Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 11-20, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 11-20
Vix equidem ausim adfirmare, quod quidam auctores sunt, duo milia et octingentos hostium caesos non plus quingentis Romanorum amissis; sed, siue tanta siue minor uictoria fuit, ingens eo die res ac nescio an maxima illo bello gesta sit; non uinci enim ab Hannibale [uincentibus] difficilius fuit quam postea uincere

[17] Hannibal spe potiundae Nolae adempta cum Acerras recessisset

Marcellus extemplo clausis portis custodibusque dispositis ne quis egrederetur quaestionem in foro de iis qui clam in conloquiis hostium fuerant habuit

Supra septuaginta damnatos proditionis securi percussit bonaque eorum iussit publica populi Romani esse et summa rerum senatui tradita cum exercitu omni profectus supra Suessulam castris positis consedit
In verità, a stento oserei affermare ciò di cui alcuni storici fanno fede, che siano stati uccisi duemilaottocento nemici e dei Romani non siano caduti più di cinquecento; ma sia che la vittoria sia stata così grande, sia che sia stata di minori proporzioni, in quel giorno forse fu compiuta la più grande impresa di quella guerra: infatti, non essere vinti da Annibale allora fu più difficile che vincerlo poi

17 Annibale, perduta la speranza di impadronirsi di Nola, aveva ripiegato su Acerra

Marcello, a sua volta, chiuse subito le porte e dispose le guardie perché nessuno uscisse; istruì nel foro un processo contro coloro che di nascosto avevano avuto colloqui col nemico

Fece decapitare più di settanta condannati per alto tradimento; comandò che i loro beni divenissero proprietà del popolo romano ed affidò il governo al senato; egli, a sua volta, partì con tutto l'esercito e si fermò a porre gli accampamenti sulle alture che sovrastano Suessula
Poenus Acerras primum ad uoluntariam deditionem conatus perlicere, inde postquam obstinatos uidet, obsidere atque oppugnare parat

Ceterum Acerranis plus animi quam uirium erat; itaque desperata tutela urbis, ut circumuallari moenia uiderunt, priusquam continuarentur hostium opera, per intermissa munimenta neglectasque custodias silentio noctis dilapsi, per uias inuiaque qua quemque aut consilium aut error tulit, in urbes Campaniae, quas satis certum erat non mutasse fidem, perfugerunt

Hannibal Acerris direptis atque incensis, cum a Casilino dictatorem Romanum legionesque acciri nuntiassent, ne quid noui tam propinquis hostium castris Capuae quoque occurreret, exercitum ad Casilinum ducit
Il Cartaginese dapprima tentò di piegare a volontaria resa Acerra, poi, quando vide che quei cittadini erano risoluti nella loro fedeltà a Roma, si preparò all'assedio ed all'assalto della città

Purtroppo gli Acerrani avevano più coraggio che forze; pertanto essendo disperata la difesa della città, come videro che che le mura erano cinte da un vallo, prima che le trincee dei nemici fossero messe in comunicazione, si dispersero nel silenzio della notte per vie e luoghi impraticabili, attraverso le interruzioni delle trincee e i posti di guardia non sorvegliati; s'avviarono là dove o il proposito o il passaggio casuale portò ciascuno e si rifugiarono in quelle città della Campania, che sicuramente non avevano mutato fede

Annibale, saccheggiata ed incendiata Acerra, come venne a sapere che il dittatore romano aveva chiamato da Casilino nuove legioni, perché non scoppiasse anche in Capua qualche sedizione, a causa della vicinanza degli accampamenti nemici, condusse l'esercito a Casilino
Casilinum eo tempore quingenti Praenestini habebant cum paucis Romanis Latinique nominis, quos eodem audita Cannensis clades contulerat

Hi, non confecto Praeneste ad diem dilectu, serius profecti domo cum Casilinum ante famam aduersae pugnae uenissent et aliis adgregantibus sese Romanis sociisque, profecti a Casilino cum satis magno agmine irent, auertit eos retro Casilinum nuntius Cannensis pugnae

