[I, 1] Confusius hesterno die est acta res, C Pansa, quam postulabat institutum consulatus tui Parum mihi visus es eos, quibus cedere non soles, sustinere Nam cum senatus ea virtus fuisset, quae solet, et cum re viderent omnes esse bellum quidamque id verbum removendum arbitrarentur, tua voluntas in discessione fuit ad lenitatem propensior Victa est igitur propter verbi asperitatem te auctore nostra sententia, vicit L Caesaris, amplissimi viri, qui, verbi atrocitate dempta, oratione fuit quam sententia lenior Quamquam is quidem, antequam sententia diceret, propinquitatem excusavit |
[I, 1]Il dibattito di ieri, o Gaio Pansa, non è proceduto con quella chiarezza che richiedeva il programma del tuo consolato Mi è parso, per esempio, che tu resistessi usai debolmente a quei tali a cui tu di solito non cedi Infatti mentre il senato manteneva la sua solita ferma linea di condotta, ed era comune constatazione che la guerra ormai era una realtà di fatto, e solo alcuni pen savano che si doveva togliere dal decreto il termine guerra, ecco che tu ti sei dimostrato al momento del voto, piú incline alla mitezza Cosí la mia mozione, grazie alla tua influenza è rimasta soccom bente, per la durezza di una parola, ha vinto invece la mozione dell'illustre senatore Lucio Cesare, il quale peraltro, togliendo quel duro termine, ha mostrato una mitezza piú di parola che di sostanza Tuttavia, prima di esprimere il voto, ha invocato a sua scusa la paren tela con Antonio |
Idem fecerat me consule in sororis viro, quod hoc tempore in sororis filio fecit, ut et luctu sororis moveretur et saluti populi Romani provideret [2] Atque ipse tamen Caesar praecipit vobis quodam modo, patres conscripti, ne sibi adsentiremini, cum ita dixit, aliam sententiam se dicturum fuisse, eamque se ac re publica dignam, nisi propinquitate impediretur Ergo ille avunculus; num etiam vos avunculi, qui illi estis adsensi At in quo fuit controversia Belli nomen ponendum quidam in sententia non putabant, 'tumultum' appellare malebant ignari non modo rerum, sed etiam verborum; potest enim esse bellum, ut tumultus non sit, tumultus esse sine bello non potest [3] Quid est enim aliud tumultus nisi perturbatio tanta, ut maior timor oriatur |
Egli si è regolato, oggi, nei riguardi del figlio della sorella, come si era comportato sotto il mio consolato verso il marito della sorella, quando, pur dimostrandosi sensibile al dolore di questa, s'era anche preoccupato della salvezza dello Stato [2]D'altra parte fu proprio lui Cesare che in un certo senso vi ha consiglia to, senatori, a non seguirlo nel suo voto, allorché vi ha dichiarato che anche lui, se non ci fosse stato quel vincolo di parentela, avrebbe dato un parere diverso, piú confacente alla dignità e agli interessi dello Sta to Cesare dunque era lo zio;siete forse altrettanti zii, voi che vi siete schierati dalla sua parte Ma ve diamo, qual era il punto controverso Alcuni ritene vano che nel decreto non si dovesse far luogo alla parola guerra preferivano tumulto, gente, questa, che non solo non si rende conto delle situazioni, ma nep pure del significato delle parole; infatti si può parlare di guerra senza che ci sia tumulto, ma non c'è tumulto senza che ci sia guerra [3]Il tumulto cos'è se non grande scompiglio che dà luogo ad un piú grande timore |
Unde etiam nomen ductum est tumultus Itaque maiores nostri tumultum Italicum, quod erat domesticus, tumultum Gallicum, quod erat Italiae finitimus, praeterea nullum nominabant Gravius autem tumultus esse quam bellum hinc intellegi potest, quod bello vacationes valent, tumultu non valent Ita fit, quem ad modum dixi, ut bellum sine tumultu possit, tumultus sine bello esse non possit [4] Etenim cum inter bellum et pacem medium nihil sit, necesse est tumultum, si belli non sit, pacis esse; quo quid absurdius dici aut existimari potest Sed nimis multa de verbo; rem potius videamus, patres conscripti, quam quidem intellego verbo fieri interdum deteriorem solere Nolumus hoc bellum videri |
