Cicerone, De officiis: Libro 02 - Parte 01, pag 7

Cicerone, De officiis: Libro 02 - Parte 01

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 02 - Parte 01
Cum autem omnes non possint, ne multi quidem, aut iuris periti esse aut diserti, licet tamen opera prodesse multis beneficia petentem, commendantem iudicibus, magistratibus, vigilantem pro re alterius, eos ipsos, qui aut consuluntur aut defendunt, rogantem; quod qui faciunt, plurimum gratiae consequuntur, latissimeque eorum manat industria

Iam illud non sunt admonendi, est enim in promptu, ut animadvertant, cum iuvare alios velint, ne quos offendant

Saepe enim aut eos laedunt, quos non debent, aut eos, quos non expedit; si imprudentes, neglegentiae est, si scientes temeritatis

Utendum etiam est excusatione adversus eos, quos invitus offendas, quacumque possis, quare id, quod feceris, necesse fuerit nec aliter facere potueris, ceterisque operis et officiis erit id, quod violatum videbitur, compensandum
Poiché non tutti possono e neppure molti essere giuristi o oratori, è giusto, tuttavia, giovare a molti con la propria opera, chiedendo benefici raccomandandoli ai giudici, ai magistrati, vigilando sui loro interessi, sollecitando quelli stessi che sono consultati o che difendono; quanti fanno ciò conseguono grandissima riconoscenza e la loro attività ha un campo vastissimo

Non si deve ammonire ché la cosa è evidente di star attenti a non offendere alcuni, quando vogliono aiutare altri

Spesso danneggiano chi non devono o chi non conviene danneggiare; se sono imprudenti, si tratta di trascuratezza, se sono consapevoli, allora si tratta di sconsideratezza

Ci si deve scusare presso le persone offese senza volerlo, in qualsiasi modo è possibile, dicendo loro che si è stati costretti a compiere ciò che si è fatto e non si sarebbe potuto agire in modo diverso; e con ogni altro aiuto e servigio bisognerà ricompensare queltorto, che sembrerà essersi commesso
Sed cum in hominibus iuvandis aut mores spectari aut fortuna soleat, dictu quidem est proclive, itaque volgo loquuntur, se in beneficiis collocandis mores hominum, non fortunam sequi

Honesta oratio est, sed quis est tandem, qui inopis et optimi viri causae anteponat in opera danda gratiam fortunati et potentis

A quo enim expeditior et celerior remuneratio fore videtur, in eum fere est voluntas nostra propensior

Sed animadvertendum est diligentius, quae natura rerum sit

Nimirum enim inops ille, si bonus est vir, etiam si referre gratiam non potest, habere certe potest

Commode autem, quicumque dixit, pecuniam qui habeat, non reddidisse, qui reddiderit non habere, gratiam autem et, qui rettulerit, habere et, qui habeat, rettulisse
Ma poiché nell'aiutare gli uomini si soliti guardare o ai costumi o alla fortuna, facile a dirsi e così si dice generalmente che nel collocare un beneficio si consideran o i costumi degli uomini, non la loro fortuna

E' un parlare onesto; ma chi è, in fin dei conti, che non anteponga, nel dare il suo aiuto, alla causa di un uomo eccellente ma povero la gratitudine di un uomo fortunato e potente

Verso colui dal quale, a parer nostro, ci potrà derivare una più pronta e rapida ricompensa, la nostra volontà è, in genere, più propensa

Ma si deve riflettere più attentamente sulla natura dei casi

Certamente quel povero, se è un uomo onesto, anche se non può restituire il beneficio può, senza dubbio, avere gratitudine

Opportunamente disse, chiunque sia stato: Chi ha denaro non l'ha restituito, colui che l'ha restituito non l'ha più; invece la gratitudine, chi l'ha contraccambiata la prova e chi la prova l'ha contraccambiata
At qui se locupletes, honoratos, beatos putant, ii ne obligari quidem beneficio volunt; qui etiam beneficium se dedisse arbitrantur, cum ipsi quamvis magnum aliquod acceperint, atque etiam a se aut postulari aut exspectari aliquid suspicantur, patrocinio vero se usos aut clientes appellari mortis instar putant

