Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 07, Parte 02, pag 3

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 07, Parte 02

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 07, Parte 02
Exstat Q Elogi ad Quintum Vitellium Divi Augusti quaestorem libellus, quo continetur, Vitellios Fauno Aboriginum rege et Vitellia, quae multis locis pro numine coleretur, ortos toto Latio imperasse; horum residuam stirpem ex Sabinis transisse Romam atque inter patricios adlectam; indicia stirpis mansisse diu viam Vitelliam ab Ianiculo ad mare usque, item coloniam eiusdem nominis, quam gentili copia adversus Aequiculos tutandam olim depoposcissent; tempore deinde Samnitici belli praesidio in Apuliam misso quosdam ex Vitellis subsedisse Nuceriae, eorumque progeniem longo post intervallo repetisse urbem atque ordinem senatorium Ci resta un opuscolo dedicato da Quinto Elogio a Quinto Vitellio, questore del divino Augusto, nel quale si dice che i Vitellii, discendenti da Fauno, re degli Aborigeni, e da Vitellia, onorata in molti luoghi come una divinità, regnarono su tutto il Lazio; che gli ultimi rampolli di questa stirpe si trasferirono a Roma dal paese dei Sabini e furono annoverati tra i patrizi; che sopravvisse a lungo, come ricordo di questa progenie una via Vitellia, che andava dal Gianicolo fino al mare, e anche una colonia dello stesso nome che un tempo i Vitellii avevano chiesto di difendere contro gli Equiculi con le forze della loro famiglia; che in seguito, all'epoca della gverra contro i Sanniti, quando una guarnigione fu inviata in Apulia, alcuni dei Vitellii si stabilirono a Nocera e che i loro discendenti, ritornati a Roma dopo molto tempo, ripresero il loro posto nell'ordine senatoriale
II Contra plures auctorem generis libertinum prodiderunt, Cassius Severus nec minus alii eundem et sutorem veteramentarium, cuius filius sectionibus et cognituris uberius compendium nanctus, ex muliere vulgari, Antiochi cuiusdam furnariam exercentis filia, equitem R genverit

Sed quod discrepat, sit in medio

Ceterum P Vitellius domo Nuceria, sive ille stirpis antiquae sive pudendis parentibus atque avis, eques certe R et rerum Augusti procurator, quattuor filios amplissimae dignitatis cognomines ac tantum praenominibus distinctos reliquit, Aulum Quintum Publium Lucium

Aulus in consulatu obiit, quem cum Domitio Neronis Caesaris patre inierat, praelautus alioqui famosusque cenarum magnificentia
2 Al contrario molti sostengono che il capostipite della famiglia era un liberto, Cassio Severo, ed altri precisano che costui era un ciabattino che rattoppava scarpe vecchie, il cui figlio, avendo accumulato una considerevole fortuna nelle vendita all'asta e nelle sue funzioni di procuratore di Stato, sposò una prostituta, figlia di un certo Antioco, fornaio di professione, dalla quale ebbe un cavaliere romano

Ma lasciamo perdere ciò che è controverso

Per altro è sicuro che P Vitellio, originario di Nocera sia che discenda da un antico lignaggio, sia che dovesse vergognarsi dei suoi parenti e dei suoi antenati, fu cavaliere romano, procuratore del patrimonio di Augusto e padre di quattro figli omonimi, distinti soltanto dal prenome: Aulo, Quinto, Publio e Lucio che arrivarono alle più alte dignità

Aulo morì durante il suo consolato che aveva cominciato con Domizio, il padre dell'imperatore Nerone: era amante del lusso, ma soprattutto famoso per la magnificenza delle sue cene
Quintus caruit ordine, cum auctore Tiberio secerni minus idoneos senatores removerique placuisset

Publius, Germanici comes, Cn Pisonem inimicum et interfectorem eius accusavit condemnavitque, ac post praeturae honorem inter Seiani conscios arreptus et in custodiam fratri datus scalpro librario venas sibi incidit, nec tam mortis paenitentia quam suorum obtestatione obligari curarique se passus in eadem custodia morbo periit

