Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 01-10

Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 01-10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 01-10

(I) Dum haec in Africa atque in Hispania geruntur, Hannibal in agro Sallentino aestatem consumpsit spe per proditionem urbis Tarentinorum potiundae

ipsorum interim Sallentinorum ignobiles urbes ad eum defecerunt

eodem tempore in Bruttiis ex duodecim populis, qui anno priore ad Poenos desciuerant, Consentini et Tauriani in fidem populi Romani redierunt et plures redissent, ni T Pomponius Ueientanus, praefectus socium, prosperis aliquot populationibus in agro Bruttio iusti ducis speciem nactus, tumultuario exercitu coacto cum Hannone conflixisset

magna ibi uis hominum sed inconditae turbae agrestium seruorumque caesa aut capta est
I Mentre in Africa ed in Spagna avvenivano queste cose, Annibale passò l'estate nell'agro salentino nella speranza di impadronirsi con un tradimento della città di Taranto

Frattanto, alcune città di minore importanza della stessa regione passarono a lui

Nello stesso tempo, delle dodici popolazioni del territorio dei Bruzzi, che l'anno precedente si erano date ai Cartaginesi, i Casentini e i Taurini ritornarono all'alleanza romana; molti di più ne sarebbero ritornati, se T Pomponio Veientano prefetto degli alleati, che, in virtù del felice esito di alcune devastazioni fatte nel territorio dei Bruzzi, aveva assunto l'apparenza di legittimo comandante, messo insieme alla rinfusa un esercito, non si fosse scontrato con Annone

Fu trucidata o catturata una grande quantità di Romani, turba, peraltro, disordinata di contadini e di servi
minimum iacturae fuit quod praefectus inter ceteros est captus, et tum temerariae pugnae auctor et ante publicanus omnibus malis artibus et rei publicae et societatibus infidus damnosusque

Sempronius consul in Lucanis multa proelia parua, haud ullum dignum memoratu fecit et ignobilia oppida Lucanorum aliquot expugnauit

quo diutius trahebatur bellum et uariabant secundae aduersaeque res non fortunam magis quam animos hominum, tanta religio, et ea magna ex parte externa, ciuitatem incessit ut aut homines aut dei repente alii uiderentur facti

nec iam in secreto modo atque intra parietes abolebantur Romani ritus, sed in publico etiam ac foro Capitolioque mulierum turba erat nec sacrificantium nec precantium deos patrio more
II minor male fu che, tra gli altri, venne fatto prigioniero anche il prefetto che aveva preso l'avventata iniziativa della battaglia; costui era stato precedentemente un pubblicano infido per male arti e dannoso allo stato ed alla stessa classe degli appaltatori

II console Sempronio affrontò in Lucania molti scontri di poca importanza, nessuno, tuttavia degni di memoria; espugnò anche alcuni borghi dei Lucani

Quanto più a lungo durava la guerra ed ora i successi ora i rovesci facevano variare non tanto la situazione, quanto lo stato d'animo degli uomini, un'ondata di superstizioni, in gran parte venute dal di fuori, invase Roma, al punto che all'improvviso o gli uomini o gli dei non sembravano più gli stessi

Non solo in segreto tra le pareti domestiche cadevano in disuso le cerimonie religiose dei Romani, ma anche in pubblico; vi era, infatti, nel Foro e nel Campidoglio, una turba di donne che non facevano sacrifici e non alzavano preghiere agli dei secondo il costume tradizionale
sacrificuli ac uates ceperant hominum mentes quorum numerum auxit rustica plebs, ex incultis diutino bello infestisque agris egestate et metu in urbem compulsa; et quaestus ex alieno errore facilis, quem uelut concessae artis usu exercebant

primo secretae bonorum indignationes exaudiebantur; deinde ad patres etiam ac publicam querimoniam excessit res

incusati grauiter ab senatu aediles triumuirique capitales quod non prohiberent, cum emouere eam multitudinem e foro ac disicere apparatus sacrorum conati essent, haud procul afuit quin uiolarentur

ubi potentius iam esse id malum apparuit quam ut minores per magistratus sedaretur, M Aemilio praetori urb negotium ab senatu datum est ut eis religionibus populum liberaret
Sacerdoti sacrificatori ed indovini si erano impadroniti dell'animo del popolo; il loro numero era aumentato, da un lato a causa della massa dei contadini che la miseria o la paura avevano sospinto verso la città dalle campagne incolte e rese malsicure per la lunga guerra, dall'altro dall'attrattiva di un facile lucro prodotto da un inganno, del quale essi facevano commercio come se si trattasse di un'attività tollerata

