Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 01-10, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 01-10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 01-10
Vnus nec dominorum inuitatione nec ipsius interdum Hannibalis Calauius filius perlici ad uinum potuit, ipse ualetudinem excusans patre animi quoque eius haud mirabilem perturbationem causante

Solis ferme occasu patrem Calauium ex conuiuio egressum secutus filius, ubi in secretum, hortus erat posticis aedium partibus, peruenerunt, consilium, inquit adfero, pater, quo non ueniam solum peccati, quod defecimus ad Hannibalem, impetraturi ab Romanis sed in multo maiore dignitate et gratia simus Campani [futuri] quam unquam fuimus

Cum mirabundus pater quidnam id esset consilii quaereret, toga reiecta ab umero latus succinctum gladio nudat

Iam ego, inquit, sanguine Hannibalis sanciam Romanum foedus
Il solo figlio Calavio non poté essere indotto a bere vino né dall'invito dei padroni di casa e neppure da quello che a tratti gli rivolgeva lo stesso Annibale; adduceva come scusa un malessere, mentre il padre, a sua volta, spiegava anche la cosa come si trattasse di un poco lodevole turbamento di spirito

Quasi al tramonto del sole, essendo il padre Calavio uscito dalla sala del convito, il figlio lo seguì fin che giunsero in un luogo appartato, in un giardino che era nella parte posteriore dell'edificio; qui il giovane disse: O padre, io ho un piano in virtù del quale non solo possiamo essere perdonati dai Romani per la colpa di averli traditi passando dalla parte di Annibale, ma noi Campani possiamo raggiungere presso di loro una dignità ed un favore più grandi di quanto mai abbiamo avuto

Al padre che gli chiedeva stupefatto quale mai fosse quel piano, il figlio, gettata indietro la toga dalle spalle e mostrato il fianco armato di un pugnale, disse

In questo momento io consacrerò col sangue di Annibale il patto coi Romani
Te id prius scire uolui, si forte abesse, dum facinus patratur, malles

[9] Quae ubi uidit audiuitque senex, uelut si iam agendis quae audiebat interesset, amens metu, per ego te, inquit, fili, quaecumque iura liberos iungunt parentibus, precor quaesoque ne ante oculos patris facere et pati omnia infanda uelis

Paucae horae sunt intra quas iurantes per quidquid deorum est, dextrae dextras iungentes, fidem obstrinximus, ut sacratas fide manus, digressi a conloquio, extemplo in eum armaremus

Ab hospitali mensa surgis, ad quam tertius Campanorum adhibitus es ab Hannibale, ut eam ipsam mensam cruentares hospitis sanguine

Hannibalem pater filio meo potui placare, filium Hannibali non possum
Ho voluto che tu prima lo sapessi, se per caso preferissi essere lontano, mentre io compio questo gesto

9 Visto e udito ciò, come se quello che aveva sentito accadesse in quel momento lui presente, il vecchio, pazzo di terrore, disse: O figlio, ti prego e ti scongiuro per quelle leggi che vincolano i figli ai genitori, che tu dinanzi agli occhi di tuo padre non tolleri di commettere un'azione tanto abominevole

Poche ore fa noi, giurando nel nome di tutti gli dei e stringendo le nostre destre con la destra di Annibale abbiamo forse sancito un patto, per poi, immediatamente usciti dal colloquio, armare contro di lui le nostre mani consacrate dal giuramento

Tu ti levi ora dal banchetto ospitale, al quale, terzo fra i Campani, sei stato invitato da Annibale per macchiare quella stessa mensa col sangue dell'ospite

Io, padre, ho potuto rendere indulgente Annibale verso mio figlio e non posso rendere indulgente mio figlio verso Annibale
Sed sit nihil sancti, non fides, non religio, non pietas; audeantur infanda, si non perniciem nobis cum scelere ferunt

Vnus adgressurus es Hannibalem

Quid illa turba tot liberorum seruorumque

Quid in unum intenti omnium oculi

Quid tot dextrae

Torpescent in amentia illa

Voltum ipsius Hannibalis, quem armati exercitus sustinere n[equeunt], quem horret populus Romanus, tu sustinebis

Vt alia auxilia desint, me ipsum ferire corpus meum opponentem pro corpore Hannibalis sustinebis

Atqui per meum pectus petendus ille tibi transfigendusque est

Sed hic te deterreri sine potius quam illic uinci

Valeant preces apud te meae, sicut pro te hodie ualuerunt
Ammesso, tuttavia, che nulla di sacrosanto vi sia, nessuna lealtà, nessuno scrupolo religioso, nessun senso di pietà, si potrebbero pure osare atti abominevoli, a condizione, però, che insieme col delitto non venga sciagura a noi