Lucius ex consulatu Syriae praepositus, Artabanum Parthorum regem summis artibus non modo ad conloquium suum, sed etiam ad veneranda legionum signa pellexit

Mox cum Claudio principe duos insuper ordinarios consulatus censuramque gessit
Quinto perse il suo rango di senatore quando, per iniziativa di Tiberio, si decise di epurare quest'ordine e di escluderne i membri indegni

Publio, compagno di Germanico, accusò Cn Pisone e lo fece condannare come il nemico e l'assassino di qvello; più tardi, dopo aver esercitato la pretura, fu arrestato come complice di Seiano e, affidato alla custodia di suo fratello, si aprì le vene con un temperino, ma, più per le suppliche dei suoi, che per il timore della morte, si lasciò bendare e curare le ferite, poi morì di malattia, senza aver ottenuto la libertà

Lucio, divenuto governatore della Siria, al termine del suo consolato, con estrema abilità, convinse Artabano, re dei Parti, non solo a venire a colloquio con lui, ma anche a rendere omaggio alle insegne delle legioni

Poi esercitò ancora, con l'imperatore Claudio, due consolati ordinari e la censura

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08, Parte 02

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08, Parte 02

Curam quoque imperii sustinuit, absente eo expeditione Britannica; vir innocens et industrius, sed amore libertinae perinfamis, cuius etiam salivis melle commixtis, ne clam qvidem aut raro sed cotidie ac palam, arterias et fauces pro remedio fovebat

Idem miri in adulando genii, prius C Caesarem adorare ut deum instituit, cum reversus ex Syria non aliter adire ausus esset quam capite velato circumvertensque se, deinde procumbens

Claudium uxoribus libertisque addictum ne qua non arte demereretur, pro maximo numere a Messalina petit, ut sibi pedes praeberet excalciandos; detractumque socculum dextrum inter togam tunicasque gestavit assidue, nonnumquam osculabundus
Fu anche incaricato di reggere l'Impero, in assenza di Claudio, durante la spedizione in Britannia; era un uomo onesto e attivo, ma si disonorò per la sua passione verso una liberta di cui arrivò perfino a mescolare la saliva con miele per servirsene come rimedio per la gola e i bronchi, e non di tanto in tanto, segretamente, ma ogni giorno, apertamente

Era anche dotato di un meraviglioso talento adulatorio e fu il primo ad introdurre l'usanza di adorare C Cesare come un dio: infatti, ritornato dalla Siria fece mostra di non potersi avvicinare se non con il capo coperto da un velo, girandosi attorno e poi prosternandosi

Quando vide Claudio soggetto alle sue mogli e ai suoi liberti, non volle trascurare nessun mezzo per fargli la corte, e chiese a Messalina, come preziosa confidenza, il permesso di toglierle le calzature dai piedi; levatale poi la scarpa destra, la portò sempre tra la toga e le tuniche, baciandola di tanto in tanto
Narcissi quoque et Pallantis imagines aureas inter Lares coluit Huius et illa vox est: Saepe facias, cum Saeculares ludos edenti Claudio gratularetur

III Decessit paralysi altero die quam correptus est, duobus filiis superstitibus, quos ex Sextilia probatissima nec ignobili femina editos consules vidit, et qvidem eodem ambos totoque anno, cum maiori minor in sex menses successisset

Defunctum senatus publico funere honoravit, item statuam pro rostris cum hac inscriptione: PIETATIS IMMOBILIS ERGA PRINCIPEM

IV A Vitellius L filius imperator natus est VIII Kal Oct, vel ut quidam VII Id Sept, Druso Caesare Norbano Flacco cons
Venerò anche, tra i suoi dei Lari, le immagini di Narciso e Pallante; è sua la famosa espressione: 'Possa tu farlo spesso,' rivolta a Claudio per congratularsi quando diede i giochi secolari

