Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, capitoli 10-12, pag 4

Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, capitoli 10-12

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, capitoli 10-12
XIX Vnde etiam ille mos, ut in conviviis post cenam circumferretur lyra, cuius cum se imperitum Themistocles confessus esset, ut verbis Ciceronis utar, "est habitus indoctior"

XX Sed veterum quoque Romanorum epulis fides ac tibias adhibere moris fuit: versus quoque Saliorum habent carmen; quae cum omnia sint a Numa rege instituta, faciunt manifestum ne illis quidem qui rudes ac bellicosi videntur curam musices, quantam illa recipiebat aetas, defuisse

XXI Denique in proverbium usque Graecorum celebratum est indoctos a Musis atque a Gratiis abesse
XIX Da qui anche quell'usanza, cosicché nei banchetti dopo cena si passava la lira, avendo Temistocle detto che era inesperto di questa, affinché io usi le parole di Cicerone, "è ritenuto alquanto ignorante"

XX Ma fu abitudine anche degli antichi romani usare nei banchetti cetre e flauti: anche le formule dei Salii hanno il canto; essendo istituite tutte queste dal re Numa, rendono chiaro che nemmeno a quelli che sembrano rozzi e bellicosi musicisti era mancato l'interesse, per quanto ne includeva quell'epoca

XXI Infine fu riportato anche in un proverbio dei Greci che gli ignoranti sono lontani dalle Muse e dalle Grazie
XXII Verum quid ex ea proprie petat futurus orator disseramus; numeros musice duplices habet, in vocibus et in corpore: utriusque enim rei aptus quidam modus desideratur; vocis rationem Aristoxenus musicus dividit in rhythmon et melos, quorum alterum modulatione, alterum canore ac sonis constat; num igitur non haec omnia oratori necessaria

Quorum unum ad gestum, alterum ad conlocationem verborum, tertium ad flexus vocis, qui sunt in agendo quoque plurimi, pertinet

XXIII nisi forte in carminibus tantum et in canticis exigitur structura quaedam et inoffensa copulatio vocum, in agendo supervacua est, aut non compositio et sonus in oratione quoque varie pro rerum modo adhibetur sicut in musice

XXIV Namque et voce et modulatione grandia elate, iucunda dulciter, moderata leniter canit totaque arte consentit cum eorum quae dicuntur adfectibus
XXII Ma discutiamo cosa il futuro oratore richieda propriamente da essa; la musica ha duplici cadenze, sulle voci e sul corpo: infatti è richiesta una certa adeguata misura di entrambi; il musicista Aristosseno divide ilconetto di voce in ritmo e canto, di cui uno consta della modulazione, l'altro di canto e suoni; forse dunque non necessarie all'oratore tutte queste cose

Di cui una riguarda il gesto, l'altra la collocazione delle parole, la terza le inflessioni della voce, che sono anche molte nell'agire

XXIII a meno che per caso solo nei carmi e nei canti si richiede una certa struttura e un'unione scorrevole di voci, è superflua nell'agire, o non si usa accordo e suono nell'orazione anche variamente secondo il tipo delle situazioni come nella musica

XXIV Infatti sia con la voce sia con la modulazione canta nobilmente le cose grandi, dolcemente le piacevoli, lievemente le semplici e s'accorda con tutta l'arte con gli affetti di quelle cose che si dicono
XXV Atqui in orando quoque intentio vocis, remissio, flexus pertinet ad movendos audientium adfectus, aliaque et conlocationis et vocis, ut eodem utar verbo, modulatione concitationem iudicis, alia misericordiam petimus, cum etiam organis, quibus sermo exprimi non potest, adfici animos in diversum habitum sentiamus

XXVI Corporis quoque aptus et decens motus, qui dicitur eurythmia, et est necessarius nec aliunde peti potest: in quo pars actionis non minima consistit, qua de re sepositus nobis est locus