Dapprima si cominciarono ad udire gli sfoghi di indignazione della gente onesta, poi la cosa fu nota anche ai senatori e fu pubblicamente condannata

Gli edili e i triumviri che sovraintendevano alle esecuzioni capitali furono seriamente rimproverati perché non proibivano tale commercio; avendo essi tentato di cacciar via quella moltitudine dal Foro e di smantellare tutto l'apparato dei riti religiosi, poco mancò che non fossero malmenati

Allorché apparve chiaramente che quella bruttura era troppo radicata per essere estirpata dall'intervento di magistrati minori, il senato incaricò il pretore M Emilio di liberare il popolo da quelle superstizioni

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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 31-45
Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 31-45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 31-45

is et in contione senatus consultum recitauit et edixit ut quicumque libros uaticinos precationesue aut artem sacrificandi conscriptam haberet eos libros omnes litterasque ad se ante kalendas Apriles deferret neu quis in publico sacroue loco nouo aut externo ritu sacrificaret

(2) Aliquot publici sacerdotes mortui eo anno sunt, L Cornelius Lentulus pontifex maximus et C Papirius C filius Masso pontifex et P Furius Philus augur et C Papirius L filius Masso decemuir sacrorum

in Lentuli locum M Cornelius Cethegus, in Papiri Cn Seruilius Caepio pontifices suffecti sunt; augur creatus L Quinctius Flamininus, decemuir sacrorum L Cornelius Lentulus
Il pretore, non solo lesse nell'assemblea il decreto del senato, ma ordinò anche che chiunque possedesse libri di divinazioni o di preghiere o trattati intorno all'arte di compiere sacrifici, portasse a lui tutti quei libri e quei rituali entro la fine di marzo, perché nessuno compisse più cerimonie di tal genere in luogo Pubblico o sacro con riti inconsueti o stranieri

2 In quell'anno morirono alcuni sacerdoti con cariche pubbliche: il pontefice massimo Cornelio Lentulo e il pontefice Caio Papirio Massone, figlio di Caio, l'augure P Furio Filo e il decemviro incaricato dei sacri riti Caio Papirio Massone, figlio di Lucio

M Cornelio Cetego fu eletto al posto del pontefice Lentulo e Cn Servilio Cepione al posto di Papirio; fu nominato augure L Quinzio Flaminio e decemviro per i sacri riti L Cornelio Lentulo
comitiorum consularium iam appetebat tempus; sed quia consules a bello intentos auocare non placebat, Ti Sempronius consul comitiorum causa dictatorem dixit C Claudium Centonem

ab eo magister equitum est dictus Q Fuluius Flaccus

dictator primo comitiali die creauit consules Q Fuluium Flaccum, magistrum equitum, et Ap Claudium Pulchrum, cui Sicilia prouincia in praetura fuerat

tum praetores creati Cn Fuluius Flaccus C Claudius Nero M Iunius Silanus P Cornelius Sulla

comitiis perfectis dictator magistratu abiit

aedilis curulis fuit eo anno cum M Cornelio Cethego P Cornelius Scipio, cui post Africano fuit cognomen
Già si avvicinava l'epoca della convocazione dei comizi per eleggere i consoli, ma, poiché non era opportuno distogliere dalla guerra i consoli che vi erano impegnati, il console Ti Sempronio nominò dittatore C Claudio Centone con l'incarico di indire i comizi

Questi creò maestro della cavalleria Q Fulvio Fiacco

Il dittatore nel primo giorno dei comizi elesse consoli Q Fulvio Fiacco, maestro della cavalleria e Appio Claudio Pulcro che aveva amministrato la Sicilia come pretore

Furono poi eletti pretori Cn Fulvio Flacco, Caio Claudio Nerone, M Giunio Silano, P Cornelio Silla

Conclusi i comizi, il dittatore abbandonò la carica

In quell'anno insieme con M Cornelio Cetego ebbe l'edilità curule P Cornelio Scipione, che più tardi fu soprannominato l'Africano

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 11 - 16
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 11 - 16

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 11 - 16

huic petenti aedilitatem cum obsisterent tribuni plebis, negantes rationem eius habendam esse quod nondum ad petendum legitima aetas esset, si me, inquit, omnes Quirites aedilem facere uolunt, satis annorum habeo

tanto inde fauore ad suffragium ferendum in tribus discursum est ut tribuni repente incepto destiterint

aedilicia largitio haec fuit, ludi Romani pro temporis illius copiis magnifice facti et diem unum instaurati, et congii olei in uicos singulos dati