3 Colpito da un attacco di paralisi, ne morì il giorno dopo, lasciando due figli, che aveva avuto da Sestilia, donna di alta virtù e di ottima famiglia: li vide tutti e due consoli e per di più l'uno dopo l'altro nel corso dello stesso anno, in quan,to il minore era succeduto al maggiore per l'ultimo semestre

Il Senato lo onorò con funerali pubblici e con una statua collocata davanti ai rostri recante questa iscrizione: 'La sua venerazione verso l'imperatore fu incrollabile

4 L'imperatore Vitellio, figlio di Lucio, nacque l'ottavo giorno prima delle calende di ottobre, o, secondo alcuni, il settimo giorno prima delle idi di settembre, sotto il consolato di Druso Cesare e di Norbano Flacco

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 04, Par 24 - 33

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Genituram eius praedictam a mathematicis ita parentes exhorrverunt, ut pater magno opere semper contenderit ne qua ei provincia vivo se committeretur, mater et missum ad legiones et appellatum imperatorem pro afficto statim lamentata sit Il suo oroscopo, predetto dagli astrologi, ispirò tanto terrore ai suoi parenti che suo padre si adoperò per impedire che gli venisse affidato il governo di qualche provincia mentre lui era vivo, e sua madre, quando fu inviato alle armate per salutare l'imperatore, lo pianse come se fosse perduto
Pveritiam primamque adulescentiam Capreis egit inter Tiberiana scorta, et ipse perpetuo spintriae cognomine notatus existimatusque corporis gratia initium et causa incrementorum patri fuisse; sequenti quoque aetate omnibus probris contaminatus, praecipuum in aula locum tenuit, Gaio per aurigandi, Claudio per aleae studium familiaris, sed aliquanto Neroni acceptior, cum propter eadem haec, tum peculiari merito, quod praesidens certamini Neroneo cupientem inter citharoedos contendere nec quamvis flagitantibus cunctis promittere audentem ideoque egressum theatro revocaverat, quasi perseverantis populi legatione suspecta, exorandumque praebverat Passò la sua infanzia e la prima adolescenza a Capri, in mezzo agli amanti di Tiberio e lui stesso fu perseguitato a vita dal soprannome di 'invertito' e si sostenne che la prostituzione del figlio sia stata la causa iniziale dell'ascesa del padre, Durante il periodo seguente, continuando a subire ogni genere di obbrobri, occupò un posto di privilegio a corte; la sua passione per la guida dei carri gli aveva guadagnato l'amicizia di Gaio e il gusto per il gioco dei dadi qvella di Claudio; fu ancora più gradito a Nerone, sia per gli stessi motivi, sia soprattutto per un merito particolare: un giorno che presiedeva il concorso neroniano, poiché l'imperatore, nonostante il suo desiderio di entrare in gara con i citaredi, non osava cedere alle preghiere unanimi della folla e, per sottrarvisi, era uscito dal teatro, Vitellio, dicendosi delegato dal popolo che insisteva, era riuscito a farlo rientrare, pronto a lasciarsi pregare

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 02, Par 21 - 40

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V Trium itaque principium indulgentia non solum honoribus verum et sacerdotiis amplissimis auctus, proconsulatum Africae post haec curamque operum publicorum administravit et voluntate dispari et existimatione

In provincia singularem innocentiam praestitit biennio continuato, cum succedenti fratri legatus substitisset; at in urbano officio dona atque ornamenta templorum subripuisse et commutasse quaedam ferebatur, proque auro et argento stagnum et aurichalcum supposuisse

VI Vxorem habuit Petroniam consularis viri filiam, et ex ea filium Petroniarum captum altero oculo

