Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 01-14, pag 4

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 01-14

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 28, Paragrafi 01-14

quod si verum est, homini acceptum fieri oportere conveniat, sed viritim sapientissimi cuiusque respuit fides, in universum vero omnibus horis credit vita nec sentit Se ciò è vero, conviene all'uomo essere opportuno che sia accettato, ma singolarmente di ciascuno dei più sapienti respinge le credenze, ma in genere la vita ci crede in tutti i momenti e non l'avverte
quippe victimas caedi sine precatione non videtur referre aut deos rite consuli Certo che siano uccise vittime senza richiesta non sembra essere conveniente o che gli dei siano consultati secondo il rito
[11] praeterea alia sunt verba inpetritis, alia depulsoriis, alia commendationis, videmusque certis precationibus obsecrasse summos magistratus et, ne quod verborum praetereatur aut praeposterum dicatur, de scripto praeire aliquem rursusque alium custodem dari qui adtendat, alium vero praeponi qui favere linguis iubeat, tibicinem canere, ne quid aliud exaudiatur, utraque memini signi, quotiens ipsae dirae obstrepentes nocuerint quotiensve precatio erraverit; sic repente extis adimi capita vel corda aut geminari victima stante [11] Inoltre ci sono altre parole per gli auspici, altre per gli scongiuri, altre per le invocazioni e vediamo che i sommi magistrati hanno consacrato con determinate formule e, affinché non sia tralasciata qualcuna delle parole o sia detta invertita, che qualcuno suggerisce da un testo scritto e ancora che viene dato un altro custode che assiste, che viene preposto poi un altro che ordini alle lingue di assecondare, di suonare il flauto, affinché non si senta qualcos'altro, ricordo entrambi gli esempi, quante volte le stesse imprecazioni hanno disturbato quelli che mormoravano, o quante volte la formula abbia sbagliato; allora essere tolte subito alle viscere le sommità o i cuori o essere risultate doppie mentre la vittima stava ritta

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 140-168
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 140-168

[12] durat inmenso exemplo Deciorum patris filiique, quo se devovere, carmen; extat Tucciae Vestalis incesti deprecatio, qua usa aquam in cribro tulit anno urbis DXVIIII [12] Resta ad immenso esempio la formula dei Deci padre e figlio, con cui si sacrificarono; esiste lo scongiuro dell'incesto della Vestale Tuccia, usato il quale portò l'acqua in uno staccio nell'anno 519 della città
boario vero in foro Graecum Graecamque defossos aut aliarum gentium, cum quibus tum res esset, etiam nostra aetas vidit Invece la nostra epoca vide anche sepolti nel foro boario un greco e una greca o di altre genti, con cui allora c'era contatto

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 124-129

cuius sacri precationem, qua solet praeire XVvirum collegii magister, si quis legat, profecto vim carminum fateatur, omnia ea adprobantibus DCCCXXX annorum eventibus Se qualcuno leggerà la preghiera di questo sacrificio, con cui il maestro del collegio dei 15 uomini suole recitare, subito riconosca il valore dei carmi, con gli eventi di 830 anni che confermano tutte queste cose
[13] Vestales nostras hodie credimus nondum egressa urbe mancipia fugitiva retinere in loco precatione, cum, si semel recipiatur ea ratio, et deos preces aliquas exaudire aut ullis moveri verbis, confitendum sit de tota coniectatione [13] Oggi crediamo che le nostre vestali trattengano sul posto con una formula gli schiavi fuggitivi non ancora usciti dalla città, poiché, se si accetta una volta questa motivazione, che anche gli dei esaudiscono alcune preghiere o che sono mossi da alcune parole, bisogna credere su tutta l'ipotesi

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 27, Paragrafi 93-101

Prisci quidem nostri perpetuo talia credidere, difficillimumque ex his, etiam fulmina elici, ut suo loco docuimus I nostri antichi certo hanno sempre creduto tali cose, e fra esse anche la più difficile, che i fulmini fossero scagliati, come abbiamo spiegato a suo luogo
[14] L [14] L

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 12, Paragrafi 51-56

Piso primo annalium auctor est, Tullum Hostilium regem ex Numae libris eodem, quo illum, sacrificio Iovem caelo devocare conatum, quoniam parum rite quaedam fecisset, fulmine ictum, multi vero magnarum rerum fata et ostenta verbis permutari Pisone è autore nel primo libro degli annali, che il re Tullio Ostilio aveva tentato di richiamare Giove dal cielo secondo i libri di Numa, con lo stesso sacrificio di quello, poiché aveva osservato poco alcune cose ritualmente, fu colpito da un fulmine, molti (dicono) poi che i destini e i presagi dei grandi eventi sono cambiati dalle parole

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