Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 27, Paragrafi 63-90

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 27, Paragrafi 63-90

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 27, Paragrafi 63-90
[63] et alia est crataegonos, quae thelygonos vocetur; differentia intellegitur lenitate gustus

sunt qui florem crataegoni bibentes mulierum intra XL diem concipere tradant

eadem sanant ulcera vetera nigra cum melle et explent sinus ulcerum et atropha carnosiora faciunt, purulenta expurgant; panos discutiunt, podagras collectionesque omnes leniunt, peculiariter mammarum

Theophrastus arboris genus intellegi voluit crataegon sive crataegoa, quam Itali aquifolium vocant

[64] Crocodileon chamaeleonis herbae nigrae figuram habet, radice longa, aequaliter crassa, odoris asperi

Nascitur in sabuletis

pota sanguinem per nares pellit copiosum crassumque; ita et lienes consumere dicitur
[63] C'è anche un altro crategono, che è detto teligono; la differenza si nota nella dolcezza del sapore

Ci sono quelli che dicono che le donne che bevono il fiore del crategono concepiscono entro 40 giorni

Con questa col miele curano le vecchie ferite nere e riempiono i vuoti delle ferite e rendono più carnose le parti consunte, puliscono le parti infette; tolgono i tumori, calmano tutte le gotte e gli ascessi, specialmente delle mammelle

Teofrasto volle che s'intendesse il tipo di albero cratego o crategono, quello che in Italia chiamano acquifoglia

[64] Il crocodileo ha l'aspetto della carlina un'erba nera, con la radice lunga, uniformemente grossa, di odore acre

Nasce in luoghi sabbiosi

Bevuta elimina il sangue abbondante e denso attraverso le narici; così si dice consumare anche le milze
[65] Cynosorchim aliqui orchim vocant, foliis oleae, mollibus, ternis per semipedem longitudinis in terra stratis, radice bulbosa, oblonga, duplici ordine, superiore quae durior est, inferiore quae mollior

eduntur, ut bulbi coctae, in vineis fere inventae

ex his radicibus si maiorem edant viri, mares generari dicunt, si minorem feminae, alterum sexum

in Thessalia molliorem in lacte caprino viri bibunt ad stimulandos coitus, duriorem vero ad inhibendos

adversantur altera alteri

[66] Chrysolachanum in pineto lactucae simile nascitur

sanat nervos incisos, si confestim inponatur

et alibi genus chrysolachani traditur, flore aureo, foliis oleris

coctum estur ut olus molle

haec herba adalligata morbum regium habentibus ita, ut spectari ab his possit, sanare id malum traditur
[65] Alcuni chiamano orchi il cinosorchi, con le foglie dell'olivo, tenere, distese a tre per te nel terreno per un mezzo piede di lunghezza, con la radice bulbosa, oblunga, in duplice serie, con la superiore che è più dura, l'inferiore più molle

Sono mangiate, cotte come le cipolle, trovate per lo più nelle vigne

Dicono che sono generati maschi, se gli uomini mangiano la maggiore fra queste radici, se le donne la minore, l'altro sesso

In Tessaglia gli uomini bevono quella più tenera nel latte di capra per stimolare gli accoppiamenti, invece quella più dura per inibirli

Una si oppone all'altra

[66] Il crisolacano simile alla lattuga nasce nella pineta

Cura i tendini recisi, se si applica subito

Si tramanda anche altrove un genere di crisolacano, col fiore dorato, le foglie del cavolo

Si mangia cotto come il cavolo tenero

Quest'erba legata addosso a quelli che hanno l'itterizia così, che possa essere vista da essi, si dice curare questo male
[67] de chrysolachano nec satis dici scio nec plura reperio

namque et hoc vitio laboravere proximi utique herbarii nostri, quod ipsis notas veluti vulgares strictim et nominibus tantum indicavere, tamquam coagulo terrae alvum sisti, stranguriam dissolvi, si bibatur ex aqua aut vino, [68] cuculli folia trita cum aceto serpentium ictibus et scorpionum mederi

quidam hanc alio nomine strumum appellant, alii Graece strychnum

acinos habet nigros; ex his cyathus suci cum mulsi II medetur lumbis, item capitis dolori cum rosaceo infusus, ipsa strumae inlita

[69] Peculiaris est Alpinis maxime fluminibus conferva appellata a conferuminando, spongea aquarum dulcium verius quam muscus aut herba, villosae densitatis atque fistulosae
[67] Non so se essere stato detto abbastanza del crisolacano né trovo più notizie

Infatti certo anche per questa mancanza sbagliarono gli erboristi del nostro tempo recente, poiché indicarono come comuni le cose note a loro stessi sinteticamente e solo per i nomi, per esempio che l'intestino viene bloccato dal coagulo del terreno, che la stranguria viene eliminata, se si beve con acqua o vino, [68] che le foglie del cuculo tritate con l'aceto curano le ferite dei serpenti e anche degli scorpioni

