ipse raptim agmine acto quindecim ferme milium spatio castra ab Tarento posuit; et ne ibi quidem nuntiato quo pergerent, tantum conuocatos milites monuit uia omnes irent nec deuerti quemquam aut excedere ordine agminis paterentur et in primis intenti ad imperia accipienda essent neu quid nisi ducum iussu facerent; se in tempore editurum quae uellet agi eadem ferme hora Tarentum fama praeuenerat Numidas equites paucos populari agros terroremque late agrestibus iniecisse ad quem nuntium nihil ultra motus praefectus Romanus quam ut partem equitum postero die luce prima iuberet exire ad arcendum populationibus hostem; in cetera adeo nihil ab eo intenta cura est ut contra pro argumento fuerit illa procursatio Numidarum Hannibalem exercitumque e castris non mouisse Hannibal concubia nocte mouit |
Annibale stesso, ordinata la schiera con grande rapidità, pose gli accampamenti a circa quindici miglia da Taranto e qui, senza neppure comunicare loro quale fosse la meta, convocati i soldati in assemblea, si limitò ad esortarli di procedere in ordine senza tollerare che alcuno uscisse dalle file; stessero soprattutto attenti ai comandi, né facessero alcunché senza ricevere ordini dai capi; al momento opportuno egli avrebbe rivelato quello che intendeva fare Pressappoco nello stesso momento a Taranto era corsa notizia che pochi cavalieri numidi devastavano i campi e spargevano ampiamente il terrore fra i contadini A tale notizia il prefetto romano si limitò a dare ordine a una parte della cavalleria di uscire il giorno dopo all'alba per tener lontano il nemico dal saccheggio; di tutto il resto il prefetto romano non si preoccupò minimamente; ritenne, al contrario, quella incursione dei Numidi una prova che l'esercito cartaginese non si era mosso dagli accampamenti Annibale uscì, invece, nel cuore della notte |
dux Philemenus erat cum solito captae uenationis onere; ceteri proditores ea quae composita erant exspectabant conuenerat autem ut Philemenus portula adsueta uenationem inferens armatos induceret, parte alia portam Temenitida adiret Hannibal; ea mediterranea regio est orientem spectans; busta aliquantum intra moenia includunt cum portae adpropinquaret, editus ex composito ignis ab Hannibale est refulsitque idem redditum ab Nicone signum; exstinctae deinde utrimque flammae sunt Hannibal silentio ducebat ad portam Nico ex improuiso adortus sopitos uigiles in cubilibus suis obtruncat portamque aperit Hannibal cum peditum agmine ingreditur, equites subsistere iubet ut, quo res postulet occurrere libero campo possent |
Gli faceva da guida Filemeno col solito carico di prodotti della caccia; gli altri congiurati erano in attesa di quanto era stato preordinato Si era, infatti, convenuto che Filemeno, portando dentro la selvaggina per la solita porta secondaria, introducesse anche alcuni armati, mentre Annibale in un altro punto si doveva avvicinare alla porta Temenitide; questa parte della città verso terra guarda l'oriente; nella parte interna delle mura, un vasto spazio è occupato da sepolcri In vista della porta, secondo l'intesa, Annibale fece lanciare una fiamma alla quale Nicone rispose con un'altra fiamma; dopo di che ambedue i fuochi si spensero Annibale in silenzio fece avvicinare i soldati alla porta Improvvisamente Nicone assalì nel sonno le sentinelle trucidandole nei loro giacigli ed aprì la porta Annibale entrò con una schiera di fanteria, ordinando alla cavalleria di fermarsi, affinché, quando il campo fosse libero, potesse accorrere là dove la situazione richiedeva |
et Philemenus portulae parte alia, qua commeare adsuerat, adpropinquabat nota uox eius et familiare iam signum cum excitasset uigilem, dicenti uix sustineri grandis bestiae onus portula aperitur inferentes aprum duos iuuenes secutus ipse cum expedito uenatore uigilem, incautius miraculo magnitudinis in eos qui ferebant uersum, uenabulo traicit ingressi deinde triginta fere armati ceteros uigiles obtruncant refringuntque portam proximam et agmen sub signis confestim inrupit inde cum silentio in forum ducti Hannibali sese coniunxerunt tum duo milia Gallorum Poenus in tres diuisa partes per urbem dimittit; Tarentinos iis addit duces binos itinera quam maxime frequentia occupari iubet, tumultu orto Romanos passim caedi, oppidanis parci |
