Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 241-265

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 241-265

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 241-265
[241] tum et segetes convenit purgare, sarire hibernas fruges maximeque far

lex certa in eo, cum quattuor fibrarum esse coeperit, faba vero non antequam trium foliorum, tunc quoque levi sarculo purgare verius quam fodere, florentem utique XV primis diebus non attingere

hordeum nisi sicco ne sarito

putationem aequinoctio peractam habeto

vineae iugerum quaternae operae putant, alligant in arbusto singulae operae arbores XV

[242] eodem hoc tempore hortorum rosariorumque cura est, quae separatim proximitatis voluminibus dicetur, eodem et topiarii

tum optime scrobes fiunt

terra in futurum proscinditur Vergilio maxime auctore, ut glaebas sol coquat
[241] Allora conviene anche ripulire le messi, sarchiare i cereali invernali e soprattutto il farro

Su questo una regola sicura, quando avrà cominciato ad essere di quattro germogli, invece la fava non prima di tre foglie, allora pulire anche con un sarchiello leggero più adeguatamente che zappare, comunque non toccare la fioritura nei primi 15 giorni

Non pianterai l'orzo se non col tempo secco

Per l'equinozio avrai terminato la potatura

Quattro operai potano uno iugero di vigna, singoli operai legano 15 alberi su un sostegno

[242] In questo stesso periodo c'è la cura degli orti e dei roseti, che sarà trattata in particolare nei volumi seguenti, là anche i giardini

Allora si fanno ottimamente le fosse

Soprattutto secondo lo scrittore Virgilio la terra viene frantumata per il futuro, affinché il sole riscaldi le zolle
utilior sententia, quae non nisi temperatum solum medio vere arari iubet, quoniam in pingui statim sulcos occupent herbae, gracili insecuti aestus exsiccent omnemque sucum venturis seminibus auferant

talia autumno melius arari certum est

[243] Cato verna opera sic definit: scrobes fieri, seminaria propagari, in locis crassis et umidis ulmos, ficos, poma, oleas seri, prata stercorari luna sitiente; quae rigua non erunt, a flatu favoni defendi et purgari, herbas malas radicitus erui, ficos interputari, seminaria fieri et vetera sarciri: haec antequam vineam fodere incipias

idemque: piro florente arare incipito macra harenosaque

postea uti quaeque gravissima et aquosissima, ita postremo arato

[244] ergo haec aratio has habebit notas: lentisci primum fructum ostendentis ac piri florentis
Più utile il parere, che consiglia che un suolo moderato non sia arato se non a metà primavera, perché in uno grasso le erbe occupano subito i solchi, in uno povero i caldi successivi inaridiscono e tolgono tutto il secco alle semine future

E' certo meglio che queste terre siano arate in autunno

[243] Catone così elenca i lavori primaverili: fare le fosse, i vivai essere estesi, essere piantati in terreni grassi ed umidi olmi, fichi, alberi da frutto, olivi, essere concimati i campi con la luna asciutta; quelli che non saranno irrigati, essere difesi dal soffio del favonio ed essere ripuliti, essere distrutte dalla radice le cattive erbe, essere sfoltiti i fichi, creare vivai ed essere sarchiati i vecchi: questi lavori prima che comincerai a zappare la vigna

E lo stesso (Catone): comincerai ad arare quando il pero fiorisce nei luoghi magri e sabbiosi

Poi utilizzare quelli molto pesanti e molto acquosi, così li arerai alla fine

[244] Dunque questo lavoro avrà questi indizi: il primo frutto del lentisco che si mostra e del pero che fiorisce
erit et tertia in bulborum satu scillae, item in coronamentorum narcissi, namque et haec ter florent primoque flore primam arationem ostendunt, medio secundam, tertio novissimam, quando inter sese alia aliis notas praebent

[245] ac non in novissimis cavetur, ne fabis florentibus attingatur hedera; id enim noxium et exitiale ei est tempus

quaedam vero et suas habent notas, sicuti ficus

cum folia pauca in cacumine acetabuli modo germinent, tunc maxime serendas ficus

[246] Aequinoctium vernum a d VIII kal April peragi videtur

ab eo ad vergiliarum exortum matutinum Caesari significant kal April III non April

in Attica vergiliae vesperi occultantur, eaedem postridie in Boeotia, Caesari autem et Chaldaeis nonis, Aegypto Orion et gladius eius incipiunt abscondi
Ci sarà anche il terzo nella semina della cipolla (fra le piante) di bulbi, come del narciso (fra quelle) delle corone, infatti queste fioriscono tre volte e mostrano la prima aratura col primo fiore, la seconda con quello di mezzo, l'ultimissima col terzo, dal momento che alcune presentano in sé indicazioni per le altre

