Lucrezio, De rerum natura: Libro 03 Parte 01, pag 2

Lucrezio, De rerum natura: Libro 03 Parte 01

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 03 Parte 01
Haec eadem ratio naturam animi atque animai corpoream docet esse; ubi enim propellere membra, corripere ex somno corpus mutareque vultum atque hominem totum regere ac versare videtur, quorum nil fieri sine tactu posse videmus nec tactum porro sine corpore, nonne fatendumst corporea natura animum constare animamque

praeterea pariter fungi cum corpore et una consentire animum nobis in corpore cernis

si minus offendit vitam vis horrida teli ossibus ac nervis disclusis intus adacta, at tamen insequitur languor terraeque petitus suavis et in terra mentis qui gignitur aestus inter dumque quasi exsurgendi incerta voluntas

ergo corpoream naturam animi esse necessest, corporeis quoniam telis ictuque laborat

Is tibi nunc animus quali sit corpore et unde constiterit pergam rationem reddere dictis
Questo stesso ragionamento prova che la natura dell'animo e dell'anima è corporea; Quando infatti si vede che sospinge le membra, strappa dal sonno il corpo e cangia il volto, e tutto l'uomo regge e volge di qua e di là - e di queste cose vediamo che nessuna può prodursi senza contatto, né il contatto, a sua volta, senza corpo - non si deve forse ammettere che l'animo e l'anima sono di natura corporea

Inoltre tu vedi che col corpo patisce parimenti l'animo e insieme partecipa del sentire nel nostro corpo

Se non offende la vita la violenza orrida di un dardo penetrata addentro squarciando ossa e nervi, nondimeno ne segue un languore e un dolce cadere per terra, e in terra una confusione che nasce nella mente, e talora come un'incerta volontà di rialzarsi

Dunque, non può essere che corporea la natura dell'animo, poiché dall'urto di dardi corporei è travagliata

Ora, di quale specie di materia sia quest'animo e come sia costituito, proseguendo ti spiegherò con le mie parole
principio esse aio persuptilem atque minutis perquam corporibus factum constare

id ita esse hinc licet advertas animum, ut pernoscere possis

Nil adeo fieri celeri ratione videtur, quam si mens fieri proponit et inchoat ipsa

ocius ergo animus quam res se perciet ulla, ante oculos quorum in promptu natura videtur

at quod mobile tanto operest, constare rutundis perquam seminibus debet perquamque minutis, momine uti parvo possint inpulsa moveri

namque movetur aqua et tantillo momine flutat, quippe volubilibus parvisque creata figuris

at contra mellis constantior est natura et pigri latices magis et cunctantior actus: haeret enim inter se magis omnis materiai copia, ni mirum quia non tam levibus extat corporibus neque tam suptilibus atque rutundis
In primo luogo dico che è molto sottile e risulta costituito di corpuscoli estremamente minuti

Che sia così, puoi intendere, se presti attenzione, da questo

Nessuna cosa si vede avvenire con la celerità con la quale la mente si raffigura che avvenga e le dà inizio essa stessa

L'animo, dunque, si muove più velocemente di tutte le cose la cui natura appare manifesta innanzi ai nostri occhi

Ma ciò che è tanto mobile, deve constare di semi estremamente rotondi ed estremamente minuti, sicché possano muoversi spinti da un piccolo impulso

Infatti si muove l'acqua e per un minimo impulso fluttua, perché è composta di atomi girevoli e piccoli

Al contrario, la natura del miele è più consistente, e più pigro il suo liquore, e più indugiante il suo movimento; infatti tutta la massa della sua materia ha maggiore coesione, evidentemente perché non consta di corpi tanto lisci
namque papaveris aura potest suspensa levisque cogere ut ab summo tibi diffluat altus acervus, at contra lapidum coniectum spicarumque noenu potest

igitur parvissima corpora pro quam et levissima sunt, ita mobilitate fruuntur

at contra quae cumque magis cum pondere magno asperaque inveniuntur, eo stabilita magis sunt

nunc igitur quoniamst animi natura reperta mobilis egregie, perquam constare necessest corporibus parvis et levibus atque rutundis

quae tibi cognita res in multis, o bone, rebus utilis invenietur et opportuna cluebit
né tanto sottili e rotondi Giacché un soffio sospeso e leggero può costringere un alto mucchio di semi di papavero a sparpagliarsi innanzi a te giù dalla cima: al contrario, su un mucchio di pietre o di spighe non può nulla