L Uillius Tappulus et M Fundanius Fundulus, aediles plebeii, aliquot matronas apud populum probri accusarunt; quasdam ex eis damnatas in exsilium egerunt

ludi plebeii per biduum instaurati et Iouis epulum fuit ludorum causa
Poiché i tribuni della plebe si opponevano alla sua richiesta della carica di edile, perché dicevano che egli non aveva il titolo per aspirarvi, in quanto non aveva ancora l'età richiesta dalla legge, egli rispose: Se tutti i Quiriti vogliono eleggermi edile, vorrà dire che ho l'età richiesta

Allora con tanto favore le tribù accorsero a dargli il voto che immediatamente i tribuni rinunciarono alla loro iniziativa

Queste furono le elargizioni degli edili: i Ludi Romani furono celebrati con gran dispendio, tenuto conto delle disponibilità di quel momento, e furono rinnovati per un solo giorno; ad ogni rione della città furono assegnati cento congi di olio

L Villio Tappulo e M Fundanio Fundulo, edili della plebe, accusarono di adulterio dinanzi al popolo parecchie matrone; alcune di esse furono condannate all'esilio

I giochi organizzati dagli edili plebei furono rinnovati per due giorni; motivo di questi giochi fu un banchetto in onore di Giove
(3) Q Fuluius Flaccus tertium, Ap Claudius consulatum ineunt; et praetores prouincias sortiti sunt, P Cornelius Sulla urbanam et peregrinam, quae duorum ante sors fuerat, Cn Fuluius Flaccus Apuliam, C Claudius Nero Suessulam, M Iunius Silanus Tuscos

consulibus bellum cum Hannibale et binae legiones decretae; alter a Q Fabio superioris anni consule, alter a Fuluio Centumalo acciperet; praetorum Fului Flacci quae Luceriae sub Aemilio praetore, Neronis Claudi quae in Piceno sub C Terentio fuissent legiones essent; supplementum in eas ipsi scriberent sibi; M Iunio in Tuscos legiones urbanae prioris anni datae

Ti Sempronio Graccho et P Sempronio Tuditano imperium prouinciaeque Lucani et Gallia cum suis exercitibus prorogatae
3 Iniziarono il consolato Q Fulvio Fiacco per la terza volta e Appio Claudio; come pretori Publio Cornelio Silla ebbe in sorte sia la pretura urbana sia quella straniera, che prima toccavano a due persone distinte; Cn Fulvio Fiacco ebbe l'Apulia, C Claudio Nerone Suessula e M Giunio Silano il territorio dei Tusci

Ai consoli fu affidata la guerra contro Annibale ed a loro furono assegnate due legioni per ciascuno, che uno dei due consoli doveva ricevere in consegna da Q Fabio, console dell'anno precedente, l'altro da Fulvio Centumalo; dovevano poi toccare al pretore Fulvio Flacco quelle legioni che a Luceria erano state al comando del pretore Emilio e a Claudio Nerone quelle che nel Piceno avevano avuto come capo C Terenzio; i pretori stessi dovevano arruolare dei rinforzi alle legioni; a M Giunio furono date per la guerra contro i Tusci le due legioni urbane dell'anno precedente

A T Sempronio Gracco e a P Sempronio Tuditano furono prorogati con l'autorità della carica l'amministrazione delle province di Lucania e di Gallia e il comando dei propri eserciti

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 41 - 45
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 41 - 45

item P Lentulo qua uetus prouincia in Sicilia esset, M Marcello Syracusae et qua Hieronis regnum fuisset, T Otacilio classis, Graecia M Ualerio, Sardinia Q Mucio Scaeuolae, Hispaniae P et Cn Corneliis

ad ueteres exercitus duae urbanae legiones a consulibus scriptae summaque trium et uiginti legionum eo anno effecta est

Dilectum consulum M Postumii Pyrgensis cum magno prope motu rerum factum impediit

publicanus erat Postumius, qui multis annis parem fraude auaritiaque neminem in ciuitate habuerat praeter T Pomponium Ueientanum, quem populantem temere agros in Lucanis ductu Hannonis priore anno ceperant Carthaginienses
Così pure si fece per P Lentulo per quella regione che aveva costituito la provincia romana di Siclia; a M Marcello rimasero Siracusa e il territorio che era stato il regno di Gerone; T Otacilio ebbe il comando della flotta, a M Valerio toccò la Grecia, mentre la Sardegna fu assegnata a Q Muzio Scevola e la Spagna ai due Scipioni Publio e Cneo

