Il quadro con cui Caravaggio chiede perdono

il quadro con cui Caravaggio chiede perdono

una volta che Caravaggio ha ucciso Ranuccio Tommasoni, comincia una fuga da Roma che durerà anni. Su di lui pende la pena capitale che lo porta a girovagare a Napoli, Malta, la Sicilia. Otterrà alla fine il perdono ma senza saperlo. La morte giungerà prima

al tempo Roma era una città in cui milioni di fedeli si stavano riversando nel Urbe per il Giubileo del 1600. Tra questi non solo fedeli ma anche ladri, stupratori, alcolizzati di chiara fama, bari e ragazzi di buona famiglia intenzionati a dilapidare il patrimonio. Caravaggio si aggira per le strade costantemente armato. A Campo Marzio, tra le prostitute, è un habituè. Ebbe delle relazioni durature con due prostitute, Anna Bianchini e Fillide Melandroni. Le 2 sono furono anche modelle per alcune opere.

  • nel 1600 si era beccato una denuncia per aver malmenato con un bastone il nobile Girolamo Stampa
  • tante le risse causate dall' abuso di alcol a cui partecipò
  • numerosi i fermi per schiamazzi notturni di cui fui destinatario
  • nell'elenco anche capi di imputazione per violenze varie che lo portarono a entrare e uscire dal carcere
  • nel 1605 dopo essere stato nuovamente arrestato per aver offeso le guardie cittadine, ferisce un notaio rivale in amore
  • riceve una denuncia per non aver pagato l'affitto dove risiedeva e viene sfrattato

Poi arriva il 28 maggio 1606. Quella domenica era stata particolarmente animata per i festeggiamenti dell'anniversario dell'elezione di Camillo Borghese, incoronato papa come Paolo V il 16 maggio dell'anno precedente. Siamo a Campo Marzio - nell'attuale via della pallacorda -  durante una partita di Pallacorda, scoppia una rissa. Caravaggio, dopo essere stato ferito, accoltella Ranuccio Tommasoni


Ripara a Napoli per un anno circa. Un periodo molto produttivo per Caravaggio. Nel 1607 parte per Malta, il suo obiettivo e farsi insignire del gran maestro dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, in modo da ottenere l'immunità. Dopo un anno diventa ufficialmente un cavaliere di grazia. Ma anche a Malta dimostra di essere un tipo irrequieto. Viene arrestato dopo un litigio con un cavaliere a lui superiore di grado. Finisce nelle carceri della Valletta ma riesce a fuggire in Sicilia. I Cavalieri di Malta gli revocano il titolo.

Il suo sogno è tornare a Roma da uomo libero. Ha bisogno però del perdono del papa e si convince che una persona può intercedere per lui. Si tratta di Scipione Borghese, cardinale e nipote del papa. Il religioso ama l'arte e apprezza le qualità di Caravaggio.

Merisi invia al cardinale il quadro di Davide con la testa di Golia accompagnato da una lettera in cui fa richiesta di perdono. Il soggetto classico che ha scelto il pittore, è quello che secondo lui meglio si presta a rappresentare il suo pentimento.

Davide tiene in mano la testa recisa di Golia. Dalla testa mozzata, che ha le sembianze del Caravaggio stesso, sgorga sangue. Il volto di Davide non è trionfate, no sorride ne emana nessun segnale di soddisfazione o di vittoria. Appare disturbato dal gesto che ha compiuto, forse pentito. Caravaggio lo rappresenta nel bisogno di esprimere quelle emozioni e sensazioni che anche lui prova. Forse anche lui dopo l'assassinio si è sentito così. Nel volto del morto c'è ancora il segno sulla fronte di dove la pietra lanciata da Davide ha colpito. Per Caravaggio questa è l'ultima occasione che ha per raggiungere il perdono e tornare nella Roma che tanta fama gli ha dato.

Sulla lama della spada c'è un messaggio: H A S O S, alcuni studiosi credono sia l'acronimo di Humilitas Occidit Superbiam - l'umiltà uccise la superbia -. Il quadro viene consegnato ma Caravaggio viene colpito da una febbre altissima causata da un'infezione intestinale trascurata. Muore il 18 luglio 1610 da uomo libero senza saperlo. Il papa qualche giorno prima aveva infatti revocato la condanna di decapitazione che prendeva sulla sua testa.

Michelangelo Merisi fu sepolto nella chiesa dei Santi Apostoli ma vi rimase solo 18 giorni. Il nipote trafugò la salma e la portò da Roma a Firenze, di notte e su un carretto, insieme alla cassa con 8.289 ducati d'oro (circa 30 kg) che l'artista conservava in fondo al letto

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