At vero ille tenuis, cum quidquid factum sit, se spectatum, non fortunam putat, non modo illi qui est meritus, sed etiam illis, a quibus exspectat eget enim multis, gratum se videri studet, neque vero verbis auget suum munus, si quo forte fungitur, sed etiam extenuat
Invece coloro che si ritengono ricchi, onorati, felici non vogliono neppure sentirsi obbligati da un beneficio; che anzi pensano di a ver dato un beneficio, pur avendone essi stessi ricevuto uno grandissimo; e anche sospettano che si chieda loro o da loro si attenda qualche cosa e giudicano alla stessa stregua della morte l'esser ricorsi ad un patrocinio o l'essere chiamati col nome di clienti

Ma quel povero, qualunque beneficio gli sia stato fatto, ritiene che si sia considerata la sua persona, non la sua fortuna, e si sforza di sembrare riconoscente non solo verso colui che l'ha beneficato, ma anche verso quelli da cui s'attende benefici che ha bisogno di molti , e non accresce a parole la sua opera, se per caso ne compie qualcuna, ma anzi la sminuisce

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Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 04
Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 04

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 01 - Parte 04

Videndumque illud est, quod, si opulentum fortunatumque defenderis, in uno illo aut, si forte, in liberis eius manet gratia; sin autem inopem, probum tamen et modestum, omnes non improbi humiles quae magna in populo multitudo est, praesidium sibi paratum vident

Quam ob rem melius apud bonos quam apud fortunatos beneficium collocari puto

Danda omnino opera est, ut omni generi satis facere possimus, sed, si res in contentionem veniet, nimirum Themistocles est auctor adhibendus, qui cum consuleretur, utrum bono viro pauperi an minus probato diviti filiam collocaret Ego vero, inquit, malo virum, qui pecunia egeat, quam pecuniam quae viro

Sed corrupti mores depravatique sunt admiratione divitiarum; quarum magnitudo quid ad unumquemque nostrum pertinet
Bisogna considerare anche questo, che se tu hai difeso un uomo ricco e fortunato, la riconoscenza resta in lui solo o al massimo, nei suoi figli; se, invece, hai difeso una persona povera ma tuttavia onesta e modesta, tutti gli uomini non disonesti, e ve ne sono molti fra il popolo, vedono in te una difesa preparata per loro

Perciò ritengo che sia meglio collocare un beneficio presso i buoni che presso i dotati di fortuna

Bisogna, in genere, adoperarsi per soddisfare persone di ogni classe sociale, ma se si dovrà scegliere, certamente bisognerà seguire l'esempio di Temistocle; avendogli chiesto un tale se dovesse dare la figlia in isposa ad un uomo onesto ma povero o ad un uomo ricco ma meno onesto, rispose: Preferisco, in verità, un uomo che manchi di denaro, anziché il denaro che manchi di un uomo

Ma a causa dell'ammirazione per le ricchezze si corrompono e depravano i costumi; ma la grandezza di esse in che riguarda ciascuno di noi
Illum fortasse adiuvat, qui habet; ne id quidem semper; sed fac iuvare; utentior sane sit, honestior vero quomodo

Quod si etiam bonus erit vir, ne impediant divitiae quominus iuvetur, modo ne adiuvent, sitque omne iudicium, non quam locuples, sed qualis quisque sit

Extremum autem praeceptum in beneficiis operaque danda, ne quid contra aequitatem contendas, ne quid pro iniuria; fundamentum enim est perpetuae commendationis et famae iustitia, sine qua nihil potest esse laudabile

Sed quoniam de eo genere beneficiorum dictum est, quae ad singulos spectant, deinceps de iis, quae ad universos quaeque ad rem publicam pertinent, disputandum est

Eorum autem ipsorum partim eius modi sunt, ut ad universos cives pertineant, partim, singulos ut attingant, quae sunt etiam gratiora
Forse giova a colui che le possiede, e neppure sempre; ma ammettiamo che giovi: sia pure, ma in qual modo potrà essere più onesto

Che se sarà anche un galantuomo, le sue ricchezze non dovranno impedire che gli si faccia del bene, purché non ne siano la ragione; ogni giudizio riguardi non quanto ciascuno sia ricco, ma quali siano le sue qualità morali

L'ultimo consiglio nel dare benefici e nel rendere servigi è di non fare nulla contro l'equità e nulla a favore dell'ingiustizia; il fondamento di un continuo favore e di una fama perpetua è la giustizia, senza la quale non può esistere nulla degno di lode

E poiché si è trattato di quel genere di benefici che riguardano le singole persone, si deve, poi, discutere di quelli che riguardano tutto l'insieme dei cittadini e lo Stato

Di questi stessi alcuni riguardano tutti i cittadini, altri i singoli, e questi sono anche più graditi