XXVII Age, non habebit in primis curam vocis orator

Quid tam musices proprium

Sed ne haec quidem praesumenda pars est: uno interim contenti simus exemplo C Gracchi, praecipui suorum temporum oratoris, cui contionanti consistens post eum musicus fistula, quam tonarion vocant, modos quibus deberet intendi ministrabat
XXV E nel parlare anche l'intensità della voce, la diminuzione, l'inflessione mira a suscitare i sentimenti degli uditori, e con una modulazione sia della collocazione sia della voce, affinché io usi la stessa parola, cerchiamo lo sdegno del giudice, con un'altra la compassione, poiché capiamo che anche con gli strumenti, con cui non può essere espesso un discorso, gli animi sono portati a un diverso atteggiamento

XXVI Anche il movimento adatto e armonico del corpo, che è detto euritmia, è anche necessario né può essere ottenuto diversamente: su cui consiste una parte non piccola dell'azione, sulla qualcosa è stabilita da noi una sezione specifica

XXVII Sù, l'oratore non avrà cura innanzitutto della voce

Cosa appropriata quanto la musica

Ma non è nemmeno questa la parte da trattare: accontentiamoci intanto del solo esempio di C Gracco, eccellente oratore dei suoi tempi, a lui che parlava nell'assemblea un musicista che stava dietro di lui con una canna, che chiamano tonarion, suggeriva i tempi con cui doveva rivolgersi

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 8, 1-12

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 8, 1-12

XXVIII haec ei cura inter turbidissimas actiones vel terrenti optimates vel iam timenti fuit; libet propter quosdam imperitiores, etiam "crassiore", ut vocant, "Musa", dubitationem huius utilitatis eximere

XXIX Nam poetas certe legendos oratori futuro concesserint: num igitur hi sine musice

Ac si quis tam caecus animi est ut de aliis dubitet, illos certe qui cannina ad lyram composuerunt; haec diutius forent dicenda si hoc studium velut novum praeciperem

XXX cum vero antiquitus usque a Chirone atque Achille ad nostra tempora apud omnis, qui modo legitimam disciplinam non sint perosi, duraverit, non est committendum ut illa dubia faciam defensionis sollicitudine
XXVIII Quest'attenzione gli servì nelle agitatissime orazioni o quando impauriva gli aristocratici o quando temeva; piace a causa di alcuni incompetenti, togliere il dubbio di quest'utilità anche, come dicono, "con un'Arte più ampia"

XXIX Infatti avranno certo concesso al futuro oratore che bisogna leggere i poeti: forse allora costoro senza la musica

E se qualcuno è d'animo tanto miope che dubita degli altri, almeno quelli che composero canti per la lira; dovrebbero essere trattate più a lungo queste cose se consigliassi questo argomento come nuovo

XXX ma poiché era esistita anticamente da Chirone e Achille fino ai nostri tempi presso tutti, quelli che non detestano una disciplina purché regolare, non bisogna agire cosicché io crei quei dubbi con la sollecitudine della difesa
XXXI Quamvis autem satis iam ex ipsis quibus sum modo usus exemplis credam esse manifestum quae mihi et quatenus musice placeat, apertius tamen profitendum puto non hanc a me praecipi quae nunc in scaenis effeminata et inpudicis modis fracta non ex parte minima si quid in nobis virilis roboris manebat excidit, sed qua laudes fortium canebantur quaque ipsi fortes canebant: nec psalteria et spadicas, etiam virginibus probis recusanda, sed cognitionem rationis, quae ad movendos leniendosque adfectus plurimum valet XXXI Sebbene poi io creda essere abbastanza chiaro ormai dagli stessi esempi che ho ora usato quale musica mi piace e fin dove, tuttavia ritengo doversi dire più apertamente non essere consigliata da me quella che ora effeminata nei teatri e corrotta da movenze oscene ha privato non in minima parte della forza virile se qualcosa restava in noi, ma quella con cui erano cantate le lodi dei coraggiosi e con cui gli stessi coraggiosi cantavano: non le canzonette e gli strumenti, da rifiutare anche per le brave fanciulle, ma la conoscenza del metodo, che serve moltissimo per suscitare e calmare i sentimenti

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Quintiliano, Institutio oratoria: 10; 01, 93-95

