Tenet fama cum fluitantem alveum, quo eiti erant pueri, tenuis in sicco aqua destituisset, lupam sitientem ex montibus qui circa sunt ad puerilem vagitum cursum flexisse; eam submissas infantibus adeo mitem praebuisse mammas ut lingua lambentem pueros magister regii pecoris invenerit - Faustulo fuisse nomen ferunt - ab eo ad stabula Larentiae uxori educandos datos Sunt qui Larentiam volgato corpore lupam inter pastores vocatam putent; inde locum fabulae ac miraculo datum Ita geniti itaque educati, cum primum adolevit aetas, nec in stabulis nec ad pecora segnes venando peragrare saltus |
Tutt'ora è viva la tradizione orale secondo la quale, quando l'acqua bassa lasciò in secco la cesta galleggiante nella quale erano stati abbandonati i bambini, una lupa assetata proveniente dai monti dei dintorni deviò la sua corsa in direzione del loro vagito e, accucciatasi, offrì loro il suo latte con una tale dolcezza che il pastore - capo del gregge reale - pare si chiamasse Faustolo - la trovò intenta a leccare i due neonati e Faustolo poi, tornato alle stalle, li diede alla moglie Larenzia affinché li allevasse C'è anche chi crede che questa Larenzia i pastori la chiamassero lupa perché si prostituiva: da ciò lo spunto di questo racconto prodigioso Così nati e cresciuti, non appena divennero grandi, cominciarono ad andare a caccia in giro per i boschi senza rammollirsi nelle stalle e dietro il gregge |
Hinc robore corporibus animisque sumpto iam non feras tantum subsistere sed in latrones praeda onustos impetus facere pastoribusque rapta dividere et cum his crescente in dies grege iuvenum seria ac iocos celebrare [5] Iam tum in Palatio monte Lupercal hoc fuisse ludicrum ferunt, et a Pallanteo, urbe Arcadica, Pallantium, dein Palatium montem appellatum; ibi Evandrum, qui ex eo genere Arcadum multis ante tempestatibus tenuerit loca, sollemne allatum ex Arcadia instituisse ut nudi iuvenes Lycaeum Pana venerantes per lusum atque lasciuiam currerent, quem Romani deinde vocarunt Inuum Huic deditis ludicro cum sollemne notum esset insidiatos ob iram praedae amissae latrones, cum Romulus vi se defendisset, Remum cepisse, captum regi Amulio tradidisse, ultro accusantes |
Irrobustitisi così nel corpo e nello spirito, non affrontavano soltanto più le bestie feroci, ma assalivano i banditi carichi di bottino: dividevano tra i pastori il frutto delle rapine e condividevano con loro svaghi e lavoro, mentre il numero dei giovani aumentava giorno dopo giorno [5] Si dice che già allora sul Palatino si celebrasse il nostro Lupercale e che il monte fosse chiamato Pallanzio (in séguito Palatino) da Pallanteo, città dell'Arcadia; là Evandro, il quale, originario di quella stirpe di Arcadi, aveva occupato la zona molto tempo prima, pare avesse introdotto importandola dall'Arcadia l'usanza che dei giovani corressero nudi celebrando con giochi licenziosi Pan Liceo, che i Romani in séguito chiamarono Inuo Mentre erano intenti a questo spettacolo - dato che la ricorrenza era ben nota -, si dice che i banditi, per la rabbia di aver perso il bottino, organizzarono un'imboscata: Romolo si difese energicamente e Remo, invece, lo catturarono e lo consegnarono al re Amulio, accusandolo per giunta del furto |
Crimini maxime dabant in Numitoris agros ab iis impetum fieri; inde eos collecta iuvenum manu hostilem in modum praedas agere Sic Numitori ad supplicium Remus deditur Iam inde ab initio Faustulo spes fuerat regiam stirpem apud se educari; nam et eitos iussu regis infantes sciebat et tempus quo ipse eos sustulisset ad id ipsum congruere; sed rem immaturam nisi aut per occasionem aut per necessitatem aperiri noluerat Necessitas prior venit: ita metu subactus Romulo rem aperit Forte et Numitori cum in custodia Remum haberet audissetque geminos esse fratres, comparando et aetatem eorum et ipsam minime seruilem indolem, tetigerat animum memoria nepotum; sciscitandoque eodem pervenit ut haud procul esset quin Remum agnosceret Ita undique regi dolus nectitur |