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 03 - Parte 01

Danda opera est omnino, si possit, utrisque, nec minus, ut etiam singulis consulatur, sed ita, ut ea res aut prosit aut certe ne obsit rei publicae

C Gracchi frumentaria magna largitio, exhauriebat igitur aerarium; modica M Octavii et rei publicae tolerabilis et plebi necessaria, ergo et civibus et rei publicae salutaris

In primis autem videndum erit ei, qui rem publicam administrabit, ut suum quisque teneat neque de bonis privatorum publice deminutio fiat

Perniciose enim Philippus in tribunatu cum legem agrariam ferret, quam tamen antiquari facile passus est et in eo vehementer se moderatum praebuitsed cum in agendo multa populariter, tum illud male, non esse in civitate duo milia hominum, qui rem haberent

Capitalis oratio est ad aequationem bonorum pertinens, qua peste quae potest esse maior
In genere ci si deve adoperare, per quanto possibile, per l'una e l'altra categoria, e, se non è possibile, perché si provveda anche alle singole persone, ma in modo tale che ciò o giovi o almeno non sia d'ostacolo allo Stato

Grande fu la distribuzione di grano di Gaio Gracco: vuotava, perciò, l'erario; moderata quella di Marco Ottavio, tollerabile per lo Stato e necessaria alla plebe, salutare, dunque, per i cittadini e per lo Stato

In primo luogo chi governa uno Stato dovrà badare a che ciascuno conservi il proprio patrimonio e non sia adoperata una decurtazione dei beni privati per opera dello Stato

Si comportò in modo pericoloso Filippo durante il suo tribunato, proponendo la legge agraria, che, tuttavia, egli permise facilmente che fosse abrogata, dimostrandosi in questo molto moderato; ma come nella sua attività disse molte cose in modo gradito al popolo, così fu dannosa quella sua affermazione: Non ci sono nelle città duemila persone che abbiano una proprietà

E' un discorso criminale, che porta al livellamento dei beni; quale peste può esser più rovinosa di questa
Hanc enim ob causam maxime, ut sua tenerentur, res publicae civitatesque constitutae sunt

Nam, etsi duce natura congregabantur homines, tamen spe custodiae rerum suarum urbium praesidia quaerebant

Danda etiam opera est, ne, quod apud maiores nostros saepe fiebat propter aerarii tenuitatem assiduitatemque bellorum, tributum sit conferendum, idque ne eveniat multo ante erit providendum

Sin quae necessitas huius muneris alicui rei publicae obvenerit malo enim quam nostrae ominari neque tamen de nostra, sed de omni re publica disputo, danda erit opera, ut omnes intellegant, si salvi esse velint, necessitati esse parendum

Atque etiam omnes, qui rem publicam gubernabunt, consulere debebunt ut earum rerum copia sit, quae sunt necessariae
Soprattutto per questo motivo, cioè per conservare le proprietà, si sono costituiti gli Stati e le città

Infatti gli uomini si fossero riuniti in società per l'impulso della natura, tuttavia cercavano la protezione delle città nella speranza di difendere i propri averi

Si deve fare in modo che non si applichino tasse il che presso i nostri antenati accadeva spesso per la scarsezza dell'erario e la frequenza delle guerre, e perché ciò non accada bisognerà prendere provvedimenti molto tempo prima

Se invece una qualche necessità di un tale contributo si presenterà ad uno Stato preferisco fare questa supposizione per un altro Stato piuttosto che per il nostro, e, del resto, non parlo solo del nostro, ma di ogni Stato, ci si dovrà adoperàre a che tutti capiscano che si devono sottomettere alla necessità, se vogliono essere salvi

Anche tutti quelli che governeranno uno Stato dovranno provvedere a che ci sia abbondanza dei generi necessari per il sostentamento

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Quarum qualis comparatio fieri soleat et debeat, non est necesse disputare; est enim in promptu; tantum locus attingendus fuit

Caput autem est in omni procuratione negotii et muneris publici, ut avaritiae pellatur etiam minima auspicio

Utinam, inquit C Pontius Samnis, ad illa tempora me fortuna reservavisset et tum essem natus, quando Romani dona accipere coepissent

Non essem passus diutius eos imperare

Ne illi multa saecula expectanda fuerunt: modo enim hoc malum in hanc rem publicam invasit;Itaque facile patior tum potius Pontium fuisse, si quidem in illo tantum fuit roboris
Non è necessario trattare come si soglia e si debba provvedere a procurarseli: è stato sufficiente l'avervi accennato