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte 10; 01, 93-95

XXXII Nam et Pythagoran accepimus concitatos ad vim pudicae domui adferendam iuvenes iussa mutare in spondium modos tibicina composuisse, et Chrysippus etiam nutricum illi quae adhibetur infantibus adlectationi suum quoddam carmen adsignat; est etiam non inerudite ad declamandum ficta materia, in qua ponitur tibicen, qui sacrificanti Phrygium cecinerat

XXXIII acto illo in insaniam et per praecipitia delato accusari quod causa mortis extiterit: quae si dici debet ab oratore nec dici citra scientiam musices potest, quomodo non hanc quoque artem necessariam esse operi nostro vel iniqui consentient
XXXII Infatti sappiamo che anche Pitagora aveva calmato dei giovani intenzionati a portare violenza a una casa rispettabile avendo ordinato a una flautista di cambiare i ritmi nello spondeo, e anche Crisippo fissa un proprio particolare canto delle balie per quella che è adibita al diletto per i bambini; c'è anche un tema non rozzamente inventato per declamare, in cui è inserito un flautista, che aveva cantato un motivo frigio a uno che sacrificava

XXXIII spinto quello alla pazzia e condotto lungo i burroni essere accusato perché era stato la causa della morte: questa cosa se dev'essere detta da un oratore non può essere detta senza la conoscenza musicale, in che modo anche gli ostili non concorderanno che anche quest'arte sia necessaria al nostro compito
XXXIV In geometria partem fatentur esse utilem teneris aetatibus: agitari namque animos et acui ingenia et celeritatem percipiendi venire inde concedunt, sed prodesse eam non, ut ceteras artis, cum perceptae sint sed cum discatur existimant

XXXV Id vulgaris opinio est: nec sine causa summi viri etiam inpensam huic scientiae operam dederunt; nam cum sit geometria divisa in numeros atque formas, numerorum quidem notitia non oratori modo sed cuicumque primis saltem litteris erudito necessaria est; in causis vero vel frequentissime versari solet: in quibus actor, non dico si circa summas trepidat, sed si digitorum saltem incerto aut indecoro gestu a computatione dissentit, iudicatur indoctus

XXXVI Illa vero linearis ratio et ipsa quidem cadit frequenter in causas (nam de terminis mensurisque sunt lites), sed habet maiorem quandam aliam cum arte oratoria cognationem
XXXIV Riguardo alla matematica confessano che una parte sia utile alle età giovani: infatti ammettono che gli animi sono svegliati e gli ingegni affinati e derivare da qui la velocità del percepire, ma ritengono che essa giovi non, come le altre arti, quando siano state assimilate ma quando viene appresa

XXXV Ciò è opinione comune: non senza motivo anche uomini sommi dedicarono a questa scienza una fatica notevole; infatti essendo la matematica divisa in numeri e figure, certo la conoscenza dei numeri è necessaria non solo all'oratore ma a chiunque con conoscenze letterarie almeno elementari; ma nelle cause però suole spessissimo essere applicata: in cui l'espositore, non dico se esita circa le somme, ma se discorda comunque dal conteggio con un movimento incerto o sgraziato delle dita, è giudicato rozzo

XXXVI Ma anche quella stessa spiegazione lineare si trova certo spesso nelle cause (infatti le liti avvengono per i confini e le misure), ma ha qualche altro maggiore rapporto con l'arte oratoria

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 9

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 9

XXXVII Iam primum ordo est geometriae necessarius: nonne et eloquentiae

Ex prioribus geometria probat insequentia et certis incerta: nonne id in dicendo facimus

Quid

illa propositarum quaestionum conclusio non fere tota constat syllogismis

Propter quod pluris invenias qui dialecticae similem quam qui rhetoricae fateantur hanc artem; verum et orator, etiamsi raro, non tamen numquam probabit dialectice

XXXVIII Nam et syllogismis si res poscet utetur, et certe enthymemate, qui rhetoricus est syllogismus; denique probationum quae sunt potentissimae grammicae apodixis vulgo dicuntur: quid autem magis oratio quam probationem petit
XXXVII Già per prima cosa è necessario l'ordine alla matematica: forse non anche per l'eloquenza