Hunc heredem a matre sub condicione institutum, si de potestate patris exisset, manu emisit brevique, ut creditum est, interemit, insimulatum insuper parricidii et quasi paratum ad scelus venenum ex conscientia hausisset
5 Così, grazie al favore di tre principi non solo fu onorato con incarichi e funzioni sacerdotali considerevoli, ma esercitò anche il proconsolato in Africa e l'intendenza ai lavori pubblici ma con una condotta e una reputazione ben differenti

Nella sua provincia diede prova di una onestà eccezionale per due anni di seguito, giacché vi rimase come legato di suo fratello, che gli succedeva Nella carica urbana, al contrario, lo si accusava di aver clandestinamente fatto togliere dai templi i doni e gli ornamenti d'oro e d'argento per sostitvirli con altri di stagno e di ottone

6 Sposò Petronia, figlia di un ex console e da lei ebbe un figlio, Petroniano, che era cieco di un occhio

Poiché costui era stato nominato erede dalla propria madre, a condizione che fosse uscito dalla patria potestà, Vitellio lo emancipò e poco dopo, come si credette, lo fece uccidere e, per di più, lo accusò di parricidio sostenendo che preso dai rimorsi, aveva bevuto il veleno già preparato per questo delitto
Duxit mox Galeriam Fundanam praetorio patre ac de hac quoque liberos utriusque sexus tulit, sed marem titubantia oris prope mutum et elinguem

VII A Galba in inferiorem Germaniam contra opinionem missus est

Adiutum putant T Vinii suffragio, tunc potentissimi et cui iam pridem per communem factionis Venetae conciliatus esset: nisi quod Galba prae se tulit, nullos minus metuendos quam qui de solo victu cogitante, ac posse provincialibus copiis profundam gulam eius expleri, ut cuivis evidens sit contemptu magis qua gratia electum
Sposò in seguito Galeria Fundana, il cui padre era stato pretore; da lei ebbe anche figli dell'uno e dell'altro sesso, ma il maschio era quasi incapace di parlare, tanto balbettava

7 Galba, contrariamente ad ogni aspettativa, lo inviò nella Germania Inferiore

Pensano che sia stato aiutato da T Vinio, allora assai potente, al quale, da tempo, si era legato in amicizia per la comune preferenza verso la squadra degli Azzurri, se non che Galba dichiarò apertamente che coloro di cui meno si doveva aver paura erano qvelli che pensavano solo a mangiare e che Vitellio, con le ricchezze della sua provincia avrebbe potuto riempire il suo ventre senza fondo; allora fu chiaro a tutti che era stato scelto più per disprezzo che per favore

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 01, Par 41 - 61

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Satis constat exituro viaticum defuisse, tanta egestate rei familiaris, ut uxore et liberis, quos Romae relinquebat, meritorio cenaculo abditis, domum in reliquam partem anni ablocaret, utque ex aure matris detractum unionem pigneraverit ad itineris impensas Creditorum qvidem praestolantium ac detinentium turbam et in iis Sinuessanos Formianosque, quorum publica vectigalia interverterat, non nisi terrore calumniae amovit, cum libertino cuidam acerbius debitum reposcenti iniuriarum formulam, quasi calce ab eo percussus, intendisse nec aliter quam extorti quinquaginta sestertiis remisisset assodato che al momento di partire si trovò senza i soldi per il viaggio; la sua ristrettezza finanziaria era tale che, sistemando in un appartamento a pigione la moglie e i figli che lasciava a Roma, diede in affitto per il resto dell'anno la sua casa e impegnò una grossa perla, tolta dall'orecchio di sua madre, per far fronte alle spese del viaggio; la folla dei creditori, e fra questi gente di Sinuessa e di Formia, di cui aveva sottratto con frode le imposte pubbliche, lo attendeva per fermarlo al passaggio e non la allontanò se non per il timore delle sue ingiurie calunniose; infatti poiché un liberto chiedeva con troppa insolenza il pagamento del suo debito, Vitellio lo qverelò per ingiurie, con il pretesto che gli aveva dato un calcio, e ritirò la qverela soltanto dopo avergli estorto cinquantamila sesterzi

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