Ibi cum dies aliquot, suspecti Campanis timentesque, cauendis ac struendis in uicem insidiis traduxissent, ut de Capuae defectione agi accipique Hannibalem satis pro certo habuere, interfectis nocte oppidanis partem urbis, quae cis Volturnum est, eo enim diuiditur amni, occupauere

idque praesidii Casilini habebant Romani
In quel tempo Casilino era occupata da cinquecento Prenestini con pochi Romani della confederazione latina, che la fama della disfatta di Canne là pure aveva spinto

Costoro, non essendosi fatta a Preneste nel giorno stabilito la leva, erano partiti più tardi dalla loro città ed erano giunti a Casilino prima dell'annuncio della disfatta di Canne e di qui erano ripartiti in una schiera abbastanza numerosa insieme con altri Romani ed alleati che si erano uniti a loro, quando la notizia della battaglia di Canne li fece ritornare a Casilino

Qui, sospetti ai Campani ed impauriti, passarono alcuni giorni guardandosi dalle insidie ed a loro volta insidiando; quando vennero a sapere che vi erano trattative per la resa di Capua dove Annibale doveva essere ricevuto, di nottetempo uccisero gli abitanti ed occuparono quella parte della città, che si trova al di qua del Volturno, il fiume che la divide

Questo era il presidio che i Romani tenevano a Casilino

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Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 51 - 55
Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 51 - 55

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 51 - 55

Additur et Perusina cohors, homines quadringenti sexaginta, eodem nuntio quo Praenestini paucos ante dies, Casilinum compulsi

Et satis ferme armatorum ad tam exigua moenia et flumine altera parte cincta tuenda erat

penuria frumenti, nimium etiam ut uideretur hominum, efficiebat

[18] Hannibal cum iam inde haud procul esset, Gaetulos cum praefecto nomine Isalca praemittit ac primo, si fiat conloquii copia, uerbis benignis ad portas aperiundas praesidiumque accipiendum perlicere iubet: si in pertinacia perstent, ui rem gerere ac temptare si qua parte inuadere urbem possit
A queste forze si era aggiunta anche una coorte perugina di circa quattrocentosessanta uomini, spinti a Casilino alla medesima notizia che pochi giorni prima aveva mosso là i Prenestini

Quel numero di armati era più che sufficiente a difendere mura tanto piccole, che dall'altra parte circondate dal fiume

La mancanza di grano, tuttavia, fece sembrare perfino eccessivo il numero degli uomini

[18] Annibale, essendo ormai non lontano da Casilino, mandò innanzi i Getuli al comando di un ufficiale di nome Isalca, al quale ordinò per prima cosa che, se gli fosse stato possibile avere un colloquio con gli abitanti di Casilino, li inducesse con benevoli discorsi ad aprire le porte e ad accogliere un presidio cartaginese; se poi essi fossero rimasti tenacemente irremovibili, ricorresse alla forza e tentasse di assalire la città dove era possibile
Vbi ad moenia accessere, quia silentium erat, solitudo uisa; metuque concessum barbarus ratus moliri portas et claustra refringere parat, cum patefactis repente portis cohortes duae, ad id ipsum instructae intus, ingenti cum tumultu erumpunt stragemque hostium faciunt

Ita primis repulsis Maharbal cum maiore robore uirorum missus nec ipse eruptionem cohortium sustinuit

Postremo Hannibal castris ante ipsa moenia oppositis paruam urbem paruumque praesidium summa ui atque omnibus copiis oppugnare parat

ac dum instat lacessitque corona undique circumdatis moenibus, aliquot milites et promptissimum quemque e muro turribusque ictos amisit
Quando i Cartaginesi si avvicinarono alle mura, poiché vi era silenzio, pensarono che tutto intorno vi fosse il deserto e che i cittadini si fossero ritirati per paura; i barbari si prepararono a demolire le porte e a forzare i catenacci; all'improvviso le porte si aprirono e due coorti, che nell'interno erano state a tal fine istruite, proruppero fuori con gran tumulto e fecero strage dei nemici

Respinta così la prima schiera, fu mandato subito Maarbale con grandi rinforzi; tuttavia, neppure egli poté sostenere la sortita impetuosa delle coorti

Alla fine Annibale, posto il campo dinanzi alle stesse mura, si preparò ad assalire con somma violenza e con tutte le sue forze quella piccola città e quella piccola guarnigione

Mentre incalzava e provocava serrando i soldati in cerchio intorno alle opere di difesa, perdeva parecchi dei suoi soldati fra i più coraggiosi, colpiti dai dardi che piovevano dalle torri e dalle mura