[245] E non fra le ultimissime cose si badi, che l'edera non sia toccata dalle fave che fioriscono; infatti questo è un periodo nocivo e dannoso per lei

Alcune poi hanno anche i loro indizi, come il fico

Quando germoglieranno poche foglie sulla punta al modo di un vaso, allora soprattutto bisogna piantare i fichi

[246] Sembra che l'equinozio primaverile si attui 8 giorni prima delle calende di Aprile

Da questo periodo al sorgere mattutino delle vergilie (secondo il calendario) di Cesare danno indizi le calende di Aprile

Nell'Attica tre giorni prima delle none di Aprile le vergilie serali vengono nascoste, le stesse il giorno dopo in Beozia, ma per Cesare ed i Caldei nelle none, in Egitto Orione e la sua spada cominciano ad essere nascosti

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 42-115
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 42-115

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 30, Paragrafi 42-115

[247] Caesari VI idus significatur imber librae occasu XIIII kal Mai

Aegypto suculae occidunt vesperi, sidus vehemens et terra marique turbidum

XVI Atticae, XV Caesari continuo quatriduo significat, Assyriae autem XII kal

hoc est vulgo appellatum sidus Parilicium, quoniam XI kal Mai urbis Romae natalis, quo fere serenitas redditur, claritatem observationi dedit, nimborum argumento hyadas appellantibus Graecis [eas stellas] quod nostri a similitudine cognominis Graeci, propter sues inpositum arbitrantes, inperitia appellavere suculas

[248] Caesari et VIII kal

notatur dies VII kal Aegypto haedi exoriuntur, VI Boeotiae et Atticae canis vesperi occultatur, fidicula mane oritur

V kal Assyriae Orion totus absconditur, IIII autem canis
[247] Per Cesare la pioggia 6 giorni prima delle idi è indicata dal tramonto della bilancia

In Egitto 14 giorni prima delle calende di Maggio scompaiono le iadi della sera, forte costellazione tempestosa anche sulla terra e sul mare

Nell'Attica 16 giorni prima, 15 per Cesare dà indicazioni per quattro giorni continuativi, per l'Assiria invece 12 giorni prima delle calende

Questa è comunemente chiamata stella Parilicia, perché 11 giorni prima delle calende di Maggio nascita della città di Roma, giorno in cui è riportato generalmente il sereno, si offrì la chiarezza per l'osservazione, avendo i Greci chiamato [queste stelle] iadi a motivo delle nubi benché i nostri per la somiglianza del nome greco, ritenendolo imposto a causa dei maiali, le chiamarono per ignoranza piccole stelle

[248] Per Cesare anche l'8° giorno prima delle calende è considerato

In Egitto sette giorni prima delle calende nascono i Capretti, per la Beozia e l'Attica sei giorni prima viene nascosto il cane della sera, di giorno nasce la lira

Tutto Orione viene nascosto all'Assiria 5 giorni prima delle calende, 4 invece il cane
VI non Mai Caesari suculae matutino exoriuntur et VIII id capella pluvialis, Aegypto autem eodem die canis vesperi occultatur

sic fere in VI id Mai, qui est vergiliarum exortus, decurrunt sidera

[249] In hoc temporis intervallo XV diebus primis agricolae rapienda sunt quibus peragendis ante aequinoctium non suffecerit, dum sciat inde natam exprobrationem foedam putantium vites per imitationem cantus alitis temporariae, quam cuculum vocant

dedecus enim habetur obprobriumque meritum, falcem ab illa volucre in vite deprehendi, et ob id petulantiae sales, etiam cum primo vere, laudantur, auspicio tamen detestabiles videntur

adeo minima quaeque in agro naturalibus trahuntur argumentis

[250] Extremo autem hoc tempore panici miliique satio est

iustum haec seri maturato hordeo
Per Cesare le iadi nascono al mattino 6 giorni prima delle none di Maggio e 8 prima delle idi la capretta piovosa, in Egitto invece nello stesso giorno è nascosto il cane della sera

Così circa fino a 6 giorni prima delle idi di Maggio, che è il sorgere delle vergilie, le stelle si abbassano

[249] In questo intervallo di tempo nei primi 15 giorni per il contadino ci sono da sbrigare quelle cose da completare che non aveva finito prima dell'equinozio, cosicché sappia nato da qui lo scherno sgradevole di quelli che potano le viti attraverso l'imitazione del canto dell'uccello stagionale, che chiamano cuculo

Infatti è ritenuto indecoroso e giusta vergogna, che la falce sia tenuta nella vigna con la comparsa di quell'uccello, e per questo, anche quando con la primavera, vengono elogiate le arguzie dell'insolenza, tuttavia sembrano detestabili come augurio

