Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 01 - 28, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 01 - 28

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 09, Paragrafi 01 - 28

nam cum fame conciti fugientem in vada ima persecuti piscem diutius spiritum continuere, ut arcu missi ad respirandum emicant tantaque vi exiliunt, ut plerumque vela navium transvolent

[21] vagantur fere coniugia; pariunt catulos decimo mense aestivo tempore, interim et binos

nutrunt uberibus, sicut ballaena, atque etiam gestant fetus infantia infirmos; quin et adultos diu comitantur magna erga partum caritate

[22] adolescunt celeriter, X annis putantur ad summam magnitudinem pervenire

vivunt et tricenis, quod cognitum praecisa cauda in experimentum

abduntur tricenis diebus circa canis ortum occultanturque incognito modo, quod eo magis mirum est, si spirare in aqua non queunt

solent in terram erumpere, incerta de causa, nec statim tellure tacta moriuntur multoque ocius fistula clausa
Infatti quando spinti dalla fame dopo aver inseguito il pesce che fugge nel guado profondo hanno trattenuto più a lungo il respiro, come scagliati da un arco guizzano per respirare ed escono con tanta forza, che per la maggior parte superano le vele delle navi

[21] Si aggirano per lo più a coppia; generano i piccoli al decimo mese nel periodo estivo, talora anche gemelli

Li allattano alle mammelle, come la balena, e trasportano anche i nati deboli per l'età; anzi anche adulti li accompagnano a lungo con grande affetto verso la prole

[22] Crescono velocemente, sono considerati raggiungere la grandezza massima in dieci anni

Vivono anche trent'anni, il che conosciuto attraverso un esperimento sulla parte stretta della coda

Scompaiono per trenta giorni verso il sorgere della costellazione del cane e si nascondono in modo sconosciuto, questo è tanto più sorprendente, se non possono respirare in acqua

Sono soliti balzare sulla terra, per un motivo ignoto, e non muoiono subito dopo aver toccato terra e molto più velocemente con il condotto chiuso
[23] lingua est iis contra naturam aquatilium mobilis, brevis atque lata, haut differens suillae

pro voce gemitus humano similis, dorsum repandum, rostrum simum

qua de causa nomen simonis omnes miro modo agnoscunt maluntque ita appellari

[24] Delphinus non homini tantum amicum animal, verum et musicae arti, mulcetur symphoniae cantu, set praecipue hydrauli sono

hominem non expavescit ut alienum, obviam navigiis venit, adludit exultans, certat etiam et quamvis plena praeterit vela

[25] Divo Augusto principe Lucrinum lacum invectus pauperis cuiusdam puerum ex Baiano Puteolos in ludum litterarium itantem, cum meridiano immorans appellatum eum simonis nomine saepius fragmentis panis, quem ob iter ferebat, adlexisset, miro amore dilexit
[23] A loro la lingua è mobile contrariamente alla natura degli acquatici, corta e larga, non differente (da quella) del maiale

Al posto della voce un gemito simile a quello umano, il dorso inarcato, il muso adunco

Per questo tutti riconoscono in modo straordinario il nome di Simone e preferiscono essere chiamati così

[24] Il delfino un animale non soltanto amico per l'uomo, è interessato in verità all'arte della musica, al suono della sinfonia, ma soprattutto dal suono dell'organo idraulico

Non teme l'uomo come estraneo, va incontro alle imbarcazioni, gioca saltando, gareggia anche e supera le vele sebbene gonfie

[25] Quando era principe il Divino Augusto uno entrato nel lago Lucrino amò di un amore straordinario il ragazzo di uno povero che andava alla scuola elementare da Baia a Pozzuoli, che si attardava a mezzogiorno dopo averlo chiamato col nome di Simone avendolo attratto più volte con pezzetti di pane, che portava per il viaggio
pigeret referre, ni res Maecenatis et Fabiani et Flavii Alfii multorumque esset litteris mandata

quocumque diei tempore inclamatus a puero, quamvis occultus atque abditus, ex imo advolabat pastusque e manu praebebat ascensuro dorsum, pinnae aculeos velut vagina condens, receptumque Puteolos per magnum aequor in ludum ferebat simili modo revehens pluribus annis, donec morbo extincto puero subinde ad consuetum locum ventitans tristis et maerenti similis ipse quoque, quod nemo dubitaret, desiderio expiravit
Mi rincrescerebbe riferire, se la cosa non fosse stata riportata nelle lettere di Mecenate e di Fabiano e Flavio Alfio e di molti