Dunque, quanto più i corpi sono piccoli e lisci, tanto più sono dotati di mobilità

Al contrario, tutti quelli che si trovano di peso maggiore ed aspri, tanto più sono stabili

Ora, dunque, poiché si è trovato che la natura dell'animo è particolarmente mobile, essa deve constare di corpi estremamente piccoli e lisci e rotondi

E questa verità, da te conosciuta, in molte cose, o caro, si dimostrerà utile e sarà riconosciuta opportuna

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Lucrezio, De rerum natura: Libro 02

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 02

Haec quoque res etiam naturam dedicat eius, quam tenui constet textura quamque loco se contineat parvo, si possit conglomerari, quod simul atque hominem leti secura quies est indepta atque animi natura animaeque recessit, nil ibi libatum de toto corpore cernas ad speciem, nihil ad pondus: mors omnia praestat, vitalem praeter sensum calidumque vaporem

ergo animam totam perparvis esse necessest seminibus nexam per venas viscera nervos, qua tenus, omnis ubi e toto iam corpore cessit, extima membrorum circumcaesura tamen se incolumem praestat nec defit ponderis hilum

quod genus est, Bacchi cum flos evanuit aut cum spiritus unguenti suavis diffugit in auras aut aliquo cum iam sucus de corpore cessit
Anche questo fatto indica del pari la natura dell'animo, di quanto tenue tessitura esso sia costituito, e in quanto piccolo luogo sarebbe contenuto, se potesse conglomerarsi: appena l'imperturbata quiete della morte si è impadronita dell'uomo, e la natura dell'animo e dell'anima se n'è staccata, nulla potresti ivi discernere detratto da tutto il corpo, né alla vista, né al peso: la morte lascia ogni cosa al suo posto, tranne il senso vitale e il fervido calore

Dunque tutta l'anima dev'essere composta di semi piccolissimi, intrecciata per vene, viscere, nervi; dato che, quando tutta è ormai andata via dall'intero corpo, l'esterno contorno delle membra si conserva tuttavia incolume, né al peso manca nulla

Simile cosa avviene quando l'aroma di Bacco è svanito o quando un soave profumo d'unguento s'è disperso per l'aria o quando da qualche corpo s'è ormai dileguato il sapore
nil oculis tamen esse minor res ipsa videtur propterea neque detractum de pondere quicquam, ni mirum quia multa minutaque semina sucos efficiunt et odorem in toto corpore rerum

quare etiam atque etiam mentis naturam animaeque scire licet perquam pauxillis esse creatam seminibus, quoniam fugiens nil ponderis aufert

Nec tamen haec simplex nobis natura putanda est

tenvis enim quaedam moribundos deserit aura mixta vapore, vapor porro trahit aëra secum

nec calor est quisquam, cui non sit mixtus et aër; rara quod eius enim constat natura, necessest aëris inter eum primordia multa moveri

iam triplex animi est igitur natura reperta; nec tamen haec sat sunt ad sensum cuncta creandum, nil horum quoniam recipit mens posse creare sensiferos motus, quae denique mente volutat
in nulla tuttavia agli occhi la cosa stessa sembra divenuta più piccola perciò, né alcunché sembra detratto dal suo peso; evidentemente perché molti e minuti semi fanno i sapori e l'odore nell'interno corpo delle cose

Perciò, ancora e ancora, si può concludere che la natura della mente e dell'anima è composta di semi estremamente piccolini, perché fuggendo non porta via alcuna parte del peso

Tuttavia non dobbiamo supporre semplice questa natura

I moribondi infatti abbandona un certo soffio tenue, misto a calore, e il calore trae aria con sé

Né c'è alcun calore, a cui non sia mista anche aria; poiché la sua natura è infatti rada, molti primi principi d'aria devono muoversi entro di esso

Già triplice, quindi, è apparsa la natura dell'animo; e tuttavia questi elementi tutti insieme non bastano a creare il senso, poiché la mente non ammette che alcuno di questi possa creare i moti sensiferi e i pensieri che la mente rivolge

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Lucrezio, De rerum natura: Libro 05 Parte 03

