Nel corso del Seicento, in seguito alla diffusione del libro come prodotto popolare, le istituzioni religiose monarchiche promulgano restrizioni sempre più pesanti, culminante, in alcuni casi, in clamorose quanto barbare condanne. La morte sul rogo di Giordano Bruno (1600) e l'abiura di Galileo Galilei (1633) sono episodi esemplari per rallentare la diffusione del sapere in strati sempre più ampi della popolazione. Il controllo della produzione editoriale, iniziato nel 1485 come garanzia della qualità dei titoli e della dignità culturale del nuovo mestiere, assumono l'importanza strategica durante il processo di affermazione degli Stati moderni. Tuttavia il fenomeno della censura, politico religioso, incentiva il commercio dei libri proibiti, messi all'indice dal tribunale dell'Inquisizione o dai monarchi assoluti.
Si dovrà attendere l'età dei lumi per arrivare alla consacrazione del libro come principale strumento di emancipazione dell'umanità. Particolarmente congeniale all'intimità della lettura nei momenti di ozio, i libri diventano nel Settecento espressione della libera diffusione delle idee e del sapere. nel corso dell'Ottocento il libro diviene il simbolo dell'educazione delle ragazze di buona famiglia, eleggendo il pubblico femminile, che sin dal Medioevo aveva svolto la mansione di "prima maestra" all'interno del nucleo familiare o cortense, al principale destinatario delle industria libraia