

[24] singuli siccantur duodenis diebus, aliquando vicenis, citra suspicionem ullam aquae, cum sit vicinus illis fons sine intermissione largus

dirum est non profluere eos aspicere volentibus, sicut proxime Larcio Licinio legato pro praetore post septem dies accidit

in Iudaea rivus sabbatis omnibus siccatur

[25] E diverso miracula alia dira

Ctesias in Armenia fontem esse scribit, ex quo nigros pisces ilico mortem adferre in cibis
[23] Il fiume Alcas in Bitinia bagna Briezio, questo è anche il nome per il tempio e il dio, il cui vortice gli spergiuri sono detti non sopportare come una fiamma che brucia

Anche in Cantabria le fonti del Tamaris sono annoverate fra gli auspici

Sono tre che distano otto piedi, confluiscono in un solo bacino con un vasto fiume

[24] Ogni giorno si seccano dodici, talora venti volte, oltre alcuna traccia di acqua, pur essendo vicino a quelle una fonte ampia senza interruzione

E' sfavorevole che esse non scorrano per quelli che vogliono oservare, come recentemente è accaduto dopo sette giorni all'ambasciatore propretore Larcio Licinio

In Giudea un ruscello si secca tutti i sabati

[25] Al contrario altri tristi presagi

Ctesia scrive che in Armenia c'è una fonte, che da questa i pesci neri procurano subito la morte nei cibi
quod et circa Danuvii exortum audivi, donec veniatur ad fontem alveo adpositum, ubi finitur id genus piscium, ideoque ibi caput amnis eius intellefit fama

hoc idem et in Lydia in stagno Nympharum tradunt

[26] in Arcadia ad Pheneum aqua profluit e saxis Styx appellata, quae ilico necat, ut diximus, sed esse pisces parvos in ea tradit Theophrastus, letales et ipsos, quod non in alio genere mortiferorum fontium

[27] necare aquas Theopompus et in Thracia apud Cichros dicit, Lycos in Leontinis tertio die quam quis biberit, Varro ad Soracten in fonte, cuius sit latitudo quattuor pedum; sole oriente eum exundare ferventi similem; aves, quae degustaverint, iuxta mortuas iacere

namque et haec insidiosa condicio est, quod quaedam etiam blandiuntur aspectu, ut ad Nonacrim Arcadiae, omnino nulla deterrent qualitate
Il che ho sentito anche vicino all'origine del Danubio, finché si arriva alla sorgente situata nell'alveo, dove viene eliminato questo genere di pesci, e perciò qui la credenza riconosce l'origine di questo fiume

Questa stessa cosa tramandano anche in Lidia nello stagno delle Ninfe

[26] In Arcadia presso il Peneo scorre un'acqua detta dai sassi Stige, che subito uccide, come abbiamo detto, ma Teofrasto tramanda che ci sono in essa piccoli pesci, gli stessi anche mortali, il che non in un altro tipo di fonti mortali

[27] Teopompo dice che le acque uccidono anche in Tracia presso Cichri, Lico fra i Lentini al terzo giorno che qualcuno ne abbia bevuto, Varrone nella fonte presso il Soratte, la cui larghezza è di quattro piedi; che col sole che sorge essa trabocca simile a ciò che bolle; che gli uccelli, che l'abbiano gustata, giacciono morti vicino

Infatti anche questa condizione è insidiosa, poiché alcune invitano anche per l'aspetto, come presso Nonacri in Arcadia, non atterriscono affatto per nessuna caratteristica

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 16, Paragrafi 15-29

hanc putant nimio frigore esse noxiam, utpote cum profluens ipsa lapidescat

[28] aliter circa Thessalica Tempe, quoniam virus omnibus terrori est, traduntque aëna etiam ac ferrum erodi illa aqua

profluit, ut indicavimus, brevi spatio, mirumque, siliqua silvestris amplecti radicibus fontem eum dicitur, semper florens purpura

et quaedam sui generis herba in labris fontis viret

in Macedonia non procul Euripidis poetae sepulchro duo rivi confluunt, alter saluberrimi potus, alter mortiferi

[29] In Perperenis fons est, quamcumque rigat, lapideam faciens terram, item calidae aquae in Euboeae Aedepso

nam quae adit rivus saxa in altitudinem crescunt

in Eurymenis deiectae coronae in fontem lapideae fiunt

in Colossis flumen est, quo lateres coniecti lapidei extrahuntur
Ritengono che questa sia nociva per il troppo freddo, poiché la stessa scorrendo si pietrifica

[28] Diversamente presso la tessalica Tempe, poiché il veleno è terrore per tutti, e tramandano che anche il bronzo e il ferro siano corrosi con quell'acqua

Scorre, come abbiamo indicato, in un breve tratto, e cosa strana, un carrubo selvatico che fiorisce sempre purpureo si dice abbracciare con le radici questa fonte

E una certa erba del suo genere verdeggia sui bordi della fonte

In Macedonia non lontano dal sepolcro del poeta Euripide confluiscono due corsi, uno di un sorso molto salutare, l'altro mortale

[29] Fra i Perpereni c'è una fonte, dovunque bagni, che rende la terra di pietra, anche le acque calde di Edepso in Eubea

Infatti crescono in altezza i sassi che il fiume presenta

Ad Eurimene le corone gettate nella sorgente diventano di pietra

A Colosse c'è un fiume, da cui si estraggono mattoni di pietra gettata

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