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quarta quoque his igitur quaedam natura necessest adtribuatur

east omnino nominis expers; qua neque mobilius quicquam neque tenvius extat nec magis e parvis et levibus ex elementis; sensiferos motus quae didit prima per artus

prima cietur enim, parvis perfecta figuris, inde calor motus et venti caeca potestas accipit, inde aër, inde omnia mobilitantur: concutitur sanguis, tum viscera persentiscunt omnia, postremis datur ossibus atque medullis sive voluptas est sive est contrarius ardor

nec temere huc dolor usque potest penetrare neque acre permanare malum, quin omnia perturbentur usque adeo [ut] vitae desit locus atque animai diffugiant partes per caulas corporis omnis

sed plerumque fit in summo quasi corpore finis motibus: hanc ob rem vitam retinere valemus
dunque necessario che a questi s'aggiunga anche una quarta natura

Essa è del tutto priva di nome; e non esiste alcuna cosa che sia più mobile o più tenue di lei, né fatta di elementi più piccoli e più lisci; lei per prima diffonde i movimenti sensiferi per le membra

infatti prima ad essere eccitata, composta com'è di piccoli atomi; poi i movimenti s'estendono al calore e alla cieca forza del vento, poi all'aria; poi è messa in movimento ogni cosa: s'agita il sangue, in séguito la sensazione penetra in tutte le carni, per ultime la ricevono le ossa e le midolla, si tratti di un piacere o di un ardore contrario

Né facilmente il dolore può penetrare fin qui, né un acuto male introdursi, senza che tutto sia perturbato, a tal segno che non c'è più luogo per la vita, e le parti dell'anima fuggono via per tutte le aperture del corpo

Ma per lo più i movimenti hanno termine quasi alla superficie del corpo: perciò siamo in grado di trattenere la vita
Nunc ea quo pacto inter sese mixta quibusque compta modis vigeant rationem reddere aventem abstrahit invitum patrii sermonis egestas; sed tamen, ut potero summatim attingere, tangam

inter enim cursant primordia principiorum motibus inter se, nihil ut secernier unum possit nec spatio fieri divisa potestas, sed quasi multae vis unius corporis extant

quod genus in quovis animantum viscere volgo est odor et quidam color et sapor, et tamen ex his omnibus est unum perfectum corporis augmen, sic calor atque aër et venti caeca potestas mixta creant unam naturam et mobilis illa vis, initum motus ab se quae dividit ollis, sensifer unde oritur primum per viscera motus
Ora, sebbene io desideri spiegare come misti tra loro, e in quali modi combinati, questi elementi compiano le loro operazioni, me ne rattiene, mio malgrado, la povertà della patria lingua; ma tuttavia, come potrò sommariamente occuparmene, toccherò questo argomento

S'intrecciano infatti tra loro correndo qua e là i primi principi coi movimenti che sono propri degli atomi, sì che non si può staccare un solo elemento, né il suo potere può sussistere diviso dagli altri nello spazio, ma sono come le molte forze di un unico corpo

Allo stesso modo che qualunque viscere di essere vivente ha in genere un odore e un certo calore e un sapore, e tuttavia di tutti questi è composta la complessione di un unico corpo; così il calore e l'aria e la cieca forza del vento misti creano un'unica natura, insieme con quella mobile forza, che da sé distribuisce ad essi l'inizio del movimento, donde prima sorge attraverso la carne il movimento sensifero

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nam penitus prorsum latet haec natura subestque nec magis hac infra quicquam est in corpore nostro atque anima est animae proporro totius ipsa

quod genus in nostris membris et corpore toto mixta latens animi vis est animaeque potestas, corporibus quia de parvis paucisque creatast, sic tibi nominis haec expers vis, facta minutis corporibus, latet atque animae quasi totius ipsa proporrost anima et dominatur corpore toto

consimili ratione necessest ventus et aër et calor inter se vigeant commixta per artus atque aliis aliud subsit magis emineatque, ut quiddam fieri videatur ab omnibus unum, ni calor ac ventus seorsum seorsumque potestas aëris interemant sensum diductaque solvant

est etiam calor ille animo, quem sumit, in ira cum fervescit et ex oculis micat acrius ardor
Giacché affatto nel profondo è nascosta questa natura, e sta laggiù, né c'è cosa nel nostro corpo più interna di questa, ed essa è a sua volta l'anima di tutta l'anima

