Veronese dipinse la tela per il refettorio del convento dei santi Giovanni e Paolo. La tela fu trafugata da Napoleone e poi restituita dopo il congresso di Vienna. Il quadro doveva sostituire un precedente lavoro di Tiziano andato bruciato in un incendio al convento
Il pittore imposta la scena in una loggia a tre arcate raggiungibile da due scalinate laterali. La prospettiva fa sentire lo spettatore come di fronte ad uno spettacolo teatrale muovendo i personaggi intorno al banchetto. Un uomo vestito di un panneggio verde invita gli ospiti ad accomodarsi. Oltre Cristo e gli apostoli, numerosi ospiti, servitori e buffoni, accalcati, ritratti secondo il costume veneziano. Disinvolti, sembrano indifferenti all'episodio sacro.
Si alzano i calici e i piatti passano di mano in mano. La scena converge al centro dove domina la figura di Cristo. La tovaglia è ornata di merletto e le ricche stoviglie sono frutto della cura del dettaglio. Gesù si rivolge a Giovanni mentre Pietro stacca una coscia dall'agnello per preparare le porzioni. Gli apostoli attendono il loro turno mentre i servitori di colore versano il vino
TRIBUNALE DELL'INQUISIZIONE
I padri domenicani non apprezzarono il risultato finale perchè il Veronese non si era attenuto all'iconografica cattolica, nonostante prima di quell'occasione, Caliari avesse dipinto "sei cene". Infastiditi, lo accusarono di aver oltreggiato il senso religioso dell'ultima cena. Convocarono il tribunale dell'inquisizione, il quale chiese conto di alcune scelte del Veronese:
- perchè si intravede un uomo che usa la forchetta per togliersi qualcosa dalla bocca? - tra le du colonne, salite le scale di sinistra -
- perchè il servo che litiga con il buffone? - vicino le scale di sinistra -
- perchè l'uomo vestito di giallo ha una botta sul naso e il suo fazzoletto è macchiato di sangue? - appoggiato al parapetto della scala di sinistra -
- perchè il gatto sotto il tavolo? - ai piedi di Gesù -
Il Veronese si difese tutelando la sua libertà d'artista. Ebbe la meglio ma gli fu intimato di apporre alcune correzioni. La macchia di sangue dal fazzoletto doveva sparire e il titolo fu cambiato da "Ultima cena" a "Cena in casa di Levi". Levi era il nome con cui veniva chiamato san Matteo