I poliziotti in casa di Kokoschka. L’ultimo atto di un’ossessione, di un attaccamento morboso

I poliziotti in casa di Kokoschka. L’ultimo atto di un’ossessione, di un attaccamento morboso

Una mattina d'estate del 1920, i poliziotti comparvero alla porta di Oscar Kokoschka a Dresda. Erano stati avvertiti dal postino che nel giardino del pittore una donna era stata spogliata e assassinata

Videro subito, disteso sotto un cespuglio, il corpo esanime, orrendamente massacrato e coperto di sangue, la testa mezza staccata dal collo. Ma, avvicinandosi, si accorsero che questo corpo non era di carne. Il sangue era vino rosso. La donna era una bambola di pezza a grandezza naturale. Con i capelli biondi, il viso dipinto, le fattezze di una signora conosciuta in mezza Europa e perfino in America: la viennese Alma Maria Schindler ( figlia del pittore Schindler ), già vedova del compositore Gustav Mahler, e adesso moglie dell'architetto Walter Groupies. 

Kokoschka era stato il suo amante nell'intervallo tra i due matrimoni. Dentro casa i poliziotti trovarono, ancora fresco di pittura, un quadro che raffigurava la bambola in vestaglia blu e col seno scoperto, lo sguardo sognante, un lieve sorriso. Due anni dopo l'artista l'avrebbe presentato alla Biennale di Venezia con il titolo Mania, anagramma di anima. Il dipinto è considerato l'ultimo ritratto di Alma Mahler. Per Kokoschka fu l'ultimo atto di un'ossessione, di un attaccamento morboso di una veemenza creativa che nel giro di due anni gli aveva fatto ritrarre Alma, da sola o insieme a lui, in oltre 400 opere tra tele e disegni

fotografia di Alma Mahler in bianco e nero fotografia di Alma Mahler in bianco e nero

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