Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 11-20, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 11-20
Hannibal Capua recepta, cum iterum Neapolitanorum animos partim spe, partim metu nequiquam temptasset, in agrum Nolanum exercitum traducit, ut non hostiliter statim, quia non desperabat uoluntariam deditionem, ita, si morarentur spem, nihil eorum quae pati aut timere possent praetermissurus

Senatus ac maxime primores eius in societate Romana cum fide perstare; plebs nouarum, ut solet, rerum atque Hannibalis tota esse metumque agrorum populationis et patienda in obsidione multa grauia indignaque proponere animo

neque auctores defectionis deerant

Itaque ubi senatum metus cepit, si propalam tenderent, resisti multitudini concitatae non posse, secunda simulando dilationem mali inueniunt
Annibale, ricevuta la resa di Capua, avendo invano tentato, in parte con la speranza in parte con la paura, di piegare l'animo dei Napoletani, condusse l'esercito nel territorio di Nola per non ricorrere subito alle armi, dal momento che non disperava in una volontaria resa dei Nolani, ma con l'intenzione di non trascurare alcun mezzo che potesse causare sofferenze od incutere timore, se i Nolani deludessero troppo a lungo le sue esperienze

Il senato di Nola, e soprattutto i suoi principali esponenti, intendevano conservare lealmente l'alleanza con Roma; il popolo, invece, che, come suole, aspira sempre a novità, era tutto favorevole ad Annibale, immaginando lo spavento che la devastazione dei campi avrebbe portato e 'molti gravi patimenti che avrebbe dovuto soffrire in un assedio

Non mancavano certo coloro che proponevano la defezione

Pertanto, allorché i senatori cominciarono a temere di non potersi opporre alla moltitudine eccitata se fossero andati palesemente contro di essa, trovarono il modo di ritardare il pericolo
Placere enim sibi defectionem ad Hannibalem simulant; quibus autem condicionibus in foedus amicitiamque nouam transeant, parum constare

Ita spatio sumpto legatos propere ad praetorem Romanum M[arcellum] Claudium, qui Casilini cum exercitu erat, mittunt docentque quanto in discrimine sit Nolana res: agrum Hannibalis esse et Poenorum, urbem extemplo futuram ni subueniatur; concedendo plebei senatum ubi uelint defecturos se, ne deficere praefestinarent effecisse

Marcellus conlaudatis Nolanis eadem simulatione extrahi rem in suum aduentum iussit; interim celari quae secum acta essent spemque omnem auxilii Romani
Cominciarono, infatti, a fingere di approvare la defezione ad Annibale; osservarono, tuttavia, che non era ancora molto chiaro a quali condizioni si dovesse stringere un patto con lui per una nuova amicizia

Presero così un pò di tempo; mandarono intanto in gran fretta dei messi al pretore romano Marcello Claudio, che era con l'esercito a Casilino per informarlo come fosse critica la situazione di Nola: Annibale e i Cartaginesi occupavano il territorio intorno e fra poco, se i Romani non fossero venuti in aiuto, anche la città di Nola sarebbe stata occupata; lo avvertivano, altresì, che il senato che si era accordato con la plebe perché i Nolani passassero ad Annibale solo quando l'avessero voluto, aveva, tuttavia, fatto in modo che tale decisione non fosse troppo affrettata

Marcello, lodati i Nolani, li invitò a continuare a fingere per tirare in lungo la cosa fino al suo arrivo e, nel frattempo, a tener nascosti gli accordi presi con lui e la loro speranza nell'aiuto romano
Ipse a Casilino Caiatiam petit atque inde Volturno amni traiecto per agrum Saticulanum Trebianumque super Suessulam per montes Nolam peruenit

[15] Sub aduentum praetoris Romani Poenus agro Nolano excessit et ad mare proxime Neapolim descendit, cupidus maritimi oppidi potiundi, quo cursus nauibus tutus ex Africa esset; ceterum postquam Neapolim a praefecto Romano teneri accepit, M Iunius Silanus erat, ab ipsis Neapolitanis accitus, Neapoli quoque, sicut Nola, omissa petit Nuceriam

Eam cum aliquamdiu circumsedisset, saepe ui, saepe sollicitandis nequiquam nunc plebe, nunc principibus, fame demum in deditionem accepit, pactus ut inermes cum singulis abirent uestimentis
Egli stesso da Casilino si diresse a Caiazzo e di qui, varcato il fiume Volturno, passando per il territorio di Saticola e di Trebula, salito fino a Suessula, giunse a Nola attraverso i monti