Soprattutto gli imputavano di aver compiuto delle incursioni nelle terre di Numitore e di aver raccolto un gruppo di giovinastri per darsi alle razzie come in tempo di guerra Per questi motivi Remo viene consegnato a Numitore perché lo punisca Già sin dall'inizio Faustolo aveva supposto che i bambini allevati in casa sua fossero di sangue reale: infatti sapeva che dei neonati erano stati abbandonati per volere del re e anche che il periodo in cui li aveva presi con sé coincideva con quel fatto; però non aveva voluto che la cosa si venisse a sapere quando ancora non era il momento giusto (a meno che non si fossero presentate l'occasione propizia o una necessità urgente) Fu quest'ultima ipotesi a verificarsi per prima: spinto dalla paura, rivelò la cosa a Romolo Per caso anche Numitore, mentre teneva prigioniero Remo e aveva saputo che erano fratelli gemelli, considerando la loro età e il carattere per niente servile, era stato toccato nell'intimo dal ricordo dei nipoti; e a forza di fare domande, arrivò a un punto tale che poco ci mancò riconoscesse Remo Così venne architettato un doppio complotto ai danni del re |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02 ; 11 - 24
Romulus non cum globo iuvenum - nec enim erat ad vim apertam par - sed aliis alio itinere iussis certo tempore ad regiam venire pastoribus ad regem impetum facit; et a domo Numitoris alia comparata manu adiuuat Remus Ita regem obtruncat [6] Numitor inter primum tumultum, hostes inuasisse urbem atque adortos regiam dictitans, cum pubem Albanam in arcem praesidio armisque obtinendam auocasset, postquam iuvenes perpetrata caede pergere ad se gratulantes vidit, extemplo advocato concilio scelera in se fratris originem nepotum, ut geniti, ut educati, ut cogniti essent, caedem deinceps tyranni seque eius auctorem ostendit |
Romolo lo assale, però non col suo gruppo di ragazzi - infatti non sarebbe stato all'altezza di un vero proprio colpo di forza - ma con altri pastori cui era stato ordinato di arrivare alla reggia in un momento prestabilito e secondo un altro percorso; dalla casa di Numitore, invece, Remo accorre in aiuto con un'altra schiera di uomini che era riuscito a procurarsi Così trucidano il re [6] Numitore, durante le prime fasi della sommossa, spargendo la voce che i nemici avevano invaso la città e stavano assaltando la reggia, aveva così attirato la gioventù albana a presidiare la rocca e a tenerla con le armi; quando vide venire verso di sé i giovani esultanti, reduci dalla strage appena compiuta, convocata sùbito l'assemblea, rivelò i delitti commessi dal fratello nei suoi confronti, la nobile origine dei nipoti, la loro nascita, il modo in cui erano stati allevati, il sistema con cui erano stati riconosciuti, e infine l'uccisione del tiranno, della quale dichiarò di assumersi la piena responsabilità |
Iuvenes per mediam contionem agmine ingressi cum auum regem salutassent, secuta ex omni multitudine consentiens vox ratum nomen imperiumque regi efficit Ita Numitori Albana re permissa Romulum Remumque cupido cepit in iis locis ubi eiti ubique educati erant urbis condendae Et supererat multitudo Albanorum Latinorumque; ad id pastores quoue accesserant, qui omnes facile spem facerent paruam Albam, parvum Lavinium prae ea urbe quae conderetur fore Intervenit deinde his cogitationibus avitum malum, regni cupido, atque inde foedum certamen coortum a satis miti principio |
Dopo che i due giovani, entrati con le loro truppe nel mezzo dell'assemblea, ebbero acclamato re il nonno, l'intera folla, con un grido unanime, confermò al re il titolo legittimo e l'autorità Così, affidata Alba a Numitore, Romolo e Remo furono presi dal desiderio di fondare una città in quei luoghi in cui erano stati esposti e allevati Inoltre la popolazione di Albani e Latini era in eccesso, a questo si erano anche aggiunti i pastori e tutti insieme certamente nutrivano la speranza che Alba Longa e Lavinio sarebbero state piccole nei confronti della città che stava per essere fondata Su questi progetti si innestò poi un tarlo ereditato dagli avi, cioè la sete di potere, e di lì nacque una contesa fatale dopo un inizio abbastanza tranquillo |