Tu solo potrai aggredire Annibale

Che cosa farebbe quella gran folla di liberi e di schiavi

E quegli sguardi di tutti fissi ad un sol uomo

E quelle destre

Starebbero inerti dinanzi alla follia del tuo atto

Potrai tu sostenere lo sguardo di Annibale, quella vista che eserciti armati non possono reggere e che fa fremere di orrore il popolo romano

Supponiamo pure che manchino altri aiuti, avrai tu il coraggio di ferire il mio corpo che si opporrà dinanzi al corpo di Annibale per proteggerlo

Poiché tu potrai assalire lui e trafiggerlo soltanto attraverso il mio petto

Ma, piuttosto che essere sopraffatto, lascia che io ti distolga ora dal tuo gesto

abbiano le mie preghiere potere presso di te, come oggi hanno avuto potere in tuo favore

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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 28 - 31
Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 28 - 31

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 28 - 31

Lacrimantem inde iuuenem cernens medium complectitur atque osculo haerens non ante precibus abstitit quam peruicit, ut gladium poneret fidemque daret nihil facturum tale

Tum iuuenis, ego quidem, inquit, quam patriae debeo pietatem exsoluam patri

Tuam doleo uicem, cui ter proditae patriae sustinendum est crimen, semel cum defectionem inisti ab Romanis, iterum cum pacis cum Hannibale fuisti auctor, tertio hodie, cum restituendae Romanis Capuae mora atque impedimentum es

Tu, patria, ferrum, quo pro te armatus hanc arcem hostium inii, quoniam parens extorquet, recipe

Haec cum dixisset, gladium in publicum trans maceriam horti abiecit et, quo minus res suspecta esset, se ipse conuiuio reddidit
Come vide che il giovane piangeva, lo strinse al petto e, tenendoselo stretto e baciandolo, non desistette dalle preghiere prima di indurlo a deporre il pugnale con la promessa che non avrebbe più compiuto tale atto

Allora il giovane disse: In verità io pagherò a mio padre quel debito d'amore che ho verso la patria

Lascia, in cambio, che io mi dolga con te che hai commesso la colpa di un triplice tradimento verso la patria: la prima volta quando hai preso l'iniziativa di abbandonare l'alleanza con Roma; la seconda volta quando sei stato il promotore della Pace con Annibale; la terza volta oggi impedendomi e trattenendomi dal restituire Capua ai Romani

Tu, o patria, accogli quel pugnale, armato del quale, per te io ho varcato la soglia di questa rocca dei tuoi nemici, dal momento che mio padre me lo strappa di mano

Avendo detto ciò, gettò il pugnale sulla pubblica strada al di là del recinto e, per non destare sospetti, entrò nella sala del banchetto
[10] Postero die senatus frequens datus Hannibali; ubi prima eius oratio perblanda ac benigna fuit, qua gratias egit Campanis quod amicitiam suam Romanae societati praeposuissent, [et] inter cetera magnifica promissa pollicitus breui caput Italiae omni Capuam fore iuraque inde cum ceteris populis Romanum etiam petiturum

Vnum esse exsortem Punicae amicitiae foederisque secum facti, quem neque esse Campanum neque dici debere, Magium Decium; eum postulare ut sibi dedatur, ac se praesente de eo referatur senatusque consultum fiat

Omnes in eam sententiam ierunt, quamquam magnae parti et uir indignus ea calamitate et haud paruo initio minui uidebatur ius libertatis
10 Il giorno dopo, per richiesta di Annibale, si ebbe una riunione molto affollata del senato; in quell'occasione il principio del discorso di Annibale fu molto blando e benevolo; ringraziò i Campani perché avevano anteposto la sua amicizia all'alleanza coi Romani e, fra le altre splendide promesse, garantì che Capua sarebbe stata a capo di tutta l'Italia e che anche i Romani con gli altri popoli avrebbero ricevuto leggi da lei

Annibale proseguì facendo notare che uno solo non partecipava all'amicizia coi Cartaginesi; quest'uomo era Decio Magio, che non era né poteva chiamarsi Campano; egli, Annibale, esigeva che gli fosse consegnato e che alla sua presenza si discutesse in senato su questo argomento e si prendesse la relativa deliberazione