15 Poco dopo l'arrivo del pretore romano, Annibale usci dal territorio di Nola e scese al mare vicino a Napoli, bramoso di impadronirsi di quella fortezza marittima, per rendere sicuro per le navi il tragitto dall'Africa; ma poiché venne a sapere che Napoli era occupata dal prefetto romano, M Giunio Silano, chiamato dagli stessi Napoletani, lasciata da parte Napoli, come già prima Nola, si diresse verso Nuceria

Annibale, avendola per parecchio tempo assediata, spesso con atti di guerra, spesso cercando, benché invano di adescare ora i capi, ora il popolo, alla fine ne accettò la resa per fame, a patto che i cittadini veste da Nuceria senz'armi e con una sola veste per ciascuno

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Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 51 - 55
Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 51 - 55

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 51 - 55

Deinde ut qui a principio mitis omnibus Italicis praeter Romanos uideri uellet, praemia atque honores qui remanserint ac militare secum uoluissent proposuit

Nec ea spe quemquam tenuit; dilapsi omnes, quocumque hospitia aut fortuitus animi impetus tulit, per Campaniae urbes, maxime Nolam Neapolimque

Cum ferme triginta senatores, ac forte primus quisque, Capuam petissent, exclusi inde, quod portas Hannibali clausissent

Cumas se contulerunt

Nucerina praeda militi data est, urbs direpta atque incensa

Nolam Marcellus non sui magis fiducia praesidii quam uoluntate principum habebat; plebs timebatur et ante omnes L Bantius, quem conscientia temptatae defectionis ac metus a praetore Romano nunc ad proditionem patriae, nunc, si ad id fortuna defuisset, ad transfugiendum stimulabat
In seguito, come colui che voleva sembrare benevolo a tutti gli Italici, all'infuori dei Romani, propose premi ed onori a coloro che fossero rimasti e che avessero voluto militare sotto il suo comando

Neppure tale lusinga poté legare a sé qualcuno: tutti quanti si dispersero per le città della Campania, soprattutto Nola e Napoli, là dove li trasse o un reciproco vincolo di ospitalità un casuale impulso di scelta

Circa trenta senatori e per caso i più autorevoli, che si erano diretti a Capua, ne erano stati respinti perché avevano chiuse le porte ad Annibale

Si recarono allora a Cuma

Nuceria fu consegnanata ai soldati come preda; la città fu saccheggiata ed incendiata

Marcello occupava Nola non tanto per fiducia nel suo presidio, quanto per la volontà dei principali cittadini; si temeva infatti il popolo e, soprattutto, si temeva Lucio Banzio, che la consapevolezza di aver indotto Nola alla defezione e la paura del pretore romano spingevano ora a tradire la patria, ora a passare ad Annibale se la fortuna gli fosse venuta meno
Erat iuuenis acer et sociorum ea tempestate prope nobilissimus eques

Seminecem eum ad Cannas in aceruo caesorum corporum inuentum curatumque benigne, etiam cum donis Hannibal domum remiserat

Ob eius gratiam meriti rem Nolanam in ius dicionemque dare uoluerat Poeno, anxiumque eum et sollicitum cura nouandi res praetor cernebat

Ceterum cum aut poena cohibendus esset aut beneficio conciliandus, sibi adsumpsisse quam hosti ademisse fortem ac strenuum maluit socium, accitumque ad se benigne appellat: multos eum inuidos inter populares habere inde existimatu facile esse quod nemo ciuis Nolanus sibi indicauerit quam multa eius egregia facinora militaria essent; sed qui in Romanis militauerit castris, non posse obscuram eius uirtutem esse
Lucio Banzio era un giovane fiero e forse in quel tempo il più nobile cavaliere degli alleati

Annibale lo aveva trovato nel campo di Canne mezzo morto in un mucchio di soldati uccisi; lo aveva benevolmente fatto curare e lo aveva rimandato con doni a casa sua

Lucio Banzio grato di tal beneficio aveva voluto ridurre Nola in potere di Annibale; il pretore teneva d'occhio Lucio Banzio che era ansioso e fortemente stimolato dal desiderio di mutare il governo di Nola