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Quoniam gemini essent nec aetatis verecundia discrimen facere posset, ut di quorum tutelae ea loca essent auguriis legerent qui nomen novae urbi daret, qui conditam imperio regeret, Palatium Romulus, Remus Aventinum ad inaugurandum templa capiunt [7] Priori Remo augurium venisse fertur, sex voltures; iamque nuntiato augurio cum duplex numerus Romulo se ostendisset, utrumque regem sua multitudo consalutauerat: tempore illi praecepto, at hi numero auium regnum trahebant Inde cum altercatione congressi certamine irarum ad caedem vertuntur; ibi in turba ictus Remus cecidit |
Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dèi che proteggevano quei luoghi indicare, attraverso gli auspici, chi avessero scelto per dare il nome alla nuova città e chi vi dovesse regnare dopo la fondazione e così, per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l'Aventino [7] Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice toccò a Remo; dal momento che a Romolo ne erano apparsi il doppio quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi avevano proclamato re l'uno e l'altro contemporaneamente; gli uni sostenevano di aver diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti Ne nacque una discussione e dal rabbioso scontro a parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra |
Volgatior fama est ludibrio fratris Remum novos transiluisse muros; inde ab irato Romulo, cum verbis quoque increpitans adiecisset, 'Sic deinde, quicumque alius transiliet moenia mea,' interfectum Ita solus potitus imperio Romulus; condita urbs conditoris nomine appellata Palatium primum, in quo ipse erat educatus, muniit Sacra dis aliis Albano ritu, Graeco Herculi, ut ab Evandro instituta erant, facit Herculem in ea loca Geryone interempto boves mira specie abegisse memorant, ac prope Tiberim fluuium, qua prae se armentum agens nando traiecerat, loco herbido ut quiete et pabulo laeto reficeret boves et ipsum fessum via procubuisse |
più nota la versione secondo la quale Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette e quindi Romolo, al colmo dell'ira, l'avrebbe ammazzato aggiungendo queste parole di sfida: Così, d'ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura In questo modo Romolo si impossessò da solo del potere e la città appena fondata prese il nome del suo fondatore In primo luogo fortifica il Palatino, sul quale lui stesso era stato allevato Offre sacrifici in onore degli altri dèi secondo il rito albano, e secondo quello greco in onore di Ercole, così com'erano stati istituiti da Evandro Stando alla leggenda, proprio in questi luoghi Ercole uccise Gerione e gli portò via gli splendidi buoi e perché questi riprendessero fiato e pascolassero nella quiete del verde e per riposarsi anche lui stremato dal cammino, si coricò in un prato vicino al Tevere, nel punto in cui aveva attraversato a nuoto il fiume spingendo il bestiame davanti a sé |
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Ibi cum eum cibo uinoque gravatum sopor oppressisset, pastor accola eius loci, nomine Cacus, ferox viribus, captus pulchritudine boum cum avertere eam praedam vellet, quia si agendo armentum in speluncam compulisset ipsa uestigia quaerentem dominum eo deductura erant, aversos boves eximium quemque pulchritudine caudis in speluncam traxit Hercules ad primam auroram somno excitus cum gregem perlustrasset oculis et partem abesse numero sensisset, pergit ad proximam speluncam, si forte eo uestigia ferrent Quae ubi omnia foras versa vidit nec in partem aliam ferre, confusus atque incertus animi ex loco infesto agere porro armentum occepit Inde cum actae boves quaedam ad desiderium, ut fit, relictarum mugissent, reddita inclusarum ex spelunca boum vox Herculem convertit |