La matematica ricava dalle premesse le conseguenze e le cose incerte dalle certe: forse nel parlare non facciamo ciò

E che

Quella conclusione delle questioni proposte non consta quasi tutta di sillogismi

Per questo trovi di più quelli che considerano quest'arte simile alla dialettica che quelli che l'avvicinano alla retorica; ma anche l'oratore, sebbene raramente, tuttavia non confermerà mai dialetticamente

XXXVIII Infatti userà sia i sillogismi se la cosa lo richieda, sia certo l'entimema, che è un sillogismo retorico; infine quelle che sono le più valide delle prove sono dette comunemente di dimostrazione lineare: che richiede poi un'orazione più di una prova
XXXIX Falsa quoque veris similia geometria ratione deprendit; fit hoc et in numeris per quasdam quas pseudographias vocant, quibus pueri ludere solebamus; sed alia maiora sunt; nam quis non ita proponenti credat: "quorum locorum extremae lineae eandem mensuram colligunt, eorum spatium quoque quod iis lineis continetur par sit necesse est"

XL At id falsum est: nam plurimum refert cuius sit formae ille circumitus, reprehensique a geometris sunt historici qui magnitudinem insularum satis significari navigationis ambitu crediderunt; nam ut quaeque forma perfectissima, ita capacissima est

XLI Ideoque illa circumcurrens linea, si efficiet orbem, quae forma est in planis maxime perfecta, amplius spatium complectetur quam si quadratum paribus oris efficiat, rursus quadrata triangulis, triangula ipsa plus aequis lateribus quam inaequalibus
XXXIX La matematica col ragionamento riconosce anche le cose false simili alle vere; questo avviene anche nei numeri tramite alcune che chiamano false figure, con cui noi fanciulli eravamo soliti gocare; ma ci sono altre cose maggiori; infatti chi non crede a chi dichiara così: "le linee estreme di questi punti collegano una stessa misura, anche la loro distanza poiché è contenuta in queste linee è necessario sia uguale"

XL Ma ciò è falso: infatti importa moltissimo di che forma sia quel cerchio, e furono rimproverati dai matematici gli storici che credettero che la grandezza delle isole fosse considerata sufficientemente nell'ambito della navigazione; infatti come ogni forma è perfettissima, così è molto ampia

XLI Perciò quella linea girando intorno, se formerà un cerchio, la quale forma è massimamente perfetta nelle figure piane, abbraccerà uno spazio più ampio che se formerà un quadrato con lati uguali, i quadrati rispetto ai triangoli, i triangoli stessi più con lati uguali che disuguali

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XLII Sed alia forsitan obscuriora: nos facillimum etiam imperitis sequamur experimentum; iugeri mensuram ducentos et quadraginta longitudinis pedes esse dimidioque in latitudinem patere non fere quisquam est qui ignoret, et qui sit circumitus et quantum campi cludat colligere expeditum

XLIII At centeni et octogeni in quamque partem pedes idem spatium extremitatis sed multo amplius clusae quattuor lineis areae faciunt; id si computare quem piget, brevioribus numeris idem discat; nam deni in quadram pedes quadraginta per oram, intra centum erunt; at si quini deni per latera, quini in fronte sint, ex illo quod amplectuntur quartam deducent eodem circumductu
XLII Ma forse altre cose più oscure: seguiamo un esperimento molto facile anche per gli inesperti; non c'è generalmente qualcuno che ignori che la misura dello iugero è duecentoquaranta piedi di lunghezza e che s'estende per la metà in larghezza, e facile dedurre quale sia la circonferenza e quanto includa di area

XLIII Ma quattro lati di 180 piedi su ciascuna parte creano uno spazio uguale di perimetro ma molto più ampiamente per le superfici dell'area; se a qualcuno rincresce calcolare ciò, impari la stessa cosa con numeri più piccoli; infatti dieci piedi su un quadrato saranno quaranta lungo l'estremità, cento all'interno; ma se quindici lungo i lati, siano cinque in largo, riporteranno con la stessa circonferenza la quarta parte di quello che racchiudono

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