Tutti votarono favorevolmente, sebbene a gran parte dei senatori Decio Magio sembrasse immeritevole di tale sventura ed apparisse loro chiara la gravità del fatto che in tal modo fosse diminuito il diritto di libertà

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Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 02

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 02

Egressus curia in templo magistratuum consedit comprehendique Decium Magium atque ante pedes destitutum causam dicere iussit

Qui cum manente ferocia animi negaret lege foederis id cogi posse, tum iniectae catenae ducique ante lictorem in castra est iussus

Quoad capite aperto est ductus, contionabundus incessit, ad circumfusam undique multitudinem uociferans: habetis libertatem, Campani, quam petistis

Foro medio, luce clara, uidentibus uobis nulli Campanorum secundus uinctus ad mortem rapior

Quid uiolentius capta Capua fieret

Ite obuiam Hannibali, exornate urbem diemque aduentus eius consecrate, ut hunc triumphum de ciue uestro spectetis

Haec uociferanti, cum moueri uolgus uideretur, obuolutum caput est ociusque rapi extra portam iussus
Annibale, uscito dal luogo dell'adunanza, si trasferì nel tribunale e comandò di arrestare Decio Magio, affinché si difendesse da solo prostrato ai suoi piedi

Decio Magio, affermando con imperturbata fierezza che per le norme del trattato non poteva essere costretto a far ciò, fu allora per ordine di Annibale incatenato ed accompagnato dagli sgherri nell'accampamento

Finché fu condotto a capo scoperto, procedette come in atto di parlare ad un'assemblea, gridando a gran voce alla moltitudine che da ogni parte si affollava: Eccovi, o Campani, la libertà che avete desiderato

in mezzo alla piazza in piena luce voi tutti vedete che io, secondo a nessun Campano, incatenato sono trascinato alla morte

Che cosa di più crudele sarebbe potuto accadere se Capua fosse stata presa

Andate incontro ad Annibale, ornate la città, considerate sacro il giorno del suo arrivo, per dover poi assistere a questo trionfo di un vostro concittano

Poiché sembrava che il popolo si agitasse mentre Decio Magio così parlava, fu dato ordine affinché, col capo avvolto, fosse più rapidamente trascinato fuori della porta
Ita in castra perducitur extemploque impositus in nauem et Carthaginem missus, ne motu aliquo Capuae ex indignitate rei orto senatum quoque paeniteret dediti principis et legatione missa ad repetendum eum aut negando rem quam primam peterent offendendi sibi noui socii aut tribuendo habendus Capuae esset seditionis ac turbarum auctor

Nauem Cyrenas detulit tempestas, quae tum in dicione regum erant

Ibi cum Magius ad statuam Ptolomaei regis confugisset, deportatus a custodibus Alexandream ad Ptolomaeum, cum eum docuisset contra ius foederis uinctum se ab Hannibale esse, uinclis liberatur, permissumque ut rediret seu Romam seu Capuam mallet
Fu condotto così nell'accampamento, subito imbarcato e mandato a Cartagine, perché, se fosse nato qualche movimento di ribellione nel popolo per l'indignazione causata da quel fatto, il senato non si pentisse di aver consegnato ad Annibale uno dei primi cittadini e non mandasse un'ambasceria per chiederne la restituzione; in questo caso, se Annibale avesse rifiutato di accogliere la loro prima richiesta di favore, avrebbe disgustato i nuovi alleati; se avesse poi restituito Magio, avrebbe tenuto in Capua un sobillatore di ribellioni e di disordini

Una burrasca spinse la nave a Cirene, che era allora dominio dei re d'Egitto

Quivi, essendosi Magio rifugiato ai piedi della statua di Tolomeo, fu portato dalle guardie ad Alessandria al re Tolomeo; Decio Magio, avendolo informato di essere stato fatto prigioniero da Annibale contro le clausole del trattato, fu liberato dai ceppi ed ottenne il permesso di ritornare o a Roma o a Capua, come preferiva

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Nec Magius Capuam sibi tutam dicere et Romam eo tempore quo inter Romanos Campanosque bellum sit transfugae magis quam hospitis fore domicilium

nusquam malle quam in regno eius uiuere quem uindicem atque auctorem habeat libertatis

Magio, tuttavia, disse a Tolomeo che Capua non era per lui sicura e che a Roma, che in quel momento era in guerra contro i Campani, egli avrebbe dimorato più come disertore che come ospite

In nessun luogo desiderava vivere più che nel regno di Tolomeo, che egli considerava come autore e protettore della sua libertà

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