Filemeno, intanto, si avvicinava da un'altra parte a una piccola porta, attraverso la quale era abituato ad entrare ed uscire La sentinella si svegliò alla voce di lui ben conosciuta, che diceva che a fatica egli doveva reggere un animale molto pesante; la porticina fu così aperta La stessa sentinella in compagnia del cacciatore libero dal carico, si mise a seguire due giovani che portavano dentro un cinghiale; il cacciatore, allora, trafisse con lo spiedo la guardia che troppo imprudentemente si era voltata verso coloro che portavano il cinghiale, attirata dalla meravigliosa grandezza dell'animale Subito dopo entrarono una trentina di armati a trucidare le altre sentinelle; la porta più vicina fu abbattuta e tutta la schiera in file ordinate fece subito irruzione Di qui i soldati, condotti in silenzio nel Foro, si congiunsero coi reparti di Annibale Questi allora, divisi in tre parti duemila Galli, li disseminò per la città, aggregando a ciascuna parte come guida due Tarentini Ordinò di occupare le strade più frequentate e, al primo sorgere di un tumulto, trucidare in ogni luogo i Romani, risparmiando gli abitanti |
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sed ut fieri id posset, praecipit iuuenibus Tarentinis ut, ubi quem suorum procul uidissent, quiescere ac silere ac bono animo esse iuberent (10) Iam tumultus erat clamorque qualis esse in capta urbe solet; sed quid rei esset nemo satis pro certo scire Tarentini Romanos ad diripiendam urbem credere coortos; Romanis seditio aliqua cum fraude uideri ab oppidanis mota praefectus primo excitatus tumultu in portum effugit; inde acceptus scapha in arcem circumuehitur errorem et tuba audita ex theatro faciebat; nam et Romana erat, a proditoribus ad hoc ipsum praeparata, et inscienter a Graeco inflata quis aut quibus signum daret incertum efficiebat |
Tuttavia, per poter far ciò diede disposizione ai giovani tarentini perché invitassero a star tranquilli, a tacere e a star di buon animo, quei loro concittadini nei quali potessero incontrarsi 10 In città erano sorti tumulti e grida come suole avvenire dopo un'occupazione nemica; tuttavia, nessuno sapeva con certezza che cosa fosse accaduto I Tarentini credevano che i Romani fossero sorti a saccheggiare la città; i Romani, a loro volta supponevano che da parte degli abitanti si fosse a tradimento scatenata un'insurrezione Il prefetto, svegliato al primo tumulto, si precipitò verso il Porto; di qui salito sopra una barca fece il giro della rocca Il suono di una tromba che veniva dalla parte del teatro generava confusione, poiché si trattava di una tromba romana inconsapevolmente suonata da un Greco, inganno che i traditori avevano a bella posta preparato; il prefetto non riusciva a capire quale fosse il segnale di tale suono e a chi fosse dato |
ubi inluxit, et Romanis Punica et Gallica arma cognita tum dubitationem exemerunt, et Graeci Romanos passim caede stratos cernentes, ab Hannibale captam urbem senserunt postquam lux certior erat et Romani qui caedibus superfuerant in arcem confugerant conticiscebatque paulatim tumultus, tum Hannibal Tarentinos sine armis conuocari iubet conuenere omnes, praeterquam qui cedentes in arcem Romanos ad omnem adeundam simul fortunam persecuti fuerant |
Quando spuntò il giorno e si riconobbero le armi dei Cartaginesi e dei Galli, ai Romani venne meno ogni dubbio; quando i Greci videro in ogni luogo i corpi trucidati dei Romani, s'avvidero che Annibale aveva preso la città Fatto più chiaro il giorno, anche i Romani che erano scampati dalla strage si erano rifugiati sulla rocca, mentre il tumulto a poco a poco si placava; allora Annibale ordinò che i Tarentini fossero radunati senz'armi Tutti quanti si diedero convegno, eccetto coloro che avevano seguito i Romani mentre si ritiravano sulla rocca, per affrontare insieme con loro la sorte |
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ibi Hannibal benigne adlocutus Tarentinos testatusque quae praestitisset ciuibus eorum quos ad Trasumennum aut ad Cannas cepisset, simul in dominationem superbam Romanorum inuectus, recipere se in domos suas quemque iussit et foribus nomen suum inscribere; se domos eas quae inscriptae non essent signo extemplo dato diripi iussurum; si quis in hospitio ciuis Romani, uacuas autem tenebant domo, nomen inscripsisset, eum se pro hoste habiturum contione dimissa cum titulis notatae fores discrimen pacatae ab hostili domo fecissent, signo dato ad diripienda hospitia Romana passim discursum est; et fuit praedae aliquantum |
Nell'assemblea Annibale parlò benevolmente ai Tarentini e dopo aver dimostrato quanto aveva fatto per quei loro concittadini che erano caduti prigionieri in sue mani al Trasimeno e a Canne e dopo essersi nello stesso tempo scagliato contro l'arrogante supremazia dei Romani, invitò i Tarentini a chiudersi ciascuno in casa ed a scrivere il loro nome sulla porta esterna del loro domicilio; egli avrebbe subito dato ai suoi il segnale del saccheggio; se qualcuno avesse scritto il suo nome sulla porta di quelle case romane che erano in quel momento disabitate, egli l'avrebbe considerato nemico Sciolta l'assemblea, dopo che le porte segnate con nomi di Tarentini avevano distinto le case amiche da quelle nemiche, i soldati si diedero dappertutto a saccheggiare le dimore dei Romani e ne trassero ingente preda |