Il momento prescelto dal pittore è quello immediatamente successivo al banchetto nuziale, come lasciano intendere i resti sul grande tavolo circolare che occupa l'intera larghezza del dipinto: sul piatto centrale si vedono degli avanzi di carne, sulla tovaglia riconosciamo un tovagliolo usato e del pane spezzato. Le candele sul lampadario a braccio e sul candeliere sul tavolo sono già consumate.
Tutto è dunque compiuto punto: Làbano, a suo agio nella ricca dimora e con la destra sollevata in segno esplicito delle tradizioni della sua gente, e Lia dietro di lui, impassibile di fronte alle ragioni dello sposo, mostrano entrambi un atteggiamento di superiorità e di conseguita vittoria.
Giacobbe, al contrario, vestito a festa ma ancora munito del suo bastone da pastore, sembra impegnato nel tentativo di fornire delle argomentazioni a proprio favorevole, ma il porsi in bilico su un solo piede, trasmettere l'idea della precarietà della sua posizione. Dietro a lui Rachele spia la scena da dietro una tenda.
La struttura rigidamente dipartita del dipinto, il contrapporsi dei due gruppi all'estremità del tavolo, mirano a sottolineare la diversità delle due parti: mentre Giacobbe e Rachele agiscono secondo il loro sentimento d'amore, Làbano e Lia sono soggetti alla consuetudini e alla legge ebraica.
L'opera è firmata e datata 1627.