In qualunque momento del giorno chiamato dal ragazzo, sebbene nascosto e ritirato, correva dal profondo e dopo aver mangiato dalla mano porgeva il dorso a lui per salire, ritraendo gli aculei come in un fodero, e presolo lo portava a scuola a Pozzuoli attraverso la vasta distesa riportandolo allo stesso modo per diversi anni, finché morto il ragazzo per una malattia tornando poi al luogo solito triste e simile a chi soffre anche lui stesso, il che nessuno dubiterebbe, morì di rimpianto

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 96-116
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 96-116

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 96-116

[26] alius intra hos annos Africo litore Hipponis Diarruti simili modo ex hominum manu vescens praebensque se tractandum et adludens nantibus inpositosque portans unguento perunctus a Flaviano proconsule Africae et sopitus, ut apparuit, odoris novitate fluctuatusque similis exanimi caruit hominum conversatione ut iniuria fugatus per aliquot menses, mox reversus in eodem miraculo fuit

iniuriae potestatum in hospitales ad visendum venientium Hipponenses in necem eius conpulerunt

[27] ante haec similia de puero in Iaso urbe memorantur, cuius amore spectatus longo tempore, dum abeuntem in litus avide sequitur, in harenam invectus expiravit

puerum Alexander Magnus Babylone Neptunio sacerdotio praefecit, amorem illum numinis propitii fuisse interpretatus
[26] In questi anni un altro sul litorale africano di Ippona Diarruto nutrendosi allo stesso modo dalla mano degli uomini e permettendo di farsi toccare e scherzando con i nuotatori e trasportando chi stava seduto sopra unto con un unguento da Flaviano proconsole dell'Africa e stordito, come sembrò, dalla novità dell'odore e sballottato simile a uno esanime si astenne per alcuni mesi dalla compagnia degli uomini come allontanato per un oltraggio, poi tornato suscitò la stessa meraviglia

Le offese delle prepotenze contro gli ospiti di quelli che venivano a vederlo spinsero gli Ipponesi alla sua morte

[27] Prima di questi fatti si ricordano nella città di Iaso cose simili riguardo ad un ragazzo, del cui amore (un delfino) invaghitosi per lungo tempo, segue avidamente lui mentre va sulla riva, giunto sulla sabbia morì

Alessandro Magno prepose il ragazzo al collegio sacerdotale di Nettuno a Babilonia, dopo aver capito che quello era stato l'amore di un dio
in eadem urbe Iaso Hegesidemus scribit et alium puerum Hermian nomine similiter maria perequitantem, cum repentinae procellae fluctibus exanimatus esset, relatum, delphinumque causam leti fatentem non reversum in maria atque in sicco expirasse

[28] hoc idem et Naupacti accidisse Theophrastus tradit

nec modus exemplorum: eadem Amphilochi et Tarentini de pueris delphinisque narrant

quae faciunt ut credatur, Arionem quoque citharoedicae artis, interficere nautis in mari parantibus ad intercipiendos eius quaestus, eblanditum uti prius caneret cithara, congregatis cantu delphinis cum se iecisset in mare, exceptum ab uno Taenarum in litus pervectum

Egesidemo scrisse che nella stessa città di Iaso anche un altro fanciullo di nome Ermias che percorreva similmente i mari, essendo stato ucciso dalle onde di un'improvvisa tempesta, fu riportato, e che il delfino che si riteneva causa della morte non ritornò nel mare e morì sulla riva

[28] Teofrasto tramanda che questo identico fatto accadde a Naupatto

E non (c'è) un limite degli esempi: gli Anfilochi e i Tarentini narrano le stesse cose sui rafazzi e i delfini

Queste cose fanno sì che si creda, che Arione anche dell'arte dei citaredi, preparandosi i marinai a ucciderlo in mare per impossessarsi dei suoi guadagni, ottenesse prima di cantare con la cetra, riuniti i delfini col canto essendosi gettato in mare, raccolto da uno fu portato sulla riva di Tenaro

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