Alle antiche legioni dell'esercito furono aggiunte dai consoli due legioni urbane, in modo che in quell'anno si ebbe un totale di ventitre legioni

L'episodio di M Postumio da Pirgi impedì ai consoli il reclutamento, con una agitazione che non fu di scarsa importanza

Postumio era un appaltatore che in molti anni non era stato eguagliato da alcuno in frode e cupidigia, tranne che da Pomponio Veientano che l'anno precedente i Cartaginesi sotto il comando di Annone avevano catturato, mentre avventatamente saccheggiava i campi in Lucania
hi, quia publicum periculum erat a ui tempestatis in iis quae portarentur ad exercitus et ementiti erant falsa naufragia et ea ipsa quae uera renuntiauerant fraude ipsorum facta erant, non casu

in ueteres quassasque naues paucis et parui pretii rebus impositis, cum mersissent eas in alto exceptis in praeparatas scaphas nautis, multiplices fuisse merces ementiebantur

ea fraus indicata M Aemilio praetori priore anno fuerat ac per eum ad senatum delata nec tamen ullo senatus consulto notata, quia patres ordinem publicanorum in tali tempore offensum nolebant

populus seuerior uindex fraudis erat

excitatique tandem duo tribuni plebis, Sp et L Caruilii, cum rem inuisam infamemque cernerent, ducentum milium aeris multam M Postumio dixerunt
Questi pubblicani, poiché il rischio che le navi correvano per la violenza delle burrasche era a carico dello stato per quei rifornimenti che dovevano essere portati agli eserciti, avevano mentito dichiarando falsi naufragi; quelli poi che avevano denunciato come effettivamente avvenuti, erano stati provocati dalla frode, non dalle avversità

Dopo aver caricato poche merci di scarso valore su navi vecchie e sconnesse, le avevano fatte poi affondare in alto mare e, raccolti i marinai in scialuppe già pronte, dichiararono mentendo che le merci erano state molto più ricche e numerose

Quell'inganno menzognero era stato segnalato nell'anno precedente al pretore M Emilio e per mezzo suo era stato denunciato al senato; i senatori, peraltro, non avevano voluto condannare tale reato con un loro decreto, perché in quel momento non volevano inimicarsi la classe degli appaltatori

Il popolo, tuttavia, più severo, voleva che la frode fosse punita

Alla fine due tribuni della plebe, Spurio e Lucio Carvilio, considerando il fatto odioso ed ignominioso, insorsero e condannarono M Postumio ad una multa di duecentomila assi

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cui certandae cum dies aduenisset conciliumque tam frequens plebis adesset ut multitudinem area Capitolii uix caperet, perorata causa una spes uidebatur esse si C Seruilius Casca tribunus plebis, qui propinquus cognatusque Postumio erat

priusquam ad suffragium tribus uocarentur, intercessisset ; testibus datis tribuni populum submouerunt sitellaque lata est ut sortirentur ubi Latini suffragium ferrent

interim publicani Cascae instare ut concilio diem eximeret; populus reclamare

et forte in cornu primus sedebat Casca, cui simul metus pudorque animum uersabat

cum in eo parum praesidii esset, turbandae rei causa publicani per uacuum submoto locum cuneo inruperunt iurgantes simul cum populo tribunisque
Quando si avvicinò il giorno in cui si doveva discutere l'approvazione della multa, l'assemblea della plebe era così affollata che a stento la zona del Campidoglio poteva contenerla; esposti i termini della causa, non s'affacciava che una sola speranza, che C Servilio Casca, tribuno della plebe e consanguineo di Postumio, ponesse il suo veto prima che le tribù fossero chiamate al voto

Fatti venire avanti i testimoni, i tribuni ordinarono al popolo di far largo; fu recata un'urna per estrarne a sorte la tribù nella quale i Latini dovessero votare

Frattanto, gli appaltatori insistevano presso Casca perché tirasse in lungo le discussioni per impedire quella votazione che il popolo da parte sua reclamava

Per caso, Casca sedeva ad un'estremità della prima fila, con l'animo turbato dalla paura e dalla vergogna

I pubblicani, allora, vedendo che avevano in lui scarso sostegno, per provocare uno sconvolgimento, formato un cuneo, irruppero attraverso lo spazio vuoto scontrandosi ad un tempo col popolo e coi tribuni

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