Da questo è nata la parola tumulto Perciò i nostri padri quando la guerra si verificava in Italia, dicevano tumulto italico , se alle frontiere d'Italia dicevano tumulto gallico, né questo termine usavano in al tro caso Che il tumulto sia piú grave della guerra, è dimostrato dal fatto che gli esoneri dal servizio mi litare sono permessi durante la guerra, ma non du rante il tumulto Così accade, come ho già detto, che sia possibile una guerra senza tumulto, ma non il con trario [4]Ora, siccome tra la guerra e la pace non c'è stato intermedio, ne consegue che se il tumulto non è guerra, esso è pace: si potrebbe dire o immagina re cosa piú assurda Ma ci siamo fermati anche troppo sulla parola; consideriamo piuttosto, senatori, la cosa in sé, io mi rendo conto che le parole talvolta fanno apparire la realtà anche peggiore Non si vuole che questa abbia l'apparenza di guerra vera e propria |
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Quam igitur municipiis et coloniis ad excludendum Antonium auctoritatem damus, quam, ut milites fiant sine vi, sine multa, studio, voluntate, quam, ut pecunias in rem publicam polliceantur Si enim belli nomen tolletur, municipiorum studia tollentur; consensus populi Romani, qui iam descendit in causam, si nos languescimus, debilitetur necesse est [5] Sed quid plura D Brutus oppugnatur; non est bellum Mutina, colonia vetus et firma, opsidetur; ne hoc quidem bellum est Gallia vastatur; quae pax potest esse certior Illud vero quis potest bellum esse dicere, quo consulem, fortissimum virum, cum exercitu misimus Qui cum esset infirmus ex gravi diuturnoque morbo, nullam sibi putavit excusationem esse oportere, cum ad rei publicae praesidium vocaretur |
Ma allora quale base legale noi diamo all'azione dei muni cipi e delle colonie perché tengano lontano Antonio, quale base, perché arruolino soldati, ma senza costri zione, senza ammende, di loro propria volontà, quale base, perché facciano prestiti allo Stato Se si toglierà di mezzo la parola guerra, nei municipi si spegnerà ogni ardore; e cosí, se noi molliamo, di necessità s'indebolisce il consenso del popolo romano, che pure si è già pronunziato a favore della causa [5]Ma poi che si vuole di piú Decimo Bruto viene assalito; questa non è guerra Modena, colonia antica e salda, è assediata; neppure questa è guerra La Gallia è messa a saccheggio: quale prova piú lampante di pace Chi potrebbe dare il nome di guerra a tutto questo, dove abbiamo inviato a capo di un esercito, un console forte e coraggioso Egli essendo ancora convalescente di una grave e lunga malattia, eppure, quando è stato chiamato a difesa della patria, non ha creduto di dover allegare scusa alcuna |
C quidem Caesar non exspectavit vestra decreta, praesertim cum illud esset aetatis; bellum contra Antonium sua sponte suscepit Decernendi enim tempus nondum erat; belli autem gerendi tempus si praetermisisset, videbat re publica oppressa nihil posse decerni [6] Ergo illi nunc et eorum exercitus in pace versantur Non est hostis is, cuius praesidium Claterna deiecit Hirtius, non est hostis, qui consuli armatus obsistit, designatum consulem oppugnat, nec illa hostilia verba nec bellica, quae paulo ante ex collegae litteris Pansa recitavit: 'Deieci praesidium, Claterna potitus sum; fugati equites, proelium commissum, occisi aliquot ' Quae pax potest esse maior |
Né Gaio Cesare, certo, ha aspettato i vostri decreti, lui che pure era cosí giovane; di sua iniziativa ha intrapreso la guerra contro Antonio Non era ancora il momento, quello, che il senato prendesse deliberazioni; ma Cesare sentiva che se si lasciava sfuggire il momento di fare la guerra, nessuna deliberazione, una volta op presso lo Stato, sarebbe stata piú possibile [6]Perciò tanto questi due generali quanto i loro eserciti in questo momento vivono in pace E non è un nemico pubblico quel tale la cui guarnigione Irzio ha scacciato da Claterna, non è nemico pubblico chi resiste a mano armata ad un console ed assale un console designato, né sono parole di ostilità o di guerra quelle della let tera che Pansa ha ricevuta dal collega e ci ha lette poco fa: Ho cacciato la guarnigione di Claterna; mi sono impadronito di questa città; ho messo in fuga i cavalieri, c'è stato uno scontro con un certo numero di morti Ci potrebbe essere una pace piú completa di questa |
