Incredulità di san Tommaso - Michelangelo Merisi

Incredulità di san Tommaso - Michelangelo Merisi

La cruda intrusione del dito nella ferita esangue della figura di Cristo assume risalto grazie alla proiezione luminosa da sinistra a destra e alla riduzione all'essenziale degli elementi

Il formato orizzontale della tela inquadra per tre quarti l'altezza delle quattro figure centrate contro uno sfondo completamente spoglio. Questo enfatizza la geometrica disposizione del gruppo con Tommaso e i due astanti, in posizione opposta rispetto al Cristo.

Il geometrico bilanciamento delle quattro figure induce a riconoscervi non solo un accurato progetto compositivo, ma una relazione simbolica che lega ciascuno all'altro. Risulta infatti significativa la disposizione, a quadrifoglio, delle teste di Cristo, del Santo e delle altre due figure 

L'opera appartenne al marchese Vincenzo Giustiniani, collezionista e teorico d'arte che fu tra i massimi mecenati dell'artista. Cristo scoprendosi il costato guida personalmente con la sinistra la mano di Tommaso affinché questi ponga l'indice nella sua piaga. Al Cristo che invita l'uomo a toccare con mano le ragioni profonde della fede, corrisponde all'espressione attonita ma indagatrice dell'apostolo che vuole conoscere, prima di credere

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Nel 1601 la parabola della carriera di Caravaggio ha appena iniziato a schizzare verso l'alto. Ha presentato da poco più di un anno le tele della chiesa di San Luigi dei Francesi, provocando molto schiamazzo in città, ha sedotto con le sue ombre collezionisti più prestigiosi di Roma ed è diventato l'artista prediletto dei potenti fratelli Giustiniani, Il marchese Vincenzo e il cardinale Benedetto, che si apprestano a commissionati ben 15 dipinti. Per questi gentiluomini, il pittore lombardo diventa una sorta di ossessione. Adorano il suo talento nel dipingere al naturale senza filtrare le immagini attraverso l'esempio dei grandi maestri del passato.

Tra i primi capolavori che i Giustiniani si procurano da Caravaggio c'è la cosiddetta incredulità di San Tommaso, un'opera che diventerà un'icona tra i mecenati e i pittori del tempo. 

L'incredulità è destinata ad essere esposta "sopra porta". Ciò significa che Caravaggio deve aver tenuto conto del fatto che sarebbe stata ammirata dal basso. Osservando da sotto in su il dipinto, è evidente che l'artista ha fatto i conti con questa condizione. Le quattro mezze figure sembrano emergere dal buio, che non è soltanto collocato sullo sfondo, ma incombe anche nelle zone inferiore del dipinto. Le gambe vengono risucchiate nel nulla.

Sappiamo dal racconto dei Vangeli che questo episodio si è svolto in un interno, eppure Caravaggio cancella il contesto, non si sofferma su in alcun dettaglio d'arredo e sublima questa esperienza in un avvenimento quasi onirico, immerso nell'oscurità.

Non è la prima volta che l'arte racconta questo prodigio, ma Caravaggio lo descrive in modo nuovo, arrivando alla radice dell'esperienza di Tommaso. Forse è una delle scene più sensibili mai dipinte dall'artista, pieno di delicati dettagli e gesti fumanti. Gesù accompagna con tenerezza la mano dell'apostolo fino a chiudere i lembi della sua ferita, che si increspano in pieghe impercettibile, incise sulla pelle. Non una singola goccia di sangue stilla dalla piaga: Gesù è un cadavere, bianco e smonto, la mano di Tommaso è infiammata, più rossa del dovuto. ancora una volta, l'artista gioca con il contrasto dei corpi per esaltarne la differenza di mostrare la sordità della situazione.

La bocca aperta di Cristo sembra celare un piccolo sussulto: trattiene il respiro mentre il dito penetra nel suo costato. Caravaggio modella un gesto lento… siamo guidati verso quel punto. L'artista gestisce una spirale di meraviglia che lega i tre Apostoli. Al volto disteso del maestro fanno da contrappunto le loro fronti aggrottate, i nasi paonazzi, le labbra tese, i colli allungati per distinguere meglio quell'assurdità.

Caravaggio dimostra di aver letto con attenzione tutte le versioni evangeliche del racconto. Giovanni si concentra sulla conversione di Tommaso, mentre Luca si sofferma anche sui suoi compagni.

Se i due in secondo piano sembrano mossi da semplice curiosità, l'occhio sbarrato di Tommaso tradisce il suo stupore. Turbati dalla meraviglia si muovono con circospezione, attratti da ciò che stanno vedendo e atterriti dalla difficoltà di abbracciarne il senso con la ragione. Sopraffatto dalla prova che confuta i suoi dubbi, incredulo non è più padrone dei suoi gesti e si lascia guidare da Gesù.

Le pieghe della fronte di Tommaso, molto più intense di quelle dei suoi compagni, rivelano l'intensità della sua emozione. Lo scetticismo si scioglie nello stupore, gli occhi si spalancano davanti a quella ferita. Nella penombra l'altra sua mano si pianta sulla coscia raccogliendo tutta la tensione di questo momento, così realistico da non lasciare alcuno spazio all'immaginazione. Deve essere andata per forza così quella sera, poche ore dopo la scoperta del sepolcro vuoto. Gli ospiti di palazzo Giustiniani si trovano di fronte ad una composizione vera e al contempo dannatamente perfetta, che anche l'accademico più severo avrebbe apprezzato.

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