D'altra parte, poiché Lucio Banzio doveva o essere frenato con una punizione o essere fatto amico con un atto di benevolenza, il pretore preferì rendersi amico un alleato forte e coraggioso, piuttosto che strapparlo con la violenza al nemico; lo fece chiamare benevolmente a sé per dirgli che egli fra i suoi compaesani aveva molti che lo invidiavano e che ciò facilmente si poteva dedurre dal fatto che nessun cittadino di Nola gli aveva mai segnalato quanti fossero stati i suoi atti di valore; colui, invece, che avesse militato negli accampamenti romani non poteva tener nascosto il proprio coraggio

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 31 - 35

Multos sibi qui cum eo stipendia fecerint, referre qui uir esset ille quaeque et quotiens pericula pro salute ac dignitate populi Romani adisset, utique Cannensi proelio non prius pugna abstiterit quam prope exsanguis ruina superincidentium uirorum equorum armorumque sit oppressus

Itaque macte uirtute esto, inquit

Apud me tibi omnis honos atque omne praemium erit et, quo frequentior mecum fueris, senties eam rem tibi dignitati atque emolumento esse

Laetoque iuueni promissis equum eximium dono dat bigatosque quingentos quaestorem numerare iubet; lictoribus imperat ut eum se adire quotiens uelit patiantur

[16] Hac comitate Marcelli ferocis iuuenis animus adeo est mollitus ut nemo inde sociorum rem Romanam fortius ac fidelius iuuerit
Molti che avevano militato con lui avevano riferito quale soldato valoroso egli fosse e quali e quanti pericoli i avesse affrontato per la salvezza e la dignità del popolo romano e come nella battaglia di Canne egli non avesse cessato di combattere prima di essere schiacciato quasi esangue sotto un cumulo di uomini, di soldati, di armi che si erano precipitati sopra di lui

Ti porti, dunque, fortuna il tuo valore, disse il pretore

presso di me tu avrai ogni premio ed ogni onore e quanto più spesso starai con me, sentirai che ciò sarà per te ragione di dignità e ricompensa

Al giovane lieto delle promesse il pretore donò un bellissimo cavallo, mentre diede ordine al questore di consegnargli cinquecento bigati; comandò, inoltre, ai littori che lo lasciassero venire a lui ogniqualvolta lo desiderasse

16 Da questa cortesia di Marcello l'animo fiero del giovane fu così commosso che d'allora in poi nessuno fra gli alleati giovò con più valore e fedeltà alla causa romana
Cum Hannibal ad portas esset, Nolam enim rursus a Nuceria mouit castra, plebesque Nolana de integro ad defectionem spectaret, Marcellus sub aduentum hostium intra muros se recepit, non castris metuens sed ne prodendae urbis occasionem nimis multis in eam imminentibus daret

Instrui deinde utrimque acies coeptae, Romanorum pro moenibus Nolae, Poenorum ante castra sua

Proelia hinc parua inter urbem castraque et uario euentu fiebant, quia duces nec prohibere paucos temere prouocantes nec dare signum uniuersae pugnae uolebant
Poiché Annibale, che per la seconda volta aveva mosso il campo da Nuceria verso Nola, era alle porte ed il popolo di Nola mirava di nuovo a consegnarsi a lui, Marcello all'arrivo dei nemici si rifugiò dentro le mura, non perché temesse per gli accampamenti, ma per non offrire occasione di tradire la città ai troppi che erano propensi a farlo

Si cominciò, quindi, da una parte e dallaltra a ordinare le schiere a battaglia; quelle dei romani volgevano le spalle alle mura di Nola, quelle dei cartaginesi erano invece disposte dinanzi ai loro accampamenti

Da allora cominciarono ad effettuarsi con vario esito brevi battaglie tra le città e gli accampamenti, poiché i comandanti né volevano impedire ai pochi di spingersi innanzi avventatamente, né dare il segnale della battaglia campale

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In hac cotidiana duorum exercituum statione principes Nolanorum nuntiant Marcello nocturna conloquia inter plebem ac Poenos fieri statutumque esse ut, cum Romana acies egressa portis foret, impedimenta eorum ac sarcinas diriperent, clauderent deinde portas murosque occuparent, ut potentes rerum suarum atque urbis Poenum inde pro Romano acciperent

Haec ubi nuntiata Marcello sunt, conlaudatis senatoribus Nolanis, priusquam aliqui motus in urbe oreretur, fortunam pugnae experiri statuit