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Dilectus tota Italia decreti sublatis vacationibus; saga cras sumentur; consul se cum praesidio descensurum esse dixit [7] Utrum hoc bellum non est, an etiam tantum bellum, quantum numquam fuit Ceteris enim bellis, maximeque civilibus, contentionem rei publicae causa faciebat Sulla cum Sulpicio de iure legum, quas per vim Sulla latas esse dicebat, Cinna cum Octavio de novorum civium suffragiis, rursus cum Mario et Carbone Sulla, ne dominarentur indigni, et ut clarissimorum hominum crudelissimam poeniretur necem Horum omnium bellorum causae ex rei publicae contentione natae sunt De proximo bello civili non libet dicere; ignoro causam, detestor exitum |
Sono state decretate le leve e annullati gli esoneri dal servizio; da domani tutti in divisa di guerra; il console ha annunziato che verrà al senato accompagnato da una scorta [7] Anche questo non significa guerra o non piut tosto noi siamo nel pieno di una guerra di cui non c'è stata mai una piú grande All'origine delle altre guerre, specialmente di quelle civili, era un contrasto politico Silla contrastava con Sulpicio sulla validità di leggi approvate, secondo che sosteneva Silla, con la violenza, Cinna con Ottavio, per la concessione ai nuovi citta dini del diritto al suffragio, e ancora Silla con Mario e Carbone per impedire il dispotismo di uomini indegni e per punire la crudele strage dei piú ragguardevoli personaggi Le cause di tutte queste guerre sono da ricercarsi in contrasti d'ordine politico Quanto all'ul tima guerra civile, preferisco non parlarne; ne ignoro i motivi, ne detesto la conclusione |
[III, 8] Hoc bellum quintum civile geritur (atque omnia in nostram aetatem inciderunt) primum non modo non in dissensione et discordia civium, sed in maxima consensione incredibilique concordia Omnes idem volunt, idem defendunt, idem sentiunt Cum omnes dico, eos excipio, quos nemo civitate dignos putat Quae est igitur in medio belli causa posita Nos deorum immortalium templa, nos muros, nos domicilia sedesque populi Romani, aras, focos, sepulchra maiorum, nos leges, iudicia, libertatem, coniuges, liberos, patriam defendimus; contra M Antonius id molitur, id pugnat, ut haec omnia perturbet, evertat, praedam rei publicae causam belli putet, fortunas nostras partim dissupet, partim dispertiat parricidis |
[III, 8] Quella attuale, è la quinta guerra civile (tutt'e cinque seguite nel mio tempo) ma è la prima che, lungi dal generare divi sione e discordia fra cittadini, li trova uniti e concordi in maniera incredibile Tutti hanno la stessa volontà, la stessa causa da difendere, lo stesso sentimento Dico tutti, perché non faccio alcun conto di quei tali che nessuno stima degni di essere considerati cittadini Qua le è, dunque, la causa di questa guerra, la causa che si offre chiara a tutti Noi tuteliamo i templi degli dei, noi difendiamo le mura, noi difendiamo le case, le dimo re del popolo romano, i penati, i focolari, i sepolcri degli antenati, noi difendiamo le leggi, i giudizi, la libertà, le spose, i figli, la patria; Marco Antonio invece macchina e fa guerra per sconvolgere appunto tutte queste cose, per lui, la vera ragione di guerra è di mettere a sacco la repubblica e poter cosí, dei nostri beni, parte dissiparli, parte dividere fra i traditori della patria |
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[9] In hac tam dispari ratione belli miserrimum illud est, quod ille latronibus suis pollicetur primum domos; urbem enim divisurum se confirmat, deinde omnibus portis, quo velint, deducturum Omnes Cafones, omnes Saxae ceteraeque pestes, quae sequuntur Antonium, aedis sibi optimas, hortos, Tusculana, Albana definiunt Atque etiam homines agrestes, si homines illi ac non pecudes potius, inani spe ad aquas usque et Puteolos provehuntur Ergo habet Antonius, quod suis polliceatur; quid Nos num quid tale habemus Di meliora Id enim ipsum agimus, ne quis posthac quicquam eius modi possit polliceri Invitus dico, sed dicendum est Hasta Caesaris, patres conscripti, multis inprobis et spem adfert et audaciam |
