Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 11 - 13

Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 11 - 13

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 11 - 13

[11] In ciuitate tanto discrimine belli sollicita cum omnium secundorum aduersorumque causas in deos uerterent, multa prodigia nuntiabantur [11] A Roma, assillata dal grosso problema della guerra poiché i cittadini addossavano agli dei le ragioni di tutti i successi e di tutte le sventure, si annunciavano molti prodigi
Tarracinae Iouis aedem, Satrici Matris Matutae de caelo tactam; Satricanos haud minus terrebant in aedem Iouis foribus ipsis duo perlapsi angues A Terracina il tempio di Giove, a Satrico quello della Madre Matuta erano stati colpiti dal fulmine; gli abitanti di Satrico erano poi non meno impauriti dal fatto che due serpenti erano strisciati dentro il tempio di Giove attraverso le stesse porte
Ab Antio nuntiatum est cruentas spicas metentibus uisas esse; Caere porcus biceps et agnus mas idem feminaque natus erat; et Albae duo soles uisos ferebant et nocte Fregellis lucem obortam Da Anzio era giunta poi voce che i mietitori avevano visto spighe insanguinate; a Cere erano nati un maiale con due teste e un agnello che era insieme maschio e femmina; ad Alba si diceva che fossero stati visti due soli e che a Fregelle di notte fosse sorta la luce

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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 16 - 45
Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 16 - 45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 16 - 45

Et bos in agro Romano locutus et ara Neptuni multo manasse sudore in circo Flaminio dicebatur; et aedes Cereris Salutis Quirini de caelo tactae Nell'agro romano un bue aveva parlato; si diceva, inoltre, che l'altare di Nettuno nel circo Flaminio aveva sprigionato sudore; i templi di Cerere, della Salute, del dio Quirino erano stati colpiti dal fulmine
Prodigia consules hostiis maioribus procurare iussi et supplicationem unum diem habere I consoli furono incaricati di riparare tali prodigi con vittime adulte e di celebrare per un giorno intero solenni preghiere pubbliche agli dei

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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20
Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 18 - 20

Ea ex senatus consulto facta Tutto questo fu compiuto secondo la disposizione del senato
Plus omnibus aut nuntiatis peregre aut uisis domi prodigiis terruit animos hominum ignis in aede Uestae exstinctus, caesaque flagro est Uestalis cuius custodia eius noctis fuerat iussu P Licini pontificis L'animo dei cittadini fu anche spaventato, più che da tutti questi prodigi di cui arrivavano notizie o dai luoghi intorno o dalla città stessa, dal fatto che nel tempio di Vesta si era spento il fuoco e che per ordine del pontefice P Licinio era stata percossa con le verghe la vestale che in quella notte aveva l'incarico di custodire la fiamma

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Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 08 - 10
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 08 - 10

Id quamquam nihil portendentibus dis ceterum neglegentia humana acciderat, tamen et hostiis maioribus procurari et supplicationem ad Uestae haberi placuit Per quanto tale incidente fosse accaduto per umana negligenza, non perché gli dei volessero fare qualche segno premonitore, tuttavia, si decretò che anche in questo caso si facesse un'espiazione con vittime adulte e si rivolgessero pubbliche preghiere a Vesta
Priusquam proficiscerentur consules ad bellum moniti a senatu sunt ut in agros reducendae plebis curam haberent: deum benignitate summotum bellum ab urbe Romana et Latio esse et posse sine metu in agris habitari; minime conuenire Siciliae quam Italiae colendae maiorem curam esse Prima che i consoli partissero per la guerra, furono consigliati dal senato a fare in modo che il volgo ritornasse nei campi; per la benevolenza degli dei, infatti, la guerra era stata allontanata da Roma e dal Lazio, perciò i contadini potevano senza spavento abitare nelle campagne; non era per nulla consigliabile coltivare con maggior premura la Sicilia piuttosto che l'Italia

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Livio, Ab urbe condita: Libro 35; 06 - 10
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 35; 06 - 10

Sed res haudquaquam erat populo facilis et liberis cultoribus bello absumptis et inopia seruitiorum et pecore direpto uillisque dirutis aut incensis Tuttavia, la cosa non era affatto facile per il popolo, poiché gli agricoltori liberi erano stati portati via dalla guerra; vi era, inoltre, insufficienza di schiavi, il bestiame era stato razziato e le fattorie distrutte o incendiate

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Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 38 - 40
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 38 - 40

Livio, Ab urbe condita: Livio 37; 56 - 60
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Livio 37; 56 - 60

Livio, Ab urbe condita: Libro 07, 12-23
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 07, 12-23

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