Fino a tal punto tutte le minime cose nella campagna sono dedotte da motivazioni naturali

[250] Poi in questo ultimo periodo c'è la semina del miglio e del panico

Vantaggioso che questi siano seminati quando l'orzo è maturo

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atque etiam in eodem arvo signum illius maturitati et horum sationi commune lucentes vespere per arva cicindelae, ita appellant rustici stellantes volatus, Graeci vero lampyridas, incredibili benignitate naturae

[251] iam vergilias in caelo notabiles caterva fecerat, non tamen his contenta terrestres fecit alias veluti vociferant: 'cur caelum intuearis, agricola

cur sidera quaeras, rustice

iam te breviore somno fessum premunt noctes

ecce tibi inter herbas tuas spargo peculiares stellas easque vespera et ab opere disiungenti ostendo ac, ne possis praeterire, miraculo sollicito

[252] videsne ut fulgor igni similis alarum conpressu obtegatur, secumque lucem habeat et nocte

dedi tibi herbas horarum indices et, ut ne sole quidem oculos tuos a terra avoces, heliotropium ac lupinum circumaguntur cum illo
E pure nel campo stesso segno comune di quella maturazione anche per la semina di questi, le lampadine che risplendono di sera attraverso i campi, così i contadini chiamano i voli sfavillanti, i Greci invece lucciole, con incredibile benevolenza della natura

[251] Aveva creato già le vergilie visibili in quantità nel cielo, tuttavia contenta di queste creò altre terrestri come affinché gridassero: "Perché guardi il cielo, contadino

Perché cerchi le stelle, agricoltore

Le notti già incalzano te stanco con un sonno troppo breve

Ecco spargo per te fra le tue erbe stelle particolari e le mostro di sera e dopo il distacco dal lavoro, affinché tu non possa trascurare, solleciterà con un prodigio

[252] Non vedi come un fulgore simile al fuoco è protetto dalla chiusura delle ali, e ha con sé la luce anche di notte

Ti ho dato erbe indicative anche delle ore e, perché non distogli quindi per il sole i tuoi occhi dalla terra, con quello sono fatti girare l'eliotropio e il lupino
cur etiamnum altius spectes ipsumque caelum scrutere

[253] habes ante pedes tuos ecce vergilias

' incertis hae diebus proveniunt durantque, sed esse sideris huiusce partum eas certum est

proinde quisquis aestivos fructus ante illas severit, ipse frustrabitur sese

hoc intervallo et apicula procedens fabam florere indicat, fabaque florescens eam evocat

dabitur et aliud finiti frigoris indicium: cum germinare videris morum, iniuriam postea frigoris timere nolito

[254] Ergo opera: taleas olivarum ponere ipsasque oleas interradere, rigare prata aequinoctii diebus primis, cum herba creverit in festucam, arcere aquas, vineam pampinare, et huic lex sua: cum pampini IIII digitos longitudine expleverint; pampinat una opera iugerum, segetes iterare

saritur diebus XX

ab aequinoctio sartura nocere et vineae et segeti existimatur
Perché guardi ancora troppo in alto e a scrutare il cielo stesso

[253] Ecco hai davanti ai tuoi piedi le vergilie"

Queste arrivano in giorni indefiniti e rimangono, ma è certo che esse sono frutto di questa costellazione

Pertanto chiunque abbia seminato frutti estivi prima di quelle, egli stesso si renderà deluso

In questo periodo anche la piccola ape uscendo indica che fava fiorisce, e la fava fiorendo la chiama

Sarà dato anche un altro segno della fine del freddo: quando avrai visto germogliare il gelso, non dovrai temere oltre il danno del freddo

[254] Dunque l'attività: conservare le talee degli ulivi e sfoltire gli olivi stessi, irrigare i prati nei primi giorni dell'equinozio, quando l'erba sarà cresciuta sullo stelo, fermare le acque, spampanare le vigna, e per questa una sua regola: quando i pampini abbiano raggiunto in lunghezza 4 dita; un operaio spampana uno iugero, ripetere i prodotti

Si sarchia per 20 giorni

Dopo l'equinozio la sarchiatura è ritenuta nuocere sia alla vigna sia alla messe

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et oves lavandi hoc idem tempus est

[255] A vergiliarum exortu significant Caesari postridie arcturi occasus matutinus, III id Mai fidiculae exortus, XII kal Iun capella vesperi occidens et in Attica canis

XI kal Caesari Orionis gladius occidere incipit, IIII non Iun Caesari et Assyriae aquila vesperi oritur, VII id arcturus matutino occidit Italiae, IIII delphinus vesperi exoritur

