ci sono scene di caccia tra cui appaiono anche Africa e Asia e poi un mosaico bizzarro dove le signore, figure grandi il doppio del naturale, fanno ginnastica e giocano a palla, tutte rigorosamente in bikini. In realtà le signore non sono affatto svestite poiché l'antichità facilmente accettava il nudo, ma sono vestite appositamente per la funzione che stanno svolgendo e cioè lo sport. Il loro top in questo caso specifico non serve a rendere più sexy il corpo ginnastico, quanto acconsentire di saltare per giocare a palla senza far ballare i seni
la scoperta risale ai primi anni cinquanta del secolo scorso. Un archeologo, Gino Vinicio Gentili, scopriva 10 ragazze in bikini che risalivano al tempo degli antichi romani. L'archeologo riportò alla luce una sontuosa villa abitata intorno al IV secolo d.C. dotata di un impianto termale e decorata con splendidi mosaici, oggi riconosciuti come patrimonio dell'umanità.
Le ragazze indossano due pezzi. Ossia il subligar, come si chiamava allora il pezzo inferiore, e la fascia "mamillare", detta anche strophium a coprire il petto. Non sono bagnanti ma si appurò fossero atlete. I romani, infatti, alle terme già conosciute dai Greci associarono la palestra, dove potevano svolgere gli esercizi di ginnastica prima di tuffarsi in acqua. Le 10 atlete siciliane sono impegnate in vere e proprie gare sportive, dal lancio del disco al gioco della palla, dalla corsa, agli esercizi con i pesi. Le due vincitrici ricevono una corona e la palma della vittoria. È una rara rappresentazione di agonismo femminile nell'antichità.
OLIMPIADI VIETATE MA
Le olimpiadi, celebrate ogni quattro anni dal 776 a.C. fino al 393 d.C. furono severamente vietate alle donne. Ci furono delle eccezioni. Nel 396 a.C. comparve per la prima volta tra i vincitori, nella corsa delle quadrighe, la spartana Kyniska. Gli storici fanno sapere che nelle gare ippiche il vincitore non era l'auriga né il fantino, ma il proprietario dei cavalli. Più che l'abilità di chi li guidava, contava l'intelligenza e la dedizione di chi li aveva allevati e curati. Gli allevatori di cavalli da corsa erano spesso donne. Potevano quindi partecipare alle gare, ma senza essere presenti