Ad tres portas in hostes uersas tripertito exercitum instruxit; impedimenta subsequi iussit, calones lixasque et inualidos milites uallum ferre

Media porta robora legionum et Romanos equites, duabus circa portis nouos milites leuemque armaturam ac sociorum equites statuit
In questa ormai quotidiana inoperosità dei due eserciti i principali cittadini di Nola annunciarono a Marcello che vi erano stati colloqui notturni tra il popolo e i cartaginesi e che era stato deciso che, quando le schiere romane fossero uscite dinanzi alle porte, i Nolani avrebbero o saccheggiato i loro approvvigionamenti, i materiali di guerra e i loro bagagli e poi avrebbero chiuse le porte ed occupato le mura, in modo che, ormai padroni delle cose loro e della città, potessero accogliere i Cartaginesi invece dei Romani

Allorché tali propositi furono annunciati a Marcello, egli, lodati i senatori nolani, decise ditentare la sorte della battaglia prima che in città sorgesse qualche moto insurrezionale

Dispose l'esercito diviso in tre parti alle tre porte che guardavano verso i nemici; comandò che seguissero subito le salmerie, mentre facchini, vivandieri e soldati invalidi dovevano portare i pali per la trincea

Dispose poi alla porta di mezzo il fiore delle legioni e i cavalieri romani ed intorno alle due porte laterali le reclute ed i soldati armati alla leggera coi cavalieri alleati
Nolani muros portasque adire uetiti subsidiaque destinata impedimentis data, ne occupatis proelio legionibus in ea impetus fieret

Ita instructi intra portas stabant

Hannibali sub signis, id quod per aliquot dies fecerat, ad multum diei in acie stanti primo miraculo esse quod nec exercitus Romanus porta egrederetur nec armatus quisquam in muris esset

Ratus deinde prodita conloquia esse metuque resides factos, partem militum in castra remittit iussos propere apparatum omnem oppugnandae urbis in primam aciem adferre, satis fidens, si cunctantibus instaret, tumultum aliquem in urbe plebem moturam
Ai Nolani fu vietato di avvicinarsi alle mura ed alle porte e milizie di rinforzo furono poste a guardia delle salmerie, perché non fossero assalite mentre le legioni erano occupate nella battaglia

Così schierati, i Romani stavano sotto le porte

mentre ad Annibale, che era schierato sotto le insegne come aveva fatto per molti giorni e che stava per gran parte del tempo pronto alla battaglia, sembrava strano che l'esercito romano non uscisse dalla porta e che nessun soldato armato fosse sulle mura

Annibale ritenne poi per certo che fossero stati rivelati i suoi colloqui e che i Romani per paura si fossero fermati; decise allora di rimandare parte dei soldati negli accampamenti con l'ordine di affrettarsi a portare in prima linea ogni mezzo per assalire la città, nella certezza che, se egli avesse minacciato con la sua presenza coloro esitavano; il popolo avrebbe sollevato nella città qualche tumulto

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Dum in sua quisque ministeria discursu trepidat ad prima signa succeditque ad muros acies, patefacta repente porta Marcellus signa canere clamoremque tolli ac pedites primum, deinde equites, quanto maximo possent impetu in hostem erumpere iubet

Satis terroris tumultusque in aciem mediam intulerant, cum duabus circa portis P Valerius Flaccus et C Aurelius legati in cornua hostium erupere

Addidere clamorem lixae calonesque et alia turba custodiae impedimentorum adposita, ut paucitatem maxime spernentibus Poenis ingentis repente exercitus speciem fecerit
Mentre ciascuno correva in disordine sparpagliandosi a prendere i propri arnesi e la schiera di Annibale ai primi segnali si presentava già sotto le mura, allimprovviso Marcello ordinò di suonare le trombe e di levare alti clamori; prima ai soldati di fanteria, poi ai cavalieri comandò di prorompere contro i nemici con la maggior violenza possibile

Avevano già sparso grande tumulto e terrore contro lo schieramento mediano dei Cartaginesi, quando nei pressi delle due porte i luogotenti P Valerio Flacco e C Aurelio uscirono d'un balzo contro le ali del dispositivo nemico

Accrebbero il frastuno i vivandieri, i facchini e tutta l'altra folla delle guardie addette alla custodia delle salmerie, in modo che improvvisamente i Cartaginesi, che avevano in gran disprezzo l'esiguo numero dei soldati romani, ebbero la certezza che si trattasse di un grande esercito

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