[256] XVII kal Iul gladius Orionis exoritur, quod in Aegypto post quatriduum

XI kal eiusdem Orionis gladius Caesari occidere incipit

VIII kal vero Iul longissimus dies totius anni et nox brevissima solstitium conficiunt

[257] In hoc temporis intervallo vineae pampinantur, curatur ut vinea vetus semel fossa sit, bis novella
Questo stesso è anche il tempo di lavare le pecore

[255] Dal sorgere delle vergilie per Cesare danno indizi il giorno dopo il tramonto mattutino di arturo, il sorgere della bilancia tre giorni prima delle idi di Maggio, 12 giorni prima delle calende di Giugno la capra che tramonta di sera e il cane in Attica

Per Cesare la spada di Orione comincia a tramontare, 4 giorni prima delle none di Giugno e per l'Assiria spunta l'aquila di sera, 7 giorni prima di mattina tramonta arturo per l'Italia, 4 giorni prima spunta il delfino di sera

[256] La spada di Orione spunta 17 giorni prima delle calende di Luglio, questo in Egitto quattro giorni dopo

Per Cesare la spada dello stesso Orione comincia a sparire 11 giorni prima delle calende

Invece il giorno più lungo di tutto l'anno 8 giorni prima delle calende di Luglio e la notte più breve determinano il solstizio d'estate

[257] In questo periodo di tempo vengono spampanate le vigne, ci si cura affinché anche la vigna vecchia sia stata zappata una volta, due la nuova
oves tondentur, lupinum stercorandi causa vertitur, terra proscinditur, vicia in pabulum secatur, faba metitur, dein cuditur

[258] Prata circa kal Iun caeduntur, quorum facillima agricolis cura ac minimi inpendii haec de se postulat dici

relinqui debent in laeto solo vel umido vel riguo, eaque aqua pluvia rigari aut publica

utilissimum, si malae herbae, arare, dein cratire, sarire, florem ex fenilibus atque e praesepibus feno delapsum spargere, priusquam cratiantur, nec primo anno rigari, nec pasci ante secunda fenisecia, ne herbae vellantur obtrituque hebetentur
Vengono tosate le pecore, viene rivoltato il lupino per concimare, è rimosso il terreno, è tagliata la veccia per foraggio, è raccolta la fava, poi è battuta

[258] I prati sono falciati verso le calende di Giugno, la cui impresa molto facile per i contadini e di minima spesa richiede che queste cose siano regolate da sé

Devono essere lasciati in un suolo fertile o umido o irrigato, e questi essere bagnati con acqua piovana o pubblica

Molto utile, se (ci sono) cattive erbe, arare, poi erpicare, sarchiare, spargere il fiore caduto dal fieno dai fienili e dalle mangiatoie, prima che siano erpicati, e non essere irrigati nel primo anno, né essere pascolati prima della seconda fienagione, affinché le erbe non siano strappate e non siano indebolite dal calpestio

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[259] senescunt prata restituique debent faba in iis sata vel rapis vel milio, mox insequente anno frumento, rursusque inarata tertio relinqui, praeterea quotiens secta sint siciliri, hoc est quae feniseces praeterierunt secari

est enim in primis inutile enasci herbas sementaturas

herba optima in prato trifoli, proxima graminis, pessima nummuli siliquam etiam diram ferentis

invisa et equisaeti est, a similitudine equinae saetae

[260] secandi tempus, cum spica deflorescere coepit atque roborari

secandum, antequam inarescat

Cato: fenum, inquit, ne sero seces: prius quam semen maturum sit

quidam pridie rigant

ubi non sunt rigua, noctibus roscidis secari melius

quaedam partes Italiae post messem secant
[259] I prati invecchiano e devono essere rinforzati con la fava piantata in essi o con le rape o il miglio, poi l'anno successivo col frumento, e di nuovo essere lasciati non arati nel terzo, inoltre ogni volta che siano stati falciati essere ripassati col falcetto, cioè che siano tagliate quelle cose che i falciatori hanno tralasciato

Infatti per prima cosa è inutile che crescano erbe per la semina

Nel prato ottima l'erba del trifoglio, la successiva della gramigna, pessima del nummulo che produce anche un baccello aspro

Malvista è anche la coda cavallina, per la somiglianza al crine equino

[ 260] Il periodo di falciare, quando la spiga comincia a sfiorire e ad indurirsi

Bisogna falciare, prima che inaridisca

Catone dice: affinché non tagli tardi il fieno: prima che il seme sia maturo

Alcuni irrigano il giorno prima

Quando non sono irrigati, meglio essere falciati nelle notti rugiadose

Alcune zone d'Italia falciano dopo la mietitura
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 19-65

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 45-103

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 191-204


Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 154-202

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 98-136

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 193 - 201