Alcuni chiamano quest'erba con un altro nome strumo, altri in lingua greca stricno

Ha acini neri; un bicchiere di succo di questi con 2 di vino mielato cura i reni, anche il dolore di testa infuso con olio di rosa, la stessa spalmata per scrofola

[69] Tipica soprattutto per i fiumi alpni è la conferva denominata da conferuminare, più esattamente spongea delle acque che muschio o erba, di densità villosa e incavata

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 1-55
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 1-55

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 1-55

curatum scio omnibus fere ossibus confractis prolapsum ex arbore alta putatorem, circumdata universo corpori, aquam suam adspergentibus, quotiens inarescit, raroque nec nisi deficientem herbam celeritate

[70] Cocco Cnidio color cocci, magnitudo grano piperis maior, vis ardens; itaque in pane devoratur, ne adurat gulam transitu

vis praesentanea contra cicutam, sistit alvum

[71] Dipsacos folia habet lactucae bullasque spinosas in dorsi medio, caulem II cubitorum iisdem spinis horridum, genicula eius binis foliis amplectentibus concavo alarum sinu, in quo subsistit ros salsus

in cacumine capitula sunt echinata spinis

nascitur in aquosis

sanat rimas sedis, item fistulas decocta in vino radice usque, dum sit crassitudo cerae, ut possit in fistulas collyrium mitti, item verrucas omnium generum
So che un potatore caduto da un albero alto era stato curato per quasi tutte le ossa rotte, dopo che era stata messa intorno a tutto il corpo, spruzzando la sua acqua, ogni volta che si secca, raramente e con velocità se non sull'erba secca

[70] Il colore del cocco per il cocco di Cnido, una grandezza maggiore di un grano di pepe, una forza piccante; perciò si mangia sul pane, perché non bruci la gola al passaggio

Rimedio immediato contro la cicuta, ferma l'intestino

[71] Il dipsaco ha le foglie della lattuga e bolle spinose sul centro del dorso, uno stelo di 2 cubiti ispido per le spine stesse, i suoi nodi con due foglie che avvolgono con un'incavatura concava delle rientranze, in cui si ferma la rugiada salata

Sulla cima ci sono testine di riccio con spine

Nasce nei luoghi acquosi

Cura le ragadi del sedere, anche le fistole con la radice cotta nel vino fino a che non ci sia la densità della cera, affinché l'unguento possa essere messo sulle fistole, anche le verruche di ogni tipo
quidam et alarum, quas supra diximus, sucum inlinunt iis

[72] Dryopteris felici similis in arboribus nascitur, tenui foliorum subdulcium incisura, radice hirsuta

vis ei caustica, et ideo psilotrum est radix tusa, inlinitur enim usque, dum sudores evocet, iterum et tertium ita, ne sudor abluatur

[73] Drabe phono similis herba est, cauliculis tenuibus, cubitalibus, circumdatis utrimque foliis pollicari amplitudine, qualia oxymyrsines, sed candidioribus mollioribusque, flore candido sabuci

edunt cauliculos decoctos, semine vero eius pro pipere utuntur

[74] Elatine folia habet casiae, pusilla, pilosa, rotunda, semipedalibus ramulis quinis senisque, a radice statim foliosis

nascitur in segete, acerba gustu et ideo oculorum fluctionibus efficax foliis cum polenta tritis et inpositis, subdito linteolo
Alcuni spalmano su esse anche il succo delle rientranze, che abbiamo citato sopra

[72] La driopteride simile alla felce nasce sugli alberi, con una leggera incisione delle foglie dolciastre, la radice pelosa

Per essa una forza caustica, e perciò la radice pestata è un depilatorio, si spalma infatti finché provoca sudori, nuovamente e una terza volta cosicché, il sudore non si asciughi

[73] La drabe è un'erba simile al cardo giallo, con gambi sottili, di un cubito, circondati da entrambe le parti da foglie con la grandezza di un pollice, come i pungitopi, ma più chiare e più tenere, col fiore bianco del sambuco

Mangiano i gambi cotti, invece usano il suo seme al posto del pepe

[74] L'elatine ha le foglie della cannella, piccole, pelose, rotonde, con cinque o sei rami di mezzo piede, fogliosi sin dalla radice

Nasce fra la messe, acerba nel gusto e perciò efficace per le lacrimazioni degli occhi con le foglie pestate con la polenta ed applicate, con un panno di lino posto sotto

