Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 27, Paragrafi 63-90, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 27, Paragrafi 63-90

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 27, Paragrafi 63-90
[85] duo autem genera sunt: femina existimatur cuius radicibus ceu balani longiores circiter VIII aut VI adhaerent

mas plures non habet, quoniam una radice nixus est palmi altitudine, candida, quae gustu adstringit

feminae folia murram redolent et densiora sunt

nascuntur in silvis

tradunt nocte effodiendas, quoniam interested periculosum sit pico Martio inpetum in oculos faciente; radix vero cum effodiatur, periculum esse, ne sedes procidat, magna vanitate ad ostentationem rei fictum arbitror usus in iis diversus

[86] rubra grana rubentes menses sistunt XV fere pota in vino nigro

nigra grana vulvis medentur ex passo aut vino totidem pota

radix omnes ventris dolores sedat in vino alvumque purgat, sanat opisthotonum, morbum regium, renes, vesicam, arteriam autem et stomachum decocta in vino, alvumque sistit
[85] Due poi sono i generi: è considerata femmina quella alle cui radici aderiscono circa 8 o 6 specie di ghiande piuttosto lunghe

Il maschio non ne ha di più, perché è spinto da una sola radice con l'altezza di un palmo, bianca, che astringe col sapore

Le foglie della femmina profumano di mirra e sono più folte

Nascono nei boschi

Tramandano che bisogna raccoglierle di notte, perché è pericoloso per il picchio marzio che fa impeto sugli occhi; invece che ci sia pericolo, quando è raccolta la radice, che il sedere prolassi, ritengo immaginato con grande invenzione per la dimostrazione dell'effetto

[86] I grani rossicci fermano i cicli rossi bevuti in circa 15 nel vino nero

Altrettanti grani neri curano gli organi femminili bevuti con vino passito o nel vino

La radice calma tutti i dolori del ventre nel vino e purga l'intestino, cura l'opistotono, l'itterizia, i reni, la vescica, anche la trachea e lo stomaco cotta nel vino, ferma l'intestino
estur etiam in alimentis, sed in medendo III drachmae satis sunt

[87] grana nigra auxiliantur et suppressionibus nocturnis in vino pota quo dictum est numero, stomachicis vero et rosionibus et esse ea et inlinere prodest

suppurationes quoque discutiuntur, recentes nigro semine, veteres rubro

utrumque auxiliatur a serpente percussis et pueris contra calculos incipientes stranguria

[88] Gnaphalium aliqui chamaezelon vocant, cuius foliis albis mollibusque pro tomento utuntur; sane et similia sunt

datur in vino austero ad dysenteriam, ventris solutiones mensesque mulierum sistit

infunditur autem tenesmo

inlinitur et putrescentibus ulcerum

[89] Gallidragam vocat Xenocrates leucacantho similem, palustrem et spinosam, caule ferulaceo, alto, cui summo capite inhaereat simile ovo
Si assume anche nei cibi, ma sono sufficienti 3 dracme nel curare

[87] I grani neri giovano anche agli incubi notturni bevuti nel vino col numero che si è detto, inoltre serve ai malati di stomaco e ai bruciori sia che essi siano tali sia spalmarli

Sono eliminate anche le suppurazioni, quelle recenti col seme nero, le vecchie col rosso

Entrambi giovano a quelli ferite da un serpente e ai fanciulli contro i calcoli che iniziano con la stranguria

[88] Alcuni chiamano camezelo lo gnafalio, di cui usano le foglie bianche e tenere come imbottitura; e certo sono simili

Sin dà nel vino aspro per la dissenteria, ferma i flussi del ventre e i cicli delle donne

Si versa inoltre per il tenesmo

Si spalma anche per le putrefazioni delle ulcere

[89] Senocrate chiama gallidraga una simile al leucacanto, palustre e spinosa, con lo stelo ferulaceo, alto, alla cui cima estrema aderisce con una cosa simile all'uovo
in hoc crescente aestate vermiculos nasci tradit, quos pyxide conditos adalligari cum pane bracchio ab parte, qua dens doleat, mireque ilico dolorem tolli

valere non diutius anno et ita, si terram non adtigerint

[90] Holcus in saxis nascitur siccis

aristas habet in cacumine, tenui culmo, quale hordeum restibile

haec circa caput alligata vel circa lacertum educit e corpore aristas

quidam ob id aristida vocant

Hyoseris intubo similis, sed minor et tactu asperior, vulneribus contusa praeclare medetur

Dice che quando arriva l'estate su questa nascono dei vermetti, che chiusi in un vasetto sono tenuti uniti col pane al braccio da quella parte, in cui il dente duole, e che stranamente lì viene tolto il dolore

Che durano non più a lungo di un anno e solo, se non toccano terra

[90] L'orzo selvatico nasce sui sassi aridi

Ha le spighe sulla cima, con un gambo sottile, che si riproduce ogni anno come l'orzo

Questo legato intorno al capo o al braccio toglie dal corpo le spighe

Alcuni per questo lo chiamano aristida

L'hyoseris simile all'indivia, ma più piccola e più ruvida al tatto, pestata cura benissimo le ferite

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