Allo stesso modo che nelle nostre membra e in tutto il corpo la forza dell'animo e il potere dell'anima sono misti e nascosti, perché son composti di corpi piccoli e radi, così, vedi, questa forza priva di nome, fatta di corpi minuti, sta nascosta, e di tutta l'anima è essa stessa, a sua volta, per così dire, l'anima, e domina su tutto il corpo

In simile maniera è necessario che il vento e l'aria e il calore compiano le loro operazioni commisti tra loro per le membra, e uno stia più sotto di altri o sormonti, perché si veda risultare da tutti un'unica cosa: altrimenti il calore e il vento separatamente, e separatamente la potenza dell'aria, distruggerebbero il senso e, divisi, lo dissolverebbero

L'animo ha anche quel calore da cui è preso quando ferve d'ira e un ardore sfavilla dagli occhi più vivamente
est et frigida multa, comes formidinis, aura, quae ciet horrorem membris et concitat artus

est etiam quoque pacati status aëris ille, pectore tranquillo fit qui voltuque sereno

sed calidi plus est illis quibus acria corda iracundaque mens facile effervescit in ira, quo genere in primis vis est violenta leonum, pectora qui fremitu rumpunt plerumque gementes nec capere irarum fluctus in pectore possunt

at ventosa magis cervorum frigida mens est et gelidas citius per viscera concitat auras, quae tremulum faciunt membris existere motum

at natura boum placido magis aëre vivit nec nimis irai fax umquam subdita percit fumida, suffundens caecae caliginis umbra, nec gelidis torpet telis perfixa pavoris; interutrasque sitast cervos saevosque leones
C'è anche molta aria fredda, che è compagna della paura e suscita un brivido nel corpo ed agita le membra

E c'è anche quello stato d'aria pacata, che si produce quando il petto è tranquillo e il volto è sereno

Ma più calore hanno quelli cui i cuori fieri e l'animo iracondo facilmente ribollono nell'ira Di tale genere è in primo luogo la forza violenta dei leoni, che spesso ruggendo rompono i petti coi fremiti, né possono contenere nel petto i flutti delle ire

Ma più vento ha la fredda mente dei cervi e più presto suscita per le viscere gelidi soffi, che fanno sì che nelle membra si levi un tremulo moto

Ma la natura dei buoi vive piuttosto di un'aria placida, né mai troppo la fumida face dell'ira vi s'insinua e l'accende, soffondendo l'ombra di una caligine cieca, né intorpidisce trafitta dai dardi gelidi dello spavento: tiene il posto di mezzo, tra i cervi e i selvaggi leoni

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sic hominum genus est: quamvis doctrina politos constituat pariter quosdam, tamen illa relinquit naturae cuiusque animi vestigia prima

nec radicitus evelli mala posse putandumst, quin proclivius hic iras decurrat ad acris, ille metu citius paulo temptetur, at ille tertius accipiat quaedam clementius aequo

inque aliis rebus multis differre necessest naturas hominum varias moresque sequacis; quorum ego nunc nequeo caecas exponere causas nec reperire figurarum tot nomina quot sunt principiis, unde haec oritur variantia rerum

illud in his rebus video firmare potesse, usque adeo naturarum vestigia linqui parvola, quae nequeat ratio depellere nobis, ut nihil inpediat dignam dis degere vitam
Così è del genere umano Sebbene l'educazione raffini alcuni e li formi in pari grado, tuttavia essa lascia in ciascuno le prime vestigia del carattere naturale

Né si deve credere che i difetti possano essere strappati dalle radici, sì che costui non trascorra troppo corrivamente a ire violente, colui non sia un po' più presto assalito da paura, e un terzo non accetti certe cose più placidamente del giusto

E in molte altre cose è necessario che differiscano le varie nature degli uomini e i costumi che ne conseguono; ma io ora non posso chiarirne le cause oscure, né trovare nomi per tante figure, quante ne hanno i primi principi da cui sorge questa varietà delle cose

Questo, a tale proposito, vedo di potere affermare: di quelle nature restano tracce che la ragione non può scacciare da noi talmente esigue che nulla impedisce di trascorrere una vita degna degli dèi

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