Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 01-11

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 01-11

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 01-11
[1] Lapidum natura restat, hoc est praecipua morum insania, etiam ut gemmae cum sucinis atque crystallinis murrinisque sileantur [1] Rimane la natura delle pietre, cioè la particolare follia delle abitudini, anche affinché siano ignorate le gemme con le ambre e i cristalli e le fluoriti
omnia namque, quae usque ad hoc volumen tractavimus, hominum genita causa videri possunt: montes natura sibi fecerat ut quasdam compages telluris visceribus densandis, simul ad fluminum impetus domandos fluctusque frangendos ac minime quietas partes coercendas durissima sui materia, caedimus hos trahimusque nulla alia quam deliciarum causa, quos transcendisse quoque mirum fuit Infatti tutte queste cose, che abbiamo trattato fino a questo volume, possono essere ritenute create in funzione degli uomini: la natura aveva fatto per sé i monti come talune compagini della terra per rinforzare le viscere, contemporaneamente per frenare le furie dei fiumi e frangere i flutti e trattenere gli elementi minimamente stabili con la sua materia più resistente, le tagliamo e trasportiamo per nessun altro motivo che quello dei piaceri, le realtà che fu anche meraviglioso aver attraversato
[2] in portento prope maiores habuere Alpis ab Hannibale exsuperatas et postea a Cimbris: nunc ipsae caeduntur in mille genera marmorum [2] Gli antenati ritennero quasi un miracolo per le Alpi quelle superate da Annibale e poi dai Cimbri: ora le stesse sono tagliate in mille tipi di marmi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 75-131
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 75-131

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 31, Paragrafi 75-131

promunturia aperiuntur mari, et rerum natura agitur in planum; evehimus ea, quae separandis gentibus pro terminis constituta erant, navesque marmorum causa fiunt, ac per fluctus, saevissimam rerum naturae partem, huc illuc portantur iuga, maiore etiamnum venia quam cum ad frigidos potus vas petitur in nubila caeloque proximae rupes cavantur, ut bibatur glacie I promontori sono aperti ai mari, e la natura viene ridotta in pianura; rimuoviamo quelle cose che erano state messe come confini per separare i popoli, e fanno le navi a motivo dei marmi, e attraverso le onde, la parte più selvaggia della natura, i gioghi sono trasportati qua e là, ancora con maggiore indulgenza di quando si porta un vaso sulle nuvole per le bevande fresche e sono tagliate le rocce vicino al cielo, perché si beva col ghiaccio
[3] secum quisque cogitet, et quae pretia horum audiat, quas vehi trahique moles videat, et quam sine iis multorum sit beatior vita [3] Ciascuno mediti fra sé, anche quali prezzi sente di queste cose, quali masse vede essere portate e trascinate, e quanto sia più felice la vita di molti senza esse

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 16, Paragrafi 70-101
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 16, Paragrafi 70-101

ista facere, immo verius pati mortales quos ob usus quasve ad voluptates alias nisi ut inter maculas lapidum iaceant, ceu vero non tenebris noctium, dimidia parte vitae cuiusque, gaudia haec auferentibus Fare queste cose, anzi più realmente che i mortali sopportino queste cose per quali usi o quali altri piaceri se non per giacere fra le tonalità delle pietre, come se non (sparissero) con le tenebre delle notti che portano via questi piaceri, con metà parte di questa vita
[4] Ingens ista reputantem subit etiam antiquitatis rubor [4] Questa enorme vergogna anche dell'antichità colpisce colui che riflette

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 15, Paragrafi 59-64
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 15, Paragrafi 59-64

exstant censoriae leges Claudianae in cenis glires et alia dictu minora adponi vetantes: marmora invehi, maria huis rei causa transiri quae vetaret, lex nulla lata est Perdurano le leggi censorie claudiane che vietano che siano offerti nelle cene ghiri e altre cose di minor conto: nessuna legge fu estesa, che vietasse che fossero trasportati marmi, che fossero attraversati i mari per questo scopo
[5] dicat fortassis aliquis: non enim invehebantur [5] Qualcuno forse dice: infatti non erano importati

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 12-24

id quidem falso Questo certo a torto

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 12, Paragrafi 124-132

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 24, Paragrafi 171-188

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 05, Paragrafi 61-87
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 05, Paragrafi 61-87

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Prefazione

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 01 - 16

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 45-103

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 105-153

Riassunto su Plinio il Vecchio

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 48 - 56