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 124-129
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 124-129

eadem cum lini semine cocta sorbitionis usu dysenteria liberat

[75] Empetros, quam nostri calcifragam vocant, nascitur in montibus maritimis, fere in saxo

quae propius mari fuit, salsa est potaque trahit bilem ac pituitas; quae longius magisque terrena, amarior sentitur

trahit aquam; sumitur autem in iure aliquo aut in hydromelite

vetustate vires perdit, recens urinas ciet decoctum in aqua vel tritum calculosque frangit

qui fidem promisso huic quaerunt, adfirmant lapillos, qui subfervefiant, una rumpi

[76] Epicactis ab aliis elleborine vocatur, parva herba, exiguis foliis, iocineris vitiis utilissima et contra venena pota

Epimedion caulis est non magnus, hederae foliis denis atque duodenis, numquam florens, radice tenui, nigra, gravi odore ac in umidis nascitur

et huic spissandi refrigerandique natura, feminis cavenda
La stessa cotta col seme di lino in uso di bevanda libera dalla dissenteria

[75] L'empetro, che i nostri chiamano calcifraga, nasce sui monti in zone marine, quasi nella roccia

Quello che è stato più vicino al mare, è salato e bevuto estrae la bile e i catarri; quello più lontano e più terrestre, si sente più amaro

Estrae l'acqua; si prende inoltre in qualche brodo o nell'idromele

Con l'invecchiamento perde forze, quello fresco agevola le urine decotto in acqua o tritato e frantuma i calcoli

Quelli che prestano fede a questa opinione, affermano che i sassolini, che bolliscono insieme, vengono spezzati

[76] L'epicattide è chiamato da alcuni elleborine, un'erba piccola, con foglie minute, utilissima bevuta per i mali del fegato e contro i veleni

L'epimedio è uno stelo non grande, con dieci o dodici le foglie di edera, che non fiorisce mai, con la radice sottile, nera, di odore forte e nasce in zone umide

Anche per questo una proprietà di astringere e rinfrescare, da riguardarsi per le donne
folia in vino trita virginum mammas cohibent

[77] Enneaphyllon longa folia novena habet, causticae naturae

inponitur lana circumdatum, ne urat latius, continuo pusulas excitat, lumborum doloribus et coxendicum utilissimum

[78] Felicis duo genera nec florem habent nec semen

pterim vocant Graeci, alii blachnon, cuius ex una radice conplures exeunt felices bina etiam cubita excedentes longitudine, non graves odore; hanc marem existimant

alterum genus thelypterim Graeci vocant, alii nymphaeam pterim; est autem singularis atque non fruticosa, brevior molliorque et densior, foliis ad radicem canaliculata

[79] utriusque radice sues pinguescunt

folia utriusque lateribus pinnata, unde nomen Graeci inposuere

radices utriusque longae in oblicum, nigrae, praecipue cum inaruere; siccari autem eas sole oportet

nascuntur ubique, sed maxime frigido solo
Le foglie tritate nel vino rassodano le mammelle delle fanciulle

[77] L'enneafillo ha nove lunghe foglie, di natura caustica

Si applica circondato da lana, affinché non bruci più ampiamente, provoca subito vesciche, utilissimo per i dolori dei lombi e delle sciatiche

[78] Due i tipi di felce e non hanno nè fiore nè seme

I Greci la chiamano pteride, altri blacro, da una radice di questa escono più felci che superano in lunghezza anche due cubiti, non forti nell'odore; considerano questa il maschio

I Greci chiamano l'altro tipo telipteride, altri ninfea pteride; è poi singola e non cespugliosa, più corta e più tenera e più folta, con le foglie scanalate fino alla radice

[79] Con la radice di entrambe ingrassano i maiali

Le foglie di entrambe sporgenti ai lati, da qui i Greci trassero il nome

Le radici di entrambe lunghe in obliquo, nere, specie quando seccano; occorre inoltre che esse siano seccate al sole

Nascono ovunque, ma soprattutto nel suolo freddo

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 33 - 42
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 08, Paragrafi 33 - 42

effodi debent vergiliis occidentibus

usus radicis in trimatu tantum, neque ante nec postea

pellunt interaneorum animalia, ex his taenias cum melle, cetera ex vino dulci triduo potae, utraque stomacho inutilissima

alvum solvit primo bilem trahens, mox aquam, melius taenias cum scamonii pari pondere

[80] radix eius pondere II obolorum ex aqua post unius diei abstinentiam bibitur, melle praegustato contra rheumatismos

neutra danda mulieribus, quoniam gravidis abortum, ceteris sterilitatem facit

farina earum ulceribus taetris inspergitur, iumentorum quoque in cervicibus

folia cimicem necant, serpentem non recipiunt; ideo substerni utile est in locis suspectis, usta etiam fugant nidore

fecere medici huius quoque herbae discrimen: optima Macedonica est, secunda Cassiopica
Devono essere estratte quando tramontano le pleiadi