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 31 - 35
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 31 - 35

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 31 - 35

Semel ultro erumpentes agmine elephantorum opposito prope interclusit trepidosque compulit in urbem satis multis ut ex tanta paucitate interfectis

plures cecidissent ni nox proelio interuenisset

Postero die omnium animi ad oppugnandum accenduntur, utique postquam corona aurea muralis proposita est atque ipse dux castelli plano loco positi segnem oppugnationem Sagunti expugnatoribus exprobrabat, Cannarum Trasumennique et Trebiae singulos admonens uniuersosque

Inde uineae quoque coeptae agi cuniculique

nec ad uarios conatus hostium aut uis ulla aut ars deerat sociis Romanorum
Una volta, inoltre, avendo opposto una schiera di elefanti a un gruppo di soldati che si precipitavano fuori, per poco non li prese in mezzo; li ricacciò in disordine nella città uccidendone una quantità abbastanza grande in proporzione al piccolo numero complessivo

Di più ne sarebbero caduti se il combattimento non fosse stato interrotto dalla notte

II giorno dopo gli animi di tutti furono da Annibale infiammati alla battaglia, soprattutto dopo che fu promessa in premio una corona murale d'oro e dopo che lo stesso comandante nei discorsi fatti coi singoli soldati come in quelli rivolti a tutto l'esercito ebbe a rimproverare aspramente agli assalitori di Sagunto, ai vincitori di Canne, del Trasimeno e della Trebbia, il fiacco assalto di una piccola città fortificata

Si cominciò, quindi, a costruire vigne e cunicoli

Agli alleati dei Romani non mancavano né l'energia né l'arte militare
Propugnacula aduersus uineas statuere, transuersis cuniculis hostium cuniculos excipere, et palam et clam coeptis obuiam ire, donec pudor etiam Hannibalem ab incepto auertit, castrisque communitis ac praesidio modico imposito, ne omissa res uideretur, in hiberna Capuam concessit

Ibi partem maiorem hiemis exercitum in tectis habuit, aduersus omnia humana mala saepe ac diu duratum, bonis inexpertum atque insuetum

Itaque, quos nulla mali uicerat uis, perdidere nimia bona ac uoluptates immodicae, et eo impensius quo auidius ex insolentia in eas se merserant
disposero mezzi di difesa contro le vigne; con gallerie sotterranee tagliavano per traverso quelle dei nemici e palesemente o nascostamente mandavano a vuoto ogni tentativo finché la vergogna stessa distolse dall'impresa Annibale, che, fortificati gli accampamenti, a cui pose a guardia un modesto presidio, perché non sembrasse ch'egli abbandonava l'impresa, si ritirò a Capua nei quartieri invernali

Qui tenne per la maggior parte dell'inverno l'esercito nelle case, quell'esercito che spesso e a lungo si era rinvigorito contro ogni disagio umano e che non era né esperto né abituato agli agi della vita

Pertanto, coloro che nessuna forza avversa aveva vinto, furono corrotti dall'eccesso di comodità e di piaceri e tanto maggiormente in quanto, essendo nuovi ai piaceri, vi si erano immersi con più grande avidità

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 26 - 30

Somnus enim et uinum et epulae et scorta balineaque et otium consuetudine in dies blandius ita eneruauerunt corpora animosque ut magis deinde praeteritae uictoriae eos quam praesentes tutarentur uires, maiusque id peccatum ducis apud peritos artium militarium haberetur quam quod non ex Cannensi acie protinus ad urbem Romanam duxisset; illa enim cunctatio distulisse modo uictoriam uideri potuit, hic error uires ademisse ad uincendum

Itaque hercule, uelut si cum alio exercitu a Capua exiret, nihil usquam pristinae disciplinae tenuit

Nam et redierunt plerique scortis impliciti et, ubi primum sub pellibus haberi coepti sunt, uiaque et alius militaris labor excepit, tironum modo corporibus animisque deficiebant
Infatti, il sonno e il vino e i banchetti e le meretrici e i bagni e l'ozio, che con l'abitudine si fa ogni giorno più dolce, snervarono talmente il corpo e l'animo dei soldati cartaginesi, che da quel tempo in poi più che dal loro valore presente, furono difesi dalla fama delle passate vittorie; gli esperti dell'ariete della guerra ritennero che quello fu da parte di Annibale un errore più grande che non aver condotto subito l'esercito contro Roma dopo la battaglia di Canne; infatti, parve che quell'indugio avesse soltanto allontanato la vittoria, quell'errore, invece, sembrò togliere ogni energia per vincere