[9]Ma in tanta diversità di motivi che lo spingono alla guerra, quello che piú rattrista è che costui prima di tutto promette ai suoi briganti le nostre case ; egli assicura infatti che dividerà fra loro la città e che poi li porterà fuori di questa o di quella porta per sistemarli dove essi vogliano Tutti i Cafoni, tutti i Sassa,e tutte le pesti insomma che fanno parte del seguito di Antonio già si attribuiscono i migliori palazzi, e giardini e ville di Tuscolo e di Alba Ed anche uomini del contado, se diciamo uomini, meglio sarebbe dirli bestie , si lasciano andare alla vana speranza di una qualche villa presso la stazione termale di Pozzuoli Antonio dun que ha di che promettere ai suoi E abbiamo noi qualcosa di simile Gli dei ce ne guardino La nostra azione ha proprio il fine di impedire che qualcuno possa piú fare per l'avvenire promesse del genere Ne parlo malvolentieri, ma devo parlarne Il ricordo dell'asta ordinata da Cesare è quello, o senatori, che desta audaci speranze nel cuore di molti perversi |
Viderunt enim ex mendicis fieri repente divites, itaque semper hastam videre cupiunt ii, qui nostris bonis imminent; quibus omnia pollicetur Antonius [10] Quid Nos nostris exercitibus quid pollicemur Multo meliora atque maiora Scelerum enim promissio et iis, qui exspectant, perniciosa est et iis, qui promittunt; nos libertatem nostris militibus, leges, iura, iudicia, imperium orbis terrae, dignitatem, pacem, otium pollicemur Antoni igitur promissa cruenta, taetra, scelerata, dis hominibusque invisa, nec diuturna neque salutaria, nostra contra honesta, integra, gloriosa, plena laetitiae, plena pietatis [IV, 11] Hic mihi etiam Q Fufius, vir fortis ac strenuus, amicus meus, pacis commoda commemorat Quasi vero, si laudanda pax esset, ego id aeque commode facere non possem |
allora hanno visto dei mendicanti diventare di colpo ricconi, perciò oggi quelli che agognano i nostri beni, vivono nella incessante brama di assistere ad una nuova asta, tanto piú che Antonio non c'è cosa che non prometta loro [10]E allora E noi, che promettiamo ai nostri eserciti Ri compense piú belle e piú grandi Le promesse legate alle scelleratezze sono funeste a chi aspetta e a chi promette; noi, ai nostri soldati promettiamo libertà, leggi, giustizia, tribunali, dominio del mondo, dignità, pace, riposo Le promesse di Antonio grondano sangue, sono atroci, scellerate, invise agli dei e agli uomini, passeggiere, funeste; le nostre invece sono dignitose, pure, gloriose, piene di gioia, piene di pietà [IV, 11]Ecco che anche il forte e energico mio amico Quinto Fufio Caleno viene a ricordarmi quali sono i vantaggi della pace Già, come se io, dovendosi tessere l'elogio della pace, non fossi capace quanto lui di farlo e come si deve |
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Semel enim pacem defendi, non semper otio studui Quod cum omnibus bonis utile esset, tum praecipue mihi Quem enim cursum industria mea tenere potuisset sine forensibus causis, sine legibus, sine iudiciis Quae esse non possunt civili pace sublata [12] Sed quaeso, Calene, quid tu Servitutem pacem vocas Maiores quidem nostri, non modo ut liberi essent, sed etiam ut imperarent, arma capiebant; tu arma abicienda censes, ut serviamus Quae causa iustior est belli gerendi quam servitutis depulsio In qua etiamsi non sit molestus dominus, tamen est miserrimum posse, si velit Immo aliae causae iustae, haec necessaria est |
La pace, l'ho forse difesa una sola volta Non mi sono dato sempre dattorno per assicurare quella tranquillità che, utile a tutti, lo era a me in modo par ticolare E quale carriera avrei io mai fatta, nonostante la mia attività, senza cause al fòro, senza leggi, senza tribunali E si sa che cause, leggi e tribunali non hanno vita, se non esiste pace fra cittadini [12]Ma ti prego, Caleno, tu che intendi dire Servitú per te significa pace I nostri padri prendevano senz'altro le armi non solo per essere liberi, ma per comandare sugli altri; tu pensi che le armi bisogna buttarle via perché noi si diventi schiavi Ma quale piú giustificato motivo di guerra che respingere la servitú Può anche darsi che quando si è servi il padrone non sia insopportabile, ma è pur sempre assai infelice condizione perché egli può, se gli piace, diventarlo Anzi dico che se tutti gli altri motivi per respingere la servitú sono giusti, que sto riveste carattere di necessità |