L'uso della radice solo a tre anni, né prima né dopo

Cacciano i parassiti degli intestini, fra questi le tenie col miele, gli altri bevute per tre giorni nel vino dolce, entrambe molto utili per lo stomaco

Rilassa l'intestino prima estraendo la bile, poi l'acqua, meglio le tenie con uguale dose di scamonea

[80] La sua radice con la misura di due oboli si beve con l'acqua dopo un giorno di digiuno, contro i catarri dopo aver mangiato il miele

Nessuna delle due deve essere data alle donne, perché provoca l'aborto alle gravide, la sterilità alle altre

La loro farina si sparge sulle piaghe scure, anche sui colli dei giumenti

Le foglie uccidono la cimice, non fanno avvicinare il serpente; perciò è utile essere sparso nei luoghi sospetti, anche bruciate cacciano con il fumo

I medici fecero una distinzione anche di quest'erba: è ottima la macedonica, seconda la cassiopica
[81] Femur bubulum appellatur herba, nervis et ipsa utilis recens in aceto ac sale trita

Galeopsis aut, ut alii, galeobdolon vel galion caulem et folia habet urticae leviora et quae gravem odorem trita reddant, flore purpureo

nascitur circa saepes ac semitas ubique

folia caulesque duritias et carcinomata ex aceto trita et inposita, item strumas, panos, parotidas discutiunt

ex usu est et decoctae suco fovere

putrescentia quoque et gangraenas sanat cum sale

[82] Glaux antiquitus eugalacton vocabatur, cytiso et lenticulae foliis similis; aversa candidiora

rami in terra serpunt quini seni, admodum tenues, a radice

flosculi purpurei exeunt

invenitur iuxta mare

coquitur in sorbitione simlaginis ad excitandam ubertatem lactis; eam qui hauserint, balineis uti convenit
[81] Un'erba è detta coscia di bue, la stessa fresca utile per i nervi pestata in aceto e sale

La galeopside o, secondo altri, galeobdolo o galio ha gambo e foglie dell'ortica più leggere e che tritate emettono un odore intenso, col fiore purpureo

Nasce intorno alle siepi e ai sentieri dovunque

Le foglie e gli steli tritati con l'aceto ed applicati tolgono gli indurimenti e i carcinomi, anche le scrofole, i gonfiori, gli orecchioni

E' in uso anche agevolare col succo di quella decotto

Col sale cura anche le putrefazioni e le cancrene

[82] La glauce anticamente era detta eugalacto, con foglie simili al citiso e alla lenticchia; più bianchi i rovesci

I rami cinque o sei strisciano sul terreno, alquanto sottili, dalla radice

Escono fiorellini purpurei

Si trova vicino al mare

Si cuoce nel brodo di semola per favorire l'abbondanza di latte; quelli che la sorbiscono, conviene facciano uso di bagni

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafo 126-186
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 28, Paragrafo 126-186

[83] Glaucion in Syria et Parthia nascitur, humilis herba, densis foliis fere papaveris, minoribus tamen sordidioribusque, odoris taetri, gustus amari cum adstrictione

granum habet crocei coloris

hoc in olla fictili luto circumlita in clibanis calfaciunt, deinde exempto sucum exprimunt eiusdem nominis

usus et suci et foliorum, si terantur, adversus epiphoras, quae universo impetu cadant

hinc temperatur collyrium, quod medici dia glauciu vocant

(lactis quoque ubertas intermissa restituitur; sumitur huius rei causa ex aqua)

[84] Glycyside, quam aliqui Paeoniam aut pentorobon vocant, caulem habet II palmorum, comitantibus II aut III, subrutilum, cute lauri, folia qualia isatis, pinguiora rotundioraque et minora, semen in siliquis, aliud grano rubente, aliud nigro
[83] Il glaucio nasce in Siria e in Partia, un'erba bassa, con foglie fitte quasi di papavero, tuttavia più piccole e più brutte, di odore cattivo, di gusto amaro con proprietà astringente

Ha il chicco del colore dello zafferano

Lo riscaldano nei forni in una pentola d'argilla spalmata di fango, poi dopo averlo preso spremono il succo dello stesso nome

L'uso anche del succo e delle foglie, se sono pestati, contro le lacrimazioni, che scendono con totale pressione

Da qui si prepara un collirio, che i medici chiamano dia glauca

(E' restituita anche l'abbondanza interrotta di latte; si prende a questo scopo con l'acqua)

[84] La gliciside, che alcuni chiamano peonia o pentoroba, ha lo stelo di due palmi, con 2 o 3 che accompagnano, rossicci, con la scorza dell'alloro, le foglie uguali a quelle dell'isatis, più grasse e più tonde e più piccole, il seme nei gusci, qualcuno con granello rosso, qualcuno nero

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 91-100
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Prefazione

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 19-65

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 42-115

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 86-96

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 33, Paragrafi 29-101

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 183-190