Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 16, Paragrafi 1-14

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 16, Paragrafi 1-14

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 16, Paragrafi 1-14

[1] Pomiferae arbores quaeque mitioribus sucis voluptatem primae cibis attulerunt et necessario alimento delicias miscere docuerunt, sive illae ultro ab homine didicere blandos sapores adoptione et conubio, idque munus etiam feris volucribusque dedimus, intra praedictas constant [1] Tutti gli alberi da frutto aggiunsero per primi il godimento con i succhi più dolci ai cibi e insegnarono a mischiare i piaceri all'alimento necessario, anche se quelli abbiano appreso i sapori delicati spontaneamente dall'uomo con l'innesto e l'accoppiamento, questo dono l'abbiamo fatto anche alle fiere e agli uccelli, risultano fra quelli suddetti
proximum erat narrare glandiferas, quae primae victum mortalium aluerunt nutrices inopis ac ferae sortis, ni praeverti cogeret admiratio usu comperta, quaenam qualisque esset vita sine arbore ulla, sine frutice viventium Rimaneva di parlare degli alberi che producono ghiande, che per primi fornirono il cibo dei mortali custodi della miseria e della sorte selvaggia, se lo stupore provato al contatto non costringesse ad essere interessati, come e quale sarebbe la vita degli esseri viventi senza alcun albero, senza arbusto
[2] Diximus et in oriente quidem iuxta oceanum complures ea in necessitate gentes [2] Abbiamo descritto anche in oriente poi vicino all'oceano diverse popolazioni in questa condizione

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 92-104
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 92-104

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 35, Paragrafi 92-104

sunt vero et in septentrione visae nobis Chaucorum, qui maiores minoresque appellantur Sono stati visti in realtà da noi anche nel settentrione quelle dei Cauchi, che sono chiamate maggiori e minori
vasto ibi meatu bis dierum noctiumque singularum intervallis effusus in inmensum agitur oceanus, operiens aeternam rerum naturae controversiam dubiamque terrae sit an partem maris Qui con due intervalli dei singoli giorni e notti l'oceano sparso per un vasto spostamento viene riversato lungo un immenso tratto, coprendo un'eterna e incerta questione della natura se sia una parte del mare

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 32, Paragrafi 01-63
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 32, Paragrafi 01-63

[3] illic, misera gens, tumulos optinent altos aut tribunalia exstructa manibus ad experimenta altissimi aestus, casis ita inpositis navigantibus similes, cum integant aquae circumdata, naufragis vero, cum recesserint, fugientesque cum mari pisces circa tuguria venantur [3] Là, le misere popolazioni, occupano i rilievi alti o le alture costruite con le mani a prova di resistenza dell'altissima marea, costruite così sulle case simili a naviganti, quando le acque coprono le parti circostanti, a naufraghi invece, quando si siano ritirate, e vicino ai tuguri vengono cacciati i pesci che fuggono con l'onda
non pecudem his habere, non lacte ali, ut finitimis, ne cum feris quidem dimicare contingit omni procul abacto frutice Non capita a questi di possedere bestiame, né essere alimentati con il latte, come per i confinanti, né poi di combattere con le belve poiché ogni arbusto è stato portato via

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 23, Paragrafi 83-126

[4] ulva et palustri iunco funes nectunt ad praetexenda piscibus retia captumque manibus lutum ventis magis quam sole siccantes terra cibos et rigentia septentrione viscera sua urunt [4] Intrecciano corde con l'alga e il giunco palustre per tessere le reti per i pesci e seccando ai venti più che al sole il fango preso con le mani e scottano con la terra i cibi e le loro viscere gelide per la tramontana
potus non nisi ex imbre servato scrobibus in vestibulo domus Il bere se non dalla pioggia raccolta in buche nel vestibolo della casa

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et hae gentes, si vincantur hodie a populo Romano, servire se dicunt E queste popolazioni, se oggi sono vinte dal popolo Romano, dicono che essi sono schiavi

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