Annibale, in verità, non ottenne mai più l'antica disciplina,come se da Capua avesse dovuto portar fuori un esercito tutt'affatto diverso dal precedente

Infatti i più ritornarono indietro impigliati in tresche di donne; altri, appena cominciarono a stare sotto le tende e dovettero affrontare le marce e le svariate fatiche militari, si sentirono mancare le forze fisiche e morali a guisa di reclute
et deinde per omne aestiuorum tempus magna pars sine commeatibus ab signis dilabebantur neque aliae latebrae quam Capua desertoribus erant

[19] Ceterum mitescente iam hieme educto ex hibernis milite Casilinum redit, ubi, quamquam ab oppugnatione cessatum erat, obsidio tamen continua oppidanos praesidiumque ad ultimum inopiae adduxerat

Castris Romanis Ti Sempronius praeerat dictatore auspiciorum repetendorum causa profecto Romam

Marcellum et ipsum cupientem ferre auxilium obsessis et Volturnus amnis inflatus aquis et preces Nolanorum Acerranorumque tenebant, Campanos timentium si praesidium Romanum abscessisset
Inoltre, la più gran parte dei soldati durante la campagna estiva si allontanava dalle insegne senza alcuna licenza, in modo che in nessun luogo come in Capua si trovarono rifugi per i disertori

19 Peraltro, Annibale, essendosi fatta più mite la stagione, condusse fuori l'esercito dai quartieri d'inverno e ritornò a Casilino, dove, per quanto gli assalti fossero cessati, pure l'assedio ininterrotto aveva ridotto cittadini e difensori all'estremo della carestia

A capo degli accampamenti romani v'era Tiberio Sempronio, poiché il dittatore era andato a Roma per riprendere gli auspici

La piena dei Volturno e le preghiere degli abitanti di Nola e di Acerra, che temevano i Campani se la guarnigione romana si fosse allontanata, trattenevano Marcello che era ansioso di portare aiuto agli assediati

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 55 - 60

Gracchus adsidens tantum Casilino, quia praedictum erat dictatoris ne quid absente eo rei gereret, nihil mouebat, quamquam quae facile omnem patientiam uincerent nuntiabantur a Casilino; nam et praecipitasse se quosdam non tolerantes famem constabat et stare inermes in muris, nuda corpora ad missilium telorum ictus praebentes

Ea aegre patiens Gracchus, cum neque pugnam conserere dictatoris iniussu auderetpugnandum autem esse, si palam frumentum importaret, uidebatneque clam importandi spes esset, farre ex agris circa undique conuecto cum complura dolia complesset, nuntium ad magistratum Casilinum misit ut exciperent dolia quae amnis deferret

Insequenti nocte intentis omnibus in flumen ac spem ab nuntio Romano factam dolia medio missa amni defluxerunt; aequaliter inter omnes frumentum diuisum
Gracco stava solo accampato nei pressi di Casilino e poiché l'ordine del dittatore era che in sua assenza non si prendesse alcuna iniziativa, non si moveva benché ricevesse da Casilino notizia che la situazione era tale da vincere ogni possibilità di resistenza; si sapeva, infatti, che alcuni per la fame si erano gettati nel fiume, altri poi se ne stavano inerti sulle mura per esporre i corpi nudi ai colpi dei dardi

Gracco, mal sopportando tutto ciò e non osando prendere l'offensiva senza l'ordine del dittatore, poiché era evidente che sarebbe sorta una battaglia, se egli avesse palesemente tentato di introdurre in Casilino del grano, che non si poteva d'altra parte far entrare di nascosto, raccolse del frumento da tutti i campi intorno, riempì parecchie botti e fece avvertire il magistrato a Casilino di afferrare tutte le botti che il fiume avrebbe portato

Nella notte seguente, mentre tutti pieni di speranza erano intenti al fiume, le botti navigarono in giù lungo la corrente; il grano fu diviso in parti eguali fra tutti

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