Gellio, Notti attiche: Liber 1, 11, pag 2

Gellio, Notti attiche: Liber 1, 11

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 1, 11
an tum et gradu clementi et silentio est opus, cum ad hostem itur in conspectu longinquo procul distantem, cum vero prope ad manus ventum est, tum iam e propinquo hostis et impetu propulsandus et clamore terrendus est Forse allora c'è bisogno sia di un passo lento sia di silenzio, quando si va verso il nemico distante lontano in una lunga visuale, quando poi si è giunti quasi alle mani, allora ormai il nemico deve essere respinto da vicino con forza ed atterrito con clamore
[10] Ecce autem per tibicinia Laconica tibiae quoque illius contionariae in mentem venit, quam C [10] Ecco dunque viene in mente attraverso i suonatori di flauti spartani di quel flauto oratorio, che dicono essere servito a C
Graccho cum populo agente praeisse ac praeministrasse modulos ferunt Gracco mentre trattava col popolo e aver regolato i toni

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[11] Sed nequaquam sic est, ut a vulgo dicitur, canere tibia solitum, qui pone eum loquentem staret, et variis modis tum demulcere animum actionemque eius, tum intendere [11] Ma non è affatto così, come è detto dal popolo, che suonasse con il flauto uno solito, che stava dietro lui che parlava, e con vari toni ora addolcire il suo animo e il gesto, ora incitare
[12] Quid enim foret ista re ineptius, si, ut planipedi saltanti, ita Graccho contionanti numeros et modos et frequentamenta quaedam varia tibicen incineret [12] Infatti cosa sarà più assurdo di questa cosa, se come a un mimo che salta, così a Gracco che parla un flautista indicasse le misure e i ritmi e certe varie cadenze

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[13] Sed qui hoc compertius memoriae tradiderunt, stetisse in circumstantibus dicunt occultius, qui fistula brevi sensim graviusculum sonum inspiraret ad reprimendum sedandumque inpetus vocis eius effervescentes; [14] namque inpulsu et instinctu extraneo naturalis illa Gracchi vehementia indiguisse non, opinor, existimanda est [13] Ma quelli che tramandarono ciò più autorevolmente alla memoria, dicono essere stato più nascostamente nelle vicinanze, colui che dolcemente con un corto flauto emetteva un suono un po'grave per ridurre e calmare gli impeti esuberanti della sua voce; [14] infatti, penso, non si deve ritenere quella foga naturale di Gracco aver bisogno d'incitamento ed impulso esterno
[15] M [15] Tuttavia M
tamen Cicero fistulatorem istum utrique rei adhibitum esse a Graccho putat, ut sonis tum placidis tum citatis aut demissam iacentemque orationem eius erigeret aut ferocientem saevientemque cohiberet Cicerone pensa che tale flautista fosse adibito da Gracco ad entrambe le cose, affinché ora con suoni calmi ora veloci o incalzasse la sua orazione dimessa e languente o moderasse una violenta ed eccitata
[16] Verba ipsius Ciceronis apposui: "Itaque idem Gracchus, quod potes audire, Catule, ex Licinio cliente tuo, litterato homine, quem servum sibi ille habuit ad manum, cum eburnea solitus est habere fistula, qui staret occulte post ipsum, cum contionaretur, peritum hominem, qui inflaret celeriter eum sonum, qui illum aut remissum excitaret aut a contentione revocaret [16] Ho riportato le parole dello stesso Cicerone: "Dunque lo stesso Gracco, o Catulo, per quanto puoi udire, dal tuo cliente Licinio, uomo colto, che quello ebbe servo amanuense per sé, fu solito tenere con un flauto d'avorio, uno che stesse nascosto dietro di sé, mentre parlava, un uomo esperto, che velocemente emetteva questo suono, che o spronasse lui calmo o trattenesse dalla foga"
" [17] Morem autem illum ingrediendi ad tibicinum modulos proelii institutum esse a Lacedaemonis Aristoteles in libris problematon scripsit, quo manifestior fieret exploratiorque militum securitas et alacritas [17] Aristotele poi scrisse nei libri sui problemi che era stato adottato dagli Spartani quell'uso d'iniziare la battaglia secondo i ritmi dei flauti, affinché diventasse più evidente e più garantita la sicurezza e l'ardore dei soldati