Il punto principale nella cura d'ognì affare e nell'amministrazione d'ogni pubblico ufficio è l'evitare anche il minimo sospetto di avidità

Oh, se la sorte disse il Sannita Gaio Ponzio mi avesse riservato per quei tempi, e fossi nato allora, quando i Romani cominciarono ad accettare doni

Non avrei tollerato più a lungo che essi mantenessero il dominio

E non si sarebbero dovuti attendere neppure molti secoli, perché ora anche questo male è entrato nel nostro Stato; e perciò sono ben lieto che Ponzio sia vissuto piuttosto allora, se veramente egli ebbe una così grande energia morale
Nondum centum et decem anni sunt, cum de pecuniis repetundis a L Pisone lata lex est nulla antea cum fuisset;at vero postea tot leges et proxumae quaeque duriores, tot rei, tot damnati, tantum Italicum bellum propter iudiciorum metum excitatum, tanta sublatis legibus et iudiciis expilatio direptioque sociorum, ut inbecillitate aliorum, non nostra virtute valeamus

Laudat Africanum Panaetius, quod fuerit abstinens

Quidni laudet

Sed in illo alia maiora; laus abstinentiae non hominis est solum, sed etiam temporum illorum

Omni Macedonum gaza, quae fuit maxima, potitus est Paulus; tantum in aerarium pecuniae invexit, ut unius imperatoris praeda finem attulerit tributorum

At hic nihil domum suam intulit praeter memoriam nominis sempiternam

Imitatus patrem Africanus nihilo locupletior Carthagine eversa

Quid
Non sono ancora trascorsi centodieci anni da quando Lucio Pisone propose la legge contro i delitti dì concussione, mentre prima non ce n'era stata alcuna; ma dopo, in verità, tante furono le leggi e le più recenti anche più severe, tanti i colpevoli, tanti i condannati, tanto grave la guerra italica scoppiata per la paura dei processi, e tante le spoliazioni e le estorsioni degli alleati, essendo state abrogate le leggi ed i tribunali, che siamo salvi per la debolezza degli altri, non per il nostro valore

Panezio loda l'Africano per il fatto che fu disinteressato

Ma perché mai

In lui ci furono altre doti maggiori;la lode di integrità non è solo propria di quell'uomo, ma anche di quei tempi

Paolo s'impadronì di tutto il tesoro dei Macedoni, che era enorme, e versò nell'erario tanto denaro che il bottino di un solo generale permise di mettere fine alle tasse

Ma egli non portò niente a casa sua, tranne il ricordo eterno del nome

L'Africano imitò il padre, e, abbattuta Cartagine, non fu per niente piu ricco

E che

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qui eius collega fuit in censura, L Mummius, num quid copiosior, cum copiosissimam urbem funditus sustulisset

Italiam ornare quam domum suam maluit; quamquam Italia ornata domus ipsa mihi videtur ornatior

Nullum igitur vitium taetrius est, ut eo, unde digressa est, referat se oratio, quam avaritia, praesertim in principibus et rem publicam gubernantibus

Habere enim quaestui rem publicam non modo turpe est, sed sceleratum etiam et nefarium

Itaque, quod Apollo Pythius oraclum edidit, Spartam nulla re alia nisi avaritia esse perituram, id videtur non solum Lacedaemoniis, sed etiam omnibus opulentis populis praedixisse

Nulla autem re conciliare facilius benivolentiam multitudinis possunt ii, qui rei publicae praesunt, quam abstinentia et continentia
Colui che fu suo collega nella pretura, Lucio Mummio, forse che diventò più ricco dopo aver distrutto sin dalle fondamenta una città ricchissima

Preferì abbellire l'Italia piuttosto che la sua casa; benché, abbellita l'Italia, la sua stessa casa mi sembra più ornata

Nessun vizio, dunque, è più vergognoso per riportare il discorso là donde si è allontanato, dell'avidità, soprattutto nei capi e negli amministratori di uno Stato

Considerare, difatti, lo Stato come fonte di guadagno non solo è vergognoso, ma anche scellerato ed empio

Perciò quell'oracolo proferito da Apollo Pizio, e cioè che Sparta non sarebbe perita per nessun'altra causa se non per l'avidità, mi sembra che sia stato predetto non solo per gli Spartani, ma anche per ogni popolo ricco

Coloro che sono a capo di uno Stato non possono con alcun altro mezzo procacciarsi più facilmente la benevolenza della moltitudine che con l'integrità morale e la moderazione

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