Lì, appesantito dal vino e dal cibo, si addormentò profondamente; un pastore della zona, un certo Caco, contando sulle proprie forze e colpito dalla bellezza dei buoi, pensò di portarsi via quella preda, ma, dato che spingendo l'armento nella sua grotta le orme vi avrebbero condotto il padrone quando si fosse messo a cercarle, prese i buoi più belli per la coda e li trascinò all'indietro nella sua grotta Al sorgere del sole, Ercole, emerso dal sonno, dopo aver esaminato attentamente il gregge ed essersi accorto che ne mancava una parte, si incamminò verso la grotta più vicina, caso mai le orme portassero in quella direzione Quando vide che erano tutte rivolte verso l'esterno ed escludevano ogni altra direzione, cominciò a spingere l'armento lontano da quel luogo ostile Ma poiché alcune tra quelle messe in movimento si misero a muggire, come succede, per rimpianto di quelle rimaste indietro, il verso proveniente dalle altre rimaste chiuse dentro la grotta fece girare Ercole |
Quem cum vadentem ad speluncam Cacus vi prohibere conatus esset, ictus claua fidem pastorum nequiquam invocans morte occubuit Evander tum ea, profugus ex Peloponneso, auctoritate magis quam imperio regebat loca, venerabilis vir miraculo litterarum, rei novae inter rudes artium homines, venerabilior divinitate credita Carmentae matris, quam fatiloquam ante Sibyllae in Italiam adventum miratae eae gentes fuerant Is tum Evander concursu pastorum trepidantium circa advenam manifestae reum caedis excitus postquam facinus facinorisque causam audivit, habitum formamque viri aliquantum ampliorem augustioremque humana intuens rogitat qui vir esset |
Caco cercò di impedirgli con la forza l'ingresso nella grotta ma mentre tentava invano di far intervenire gli altri pastori, stramazzò al suolo schiantato da un colpo di clava In quel tempo governava la zona, più per prestigio personale che per un potere conferitogli, Evandro, esule dal Peloponneso, uomo degno di venerazione perché sapeva scrivere, cosa nuova e prodigiosa in mezzo a bifolchi del genere, e ancor più degno di venerazione per la supposta natura divina della madre Carmenta, che prima dell'arrivo in Italia della Sibilla aveva sbalordito quelle genti con le sue doti di profetessa Evandro dunque, attirato dalla folla di pastori accorsi sbigottiti intorno allo straniero colto in flagrante omicidio, dopo aver ascoltato il racconto del delitto e delle sue cause, osservando attentamente le fattezze e la corporatura dell'individuo, più maestose e imponenti del normale, gli domandò chi fosse |
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Vbi nomen patremque ac patriam accepit, 'Iove nate, Hercules, salue,' inquit; 'te mihi mater, veridica interpres deum, aucturum caelestium numerum cecinit, tibique aram hic dicatum iri quam opulentissima olim in terris gens maximam vocet tuoque ritu colat' Dextra Hercules data accipere se omen impleturumque fata ara condita ac dicata ait Ibi tum primum bove eximia capta de grege sacrum Herculi, adhibitis ad ministerium dapemque Potitiis ac Pinariis, quae tum familiae maxime inclitae ea loca incolebant, factum Forte ita evenit ut Potitii ad tempus praesto essent iisque exta apponerentur, Pinarii extis adesis ad ceteram venirent dapem Inde institutum mansit donec Pinarium genus fuit, ne extis eorum sollemnium vescerentur |
Quando venne a sapere il nome, chi era suo padre e da dove veniva, disse: Salute a te, Ercole, figlio di Giove; mia madre, interprete veritiera degli dèi, mi ha vaticinato che tu andrai ad accrescere il numero degli immortali e qui ti verrà dedicato un altare che un giorno il popolo più potente della terra chiamerà Altare Massimo e venererà secondo il tuo rito Ercole, dopo aver teso la mano destra, disse che accettava l'augurio e che avrebbe portato a compimento la volontà del destino costruendo e consacrando l'altare Lì, prendendo dal gregge un capo di straordinaria bellezza, fu per la prima volta compiuto un sacrificio in onore di Ercole; ad occuparsi della cerimonia e del banchetto sacrificale furono chiamati Potizi e Pinari, in quel tempo le famiglie più illustri della zona Per caso successe che i Potizi giungessero all'ora stabilita e le viscere degli animali vennero poste di fronte a loro, mentre i Pinari, quando ormai le viscere erano stae mangiate, arrivarono a banchetto cominciato Così, finché durò in vita la stirpe dei Pinari, rimase in vigore la regola che essi non potessero cibarsi delle interiora dei sacrifici |